L'UMILTA

15 marzo 1914

 

IX. 24-25

Il Decreto vuole umiltà interna ed esterna del cuore. L'esterna è propria dei religiosi cbe rinunziarono al mondo e alle sue vanità per vestire i poveri abiti della religione, ed essere come ludibrio dei figli del secolo, ad imitazione di Gesù. Ma principale è l'interna, senza cui l'esterna non sarebbe virtù, ma apparenza e forse vanità.

L'umiltà è il fondamento delle virtù 'e prima di tutte in quanto expellit superbiam, cui Deus resistit, et reddit hominem atto a ricpvere l'influsso della grazia divina (S. Tomm.).

Il B. Alberto Magno: Quum ad veram bumilitatem inducat frequens in despectis exercitatio, numquam ad eam perveniet qui opera humilitatis refugit.

Fortunati quindi i missionari e specialmente i laici, i quali hanno continua opportunità di esercitarla ed accrescerla in se stessi.

 

 

SR. FERDINANDA GATTI

Colui che non comincia appena entrato in religione a far bene e a voler far bene, difficilmente si metterà più tardi.

L'umiltà è una virtù nella quale, premessa la verissima cognizione di noi medesimi, vediamo in noi null’altro che la manifestazione della grazia di Dio, tranne che nel peccato che è la vera e sola cosa nostra. S. Agostino.dice che la prima virtù è l'umiltà, la seconda l'umiltà, e se gli venisse domandato ancor per tante volte risponderebbe sempre l'umiltà.

 

Gesù non ha insegnato ad imitarlo nei miracoli, nelle cose grandi, ma nella mansuetudine e dolcezza del suo cuore.

Il superbo non ha fede perché la pone in sé; manca di speranza, perché l'appoggia alle forze che crede sue; viene meno di carità perché è egoista.

Ma che cosa siamo noi poveri uomini, qualche cosa forse almeno in ordine alla natura? No, una volta non esistevamo e questo nulla ci rende inferiori al minimo filo d'erba; quindi niente è nostro per natura.

Riguardo all'ordine soprannaturale, tutto viene dal Signore: bontà, ingegno, perfino la cooperazione alla grazia divina; infatti un momento solo che il Signore arrestasse la benefica sua mano, precipiteremmo nel nulla di dove siamo venuti. Quindi perché gloriarci se solo il peccato. è nostro? Noi siamo tanti ladri colla superbia; ladri dellagrazia di Dio.

 

Alcuni credono che negare alcune loro belle qualità, dispregiare una loro opera ben riuscita, sia umiltà; non è niente vero; la virtù rifugge dalla bugia, sempre.

Quando si deve fare qualche lavoro bisogna eseguirlo nel miglior modo possibile; diffidare di noi e confidare tutto in Dio: allora sì che si opereranno cose grandi. E se abbiamo dei doni, dei talenti, pensiamo che sono doni che Iddio ci ha dati, quindi non è niente nostro.

S. Tommaso d'Aquino non era più tentato di superbia perché fosse d'un vasto ingegno; egli così pensava: Se sapessi poco, potrei dire che è cosa mia, ma il saper tanto è impossibile che venga da me.

Se vi fosse al mondo una creatura umile come la Madonna, il Signore certamente l'innalzerebbe al grado di lei.

 

SR. IRENE STEFANI

Sapete la magnifica preghiera della Messa d'oggi? Sentite: Signore, esaudisci i voti dell'umile: respexit humilitatem ancillae suae = guardò l'umiltà della sua serva. Se vi fosse un'anima umile come la Madonna il Signore la farebbe grande come lei. Ci pare di essere umili, ma alla prima occasione... Umili nelle parole: non parlare mai di noi, ma se abbiamo qualche cosa anche di noi che possa edificare raccontarlo in astratto, come da terza persona. In una parola mettere in pratica: non cerco la gloria mia, ma di Colui che mi ha mandato. Umili nelle opere: non far nulla per superbia; se riesce: Deo gratias. Se non riesce: Agimus tibi gratias...

 

S. Agostino, tentato di superbia mentre predicava o dopo aver ricevuto molti encomi per le sue prediche, rispondeva al demonio: « Non ho incominciato per te, e non lascio per te ».

Umiltà negli affetti: amare le umiliazioni; essere persuasi di aver difetti, ma piuttosto che la nostra superbia non ci lascia conoscerli tutti.

giuseppeallamano.consolata.org