DISTACCO DALLA VOLONTA PROPRIA

26 novembre 1916

 

XII. 25-26

Per corrispondere alla vocazione e tendere alla perfezione è necessario distaccarsi dalla volontà propria (S. Alf. Op. St. Rel. 405). Questa è la cosa più necessaria (I. c. 408); che si dice ad ognuno prima di entrare: lascia fuori la testa, ti taglieremo la testa. S. Filippo diceva: datemi due dita e vi darò un santo. Eppure il voglio domina nel mondo ed anche vive nelle comunità; e peggio non si considera il male che fa questa volontà propria. Chi non si distacca dalla propria volontà fa una vita senza pace, senza meriti, inutile.

l. Senza pace. S. Bernardo pronunciò una grande sentenza: Cesset propria voluntas, et ínfernus non erit. Spiegandola S. Alfonso dice che la propria volontà non solamente ci conduce all'inferno nell'altra vita, ma anche in questa ci fa soffrire un inferno anticipato. Infatti nell'inferno si è privi d'ogni sorta di beni e si soffre ogni sorta di mali. Così chi attende a far la propria volontà perde ogni bene e la tanto male (Rep.). (P. Bruno - Conf. vol.). Questo è il motivo per cui una religione, che dovrebbe essere l'anticamera del Paradiso, riesce quasi un inferno di pene e di inquietudine.

  1. Senza meriti e con molti demeriti. S. Anselmo dice che la volontà di Dio è sorgente d'ogni bene, la propria d'ogni male. S. Bernardo paragona la propria volontà alla sanguisuga ed alla vipera: Fuge hanc sanguisugam, propriam voluntatem; haec enim omnia tra- hit ad se. - Caveamus ab ílla tamquam a vipera pessima et nequissima. Come la sanguisuga succhiando il sangue indebolisce e riduce all'estremo delle forze, così la propria volontà ci toglie il principio di tutti i meriti che è la volontà di Dio... Come la vipera avvelena tutto il sangue, cosi la propria volontà guasta i pensieri, e tutte le nostre azioni, e ci conduce alla morte dell'anima: possit damnare animas vestras (P. Bruno I. c.). Lo stesso S. Bernardo conchiudeva: Grande malum, propria voluntas, qua fit ut tua bona, tibi bona non sint. Al tempo di Isaia gli Ebrei provati da molte tribolazioni invocarono la misericordia di Dio., e non esauditi, se ne lamentavano: jejunavimus, et non aspexisti... E Dio rispose: Ecce in die jejunii vestri invenitur voluntas vestra.

Quante buone opere senza frutto perché si cerca solo la propria soddisfazione.

  1. -Senza utilità, anzi con danno della Comunità. Gli attaccati alla propria volontà sono il tormento di se stessi e dei Superiori, i quali non possono servirsene. Vogliono fare ciò che loro talenta, e se piegano alla volontà dei Superiori, si vede che lo fanno per forza, disapprovano anche, almeno nel loro interno, ogni ordine. Costoro se sono ancor novizi devono mandarli via perché non sanno che farne; e se già professi perpetui lasciarli in un canto, come un ingombro perché non vogliono mai adattarsi a nulla. Quanto male fanno questi sussurroni nelle Comunità! (P. Bruno l. c.).

 

Ma più di questi motivi devono spingerci a combattere la nostra volontà l'esempio ed i detti di N.S.G. Cristo. Egli prefissasi la sola volontà del suo Eterno Padre, scritta nel libro del decreto dell'Incarnazione si propose di farne norma di tutta la sua vita mortale: S. Paolo agli Ebrei: In capite libri scriptum est ut faciam, Deus, voluntatem tuam ... ; tunc dixi: Ecce venio, ut faciam Deus voluntatem tuam. Non fece mai la propria volontà, ma quella del Padre: veni non ut faciam vol. meam, sed Ejus qui misít me... Christus non sibi placuit... Quae placita sunt Ei facio semper. Non mea voluntas sed tua fiat. - Non basta ciò per animarci a vincere i capricci della nostra volontà? Ma a noi Gesù rivolse una parola speciale: Qui vult venire post me, abneget semetipsum. Che vogliono dire queste parole? Risponde San Gregorio: Avendo il Signore proposto ai suoi seguaci di rinunziare omnibus, fa un passo innanzi, e dice che bisogna rinunziare a sé: Ibi dicitur ut abnegemus nostra, hic ut abnegemus nos. Et fortasse laboríosum non est bomini relinquere sua, sed valde laboriosum est relinquere semetipsum.

