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Scritto da P. Antonio Bellagamba IMC
"QUEL TESTARDO LÌ NON CAMBIA PIÙ"
GIUSEPPE ALLAMANO E GIUSEPPE GALLEA
Le parole del titolo sono della mamma di P. Giuseppe
Gallea (1891 – 1979), rivolte all’Allamano come sfogo e rassegnazione, quando lo ha accompagnato
all’Istituto. E spiegano bene il carattere di questo missionario, deciso e tenace, che è stato sinceramente
affezionato al Fondatore, al quale ha saputo offrire una generosa collaborazione.
Ecco l’identikit di P.
Gallea tracciato dal P. Merlo Pich, un altro dei nostri primi missionari che lo ha conosciuto bene: "Il concetto che
il Padre Gallea ha lasciato di sé in coloro che lo hanno conosciuto più a lungo è proprio quello del
servo buono, dell’amministratore evangelico dei talenti affidatigli da Dio, con una vita lunga integra e operosa
[…], sulla via tracciata dal nostro Padre Fondatore il Servo di Dio Giuseppe Allamano. Il P. Fondatore e i suoi
successori gli affidarono importanti incarichi e gravi responsabilità nell’Istituto Missioni Consolata
[…]: la fedeltà e la capacità con le quali disimpegnò quei compiti ben gli meritano di essere
considerato uno dei membri più benemeriti, una colonna portante del nostro Istituto".
PRIMO
INCONTRO
Ecco come il P. Gallea racconta il primo incontro con il Fondatore: "Nell’anno
scolastico 1910, avevo fatto domanda per l’accettazione nell’Istituto. La domanda, inviata tramite il Rettore
del seminario di Chieri, era stata accolta e stabilito il giorno 6 agosto per l’ingresso. La mamma, messa al
corrente di tutto ciò, non voleva saperne a nessun costo, e, visto di non potermi smuovere, tentò
l’ultimo mezzo. Il giorno stabilito per presentarmi al can. Allamano volle accompagnarmi. Fummo introdotti in uno
dei parlatori del Convitto Ecclesiastico, e dopo qualche minuto d’attesa, ecco apparire tutto sorridente il canonico
Allamano. C’invitò a sedere e incominciò la conversazione. Non parlai gran che quel giorno; parlava la
mamma che incominciò a dare sfogo a tutto quanto aveva nel cuore, e a portare tutti quegli argomenti che si era
preparata per la circostanza. Il can. Allamano lasciava dire, poi con poche buone parole rispondeva in modo che la mamma
doveva ricorrere ad altri argomenti […]. Verso la fine della conversazione, la mamma, vista l’insussistenza
dei suoi argomenti, si rivolse a me stizzita: “Ma allora, se questa era la tua intenzione, potevi dirlo prima, e non
adesso che abbiamo fatto dei debiti”. Abbassai il viso arrossendo. Il Canonico intervenne subito: “avete fatto
dei debiti? E quanto?”. Mi pare rimanessero 150 lire di pensione da pagare al seminario. “Ci penserò
io”, dichiarò l’Allamano. La mamma non sapeva più che dire e cominciarono a piovere le lacrime.
Allora il Canonico, per consolarla: “Là, si faccia coraggio, vedrà che si troverà contenta.
D’altra parte, il figlio deve ancora sperimentare la vita ed è sempre libero di tornare in famiglia.
“Ah - interruppe la mamma – quel testardo lì!? Non cambia più, non cambia più! A
quell’uscita l’Allamano rise di cuore, poi dopo altre buone parole, le concesse di darmi solo quel tanto di
corredo di cui poteva disporre. Giunti a casa, mio padre l’interrogò sull’esito del suo tentativo. Ed
essa: “Che vuoi? Rispondeva in modo che non si poteva più dire niente. Tra gli altri sacerdoti e quello
lì c’è una differenza grande”".
Il P. Merlo Pich così commenta questo
episodio: "Quel testone non cambia più! – Da allora in poi, in 70 anni di vita Padre Gallea non
cambiò più: non ebbe mai un momento di titubanza, […] mai uno sguardo indietro da quando pose mano
all’aratro […]. Questa tenacia nelle sue idee, tuttavia, assieme ad un abituale fare serio e austero,
costituì sempre per lui un argomento di esame di coscienza e di lotta con se stesso".
COLLABORATORE FIDATO
L’Allamano ha visto in quel ragazzo la stoffa di un missionario
che stava crescendo secondo il suo spirito. Ecco perché lo ha ben presto valorizzato come aiutante nella formazione
degli allievi e soprattutto nell’amministrazione economica. Dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1915, il P.
