APERTURA COI SUPERIORI

13 febbraio 1916

 

 

QUATTRO SORELLE

Ho visto che mi arrivano lettere coll'indirizzo stampato... Avete adottato il metodo che hanno di là (i Missionari). Con questo metodo siete in libertà... Anzi non consegnate direttamente le lettere alle suore che vanno alla Consolata (da un po' di tempo alcune suore attendono al Periodico recandosi a lavorare là, presso al Santuario), ma fate come fanno di là; scegliete un posto e le metterete lì... Dove le mettete adesso?... Ben, ben, cercherete poi e guarderete poi un posto che vada bene. Mica che voglia insegnarvi della malizia perché tra noi le cose devono andare semplicemente, ma così siete più libere. Per scrivere a me prendete un pezzo di carta qualunque, anche carta d'caramele - [di caramelle]; siamo poveri... Ben, là là, scrivete con la carta che avete, ma non più del necessario. In quelle lettere lì non ci vogliono complimenti; lo sapete che non li voglio neppure a S. Giuseppe quando mi scrivete tutte... Ma per allora ci parleremo. Non è poi tanto un.gusto, sia per la superiora sia per me, ascoltare o leggere tutte queste cose; no no, come non è gusto l'andare in confessionale. Ma si fa ben volentieri per fare il nostro dovere.

 

Ho sempre stabilito di dare il mio tocco quando arrivo, ma non lo faccio mai. Anche di là: sono cinque anni che l'ho stabilito, ma non me ne sono mai servito. In una comunità ci sono di quelli che non hanno bisogno di niente, né di andare dalla superiora né da me; mettono in pratica quello che sentono, cercano di osservare le regole e sono tranquille... Per quelli lì, Deo gratias! vadano avanti tutto l'anno così; non han bisogno di nessuno: a loro basta il confessore e nostro Signore. Deo gratias! fossero tutte così in Africa andrebbe poi bene. Quelle vanno da loro... Ma per quelle che han bisogno di guida c'è la superiora, ci son io; non dico riguardo alle cose di coscienza: per quelle lì c'è il confessore. Ma chi ne ha bisogno, chi ha qualche pena, malinconia, scrupoli, tentazioni ecc., allora chieda e si tolgono. Il decreto delle Costituzioni parla chiaro, che riguardo a cose di coscienza c'è il confessore, e guai a quei superiori secolari che cercassero di farsi aprire il cuore dai loro sudditi... Per noi sacerdoti è diverso; però neppur voglio che veniate a raccontarmi i peccati, non ho tempo di ascoltarli... Vi mando il confessore una volta alla setti- mana e basta. Chi ha bisogno, chi trova che ad aprire il cuore le fa del bene, e lo desideri, vada; le altre che non ne han bisogno corrano da sé...

 

C'era un monaco nel deserto che da tanto tempo era molestato da una tentazione e non osava dirlo al superiore per timore di perdere la stima; ma finalmente, avendo vinto questa seconda tentazione, nello stesso tempo che si recava dal superiore fu liberato da quella pena... Questo mezzo straordinario bisogna usarlo quando ce n'è il bisogno reale, o d'un po' di scossa; ma andare solo perché le altre vanno, o per farsi belle, o per farsi vedere che hanno confidenza nei superiori... questo no, no, non capiterà tra voi, e non va. Non bisogna badare agli altri, e non dire: Ma... mai scrivere... mai scrivere... se non vado dai superiori perdo la stima ecc. No, non bisogna stancare la superiora né me e non temere di stancarci quando è necessario ed utile. Utile, mi direte che è sempre; ma no, quando so già come devo regolarmi, allora avanti! Per esempio: al mattino non si fa bene la meditazione; che bisogno c'è d'andare dalla superiora? Si farà meglío domani mattina...

