I DEFUNTI

2 novembre 1916

 

XII. 19

Giorno dei morti. Discorso nel trattato di S. Caterina da Genova sul Purgatorio.

 

 

QUATTRO SORELLE

(Trova sul tavolo delle dispense di chirurgia, le guarda un momento, poi esclama:) Non plus sapere! non bisogna aver la mania dello studio. C'era un giovanetto di là che aveva la mania di studiare: un giorno gli dissi: Io son persuaso che tu studi di notte, e persino in chiesa. Sì io vorrei che tutte diveniste arche di scienza, ma ricordatevi: omni tempori labor [ad ogni tempo la sua fatica].

 

Di là è andato via un piccolino che non studiava, eppure aveva capacità; quello lì, per esempio, studiava troppo poco. Vi son dei ragazzi che vogliono fare di più di quanto possono: se si mandano al pascolo non vi vogliono andare; si dà loro uno zappino ed essi vogliono una zappa grossa; insomma, desiderano apparire uomini.

 

Ora veniamo a noi; esaminando il vostro orario mi pare che c'è tempo a studiar tutto; chi ha più facilità approfondirà di più le materie che ha da studiare, e chi ne ha meno studierà quel tanto necessario. Ricordatevi, voi siete prima converse che velate ed in Africa in massima parte la vita è da conversa. I saputelli vogliono saper tutto e quella suora che ha studiato un poco, troverà poi díffìcoltà ad àdattarsi ai lavori manuali. Una suora aveva tanti diplomi, era assai istruita, ma quando poteva scappare ed andare a rammendar le calze o a fare qualche lavoro manuale si stimava felice e contava quel giorno una bella giornata. Una signora di ricca famiglia mi raccontava che da giovane, desiderava tanto imparare a fare la cucina, ma la mamma non glielo permise mai; si sposò, ed una volta sposata, che le servì tutto il suo sapere? Il suono da sedici o diciassette anni sta là in un angolo; _il tedesco e le lingue, per l'impiego di suo marito, là, un po' le servirono; ma, mi diceva, se ho da andare in cucina non oso, per- ché non so.

 

Se non sapete fare, non potrete far fare.

Quest'oggi giorno della commemorazione dei Defunti, per me è giorno non di malinconia, ma di allegria; non oso manifestarlo, ma lo comprenderete... Che diceva il Ven. Cafasso? Felice quel giorno in cui mi toglierò dal pericolo di peccare. Siete andate a trovare sr. Giulia; invidiatela santamente... questa nostra suora benedetta fece una morte da santa.

 

Stamattina facevo meditazione sopra un trattato che parlava del Purgatorio, trattato di S. Caterina da Genova, chiamata la teologhessa del Purgatorio. Sapete che cosa diceva? Diceva che l'anima va da sé nel Purgatorio perché, come un ferro coperto di ruggine vede che deve purificarsi, così l'anima sente che non è degna del Paradiso ed ha bisogno del Purgatorio; anche se il Signore la chiamasse, non vuole andarvi, ma'allorché sente che è divenuta pura ed il suo purgatorio è finito, allora si slancia verso il Creatore.

 

Lo stesso fuoco dell'Inferno è quello del Purgatorio. Ma se il Signore mi toglie la ruggine in questo mondo, il purgatorio non l'avrò poi più da fare. Come togliere la ruggine dall'anima nostra in questo mondo? Con la cura minuta, quotidiana delle piccole cose. Dar la vita per la fede, oh! si dice in un momento... ma la sollecitudine quotidiana di tutti i nostri doveri!!!... Costi quel che vuole il nostro dovere! Ci facciamo dire come a S. ... che siamo esigenti, crudeli ecc. ma compiamolo esattamente!

Il Can. Soldati era un uomo il quale “ si sacrificò per farsi odiare ” secondo l'espressione di una persona. Là, sacrificarsi per farsi amare, ma odiare!... No. replicava Mons. Gastaldi, il Can. Soldati non si sacrificò per farsi odiare, ma per fare il proprio dovere. - In- tanto, dopo trent'anni dalla sua morte, nel giorno anniversario di questo santo prelato, la chiesa era piena di gente riconoscente per i benefizi da lui ricevuti. No, non si faceva odiare; sacrificò tutto, e salute e beni per il seminario. Un giorno suo padre gli diede una somma di denaro per recarsi a Roma. Sapete che cosa fece? Quel denaro l'impiegò a far stampare i libri di cerimonie e non andò a Roma, pur avendone il desiderio.

 

Stamane sentivo la predica del Can. Baravalle sulla morte. Egli faceva vedere come si dimentichino i poveri morti, non proprio al finire del suono delle campane, ma quasi; no, non si vuole sentire parlare del defunto perché si sente pena... ed intanto il povero morto?...

Vi son di quelli che han paura di vedere comparire i defunti; se Dio permette un'apparizione, state certe non fa paura; se viene dal demonio fa paura. Quando si evocano le anime dei trapassati (spiritismo), non comparisce già il morto, ma il demonio sotto vari aspetti. E’ proibito nella S. Scrittura di evocare gli spiriti.

Rinnovate l'atto eroico di carità (spiega l'atto eroico di carità verso le anime purganti).

E noi? Diciamo con S. Paolo: Quotidie morior: moriamo tutti i

giorni un poco, rinunziando a noi stessi; così ci abitueremo a morire. Passiamo adunque questo mese con le anime del Purgatorio.

 

Che protettrice prenderemo? Eh! la nostra S. Caterina.

Studiate: ricordatevi che si impara di più in cinque minuti concessi dall'ubbidienza, che in parecchie ore senza ubbidienza; non dimenticate pure il “ Domine unum ”. (Cfr. 8 ottobre 1916).

giuseppeallamano.consolata.org