Gallea è promosso economo della casa madre. Dal 1917 al 1921, è nominato direttore del piccolo
seminario e, dopo la morte del P. U. Costa (gennaio 1918), fino al rimpatrio del P. T. Gays (ottobre 1919), riceve pure
l’incarico di prefetto (superiore) della casa madre.
L’Allamano ha mantenuto una buona
corrispondenza con P. Gallea, dalla quale traspare la loro intesa e l’ottimo livello di collaborazione, nonostante
la differenza di età. Come esempio di ciò, ecco qualche frase spulciata dalle lettere del Fondatore:
"Prima di partire da Torino ebbi un dolore che ti espongo" (2 luglio 1919); "Viene il giovane Sperta [che
poi fu un ottimo missionario] con la madre, piange, domanda perdono, promette…Abbiamo ancora da provare? La
Consolata m’ispira di fare ancora una prova…ultima. Riaccettalo" (30 settembre 1919); "Qui non
manca il lavoro e la continua sollecitudine, specialmente perché non ho gente pratica con me. Ma Dio mi aiuta e ho
ancora forza da bastare a tutto. Deo gratias! Dì ai giovani che li benedico, che siano di buon spirito, e che li
aspetto" (5 luglio 1921); "Ti ringrazio delle buone notizie dei nostri cari quanto agli studi e alla disciplina.
Nulla mi sta tanto a cuore quanto che Dio sia contento dell’Istituto, che deve essere un semenzaio di perfezione e
di apostoli […]. Coraggio a tutti" (3 luglio 1922).
C’è una magnifica lettera che
l’Allamano scrive a P. Gallea, il 10 luglio 1919, dal santuario di S. Ignazio, mentre dirige un corso di esercizi
spirituali. Dalle sue parole emerge quanto il Fondatore si confidasse con questo figlio a cui aveva affidato il compito di
dirigere a nome suo la comunità della casa madre: "Ho ricevuto la tua lettera, e mi consola il buon spirito
dei sacerdoti, dei chierici, dei coadiutori e dei cari giovani. Su questo S. Monte durante i S. Esercizi si sente il
bisogno di formarsi santi sacerdoti e veri missionari. Questa è la mia continua preghiera ai piedi di S. Ignazio. A
questo unico fine siete entrati in cotesta casa; a ciò costì devono gli sforzi comuni ed individuali essere
unicamente diretti: le intenzioni, i lavori e gli studi. Guai a chi si lascia prendere dalla tiepidezza, o scoraggiare per
certe miseriette proprie, o dei compagni, inevitabili alla natura umana. Per corrispondere alla santa vocazione vi
ripeterò sempre che ci vuole energia in noi e sopra di noi; la grazia di Dio farà il resto ed il più.
Coraggio. […] Dirai a tutti che stiano allegri in Domino, e che amino tanto N. S. Gesù Cristo e la cara
Madre Maria SS. Vi benedico".
Durante il primo Capitolo generale del 1922, quello che ha confermato
l’Allamano, ormai anziano e nonostante che desiderasse farsi da parte, come Superiore Generale, P. Gallea è
nominato economo generale, carica che eserciterà fino al 1939. Ultima e molto significativa espressione di fiducia
è il fatto che l’Allamano, nel testamento, designa P. Gallea suo erede per l’Istituto, assieme al can.
G. Cappella per il santuario della Consolata.
TESTIMONE TENACE
Padre. Gallea sente
il bisogno di impegnarsi con tenacia perché la figura dell’Allamano sia tramandata in tutto il suo valore,
senza alterazioni. Vissuto a fianco del Fondatore per ben 15 anni, nel 1948 è chiamato a deporre al processo
informativo diocesano. Durante 39 sedute, P. Gallea rende una corposa e dettagliata testimonianza, rispondendo al
questionario del tribunale, arricchendolo di tanti particolari di cui è stato testimone diretto.
Non
contento di ciò, P. Gallea valorizza i tempi liberi delle sue giornate, fino si può dire agli ultimi anni
della sua dinamica vita, per scrivere sul Fondatore. Il suo obiettivo, da come si esprime, appare evidente: vuole dare una
garanzia alla conoscenza del Fondatore e della storia dell’Istituto, con il peso delle sua qualifica di testimone
diretto. A questo riguardo meritano di essere notificate, in particolare, due poderose opere. La prima consiste in 8
volumi dattiloscritti, formato protocollo, intitolata "Ricostruzione delle Conferenze spirituali del Servo di Dio
Giuseppe Allamano", portata a termine con la collaborazione di P. A. Cecchin. Padre Gallea ci tiene a definire questa
raccolta delle conferenze domenicali dell’Allamano: "Edizione sicura", precisazione che indica bene il suo
intendimento.
