Luigi Boccardo e Giuseppe Allamano: insieme e diversi

Il 14 aprile 2007, nella chiesa del Santo Volto, in Torino, è stato dichiarato beato il ven. Luigi Boccardo (1861 – 1936), sacerdote torinese, che per circa 30 anni ha collaborato con l’Allamano, come direttore spirituale al Convitto della Consolata. Il rapporto tra questi due uomini di Dio è stato abbondantemente studiato sia dal nostro p. I. Tubaldo nel suo monumentale studio sul Fondatore, e sia dai biografi del Boccardo, tra i quali il Cesare Fava, nel volume pubblicato nel 1991.

Anche il loro è un esempio di collaborazione tra santi. Non c’è dubbio che l’Allamano abbia stimato grandemente il beato Luigi Boccardo, fratello del beato Giovanni Maria Boccardo, che aveva conosciuto da vicino quando era direttore spirituale in seminario. Segno concreto di questo apprezzamento sta il fatto che, nel 1886, l’Allamano ha chiamato il Boccardo come direttore spirituale al Convitto Ecclesiastico della Consolata e in seguito lo ha proposto come postulatore della causa di beatificazione del Cafasso.

Nella biografia del Boccardo, il Fava, a proposito della scelta operata dall’Allamano, fa questo commento: «Se si tiene conto della cura con cui l’Allamano studiava i suoi convittori, e della fama che godeva di profondo conoscitore di giovani sacerdoti, si tratta di una scelta significativa». E più avanti sembra molto compiaciuto nel riportare il parere del can. G. Rossino: «La diocesi torinese deve perenne riconoscenza al can. Allamano per questa scelta, che intrecciò gli splendori di due astri riverberanti sul Convitto della Consolata». Come pure le parole del can. A. Vaudagnotti: «Se il can. Allamano voleva dimostrare di amare il Convitto, ci riuscì certamente con questa scelta del teol. Boccardo, che sembra a noi debbasi annoverare tra le più cospicue benemerenze dell’Allamano in favore del giovane clero». Si vede chiaramente che i santi si conoscono bene e si sanno valirizzare.

Un lungo capitolo del volume del Fava è dedicato alla rinuncia che il Boccardo ha fatto dell’incarico alla Consolata, trasferendosi a Pancalieri, nel 1916. Vengono riportate diverse testimonianze sulle presunte divergenze di vedute e di metodo tra i due insigni personaggi. L’autore ammette che anche tra i santi possono insorgere legittime divergenze, ma sostiene, con abbondanti prove, che tra l’Allamano e il Boccardo c’è sempre stato un rapporto di piena fiducia e stima. Riporta la testimonianza della nipote dell’Allamano sr. Dorotea: «[Mio zio] sovente mi mandava da lui per consiglio, e lo teneva in considerazione di santo». Così pure, per il Boccardo l’Allamano era un vero santo , che camminava sulle stesse orme dello zio S. Giuseppe Cafasso. Ecco quanto ebbe a dire: «Si potrebbe ripetere di lui [dell’Allamano], quasi alla lettera, quanto fu scritto del di lui beato zio».
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