GLI ESAMI DI COSCIENZA

12 marzo 1916

 

XI. 27

Geremia: Desolatione desolata est omnis terra quia nemo est qui ... Le nostre Costituzioni tra gli esercizi comuni di pietà prescrivono in quarto luogo l'esame di coscienza generale e particolare.

Gli esami sono uno dei principali e più efficaci mezzi per emendarci dai peccati e dai difetti, e per tenerci in grazia di Dio e perfezíonarci. Cosi la pensarono tutti i santi ed i maestri di spirito; ed i fondatori d'Ordíni Religiosi vi diedero grande importanza e li prescrissero ai loro alunni; come S. Basilio, S. Agostino, S. Bernardo e S. Ignazio.

S. Ignazio in certo modo li stimava più dell'Orazione, e li preferiva a questa, dicendo che cogli esami si mette in pratica il frutto dell'Orazione, facendo con essi quanto ci proponiamo nell'Orazione, cioè correggersi dei vizii, e mortificare le passioni (Dubois, Il S. Prete p. 3 cap. 5). Il Santo trattenne lungo tempo i suoi compagni nei soli esami, e voleva che si facesse praticare anche dai secolari.

Anche i pagani, come Seneca e Pitagora riconobbero l'importanza dell'esame. Questi lo prescriveva ai suoi discepoli due volte al giorno, facendo a se stessi tre domande: Che cosa ho fatto - Come l'ho fatto - Che cosa ho tralasciato di fare.

 

Applichiamo agli esami le parole di Davide: Persequar inimicos meos et comprehendam, nec convertar donec deficiant. ,

Le nostre Costituzioni fissano tre tempi agli esami: più lunghi prima di pranzo e di cena. e poi nelle orazioni della sera; ai quali aggiungiamo quello di previsione nella meditazione. In tutti questi tempi facciamo tre esami: dei peccati, della perfezione, ed il particolare sulla passione dominante che ci siamo proposta di vincere. Il primo servirà per la confessione settimanale, ed anche per subito purgarcene se veniali pentiti colla S. Comunione e coi Sacramentali. Il secondo per vedere il nostro profitto nelle virtù, così i mercanti. Come religiosi dobbiamo non solo evitare i peccati, ma tendere alla perfezione: declina a malo et fac bonum. Il particolare è poi assolutamente neces- sario per farci santi (V. Dubois I. c.).

Sul modo di fare gli esami V. Scaramelli e S. Ignazio (Pred. 26 Febbr. 1911).

Noto due cose: 1) Se non si possono fare gli esami nei tempi comuni non si omettano, ma si facciano privatamente. Le stesse malattíe che possono impedire le lunghe orazioni, lasciano possibilità di fare gli esami. - 2) Per emendarci, specialmente sulla passione dominante, imporci una penitenza.

VII. 8-9

26 Febbr. 1911

Mi pare che non diamo abbastanza importanza alla pia pratica dell'esame di coscienza, e quindi non si faccia bene e non se ne traggano i frutti di conversione e di santificazione per cui desso è ordinato. Nell'orario abbiamo quattro tempi per l'esame di coscienza: al mattino nella meditazione quello di previsione, prima del pranzo e della cena e delle orazioni della sera. Perché mai quattro esami ogni giorno, se non perché tale pratica è di speciale importanza? Sentite come ne scrive il S. Padre Pio X nell'esortazione al Clero « Haerent animo » (Vedi Lett. 4 Ag. 1908). Vedete gli esempi qui detti del mercante, dell'agricoltore e del vignaiolo. Tutti gli Ordini Religiosi danno grande importanza a quest'esame. I Santi: S. Giov. Gris.: S. Bernardo (V. lett. S. Padre e Scaram.) e specialmente S. Ignazio di Loiola (V. Dubois, Santo Prete), S. Franc. Borgía (ib.).

