SEMPLICITÀ E ALLEGRIA

14 gennaio 1916

 

 

QUATTRO SORELLE

Non bisogna fare il muso perché è segno o che non si sta bene o che si hanno delle pene spirituali... Non ho mica niente da dirvi! là, sedetevi. Avete letto la vita di S. Francesco d'Assisi? Bisogna leggerla due o tre volte per prenderne lo spirito e praticarlo. S. Francesco non era mica un martuf [misantropo], era allegro. Ebbene?... Non so che cosa dirvi, ho troppe cose da dirvi. Vi voglio allegre. Qui bisogna star bene di anima e di corpo; qualche volta non vi vedo abbastanza allegre. Non voglio vedere gente lì gnecca [immusonita); delle volte per un po' di maluccio si è gnecchi. In questa comunità ho piacere, desidero che si conservi e si mantenga sempre più lo spirito di tranquillità, di scioltezza. Io conosco certe suore Gíuseppine e di Carità che hanno una pietà amabile, sono tranquille in se stesse e lo danno (questo spirito di tranquillità) agli altri. E’ questo lo spirito ch'io voglio. Non dire subito per una storiella: sono disposto a morire; disposto a moríre? Ah, sì! disposto a faticare, lavorare, trafficare... disposto a vivere! S. Ignazio per salvare un'anima, si fosse pur trovato. sulla soglia del Paradiso, sarebbe tornato indietro, disposto a lasciar tutto pur di salvarla. Goffi, si dispongono a morire, ma li metteremo nel paradiso dei ragazzi (e qui accenna a ciò che dissero alcuni missionari di là, cioè che erano disposti a morire). Abbiamo avuto malattie mortali e non siamo morti. Il Signore con malattia o senza malattia, quando vuole ci fa morire. Il parroco di Castelnuovo d'Asti, per esempio, morì dopo una malattia, quando già stava bene.

 

Io penso che certe volte qui dentro ci venga un po' di malinconia, ka magunnu [che qualcuno s'accori], intristisca così. Se non si sta bene si dice e bisogna dirlo; è più virtù consegnare i mali che tenerseli; è superbia non dirlo; bisogna essere sinceri e semplici. Curarsi sì, ma non lasciarsi andar giù. Certi mali non è vero che vengono da malinconia?'Se dobbiamo sopportare qualche maluccío abbiamo pazienza e poco per volta passerà... Se non si guarirà in una settimana si guarirà in un mese, due. Domandate la grazia di star bene... Per ottenere grazie, bisogna aver pazienza, non credersi di subito ottenerle. Guardate un po': quando si domandano le grazie alla Madonna di Pompei si fanno quindici sabati e sono lunghi... Fosse alla Consolata si vogliono subito le grazie!!!...

 

Qui bisogna star bene. Se fosse al Cottolengo non importa che un malato occupi un posto tanto tempo e stia a letto tanto tempo perché, via lui, il letto non rimarrà vuoto, ma verrà tosto occupato da un altro; ma qui bisogna star bene, bisogna curarsi. Ormai avete già passata la prova del fuoco, e perché correre dietro a vani timori e dire: chi sa se farò professione! e poi: Chi sa se farò professione perpetua!... Oh, per me sono un ruclò [malaticcia]. Che goffaggini! Mi piacciono quelli che stanno sempre nella volontà di Dio e la loro sicurtà l'hanno nelle mani di Dio. Si dice che le donne hanno la testa piccola, ma voi non fatevela ancor più piccola. Certe donne sì che erano virili: una S. Paola, una S. Teresa, una S. Francesca di Chantal, per esempio. Io ho bisogno delle genti ka portu le braie [persone che portano i pantaloni], non di quelle che sembrano delle Avemaria infilsà [mammamial. Ci son delle donne delle quali si dice ka portu le braie...

 

I piccolini lo sanno che se li vedo colla testa bassa vado a tirargliela su. Bisogna avere lo spirito nostro; se foste Cappuccine non vi lascereste vedere... S. Giovanni il Silenziario stette quarant'anni senza parlare... lo non voglio questo; se qualcuna desiderasse questo la metterei fuori. In ricreazione dovete essere tutte in moto e parlare con delicatezza, educazione...

