18 gennaio 1914
SR. FERDINANDA GATTI
S. Agostino diceva: « Io temo Gesù che passa e non si ferma ».
Dobbiamo dare ascolto alla voce di Gesù che talvolta si fa appena sentire. Così la nostra vocazione, dono specialissimo di Dio, è necessario non solo stimarla, essere grati a Gesù, ma corrispondervi con tutte le nostre forze; la responsabilità della vocazione è grande.
La mia vocazione pare un caso ma non lo è; avevo nove anni, gli studi elementari li avevo compiuti, e si stava pensando se dovessi continuarli o no, quando un giorno vengono a casa mia il parroco Don Allora e il sindaco. Vistomi, si volgono a mia madre e le dicono: « Che cosa fate di questo ragazzo? ». E m'interrogarono su quello che avrei desiderato divenire; io, confuso, non seppi rispondere a quella domanda tanto importante per me e mi mísi a piangere, ma tosto essi soggiunsero: « Non bisogna perdere questo ragazzo, fatelo studiare ». Vedete, di quella piccola conversazione il Signore si servì per indirizzarmi allo studio da sacerdote.
Quando finii gli studi ginnasiali, mio fratello mi consigliò di fare il liceo pubblico con lui anziché quello privato in seminario; ci riflettei un poco, ma poi quando mi vennero in capo i pericoli, le distrazioni che avrei avute fuori, dissi a me stesso: Adesso il Signore mi vuole sacerdote, se perdo la vocazione col contatto del mondo, chi mi assicura che da qui a tre anni il Signore mi chiamerà di nuovo? Capite, bisogna aver timore e tremore di perdere la vocazione religiosa. Guardate, la stella in Oriente alla nascita di Gesù apparve a molti, ma chi la seguì? Tre soli Magi ... ; ci vuole pronta corrispondenza alle chiamate del Signore.,
SR. IRENE STEFANI
Ricordate la splendida regola che S. Francesco di Sales dava ad una sua figlia Visitandína: non basta non essere più del mondo e che lui sia come sparito da noi; questo è appena il principio ossia il primo passo; bisogna ora scorticare la vittima ossia: bruciare, incenerire e consumare l'amor proprio e la propria volontà per non vedere che quella di Dio manifestata in quella dei Superiori.
Non voglio suore mosche, ma suore api... Non abbiamo bisogno di aquile ma di buone, ferme volontà. Nessuna velleità.
Siate pie, umili, modeste... amanti della fatica. Siate pure, quando entrate, massi di marmo bianco di Carrara... non importa, purché vi lasciate dirozzare, lavorare... perfezionare, come vi desiderano i vostri scultori.