RICONOSCENZA

GRAZIE… PER LA BELLA NOTIZIA

Il referto del medico era stata un’amara sorpresa: carcinoma all’intestino. La foto che mostrava l’ammasso fibroso non lasciava spazio a dubbi. Furono fatti i prelievi per la biopsia e me ne tornai in Casa Madre immerso in un vuoto abissale che non lasciava spazio a nessuna speranza.
Quella sera stessa mi sono prostrato presso la tomba del Padre Fondatore e, iniziando la novena, ho chiesto la grazia che si trattasse di un polipo benigno. L’immagine del Beato Allamano risplendeva sulla vetrata e, col suo dito rivolto all’insù, mi indicava il cielo. Il messaggio mi parve chiaro: "È questione di fede", mi diceva. La lampada di cristallo che arde perenne sopra il sarcofago mi parlava di fede viva: "Se avrete fede quanto un granellino di polvere…".
Sono tornato ogni giorno a inginocchiarmi davanti a quel sepolcro: intorno a me, all’improvviso, ogni certezza era svanita e solo appoggiando le mani su di esso si accendeva dentro di me una luce, tenue e traballante, come la fiammella di quella lampada, ma sufficiente ad alimentare la speranza e a credere in un miracolo.
Sono tornato a casa, ho concluso la novena, ma i risultati tanto attesi non giungevano. Come vivere quell’attesa spasmodica senza farmi travolgere dalla depressione e dalla paura? Come insegnava l’Allamano ai suoi figli, a proposito dello zio, San Giuseppe Cafasso: "Si fa una novena, poi se ne fa un’altra e magari un’altra ancora…"; allora ho ripreso a fare la novena per la seconda volta e, giunto a metà, è arrivato il risultato della biopsia: "carcinoma benigno… stai tranquillo e ringrazia il Fondatore", mi disse la voce dall’altro capo del filo. È quello che ho fatto baciando ripetutamente l’immaginetta del Beato Allamano con le lacrime agli occhi.
La gioia è stata grande e in un attimo ho ripreso a vivere… grazie a Lui. Riconosco che questa è una grazia che il Signore mi ha fatto, per intercessione del Beato Allamano.
Ho continuato la novena chiedendo che l’intervento chirurgico andasse bene. Questo, guarda caso, è avvenuto il 23 giugno, festa di San Giuseppe Cafasso così, assieme al “papà” c’era anche lo zio che faceva il tifo per me. Ho messo le immaginette dei due sul mio cuore e mi sono affidato alle mani del chirurgo serenamente. Tutto è andato per il meglio.
Guardando indietro leggo quanto ho vissuto come una prova, tra le più importanti della mia vita. Sono riconoscente al Signore perché, dovuto ad essa, mi ha fatto sentire meno sicuro di me stesso e mi ha spinto a cercare in lui la vera forza della mia esistenza. Lo strumento di cui si è servito è stato il Beato Allamano.
Nello stesso tempo lo ringrazio anche perché ora credo di percepire di più il dolore e la disperazione di chi, a differenza di me, riceve magari un verdetto infausto. E proprio pensando alla forza e alla serenità che mi ha dato l’Allamano, continuerò ad invocare la sua potente intercessione per tutti loro.
S.F.

ADESSO RICORDA, PARLA E CAMMINA
Scusandosi del ritardo nella comunicazione, la Sig.ra Doris Bolaños Rueda, abitante a Bogotà, impiegata presso l’ufficio amministrativo del nostro Istituto in Colombia, ci manda una lunga relazione circa una grazia speciale ottenuta in favore della salute di suo marito per intercessione del beato Giuseppe Allamano. Ne pubblichiamo con piacere le parti salienti.

"Il 17 marzo 2000 mio marito Luis Edilberto Espinosa Pinzon ebbe una rottura di un aneurisma cerebrale. Venne subito trasportato prima alla “Clinica del Occidente” e poi trasferito alla “Clinica Vascular Navarra”, nel reparto di terapia intensiva. Il neurochirurgo diagnosticò ACV (ictus) emorragico conseguente ad aneurisma cerebrale anteriore e suggerì l’operazione. Il giorno seguente, Eriberto non era più lui, parlava molto e non ricordava nulla, e neppure riconosceva le persone. Il medico mi raccomandò molta attenzione, perché avrebbe potuto anche diventare aggressivo e pericoloso.

Lo prepararono per l’operazione, ma Eriberto incominciò a presentare dei fenomeni di vasospasmo. Il professore suggerì di posticipare l’intervento di una quindicina di giorni, durante i quali Eriberto ebbe qualche momento di coscienza. Il 29 marzo fu operato dal prof. Nestor Danilo Gusmán. Dopo 12 ore dall’operazione Eriberto non aveva ancora ripreso conoscenza e per circa 15 giorni ebbe vasospasmi. A questo punto, la diagnosi fu appunto di vasospasmi con infarto frontale e intervenuta polmonite. Così lo si dovette intubare per togliere liquido dai polmoni. La sua gola incominciò ad infettarsi e all’Unità Sanitaria mi dissero che la situazione era come una bomba ad orologeria, con poche speranze, per cui il medico internista mi informò che si doveva procedere alla tracheotomia per facilitare la respirazione. Non diedi il consenso per questa operazione. Soffrivo al vederlo collegato con tante macchine e sempre più debole, e non mi pareva giusto che fosse sottoposto ad un altro intervento chirurgico. Pregai il dr. Gusmám di indicarmi il da farsi e lui mi suggerì di firmare l’ordine, perché la tracheotomia era indispensabile.