 

Ciò di tutti gli esami; ma dell'esame particolare il Dubois (Guida p. 360 del Sem.) scrive: ogni prete (così dei chierici, religiosi ecc.) che fa bene tutti i dì il suo esame particolare, sarà un santo prete incontrastabilmente. Il prete che non fa l'esame particolare non è punto un santo prete: sarà sempre con difetti, senza che mai pensi a correggersene. E nel Santo Prete p. 421, scrive: Senza l'esame particolare non ci correggeremo mai dei nostri difetti. Facendo l'esame particolare ci correggeremo senza fallo dei nostri difetti. Vedete la necessità degli esami di coscienza.

 

Tutto ciò deve farci stare attenti a farli e non ometterli quando per qualche motivo non ci troviamo in comunità, procurando di supplirvi dove ci troviamo, o dopo al primo tempo libero. In pratica non si fa l'esame o senza frutto perché non si fa con metodo: state attenti al modo che vi suggerisco e ricordatelo. Dice lo Scaramelli (V. Es. Cosc.) che si fa l'esame come si fa la Confessione; gli stessi atti colla, digerenza che non c'è il Sacerdote, ma Dio. Cinque cose debbono farsi: 1) Mettersi alla presenza di Dio, e ringraziarlo dei benefizii ricevuti, specialm. di averci conservati in vita dall'ultimo esame. - 2) Domandare lume per ben conoscere i nostri peccati e le loro radicí e cause; e le incorrispondenze alle divine grazie. - 3) Esaminare dall'ultimo esame i nostri pensieri, parole, opere ed omissioni; - pel generale, come mancammo sul vizio dominante e perché... - 4) Eccitare in noi il dolore non solo in generale, ma sui particolari mancamenti; domandare a Dio perdono, ed anche imporci penitenze. - 5) Propo- nimenti pratici, minuti per l'avvenire...

 

Ma tutto ciò farà poco frutto se dopo non ci terremo attenti su noi medesimi; se ci daremo alla dissipazione od a pensierí troppo profani. I Santi si fissavano i tempi di ricordo; e poi non si davano intieramente alle cose esterne; ma presenti a se stessi nel fare e nel parlare. Perciò si osservi bene il silenzio di regola e nelle ricreazioni, calma e non chiasso; nel parlare poi di cose anche spirituali: si quis loquitur, quasi sermones Dei. E’ vergognoso che in una casa religiosa si parli di cose di mondo ed inutili, e non si abbia il coraggio di introdurre discorsi di Dio; e chi lo faccia quasi paia singolare e darsi importanza. Non così facevano i monaci antichi, ed i Santi uomini dei nostri tempi che sovente fanno entrare Dio... Così noi.

 

 

QUATTRO SORELLE

Siamo nella novena di S. Giuseppe. Quale era la virtù speciale di questo Santo? La vita nascosta, l'umiltà, l'uníone con Dio, nevvero?

Ma... quest'oggi voglio parlarvi di un'altra cosa, voglio parlarvi cioè dell'esame particolare. Nelle nostre Costituzioni al capo ove si parla delle pratiche di pietà, dopo le preghiere mentali e vocali, abbiamo l'esame di coscienza.

 

L'esame di coscienza è una cosa di molta importanza e tutti i fondatori d'Istituti l'hanno prescritto. S. Basilio, S. Agostino raccomandavano ai loro frati, alle loro suore di fare l'esame di coscienza. Persino gli antichi filosofi vedevano la sua grande importanza; Pitagora diceva: Bisogna fare due volte al giorno l'esame di coscienza ed in questo esame occorre farsi tre domande: la prima è: Che cosa ho fatto?; la seconda: Come ho fatto?; la terza: Che cosa ho tralasciato di fare di quanto dovevo fare? - Eppure Pitagora era un filosofo pagano, ma anche pagani questi filosofi capivano l'importanza di tale pratica e la suggerivano.

Finito l'esame bisogna ringraziare il Signore se abbiamo fatto bene, oppure pentircene se abbiamo fatto male, e proporre. Noi abbiamo tre esami nella giornata... S. Basilio dice: L'esame è uno dei principali mezzi per emendarci dei difetti ed avanzarci nella perfezíone. E S. Ignazio: L'esame è da preferirsi alla stessa orazione poi- ché nell'orazione proponiamo di fare, e nell'esame guardiamo se abbiamo fatto. S. Ignazio voleva che i suoi compagni si trattenessero a lungo nell'esame di coscienza, e che lo facessero almeno due volte nella giornata. Una volta che un buon Padre gli disse d'averlo già fatto sette volte in quel giorno: Troppo poco!, esclamò il santo.

