LAVORO E STUDIO

7 ottobre 1915

 

 

QUATTRO SORELLE

(Il Ven.mo Padre ci parla delle scuole che incominceranno domani).

Ci son di quelli che non sanno bene una cosa e per superbia non domandano. S. Tommaso si faceva fare ripetizione da uno che ne sapeva meno di lui...

Ora incominceremo le scuole... è tempo. Quest'estate mi domandavo: Chi sa cosa fanno 'ste suore? - Avevo paura, non che steste in ozio, ma che mancasse quell'attività... Più c'è da fare, più si fa. Meno c'è da fare, meno si fa. L'osservo in me medesimo: quando non c'erano le Missioni ero solo Canonico, avevo meno da fare, ed ero sempre esaurito. Adesso, viene questo, viene quello e si fa tutto lo stesso. Il Signore moltiplica: specie nelle cose di studio, più uno si applica, più l'ingegno si sveglia. Non dire subito: non ci riesco, non ci riesco. No no, non è che non riesci, temi di non riuscire; è superbia, non si ha coraggio d'affrontare le cose.

Mons. Gastaldi diceva: certi sacerdoti dicono che non son buoni a predicare. Sapete? Non è mica umiltà, è superbia... è pigrizia di prepararsi... E’ paura di star ambaià [rimaner senza parole], temono di far brutta figura... Umiltà, umiltà: umiltà falsa; l'umiltà vera consiste in non fidarsi di sé. Il Signore può servirsi anche della nostra debolezza.

 

Dovete dire: io sono una apostola e voglio divenire un po' professoressa... Sì sì, professoresse di catechismo, tutte... - Devo riuscire, voglio riuscire - e il Signore è obbligato ad aiutarci. Del resto andate a guastare le idee. Vedete, quelli là sono furbi, l'avete visto nel periodico... Bisogna dire: voglio; voglio imparare tutto ciò che i Superiori vogliono. Voglio, pretendo che il Signore mi faccia imparare.

L'ubbidienza fa miracoli... Se si tratta di far la cucina, farla bene, salar bene le cose. Dopo tre mesi, bisogna riuscire a far da noi... Ci vuol unione con Dio, ma non consiste in star sempre con la testa bassa... Certa gente sun sempre ndurmì [son sempre addormentati], ma mica da noi, neh!

 

La nostra devozione dev'essere sciolta. Age quod agis [fa' benequello che fai]. Una pietanza farla bene... Se quelli là (i missionari) non stanno bene, non possono più studiare, ed hanno bisogno di medicine. Ecco la povertà!... Imparare a lavare i piatti... Certa gente tutto quello che toccano, rompono. Un giorno, il sacrestano della Consolata si consegnò di aver rotto le ampolline. « Hai rotto le ampolline perché correvi, e siccome hai fatto le cose da grusè [grossolano], le hai gettate giù... Ho visto dai coretti ». Un altro giorno faceva le cose più adagio, ma guardava in su per vedere se c'ero... Quello là non è religioso... Bisogna far bene le cose: quella che va in cucina, nell'orto, che accende i lumi, ecc. Primo studio: saper far di tutto, non romper niente, non sprecar niente. Se qui ci fossero delle bestie, bisognerebbe anche imparare a cudirle [accudirle]... Non c'è niente d'inutile; nella mia vita non ho trovato niente d'inutile.

 

Di là danno i voti di ogni lavoro, e li daremo anche qui i voti del lavoro, stirare, ecc.

Negli studi poi bisogna lasciarsi guidare dai Superiori e non sospirare e lasciarsi prendere dalla malinconia e gelosia perché quella studia ed io no. Fate bene quel che vi fan fare, ed alla fine avrete quel corredo necessario per una brava missionaria. Il Signore ispira i superiori. Ma poi, messa in un ufficio, devo riuscire, devo, devo... Abbiamo bisogno di quelle che sappiano inglese, altre francese, ecc. Ci vuole impegno... ma ci son tante cose da fare!... Si trova tempo a tutto... Ma imparare soprattutto religione e soccorsi d'urgenza.

Tutti questi studi devono aver per fine:

 

I. Amor di Dio. S. Bernardo dice che si puòstudiare per cinque fini: l° per sapere (è una goffaggine); 2° per essere conosciuti (è superbia); 3° per vendere la scienza. Voi non potete perché quelli là non la comperano, fanno una carità a riceverla; 4° per edificarsi; 5° per far del bene a noi stessi e agli altri. Questa è carità. Qualunque cosa si faccia in missione è per salvare le anime. Nella segheria pareva non ci fosse niente da fare, invece mi scrivono che ce n'è molto anche là... Ma anche se non ci fosse niente da fare, ne ho molto: ho da fare su me stesso. Bisogna essere contenti se qualche volta la Provvidenza ci mette in riposo; faremo la parte di Maria, mentre gli altri fanno quella di Marta; insieme prepareremo il pranzo a nostro Signore (sorridendo). Studiamo bene, guardiamo di capire.

II. Ci vuole ordine: studiare ciò che ci danno da studiare; fare il dovere più prossimo e poi l'altro; non perdere mai un minuto di tempo, Prevenire per il domani, leggendo prima le cose che ci verranno spiegate... In seminario avevamo un chierico che lo chiamavamo dei cinque minuti perché aveva scritto sopra un foglio: cinque minuti per questo, cinque per quello. Noi ridevamo, ma son venuti utili i cinque minuti ed è riuscito il primo ad un concorso. Non era di grande ingegno, ma volontà di ferro.

III. La materia che darà l'obbedienza: chi ne ha poco, ne domandi alla superiora, ma non perda tempo. Oggi si fa una cosa, domani un'altra e si va avanti col Signore. Fate proprio l'obbedienza ed alla fine avrete imparato il necessario. Se una cosa scappa via subito, non inquietatevi; a chi il Signore dà solo due talenti, basta che ne restituisca altri due; a chi cinque altri cinque... Certune che non studiano, in missione fanno meglio di altre dottorone... Così studio in generale ed il Signore vi aiuterà, benedirà e potrete cavar frutto in questi pochi anni. Di là (i missionari) contano dodici, quattordici anni; ma per voi son pochi, sapete! Bisogna dire: sono qui, il Signore mi ha mandata, non tocca a me che di corrispondere.

 

Siamo nella novena di S. Teresa, nostra protettrice. E’ una dottoressa della Chiesa. S. Alfonso dice che i suoi scritti sono da mettere con quelli dei Santi Padri. In principio S. Teresa fu un po' in pericolo per la lettura dei romanzi, ma poi il Signore l'ha cambiata... Ha riformato monasteri di suore, non solo, ma anche di frati. E’ più facile fondare che riformare, com'è più facile convertire un pagano che un eretico. Domandate a questa Santa ardore, amor di Dio. Quando c'è amor di Dio si riesce a tutto. Domandatele il coraggio e l'energia... La dicevano un'illusa... invece... Un Serafino le ha trafitto il cuore, ed era sempre agonizzante d'amor di Dio. Quando c'è l'amor di Dio, si fa tutto bene. Coraggio, il Signore vi benedica. Guardate d'imparare più che potete.

giuseppeallamano.consolata.org