Firmai e ritornai all’ufficio molto triste e disperata. Non sapevo che cosa fare. Mi misi a pregare e, piangendo, chiesi al Beato Allamano che mi aiutasse nella difficile situazione di Eriberto. Gli dissi che anche lui, su questa terra, aveva sperimentato il dolore, e che pertanto intercedesse presso Dio. Se Eriberto non doveva più essere di questo mondo, lo aiutasse ad andarsene; ma se Dio lo riteneva ancora destinato a vivere quaggiù, facesse qualcosa per farlo guarire.

Durante quella notte attesi una telefonata dalla clinica, dove, vista la gravità di Eriberto, avevo dovuto lasciare il numero del telefono. Nessuno mi chiamò. Al mattino seguente, quando arrivai alla clinica, notai che le infermiere, che mi conoscevano bene, al vedermi seduta nella sala di attesa, si misero a parlottare tra di loro a voce bassa. Mi insospettii e, angosciata, mi avvicinai per avere notizie. Nel frattempo, il medico della Unità rimproverò le infermiere e mi autorizzò ad entrare prima del tempo delle visite, perché potessi vedere la sorpresa: Eriberto, che era stato staccato dal respiratore, aveva solo la maschera d’ossigeno ed era seduto sul letto, sostenuto da cuscini. Vederlo così, dopo tanti giorni di totale crisi…era un miracolo. Erano molti giorni che non mangiava e che veniva nutrito con sonda nasogastrica.

Eriberto era l’unico paziente rimasto a lungo in clinica, per cui era conosciuto dai fisioterapisti, dai nutrizionisti, ecc. Quel giorno tutti gli erano attorno. La nutrizionista suggerì di ordinare un cibo leggero per Eriberto, ma il medico fu di parere contrario, perché era convinto che non avrebbe potuto deglutire, dato il danno subito al cervello dai ripetuti spasmi. All’insistenza della nutrizionista, gli fu portata una gelatina e quale fu la meraviglia al vederlo deglutire senza problema. Così fu trasferito in altro reparto e, dopo otto giorni, dimesso. La fisioterapista mi disse che avrei dovuto imparare a trattare Eriberto, perché non sarebbe più stato in grado di camminare. Io, purtroppo, mi scordai che Eriberto aveva un Padrino che lo proteggeva dal cielo, il Beato Giuseppe Allamano, e così incominciai a piangere ed a disperarmi di fronte a tale prospettiva. Ebbi poca fede.

Da allora, durante questi quasi cinque anni, Eriberto è stato per tutti come una scatola delle sorprese. Siccome non parlava, chiesi informazioni al medico. La risposta fu: “Non si può sapere, a motivo del danno cerebrale; è più probabile di no”. Ma Eriberto parlò. Così, quando mi rivolsi alla fisioterapista, lei mi disse che, di per sé, i pazienti con la rottura dell’aneurisma non dovrebbero più camminare. Dopo diversi consulti, la risposta fu: “Non camminerà, ma si consiglia la fisioterapia per raggiungere una certa autosufficienza”. Iniziammo la terapia, ed ora Eriberto cammina quasi perfettamente. Quando fece i primi passi, lo comunicai al dr. Gusmán, il quale mi disse: “Non si illuda, non potrà più camminare”.

Stessa cosa per il controllo degli sfinteri. Il medico mi disse che non avrebbe più riacquistato questi controlli, che dipendono da quella parte del cervello che era stata danneggiata, per cui la sua emotività è come morta. Eriberto usò i pannoloni per due anni, ma oggi, grazie a Dio, ha superato ogni difficoltà al riguardo.

Venendo al processo mentale, Eriberto mi parlava sempre di situazioni riguardanti la sua infanzia. Mi domandava di persone che non avevo mai conosciuto e mi diceva cose senza logica, come per esempio: “oggi, mi metto i pantaloni che mi ha regalato mia mamma”, la quale però era morta da 20 anni. Non ricordava il presente. Conservo la conclusione delle sedute di terapia del linguaggio e di terapia per la ripresa del movimento: “Eriberto non ha la capacità della memoria attuale, da Sindrome Organico (SOM) e non ci sono cure possibili”.

Mi consigliarono di farlo visitare dal dr. Julio Roberto Fonnegra, uno dei migliori neurochirurghi di Bogotà. Ricordo quel giorno come il più triste della mia vita. Dopo aver esaminato la cartella clinica e visitato Eriberto, mi disse: “Ringrazi Dio che questo uomo è vivo. Non chieda altro, non può dare di più, perché, con l’infarto e lo spasmo celebrale, gli sono morti i neuroni con cui funzionava la memoria; non può ricuperare altro. C’è solo da adattarsi all’idea e portare avanti la situazione”.

Uscii piangendo. Dopo pochi giorni Eriberto incominciò a raccontarmi e spiegarmi ciò che vedeva alla televisione, poi ad andare in banca, a comperare al mercato, ecc. Ci sono cose che dimentica, come capita a tutti. Di nuovo rendo grazie al Beato Allamano e chiedo perdono per la mia debolezza di fede, perché qualche volta mi sono disperata, non ricordando che avevo chiesto aiuto a Dio attraverso il suo servo Beato Giuseppe Allamano".

GRAZIE, BEATO ALLAMANO

Il 25 maggio 2005, riceviamo da Moncalieri (TO) questo breve messaggio: "Verso Natale 2004, avevo mio fratello gravemente ammalato. Mi sono raccomandata al Beato Giuseppe Allamano ed ho incominciato la novena di preghiere. Sono stata contenta che, alla fine della novena, mio fratello ha iniziato a stare meglio ed ora è in via di guarigione.

Ringrazio proprio tanto il Beato Allamano che ha ottenuto dal Signore questa grazia e desidero che sia pubblicata. Pasero Bruna".

giuseppeallamano.consolata.org