 

Nelle comunità c'è tanto pericolo che si manchi di semplicità. Se si ha appetito si mangi e non fare la smorfiosa perché ci spingano a mangiare o per far vedere che siamo di piccolo pasto... Spero che ciò non lo farete; bisogna essere lindi, non far niente di nascosto; quel che si fa, pensando che Dio ci vede, compierlo come si farebbe in pubblico. Mi ha fatto tanto piacere il vedere un giorno i chierici ed i giovani di là, passare davanti a diverse pagnotte, portate a casa da Rivoli e poste sopra il davanzale di una finestra, senza rivolgere neppure un'occhiata a quel pane. Ai giovani poi talvolta domando: Avete fatto merenda? e tutti? - Alcuni mi rispondono che hanno mangiato solo mezza pagnotta, altri che l'hanno mangiata tutta ecc. Anche a loro ho fatto l'istruzione sulla povertà ed essi, poverini, spontaneamente senza che nessuno loro dicesse nulla, avevano già raccolte diverse firme, diverse adesioni per chiedere di non mangiare più merenda. Va bene questo - ho fatto dire dall'Assistente - ma intanto mangerete la pagnotta per ubbidienza.

 

Quel che si fa, niente di nascosto... Sentite voi più giovani (si rivolge alle suore meno anziane e alle postulanti) qui dentro non c'è questo spirito (cioè mancanza di semplicità). Non tenerci mai il malumore addosso. Bisogna svincolarsi da quei giorni, da quelle ore nere e procurare di essere sempre uguali a noi stessi.

Ho ricevuto lettere dall'Africa. Tante volte desidererei essere laggiù. E’ vero che hanno Monsignore e la superiora... Ma possibile? qualche volta a s'en trapu nt' un ciò [inciampano in un chiodo]!... Ho scritto un po' secco a due o tre suore. Ad una ho detto: Ci vuol più spirito religioso; c'è un po' di dissipazione, di grossolanità; le parole non son tanto vagliate... E ad un'altra: C'è un po' di pigrizia... - Le mie parole le ho velate con zucchero, ma sono buono a dire le cose... Tante volte sono minuzie e la mia lettera non farà che scoprire cose ormai passate; ma io sono l'uomo della paura e perciò penso sempre peggio. S. Francesco di Sales diceva che chi è a capo di qualche cosa bisogna che pensi male; ed io penso sempre male di voi...

 

Ci vuol semplicità; se qualcuna andasse dalla superiora e le dicesse: Ho bisogno di un pollo; ebbene glielo darebbe. Ma se cercasse di mangiarlo di nascosto, e se non è un pollo, qualsiasi altra cosa, sarebbe un'azione abbietta, sarebbe una viltà. Dico cose che non son mai avvenute perché non avvengano. Ho vissuto nel mondo e in comunità:" non' mi stupisco che succedano certe minuzie, ma mi stupisco che durino.

 

Tante persone dicono: lo perdono, ma non dimentico. Chi non dimentica non perdona bene; non perdona per amor di Dio. Qui dentro possono capitare certe minuzie come gelosie, antipatie... Certe volte si dice: Quella lì mi è simpatica, quell'altra non posso sentirla parlare, la sua voce mi dà ai nervi... Ah sì? non puoi sentirla parlare? ebbene ascoltala, ascoltala finché vinci la ripugnanza, come San Francesco Zaverio il quale per vincere la ripugnanza di vedere e cu- rare piaghe, ne leccò una lentamente, lentamente. Vi dico un po' di tutto; bisogna vincerle queste ripugnanze.

 

Stamattina venne a trovarmi un prete e mi disse che nella sua comunità non veniva più nessuno, ed avevano un solo postulante. Come va? domandai, ci sarà qualche tarlo. - Sì, mi rispose, ci manca la carità. - Non mi è nuovo questo, aggiunsi io, lo sapevo già da altri; e come l'ho saputo io, così l'avranno saputo molte altre persone. Ora, chi vuole andare a ficcarsi lì dentro? Mettetevi in regola, date buon odore di santità ed attirerete la gente. Certamente una persona di buon spirito va dove c'è osservanza.

 

Alla Consolata una volta c'erano i Cistercensi ma, causa il loro poco buon spirito, non sussistettero. Vi ricordo pure il Convento di Chieri chiamato della Pace, entro al quale abitavano solo pochi frati, forse tre, che non sapevano andar d'accordo, perciò uno viveva in un angolo, un altro in un altro angolo della casa. Nei monasteri di poca osservanza, chi c'è scappi, e chi non c'è non vi entri... il portone è aperto. Se c'è spirito buono, carità, bene; se non c'è questo spirito il monastero deve essere messo giù. Quei piccoli capricci, quelle voglie, bisogna vincerle, perché dopo diventano grosse... Se non si vincono quelle cosette, quelle boie [mezzi bisogni], capita che quando si è poi anziane si hanno dei bisogni finti, e così invece di dar buon esempio... Ricordatevi di quel convento dove si facevano dodici minestre diverse... di quella suora che non digeriva altro che semola al latte... « Fosse paciarina [farinata) al latte, o riso al latte lo digerireste? » le domandai...