 

Il nostro proponimento di stasera, che dovremo rinnovare tutti i giorni si è di dar guerra a morte alla volontà propria, e seppellirla nel sepolcro dell'obbedíenza, come dice S. Gio. Clímaco: obedíentia est sepulcrum propriae voluntatis. Dobbiamo ubbidire corde et animo ai Superiori, facendoci davvero indifferenti agli impieghi, agli studii, ai lavori ecc.; e non mai raggirarci per ottenere quanto la nostra volontà vorrebbe. Facciamoci la santa abitudine di non mai riflettere sugli ordini e disposizioni dei Superiori; ma che l'anima e la mente sin dal primo istante pensi ad eseguire come voce di Dio ogni comandamento. Si dice di S. M. M. de' Pazzi, che in tanti anni mai non si poté conoscere la sua volontà. (V. P. Bruno C. Vol. pr.).

 

 

QUATTRO SORELLE

Oggi voglio parlarvi di un ostacolo che dobbiamo vincere per poter essere fedeli e perseveranti nella nostra vocazione: la propria volontà. E’, vero che entrando io vi dissi: Tagliate la testa; datemi queste due dita di testa; lasciate la testa fuori. E voi diceste: Non vogliamo più fare la nostra volontà. Ma non bisogna lusingarci, il voglio e non voglio qui dentro c'è ancora; certe volte non si lascia in- travedere, ma... dentro c'è. Oggi bisogna venire a distruggerla. Come?! La volontà è la cosa più bella che Dio abbia dato all'uomo, e noi distruggerla? Sicuro, distruggerla! Ah! ad una S. Maria Maddalena de' Pazzi, in 33 anni, non si era potuto conoscere la sua volontà, talmente si era resa indifferente a fare ogni cosa che le venisse comandata.

 

Esaminate queste cose: chi fa la propria volontà: 1' non gode pace; 2' non si fa dei meriti; 3’ è inutile. Cesset propria voluntas et infernum non erit [cessi la propria volontà e non ci sarà inferno] (S. Bernardo). Se non c'è più la propria volontà, la comunità diventa un Paradiso, ma se vi è, si trova un inferno in terra e poi un inferno... di là. In una Comunità ove tutti non rinnegano alla propria volontà, non c'è la pace. Un religioso dice: La religione, che dovrebbe essere l'anticamera del Paradiso, riesce un inferno, e si riempie d'inquietudine, allorché vi regna la volontà propria. P. Bruno dice: Quelli che fanno la propria volontà in religione, sono vittime della banderuola della loro testa. Che cosa si guadagna a fare come vogliamo noi? Si soffre terribilmente... e si è pieni di desideri di far questo o quello, e non si può fare... Questo non va... quello non piace... insomma, ci si perde in storielle. No, fate quel che vogliono i superiori: si tratta di applicarsi ad un tal lavoro? subito, ben volentieri ... ; si deve andare in chiesa? andiamo... Posso dire che voi tutte siate in questa indif- ferenza? Lasciate ch'io ne dubiti, e voi fatene poi l'esame.

