TESTIMONIANZE

"FU TRANQUILLO SOLO QUANDO MI VIDE ARRIVARE"

Fratel Davide Balbiano (1896 – 1989) fu accolto nell’Istituto direttamente dall’Allamano nel 1913. La cosa più bella della sua vita, come lui stesso attesta, fu l’abbraccio paterno del Fondatore, dopo il ritorno dal servizio militare, che lo incoraggiò a proseguire, nonostante mille difficoltà. Dopo diversi anni di missione, prima in Kenya e poi in Etiopia, dovette ritornare in Italia, dove continuò a servire l’Istituto e le missioni fino al termine della sua lunga vita. Nel 1957, rilasciò una breve e vivace testimonianza, che merita rileggere così come è uscita dalla sua penna, senza correzioni, per non perderne il sapore genuino, con la sua buona dose di anacoluti e sgrammaticature.

"L’anno 1913 fui accettato dal Canonico Servo di Dio Allamano nell’Istituto Missioni Consolata, dico dal Servo di Dio Allamano, perché il dottore si sarebbe dichiarato contrario per motivo di salute e sviluppo. Con poche parole “ti accetto io” e così al 20 settembre 1913 fui ricevuto quale aspirante coadiutore.

Nel 1916 chiamato alle armi lasciai l’Istituto ancora postulante, feci 49 mesi di servizio militare e molti di questi in zona di guerra. Le sue (dell’Allamano) cure per me furono molto affettuose e Paterne tanto che l’ufficiale del mio reparto voleva sapere chi era quel sacerdote che con soliti vaglia e poche ma buone parole sullo scontrino leggeva. Mi seppe malato a Carfù, mi inviò indumenti di lana. Fui disperso, con sollecitudine mi fece cercare e solo fu tranquillo quando mi vide arrivare abbracciandomi e versando qualche lacrima.

Al congedamento mi presentai e gli dissi che volevo lasciarlo e prendere un’altra strada, mi fissò poi con uno schiaffettino che sa di amore Paterno mi disse “va a casa (inteso l’Istituto) e basta”.

Pieno di cattiva malaria contratta nell’Albania stentavo tirare avanti colle febbri tutto il 1920 e parte del 1921, si interessò lui presso alti ufficiali medici per farmi curare, fu tutto inutile. “Bene, vieni con me a S. Ignazio, ti curerò io e vedrai che guarirai”.

Passai quindi due mesi a S. Ignazio con lui e con tutte le cure più delicate possibili. All’arrivo volle lui accompagnarmi nella cameretta, essendo le altre occupate dai sacerdoti secolari esercitandi, “vedi”, mi dà il numero 13, “a te fa lo stesso, ma sai altri han qualche cosetta al riguardo”, e guardò se era ben preparata. A tavola mi assegnò il posto di fronte a lui, non nelle tavole comuni degli esercitandi. Alla sera andai a letto dopo averlo salutato, poco dopo sento bussare alla porta, “avanti”, è lui il vero Papà che veniva vedermi se avevo bisogno di qualche cosa e per farmi una pennellatura per motivo di iniezioni.

Tornato a Torino, visto che non ero ancora troppo, mi invitò con un altro confratello a far salute ancora per 15 giorni; durante questi mi mandò chiamare per inviarmi in Africa. Mi diede per ricordo il libro della ‘Imitazione di Cristo’ che conservo tutt’ora, dopo tante peripezie, colla scritta autografa: “Al mio caro Coad. Davide, affinché studi in questo libro il modo di farsi santo, Torino 21 novembre 1921, C.G. Allamano Sup.”.

Partii per l’Africa, feci 22 anni in Missione, passai in molte zone malariche, anzi con dei confratelli che si presero delle orribili febbri, ed io non seppi cosa fosse la malaria ed ora, dopo 44 anni che faccio parte dell’Istituto Missioni Consolata, chi debbo ringraziare di più per le Paterne amorose cure se non il Venerabile Servo di Dio Canonico Giuseppe Allamano? E non il dottore che non mi fece idoneo per le missioni".

"PREGHI TANTO PER ME"

Dal 1941 al 1948, il nostro Istituto ha adibito il celebre castello di Cereseto Monferrato (AL) a seminario maggiore di filosofia per gli aspiranti alle missioni. Il 16 febbraio 1944, al termine dell’accademia in onore del Fondatore, il parroco del paese, don Fedele Accornero, ha rilasciato ai partecipanti una testimonianza personale, che merita di essere letta per la sua estrema semplicità. Si noti che in essa, per ben tre volte, don Accornero definisce l’Allamano “venerando vecchietto” o “venerando vecchio”. Nel 1904, quando i fatti qui narrati sono successi, il nostro Fondatore era un uomo di 53 anni, nel pieno della sua attività di Rettore del Convitto e del Santuario, oltre che di fondatore dell’Istituto dei missionari. Ma a don Accornero, che era più giovane, l’Allamano era sembrato “vecchietto”, come avviene abitualmente.

"Invitato dal Rev.mo Padre Direttore a dire poche parole di chiusura a questa bella accademia celebrante il 18° anniversario della morte del vostro amato e santo Fondatore can. Giuseppe Allamano, dopo tante e magnifiche parole dette da P. Gays e da vari bravi chierici, che cosa potrò ancora aggiungere?

Mi fermerò su un fatterello avvenuto nel Romitorio di S. Ignazio sovra Lanzo nell’anno 1904 in occasione degli Esercizi Spirituali fatti unitamente al vostro pio e santo Fondatore.

Una mattina durante la settimana dei SS. Spirituali Esercizi, con un compagno che è l’attuale parroco di Occimiano, Mons. Giuseppe Torriano, entrammo per dire la S. Messa in una cappella privata della Chiesa, e mentre uno di noi era già vestito e parato alla celebrazione, arriva uno dei Superiori gridando: “Qui non si può celebrare, è riservato ai Superiori…”; ma ecco che un venerando vecchietto si avanza e dice: “Pazienza, pazienza! C’è tempo per tutti…celebrino loro e dopo celebreremo noi”; e quel venerando vecchio era nientemeno che il Direttore dei SS. Spirituali Esercizi, il Canonico Giuseppe Allamano.

Da quell’atto benevolo e paziente di quel pio Sacerdote, si fece nella mia mente un concetto grande della sua pietà e santità.

Altro piccolo episodio. Nel ritorno da S. Ignazio, passai dalla Consolata a prendere la mia valigia; alla porta si presentò di nuovo il venerando vecchio, che salutando mi disse: “Preghi tanto per me onde conservi i frutti dei SS. Esercizi e non sia un giorno chiuso fuori del bel Paradiso”.

Ho pregato e spero che il santo Canonico, dalla sede gloriosa dove ora spero già si trovi, si ricorderà di questo povero pretucolo, e di tutti voi che state preparandovi, finita la presente guerra, a partire per le lontane terre, secondo la sua santa intenzione, per far conoscere Dio, salvare anime e rendere beata l’anima vostra unitamente a quella del vostro Santo Fondatore".

giuseppeallamano.consolata.org