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Scritto da P. Piero Trabucco, IMC
FARE DI CRISTO IL CUORE DEL MONDO
Queste parole
fanno parte di un’antifona che leggiamo nella Liturgia delle Ore ed esprimono in maniera suggestiva una profonda
convinzione del Beato Giuseppe Allamano: solo colui che ha posto Cristo Gesù al centro della propria esistenza
potrà annunciarlo con efficacia, così da farlo diventare veramente “il cuore del mondo”.
L’Allamano ne dava poi la spiegazione agli aspiranti Missionari della Consolata ricorrendo ad una considerazione che
tante volte gli era sorta spontanea quando si recava, nei mesi estivi, al Santuario di S. Ignazio per gli Esercizi
Spirituali e per qualche giorno di riposo.
Il Santuario di S. Ignazio sorge a 931 metri sul livello del mare,
arroccato su una rupe, da cui si gode, con un solo sguardo, una vista che abbraccia la catena delle Alpi e un numero
imprecisato di valli sottostanti. La cappella iniziale risale ai primi anni del diciassettesimo secolo, quale espressione
della devozione dei valligiani per il fondatore dei Gesuiti. In seguito, i Gesuiti stessi vi costruirono una chiesa
più grande che rispondesse ai bisogni crescenti dei devoti. Infine, nel diciannovesimo secolo, venne costruita una
casa per Esercizi Spirituali che, per ristrettezze di spazio, dovette abbarbicarsi tutt’attorno al Santuario.
Numerosi furono i “santi torinesi” che trascorsero periodi di preghiera e riflessione in quella
casa.
All’Allamano piaceva la posizione delle camere con il loro corridoio
antistante, perché esse, girando attorno alla Chiesa e al grande altare dell’Eucaristia, permettevano di non
interrompere mai la preghiera. Così, aggiungeva Giuseppe Allamano, deve essere l’Eucaristia nella vita dei
cristiani: la posizione di Gesù è al centro e noi attorno a lui. Da questo “centro” sgorga poi
la forza, la luce e la vita necessaria per la crescita della fede. Ribadiva ancora la stessa idea partendo però da
un’altra immagine: «Gesù nell’Eucaristia è il sole: tutto è attorno a lui e diretto
a lui. È il nostro centro: tutti i nostri pensieri, parole e opere devono partire dal tabernacolo e al tabernacolo
ritornare. Felici noi se così faremo».
Maestro di Missionari, Giuseppe Allamano si preoccupa di
rimarcare con frequenza la forza evangelizzatrice che promana dall’Eucaristia. Interroga sovente i suoi giovani
Missionari: come potete poi diventare autentici apostoli, capaci di annunciare Cristo al mondo e a coloro che non lo
conoscono ancora, se non vivete fin d’ora una profonda vita di unione con Lui? E conclude: C’è bisogno
di preghiera per fare del bene. Un Missionario che credesse di assolvere il suo ministero con i molti viaggi e con il
molto trafficare, sbaglierebbe. No, no, bisogna essere sacramentini.
Pensando alla marcata spiritualità
eucaristica di Giuseppe Allamano e alla centralità che essa aveva nella sua vita, non possiamo fare a meno di
riandare all’ultima Lettera Enciclica, “Ecclesia de Eucharistia”, dove Giovanni Paolo II ribadisce con
forza che l’Eucaristia è il centro propulsore per la crescita della Chiesa. Oppure alla Lettera Apostolica
“Mane nobiscum Domine”, con la quale il Papa ha indetto l’Anno dell’Eucaristia, in cui afferma:
«Quando si è fatta vera esperienza del Risorto, nutrendosi del suo corpo e del suo sangue, non si può
tenere solo per sé la gioia provata. L’incontro con Cristo, continuamente approfondito
nell’intimità eucaristica, suscita nella Chiesa e in ciascun cristiano l’urgenza di testimoniare e di
evangelizzare (…). Il congedo alla fine di ogni Messa costituisce una consegna, che spinge il cristiano
all’impegno per la propagazione del Vangelo e la animazione cristiana della società».
Possa
l’intercessione del Beato Allamano aiutarci a vivere quest’anno “eucaristico” con spirito di
profonda fede nel mistero dell’Eucaristia, e impegnarci a “fare di Cristo il cuore del mondo”.
P. Piero Trabucco, imc
(Padre Generale)
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Creato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00
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Pubblicato: Martedì, 30 Novembre -0001 00:00