 

Perché combattere la nostra volontà? Per farci dei meriti. S. Bernardo paragona la volontà alla sanguisuga, la quale succhia tutto il buono e ci lascia senza niente. “ Questa sanguisuga porta via tutti i meriti e “ tira tutto a sé ”. (S. Bernardo). La propria volontà è una vipera che non solo porta via il bene, ma mette le cattive intenzioni, la superbia, i capricci, tutti i mali insomma. Il profeta Isaia dice: Il Signore non vuole solo il digiuno, ma che si faccia la volontà di Dio. - Grande- male è la propria volontà, con la quale avviene che il bene non è più bene. Ci son tanti che son martiri della propria volontà, dei loro capricci... eh! i capricci ci fanno fare anche sacrifizi! S. Agostino racconta che ci furono delle persone che andarono al martirio per loro capriccio, e in conseguenza non furono martiri. Uno che sia attaccato alla sua idea è inutile alla comunità, anzi dannoso. Un padre diceva: Un soggetto simile, se è prima della professione religiosa, bisogna mandarlo via; se è dopo, metterlo in un angolo affinché faccia meno male. I Superiori non possono servirsi di chi vuol fare la propria volontà. Com'è bello quando si è sicuri che, comandando a quella suora qualche cosa, non si lamenta e subito la fa!

 

Bisogna sempre rompere questa volontà; ed io vi credo tutte con un po' di propria volontà... Vedete, noi non riflettiamo a quelle ripugnanze, a questo o a quello che ci fan fare; alcune si credono di far l’ubbidenza dicendo magari: Sì sì; no no, e poi tirano, tirano finché, con mille raggiri, fanno quel che desiderano... S. Giovanni Climaco diceva che l'ubbidienza è il sepolcro della volontà.

 

S. Bernardo dice: Grande male è la propria volontà con la quale avviene che i beni che sono beni, non lo sono per te! Il Signore non cerca la materialità, la quantità delle cose, ma l'intenzione; ed è per questo che anche le cose più piccole possono avere gran merito. Sono il supplizio dei superiori quelle suore attaccate alla propria volontà. Abbiate pazienza che vi creda tutte con propria volontà... Vedete: facciamo presto a dire che operiamo per amor di Dio, ma esaminiamo un po' se in questa o in quella occasione adempiamo proprio la volontà di Dio ed ubbidiamo e colla testa e col cuore... Che importa se adesso debbo fare un lavoro che mi porti via l'ora di studio!... Il Signore non guarda lo studio. Ricordatevi: Obedientia est sepulcrum propriae voluntatis [l'obbedienza è il sepolcro della propria volontà]. Alcuni fanno così: dicono sì, sì, e direbbero una dozzina di sì, ma di quei sì che vogliono dir no, e poi... girano finché si viene a ciò che si vuole. Ah! quei raggiri che vi sono in comunità, sono terribili!!!

 

Vediamo se siamo attaccati alla volontà propria: il mezzo per non essere attaccati è l'obbedienza cieca. Come sarà contenta al tribunale di Dio quella religiosa che potrà dire: Ho sempre cercato di combattere la mia volontà. Cerchiamo solo la volontà di Dio e facciamo le cose di cuore...

 

(Poiché è sull'imbrunire e non si vede quasi più, una suora accende il gas; il nostro Ven.mo Padre che ha un foglietto in mano dove stanno scritti alcuni detti dei Santi riguardanti l'argomento e naturalmente, data l'oscurita, stenta a leggere, esclama: ) Ah! in Paradiso i miei occhi si apriranno!

 

N.S.G.C. che cosa è venuto a fare se non la volontà del suo Eterno Padre? Ecce venio ut faciam voluntatem tuam [Ecco, vengo per fare la tua volontà] (Salmo 39, 8-9). Il Signore poteva dire: Vengo per pensare agli uomini, per salvarli ecc ... ; invece no; Gesù volle eseguire volontariamente la volontà del Padre; Non mea voluntas, sed tua fiat [non la mia volontà, ma la tua si faccia]; e Gesù non fece mai quanto gli piaceva, ma ciò che voleva l'Eterno Padre. Persino là nell'orto, all'amaro calice che gli veniva offerto, alle parole: “ Se è possibile passi da me questo calice ”, aggiunse subito: “ Però non la mia, ma la tua volontà sia fatta ”.