 

Sapete già quel che avete da fare. sapete già come farlo meglio, non bisogna sprecare e tempo e fiato per cose da nulla. Qualcuna può dire: non mi chiama mai, perciò gli scriverò e mi risponderà a voce. Ma può darsi che io veda che non abbiate bisogno di risposta perciò senz'altro vi restituisco la lettera. Per esempio ho la lettera di un chierico: da otto giorni è in tasca; non ha bisogno di risposta e un bel giorno gli dirò: Prendi la tua lettera. E basta. Lui voleva solo farmi sapere una cosa; sa già come deve fare, vada avanti! Queste cose fan del bene, ma fatte sinceramente, senza amor proprio...

 

S. Paolo diceva: Chi non vuol mangiare non disprezzi chi mangia. Qui lo stesso: c'è chi ne ha bisogno, perciò chi ne può far senza non disprezzi chi se ne serve, e viceversa. C'è un piccolino di là che mi vien sempre dietro; non so certe volte come faccia a sapere che sono in casa; è scrupoloso. Non ti voglio più vedere per otto giorni, gli ho detto; ma è sempre li. L'altro giorno (era venerdì) gli ho detto: Guai se domani non fai la Comunione; per gli altri è libera, per te no. - Ma la farò domenica, dopo essermi confessato. - No no, la farai domani e poi per otto giorni ti proibisco di andare dal Sig. Prefetto o dall'Assistente. Verrai solo da me. - Adesso vedrò. Quello lì si capisce che non può farne a meno, ma voi dovete avere e proseguire con quella certa tranquillità di spirito che allontana dagli scrupoli.

 

Tutto questo ve l'ho detto perché ci intendiamo sempre di più, sempre meglio... Avete capito bene? E’ questo lo spirito che voglio: gente sciolta... Così in questi giorni pensavo alla vostra salute e vi faccio correre e vi farà bene non solo al corpo, ma anche allo spirito. Noi non mangiamo per mangiare, ma per vivere. Per star bene però è necessario mangiare adagio; se non si mangia è segno che non si sta bene, quindi bisogna dirlo... Una volta pareva che mangiaste troppo, alcune così dicevano; ed ora troppo poco, o viceversa; io adesso dico: Fate come vi sentite perché non si può regolare tutti allo stesso modo. Ciascuna abbia un po' di cognizione e se si sente di mangiare mangi, non si lasci andar giù.

 

C'era un missionario che dal primo giorno dell'anno fino all'ultimo mangiava sempre lo stesso: Anche quando ho maggior appetito, diceva, non aumento la quantità del pane. E’, questo il modo per star bene: mangiare sempre lo stesso, eccetto quando non si sta bene, e mangiar sempre di tutto. Certe volte, specialmente dopo una passeggiata, si mangerebbe oves et boves [pecore e buoi]; quello non è vero appetito, è appetito morboso. Ho avvezzato i ragazzini di là a mangiare di tutto e non c'è più nulla che a loro dispiaccia, né le carote, né le ràpe; nevvero sr. Ottavia che non arrivano mai indietro i piatti pieni? All'Assistente poi domandai come li regolava pel mangiare ed egli mi rispose: Guardo che mangino adagio e che finiscano per tempo. - In comunità non si stia a guardare che cosa mangiano le altre.

 

Voglio questo spirito: ciascuno mangi quanto si sente... Il pane quotidiano il Signore sempre ve lo manderà, e se non ne avrete del bianco ne mangerete del nero o di miglio. Da quanti anni io prendo solo caffè e latte a colazione, caffè e latte con un po' di pane oppure solo, poi vado in confessionale. Da tanti anni faccio così; il Signore ha ancora pazienza di tenermi in vita e... non sono un colosso, eppure ne ho già seppelliti tanti! Quando ero ammalato il dottore mi aveva ordinato di prendere del latte; ma il latte non lo digerivo benché unito ad altre sostanze; finii per mangiare un po' di tutto e riuscii a rimettermi in salute. Alla Consolata, per esempio, si mangia sempre l'insalata anche d'inverno quando è dífficile trovarla e costa cara... Dunque, quando non si sta bene si dica alla superiora perché è superbia non dirlo.

Quest'oggi non vi ho fatto la predica, pazienza; è troppo tardi; là, vi do la benedizione...

 

 

giuseppeallamano.consolata.org