ALLE NOVIZIE

26 settembre 1916

 

 

SR. EMIMA, TEMPO

Giorni di SS. Esercizi (Oggi venne il nostro Ven.mo Padre e noi gli facemmo tutte le nostre domande che lui ci spiegò, specialmente sull'amor proprio. Disse:)

Non è umile quella che tiene sempre il collo storto ed ha sembiante di umiltà, no; per niente magari a quella viene un pensiero di superbia, magari per delle storie, per goffagginì. Intendiamoci, non siano solo tentazioni; queste si mandano via; se no, stiano.

 

Per esempio: vedo una sorella che manca, non posso mica dire che fa bene... ma posso pensare che lei non ha la grazia che ho io, non ha cognizione del male che fa; oppure che il Signore vuole con ciò umiliarla. Sì, se lo facessi io farei male, perché so di farlo. Tante volte il Signore permette il male per trarne il bene; infatti quando manchiamo, dopo ci sentiamo più umili, e quasi, non dico peccati (perché non si deve domandare quello al Signore) ma quando siamo tanto superbi domandare al Signore che ci lasci cadere un po' che così ci umiliamo. Non dobbiamo però poi fermarci lì, ma tirarci su. Alle volte per qualche cosetta ci perdiamo e stiamo magari dei giorni interi colla malinconia addosso, quando basterebbe dirlo ad una persona superiore perché passasse; ad esempio adesso non c'è la superiora, ma c'è sr. Assistente, sr. Economa o anche una sorella, ma non una che sappiamo che ci dica: Oh, faccio anch'io così; ma ad una che è forte e capace pure di dirci: Su, sorella, che cosa fa? dove si perde? - Ecco alle volte basta per farle passare, dirle queste cose.

 

(Una sorella disse: Ma padre, alle volte sembra di avere delle pene e si va per dirle, ma prima che siamo là non sappiamo più che cosa dire... - Egli sorrise e disse:) Ecco! Basta che noi vogliamo dirle perché il demonio scappi. (Ma disse un'altra: Certe storie alle volte è vero che a dirle andrebbero via e così stanno magari dei giorni, ma si dice anche: Quando sarò in Africa non ci saranno mica sempre i superiori accanto, e sarebbe anche necessario sapersele far passare da noi... Allora il nostro Ven.mo Padre disse: ) Sì, bisogna cercare di ragionarci da noi, perché altrimenti ne facciamo delle file lunghe; ad esempio, uno dei nostri missionari, un santo sacerdote dell'Africa, io gli avevo scrítto e fatto un rimprovero; non ricordandomi di averlo già fatto glíelo scrissi due volte. La prima, egli andò in chiesa, così mi scrive, davanti a Gesù Sacramentato, e letta la mia lettera fece su ciò l'esame, vide che era vero' domandò perdono e promise di emendarsi. La seconda volta invece si lasciò montare la testa dal diavolo, e andò da uno e da un altro per informarsi se m'avevano scritto qualcosa, e, saputo di no, mi scrive di non privarlo della mia benedizione ecc. ecc. Io gli risposi: Tutta superbia... Hai fatto male ad andare da uno e da un altro a fare la processione. Se anche la seconda volta fossi andato da Gesù Sacramentato e là letto la mia lettera, fatto un altro esame, vedevi: ho sbagliato? domando perdono e cerco di emendarmi; la coscienza l'ho tranquilla? ebbene, che inquietudini?... Ah, fondiamoci in Gesù.

Quanto poi alla paura di avermi recato dispiacere è tutto amor proprio.

 

(Avendo una sorella domandato se questo timore fosse tutto di amor proprio, ci disse:) Perché tante inquietudini per questo?... No no, sono tutte storie, è tutto amor proprio... perché se i superiori hanno avuto da Dio l'autorità e il dovere di guidare l'opera sua, devono pure sopportarne i pesi... Ebbene, soffrirò, sì sì; ma questo non importa; vivrò un anno di più o uno di meno... tutto questo non im- porta... Il Signore è morto a 33 anni 'io ne ho già di più... Quello che veramente importa è che si compia quello che il Signore vuole da me; purché si compia l'opera di Dio.

(Prima però, quando gli domandammo se era tutto amor proprio e se non fosse compatibile un po' questo rincrescimento, sorridendo di cuore, disse: ) Sì, un po' va bene, e quel sentimento verso i superiori si deve avere, ma attente... non troppo... non troppo... perché il troppo è amor proprio. E poi - soggiunse sorridendo - si deve essere contenti di farci fare dei meriti...