 

Cominciamo a persuaderci che l'esame è una pratica per crescere nella perfezione, poiché chi negligenta l'esame di coscienza non si correggerà mai ma farà come quel mercante che non fa i conti ed un bel giorno fa bancarotta.

Un maestro di spirito diceva: Senza l'esame, massime l'esame particolare, non si correggeranno mai i difetti; con l'esame particolare si correggeranno di sicuro; senza di questo un prete non sarà mai santo. S. Ignazio voleva che tutti i suoi Padri lo inculcassero a tutti, perché se si sta attenti ai propri difetti è impossibile cadere. Persequar inimicos meos et comprebendam illos nec convertar donec deficiant: io mi metterò a perseguitare i miei nemici, cioè i difetti, a prenderli, e non sarò tranquillo finché non li avrò ben distrutti.

E’ la cosa più facile di questo mondo fare l'esame di coscienza; tutti possono farlo. Tante volte si fa in astratto e Poi si dice: io non trovo niente, ho la testa che va via. Del resto è una cosa facilissima. Tutti sono buoni a fare l'esame, basta volerlo fare: è come contare i soldi.

 

Bisogna fare due esami, anzi direi tre, nello stesso tempo, cioè:

1) l'esame dei peccati; per esempio: ho commesso un atto di malignità ecc., e delle imperfezioni, così: potevo fare un atto di carità e non l'ho fatto, ho detto quelle parole in tempo di silenzio. Queste sono imperfezioni, ma noi non guardiamo solo ai peccati perché vogliamo perfezionarci. Dunque domandiamoci: Che cosa ho fatto di male apposta? Se'apposta non ci pare nulla, guardiamo che cosa avremmo potuto far meglio. Avrei potuto scuotermi un pochino: non mi sono distratta apposta, ma non ho messo tutta quella vita!

Dunque, bisogna fare l'esame dei peccati, pentircene, e se sono veniali anche l'acqua santa può cancellarli; quindi ricorrere a questi mezzi, domandar perdono al Signore. Domandare pure perdono per tutte le altre imperfezioni, ma non affannarsi. Eh! ben! se quella malinconia non mi ha lasciata scuotere e se stamattina ho fatto le cose per forza, diciamo: Signore, non sono venuta qui per servirvi così; mi pento di essermi lasciata andar giù; prometto di esser più viva. Questo non è necessario confessarlo; non dobbiamo confessarlo che con nostro Signore.

Ricordatevi di Pitagora, di quel galantuomo là che diceva: Che cosa ho fatto? ecc.

Le religiose, che devono tendere alla perfezione, devono sempre purificarsi prima dei difetti... Che cosa vuol dire che mesi e mesi si è sempre lo stesso? Se nessuno viene a disturbarci tutto va bene ' ma se andiamo all'atto pratico... Se uno non ci domanda una cosa con un: Faccia la grazia di far questo... Proibii al Signor Prefetto di dire ai chierici: Faccia per favore questa o quella cosa. Si deve fare l’ubbídienza.Abbiamo due esami: il particolare ed il generale.

 

Nel generale si passano tutte le azioni, i posti, le cose che si sono passate nella giornata. Secondo S. Ignazio l'esame regolare si fa:

1°- Un atto di fede, pensare che siamo alla presenza di Dio il quale vede i nostri pensieri e dire: Sono qui, Signore, mio Gesù, Giudice del mio operato; sono una rea e devo rendervi conto da questa mattina fino ad ora. Ringraziare il Signore dei benefizi ricevuti.

2° - Domandare lume per conoscere i nostri difetti, la nostra coscienza. Certa gente non si emendano mai perché non conoscono se stessi ed hanno paura di conoscersi. In comunità quelle che sono sempre le stesse sono il tormento dei superiori. Va' giù, fino al fondo del tuo cuore, non aver paura... sei lì tiepida, hai poca voglia di lavorare, ti trascini, sei invidiosa...