 

 

Non voglio che abbiate soggezione; se avete bisogno di mangiare, mangiate; non lasciate di mangiare per farvi vedere mortificate. S. Ignazio il mercoledì santo, una volta giorno di stretta vigilia, per ordine del dottore mangiò carne.

Voglio vedervi con ilarità.

 

(Qui prende occasione dal contegno tenuto da due sorelle per via e incontrate dal nostro Ven.mo Padre, per parlarci del contegno religioso).

La nostra personalità vale pure qualcosa. (Fa notare alle due suore che camminavano colla testa troppo bassa) A smiavu due fulatunne [sembravano due sciocche]. Bisogna andare per via tranquillamente, essere sciolte; non dico mancare di modestia, ma la nostra personalità religiosa vale anche qualcosa. Non essere tante avemaria infilsà; andare avanti con semplicità. I bambini vanno avanti e non vedono mai niente. La colomba, zac!, si tuffa nell'acqua sporca e si rialza candida come prima. Voglio questo in questa comunità: spirito limpido, netto, chiaro; andare avanti con semplicità; quel che c'è dentro ci sia fuori. Non scrupolose, andar tranquillamente, guardare e non fissare. Si dice: Tanti pericoli, tanti pericoli! I pericoli ci sono per chi va a cercarli. Non posso mica chiudermi gli occhi!... E poi i moretti d'Africa non sono vestiti come i ragazzini di qui...

 

Dio mi vede; tutto quel che si fa operarlo per piacere al Signore... Quel che si fa in privato, sia compiuto in modo da poterlo fare in pubblico. Quando ero in seminario vedevo tante cose, ma non sempre le correggevo subito. Aspettavo, e quando quel chierico non pensava quasi più a quanto aveva fatto, allora glielo dicevo. Finirono poi col dire: Qui, in questo seminario è inutile che ne facciamo qualcuna, non si può farla franca. - Così all'Assistente dei giovani dico di star sempre con loro, ma che la sua presenza s'imponga dolcemente, sì che questi ragazzi s'avvezzino alla presenza di Dio. Voi non siete mica più ragazzine, dovete agire per far piacere al Signore, e far bene, con attività... Se so d'essere un po' mosia [fiacca, svoglíata), procurerò di esser più attiva... Non bisogna far le cose da sbadati; così quando si prende un bicchiere in mano, si segue con l'occhio finché sia al posto dove si deve mettere; e non guardare di qua e di là, o pensare ad altro; facendo in questo modo si evitano tante rotture. Questo lo raccomando pure alla Consolata (Convitto). Qualche volta mi capita di trovare in tavola una bottiglia screpolata, allora domando: Chi ha fatto questo? - Le suore della cucina, mi rispondono. Se a sua volta interrogo le suore, non sono loro... e tutto ciò? Perché non si mette abbastanza attenzione.

 

Ieri sera andai a prendere la benedizione. Il celebrante era un giovane sacerdote il quale intonò il Tantum Ergo con un tono che non andava'e lo cantò senza far le pause giuste. Ai sacerdoti della sacrestia domandai: Ma non l'avete ancora corretto? - a lui poi feci l'osservazione, ed egli soggiunse: Mi è scappato. - Va bene, risposi, ma dopo tanto tempo... bisogna fare attenzione... In chiesa ci sono tanti avvocati, ingegneri che conoscono bene il latino e notano subito quelle pause non fatte a posto...

 

SR. EMILIA TEMPO

Non bisogna fare il muso perché o è segno che non si sta bene, o che si hanno delle pene spirituali.

S. Francesco d'Assisi non era un martuf, era allegro; anche voi vi voglio allegre. Qui bisogna star bene di anima e di corpo; qualche volta non vi vedo abbastanza allegre. Non voglio veder lì gente gnecca; per un po' dimaluccio subito gnech.