 

(Oh, Padre - dicemmo - non sta a noi fargliene fare... Ed egli non ce lo disse, ma ci lasciò capire che, come già una volta diceva, se il superiore pensasse che noi avessimo sempre bisogno di una parola per andare avanti - come il Direttore di quel Seminario - ci farebbe un torto non credendoci abbastanza virtuose, così noi facciamo torto al superiore non credendolo capace di una virtù da superare ciò. Poi, riferendosi ancora al missionario nominato prima:) In quanto poi alla mia benedizione, invece di privarti, dal momento che ricevetti la tua lettera (da cui trassi il motivo del rimprovero, e vedi che fosti tu stesso a darmene occasione), invece di una te ne mandai sempre due al giorno; e non credere che io non ti faccia poi più correzioni perché l'hai presa in mala parte; ma (perché ti voglio bene), faccio proposito di non lasciartene passare una.

 

(Una sorella disse: Padre, l'Imitazione di Cristo ci dice che chi non si crede l'ultima di tutte, non ha fatto neppure un passo nella virtù. Ebbene, finché è credermi l'ultima delle sorelle - son tutte anime sante - sì, ma ancora di quei peccatoracci dei mondo?).

Già, all'atto pratico è già difficile credersi l'ultima delle sorelle e riguardo ai peccatori si deve pensare, come i Santi, che loro ebbero meno grazie altrimenti sarebbero migliori di me e che io, se avessi avuto solo le loro grazie, sarei molto peggiore... Non devo certamente dire che ho peccato come loro, ma posso peccare come loro. Noi abbiamo avuto un'altra istruzione ed educazione, dobbiamo corrispondere di più . Non è essere vissuti in Gerusalemme che basti, ma l'esservi vissuti bene. Ah, fondatevi bene nell'umiltà.

 

(Dicemmo ancora che uno, alle volte, ha paura della morte senza sapere il perché... la vita passata... ci siamo confessate... eravamo pentite... ma ... ) Ecco, al passato che è confessato non bisogna più pensarci, e poi, con un atto d'amor di Dio si cancella tutto... E quanti ne facciamo! Io dico: Genitori Genitoque... laus et jubilatio... [al Padre e al Figlio lode e gloria] ah, che tutti vorrei che lodassero... amassero, glorificassero il Genitore, il Figlio, la SS. Trinità... non so che cosa farei per farle avere più amore, più onore... e non è un atto di amor di Dio?... Nel Pater, ogni parola... fiat voluntas tua... (íncrociò le mani sul petto, chiuse gli occhi, chinò il capo dicendo:) Sì, se il Signore volesse che questa volta cadesse e mi prendesse sotto... ecco... son disposto... (aveva l'espressione di un santo).E’facile fare atti perfetti di amor di Dio.

 

(Parlando del distacco dal peccato veniale disse:) Ecco, non è il sentire, ma il volere. Ad esempio, una ama tanto il suo corpo e schiva la penitenza... costei ha attacco a sé; ma chi, sentendo ripugnanza si vince, benché non senta, è distaccata.

 

(Riguardo all'amor proprio e alla superbia dicemmo: Ad esempio, mi viene un pensiero di superbia, lo mando via rivolgendo a Dio il mio pensiero, ma ecco, dopo mi insuperbisco di essermi vinta... e questo è un pozzo che non finisce più). Ah, quando è così... su via... tutto per il Signore, se no non la finiamo più... Dio solo... Fare come S. Bernardo: Non ho incominciato per te e non voglio finire per te. Il mio confessore di quando ero in seminario mi suggerì un mezzo molto efficace contro questi pensieri, ed è di dire dopo un'azione: Ed ora che l'ho fatto che cosa cerco se non Dio solo?...

(Una sorella disse: Ma Padre, penso tante volte che qui non c'è occasione di fare grandi atti di virtù, e ho paura che quando sarò in Africa farò degli spropositi ... ) Adagio: anche là c'è Monsignore, la superiora, l'assistente, confessori ecc.; non bisogna farcelo più brutto di quel che è; certo però che se non vi formerete qui, là sarà difficile, e le cose piccole qui, là sono molto più grosse. (Diceva poi di una suora che aveva rotto 15 bicchieri in una volta) E non è míca tanto per i bicchieri, ma è l'amor proprio che ne va di mezzo... perché è lei... ma poiché non tutti sanno che è stata lei a romperli, bisogna dirlo forte a tutte ... che lo sappiano... Ah, no... diranno... “che disdoita” [maldestra] ... E sì, allora le dissi, se non ha il coraggio di dirlo lei, lo dirò io... - Ah, no no, rispose. Ecco, vedete l'amor proprio; se questa suora fosse stata più generosa... chi sa che grazie otteneva dal Signore... Sì sì, non è tanto il male, ma è perché l'abbiamo fatto noi; altrimenti quando si sbaglia qualche cosa non abbiamo che da pensare: E’ un peccato veniale?... No. Ebbene, quando non c'è l'offesa di Dio è solo l'amor proprio che resta tocco.

 

giuseppeallamano.consolata.org