 

Mi pare che per animarci a combattere la volontà dovrebbero bastarci le parole del S. Vangelo: Chi vuol venire dietro di me, abneget semetipsum [rinneghi se stesso]. S. Gregorio dice che N. Signore prima disse di lasciar tutto e poi un'altra volta aggiunse di rinnegare se stesso. Già, è molto doloroso il lasciar tutto, ma è assai più difficile lasciare se stessi. Quel “ semetipsum ” [se stesso], è il vincere la nostra volontà. Non sono mai le suore di buon spirito che si rifiutano di fare certi lavori col dire: Non sono capace. Perché non è capace? perché è superba e teme di far fiasco.

 

Che ognuno si persuada della necessità di lavorare per vincere la propria volontà, perché guai se portiamo la nostra volontà in Africa! Il diavolo è tanto furbo che ci susciterà delle rípugnanze anche su cose che forse, non comandate, si farebbero volentieri. Vedete, che cos'era quel pomo di Adamo? Ve n'erano molti altri, e perché preferì quello proibito? appunto perché aveva avuto il divieto di mangiarlo...

(Si alza, ci dà la sua benedizione e uscendo dice:) Ricordatevi: sanguisuga e vipera.

 

SR. EMILIA TEMPO

Bisogna tagliare la testa, lasciarla fuori e non più riprenderla quando si,va a passeggio.Chi è attaccata alla propria volontà: 1’ non gode pace; 2’ non si fa dei meriti; 3’ è inutile in comunità.

Cessi la propria volontà e non ci sarà più inferno (S. Bernardo); a quelli che l'hanno l'inferno comincia in questa vita perché non sono mai contenti.

Quelli che fanno la propria volontà in comunità sono vittime della banderuola della loro testa (P. Bruno). La nostra volontà è paragonata a una sanguisuga che succhia tutto il buono, anzi ad una cattiva vipera che mette ancora il veleno (S. Bernardo). Ah, sì, fare le cose solo per farsi vedere, per superbia ecc., è tutto perso... Il capriccio ci fa far tante cose, anche dei sacrifici, ma non valgono niente.

 

Grande male la propria volontà; essa fa che quel che è buono non sia più buono (S. Bernardo). Il Signore non guarda la quantità delle cose, ma la qualità, come son fatte; non la materialità, ma lo spirito.

E’ inutile in comunità. E allora? Se è prima della professione bisogna mandarla via, se è dopo si mette in un angolo, perché faccia il meno male possibile. Queste sono i supplizi dei Superiori. Ah, quel voler sempre cercare i perché!... perché quell'impiego a quella là che ha meno ingegno di me? è meno anziana? Ah, anziana! anziana in virtù!

E’ difficile staccarsi dalla propria volontà perché non si riflette. L'obbedienza è il sepolcro della volontà. Quelli che quando si dice una cosa rispondono sì, si... ma invece è no, no ... ; a parole sì, ma gira e rigira, vogliono come vogliono... N. Signore ci diede l'esempio della perfetta ubbidienza. Ecco vengo a fare la Tua volontà (o Padre) e la metto in mezzo al mio cuore. Ecce venio. Tutta la missione di N. Signore consisteva in questo, e la nostra deve essere anche così. Ah sì, ci stacchiamo ancora abbastanza facilmente dal resto, ma da noi stessi! N. Signore prima ci disse di lasciar padre, madre, roba ecc. e poi: rinnega te stesso, perché questo è più perfetto, ma anche più difficile.

 

Oggi sarebbe ben impiegato se ognuna si convincesse di combattere sempre contro la propria volontà. Dunque: Esame; casi pratici; ci saranno tentazioni, ma mandatele via, combattere... quel che non ci va, farlo ancor più in fretta. Poi persuaderci che siamo attaccati e cercare di staccarci.

Guai se porterete la vostra volontà in Africa!

giuseppeallamano.consolata.org