 

In questa comunità ho piacere che sempre si conservi e mantenga lo spirito di tranquillità, di scioltezza. Conosco certe suore Giuseppine e di Carità che hanno una pietà amabile; sono tranquille in se stesse e comunicano il loro spirito anche agli altri. E’, questo lo spirito che io voglio. Non subito dire per delle storielle: Sono disposta a morire. Disposta a moríre? Ah, sì? Disposta a faticare, lavorare, trafficare; disposta a vivere. Goffi... van messi nel paradiso dei ragazzi.

 

Io penso che qualche volta qui ci sia un po' di malinconia, ca magunnu. Se non si sta bene si deve dire; è più superbia non dirlo che dirlo; bisogna essere sinceri e semplici. Curarsi sì, ma non lasciarsi andar giù. Certi mali non è vero che vengono da malinconia? Domandate la grazia di star bene. Qui bisogna star bene; se fosse al Cottolengo non importa che un letto sia occupato per tanto o per poco, ma qui no; bisogna star bene e curarsi. Ormai avete già passata la prova del fuoco, e perché perdersi dietro a vani timori e dire: chissà se farò professione? chissà se farò quella perpetua? Oh, per me sono solo un ruclò... Che goffaggini. Mi piacciono quelli che stan sempre nella volontà di Dio e la loro sicurtà l'hanno nelle sue mani. Si dice che le donne hanno la testa piccola, ma voi non fatevela ancor più piccola; certe donne sì che erano virili. Io ho bisogno della gente che portu le braie, non di quelle che sembrano delle avemarie infilsà; non andare con la testa bassa.

 

Nelle comunità c'è tanto pericolo che si manchi di semplicità. Se si ha appetito si mangi e non fare la smorfiosa perché ci spingano a mangiare, per far vedere che siamo di piccolo pasto. Spero che non succeda, ma... bisogna essere lindi, non far niente di nascosto; quel che si fa (pensando che Dio ci vede) compierlo come si farebbe in pubblico. Quel che si fa, niente di nascosto... Qui non c'è quello spirito.

 

Non tenerci mai il malumore addosso; svincolarsi da quelle ore e procurare di essere sempre uguali a se stessi. In Africa... tante volte desidererei essere là... C'è, è vero, Monsignore, la Superiora, ma certe volte, possibile? s'entrapu ant'un ciò. Ci vuol semplicità. Ho vissuto nel mondo e in Comunità. Non mi stupisco che succedano certe minuzie, ma mi stupisco che durino.

« lo perdono ma non dimentico ». Chi non dimentica non perdona bene, non perdona per amor di Dio. Possono capitare certe minuzie, certe antipatie... Quella lì mi è simpatica, quell'altra non posso sentirla parlare, mi dà sui nervi... Ah sì? non puoi sentirla parlare? Ebbene ascoltala finché avrai vinta la ripugnanza; come S. Francesco Zaverío per la piaga. Vi dico un po' di tutto: bisogna vincere queste ripugnanze.

Ci vuol carità. Bisogna dare buon odore di santità e si attirerà la gente. Nei monasteri di poca osservanza chi c'è scappi e chi non c'è non entri. Se c'è buon spirito, carità, va bene; se no va messo giù.

Quei piccoli capricci, quelle voglie, bisogna vincerle, perché dopo diventano grosse. Se non si vincono quelle cosette, quelle boie, capita che quando si è poi anziani si hanno dei bisogni finti, e così invece di dar buon esempio... Ricordateví di quel monastero dove si facevano dodici minestre.

Non voglio che abbiate soggezione; se avete bisogno di mangiare, mangiate; non lasciate per farvi vedere mortificate. Voglio vedervi con ilarità.

 

(Qui dice a me e ad un'altra sorella di averci incontrate per istrada colla testa bassa; e parla del contegno religioso) La nostra personalità vale pure qualcosa. A smiavu due fulatunne, l'avrìa quasi daie due sgiaf [sembravano due sciocche; quasi avrei loro dato due schiaffi). Bisogna andar per via tranquffiamente, sciolte; non dico mancare di modestia, ma non avemarie infilsà. Andare con semplicità. I bambini vanno avanti e non vedono mai niente. La colomba, zach, si tuffa nell'acqua sporca e si rialza candida come prima.

Spirito findo, netto, chiaro, semplicità; quel che c'è dentro che sia fuori. Non scrupolose; guardare e non fissare. I pericoli ci sono per chi va a cercarli. Non si può mica chiudere gli occhi; e i moretti in Affica? non son mica vestiti come qui!...

giuseppeallamano.consolata.org