La seconda opera monumentale porta il titolo "Istituto Missioni Consolata, Fondazione e
Primi Sviluppi", promanoscritto in 3 volumi, di 1750 pagine complessive, Torino 1973 – 1974. È una
storia dell’Istituto dal 1880 al 1939. Come fa notare il nostro confratello P. C. Bona, storico di sicura fama, non
sono infondati i dubbi sul valore scientifico e oggettivo di certe parti di questa fatica, perché P. Gallea, pur
avvalendosi di un archivio proprio di 971 documenti, in molti punti scrive come testimone e, talvolta, anche come
protagonista. Tuttavia, anche qui emerge l’amore del Gallea per il Fondatore e l’Istituto, come pure il suo
carattere tenace che vuole dire una verità, di cui pensa di essere testimone autentico. Quel famoso
“testardo” presentato dalla mamma al Fondatore, è rimasto tale sino alla fine, viene fuori anche in
questa opera, ma quanto caro anche per questo motivo!
Concludiamo con alcuni stralci della sua testimonianza
rilasciata durante il processo di beatificazione, nei quali si scorge il concetto che P. Gallea si è fatto del
Padre Fondatore: "Posso asserire che nei dodici anni e più che ebbi cariche sotto la sua direzione non sono
solo centinaia, ma migliaia di casi di ogni genere che presentai a lui per una soluzione. Ed egli li sciolse tutti solo da
un punto di vista: i dettami della fede e la gloria di Dio. Nei casi più rilevanti mi diceva: “Va a casa,
preghiamo, e poi vedremo quello che ispirerà il Signore”. “Non una volta che mi abbia suggerito di
ricorrere a quegli espedienti che suggerisce la prudenza del mondo […].
Avendo esercitato per dieci anni
sotto di lui incarichi amministrativi, mi trovai forse più di altri nelle circostanze di constatare giorno per
giorno il grado della sua fiducia nella Divina Provvidenza, e contemporaneamente come questa compensava la fiducia del suo
Servo […].
Quello che è poi ammirabile, è che i fondi gli affluirono sempre nella misura
che gli occorrevano […]. Ci raccontò in diverse occasioni fatti commoventi che avvicinano la storia
dell’Istituto delle Missioni della Consolata a quella del Cottolengo e di S. Giovanni Bosco.
Ne
riferisco alcuni di cui fui testimone oculare. Alla fine di ogni mese mi presentavo al Can. Camisassa, con l’elenco
delle fatture da pagare. Egli le esaminava, e poi mi accompagnava dal Servo di Dio, per prelevare la somma. Una di queste
volte, il Can. Allamano era quasi completamente sprovvisto di denari. Mi esortò a pregare, a confidare nella
Provvidenza, e mi rimandò dicendomi che mi avrebbe poi fatto chiamare. Il giorno dopo una telefonata mi chiamava
già alla Consolata. Il Servo di Dio, mentre si recava in Duomo, si era incontrato con una persona di servizio, che
gli aveva consegnato tutti i suoi averi, perché ne disponesse per i bisogni dell’Istituto. Era la somma quasi
esatta che occorreva per il saldo della distinta presentata […].
Un’altra volta, aveva quasi nulla
in cassa. Era passato poco prima di me l’economo del Convitto, ed aveva prelevato non solo quanto egli teneva in
cassa, ma aveva dovuto far eseguire con anticipo il prelievo delle bussole (per le offerte) del Santuario per avere a
sufficienza con che soddisfare alla sua richiesta. Mi invitò ad andare con lui nel coretto del Santuario della
Consolata. Prima che tornassi a casa, mi fece chiamare per consegnarmi la somma di cui abbisognavo; avendola ricevuta in
quel frattempo […].
Una terza volta abbisognavo per il giorno dopo di trentamila lire per pagare il molo
marittimo per i missionari che partivano per il Kaffa. In cassa non vi erano che duemila lire. Dieci minuti dopo si
presentava agli uffici della Consolata una benefattrice che consegnava trentamila lire".
"Fin dal
primo incontro mi impressionò il fatto (che non si smentì mai in seguito) che i suoi ragionamenti partivano
da principi che non erano dettati da prudenza umana. Viveva in un’altra sfera: quella della Fede".
P. Antonio Bellagamba IMC
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Creato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00
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Pubblicato: Mercoledì, 31 Gennaio 2007 05:00