- Pensare a quanto abbiamo fatto dall'ultimo esame fin lì. Non aver paura di metter fuori; tanto più che il Signore metterà fuori poi Lui. S. Paolo dice: è meglio che ci giudichiamo da noi. - Questo è il punto principale. Se facciamo l'esame generale guarderemo a quanto abbiamo commesso in pensieri, parole, opere, omissioni; se quello particolare, esamineremo quel difetto, quel vizio contrario a quella virtù che ho presa, per emendarmi.

4°- Conosciuti i peccati e i difetti, eccitarci al dolore dei peccati

- Proporre di star più attenti e di volersi emendare. Se questa mattina sono caduta due o tre volte, quest'oggi voglio stare più attenta. Quando una persona ha lavorato poco, procura poi di riparare col lavorare di più. Una sarta quando non ha potuto lavorare di giorno fa gli abiti di notte. Nevvero che anche voi qualche volta avete lavorato di notte?

 

Ci vuol poi l'esame di prevenzione al mattino nella meditazione. Girate sempre la meditazione su quelle virtù che volete acquistare, e tirate i proponimenti su quelle virtù stesse. Quando lungo il giorno cadiamo con non eseguire il proponimento della meditazione, domandiamo perdono al Signore ed imponiamoci una piccola penitenza. Così fanno tanti bravi secolari. Un bambino mi diceva: Quando dico una bugia, faccio una croce colla lingua in terra. Ma, soggíunsi io, pulirai se vedi sporco, oppure sputerai via. No no, mi replicò, la mamma non vuole. Quel ragazzino è nella via della perfezione... Così dobbiamo fare anche noi, mortificarci poiché se non c'imponíamo qualche penitenza da noi...

 

Dunque due esami: generale di tutti i difetti; particolare su quella virtù che ci siamo proposti di acquistare. I peccati li confesserete e le imperfezioni non è necessario confessarle. Star attenti... Si dice: Non ho badato, non ho pensato. Ma le omissioni sono quelle lì; non si pensa, ma bisogna pensarci. Prendete tanto amore all'esame di coscienza: i santi facevano tutto il giorno esame di coscienza. In sostanza, vogliamo acquistare la perfezione; più che la preghiera è necessario l'esame. Se una facesse bene l'esame di coscienza, presto sarebbe perfetta.

 

L'Imitazione dice: Se ogni anno si emendasse ecc...

Sono la tribolazione dei superiori quelle che non si vedono mai camminare avanti; esternamente non c'è niente, ma non si va avanti; e chi non va avanti, lo sapete, indietreggia. Fare quindi con impegno tanto l'esame particolare come il generale, e quelle che non possono sempre farlo con la comunità (per esempio le suore della cucina) lo facciano dopo. Il demonio ha tanta paura dell'esame di coscienza. Coll'esame vedo se non ho fatto bene questa mattina; così propongo di far meglio nel dopopranzo; e se ho fatto bene, Deo gratias, quest'oggi cercherò di far meglio... Lì non c'è scrupolo e non bisogna fare come gli scrupolosi.

Mons. Gastaldi diceva: Certuni non hanno voglia d'andar a far la visita a Gesù Sacramentato poiché han paura di lasciar parlare il Signore. Han paura di lasciar vedere i loro difetti; han paura dell'occhio del Signore. Parlano loro ed il Signore non può parlare. No, lasciate che il Signore veda e vi aiuti ad emendarvi. Fate così: prendete un'affezione particolare agli esami e prendetela, quest'affezione, per tutta la vita.

 

L'esame è il mezzo più efficace per santificarci. Leggete nel Rodriguez tutto quel capo che riguarda l'esame e poi ciascuna veda quel punto che fa per lei riguardo al suo difetto predominante. I difetti sono come una pianta che bisogna vedere dove si deve tagliare. Non ci conosciamo bene. Nosce te ipsum, dicevano i pagani: conosci te stesso. E l’'esame che ci fa conoscere quello che siamo e aiuta ad emendarci...

giuseppeallamano.consolata.org