PELLEGRINAGGIO ALL'URNA DEL BEATO G. B. COTTOLENGO

31 luglio 1917

 

[Nel Diario spedito in Africa viene narrato il pellegrinaggio, con la nota: Sul Bollettino di settembre troveranno riferito il piccolo discorso tenuto dal nostro Ven.mo Padre].

 

DAL BOLLETTINO «LA CONSOLATA», settembre 1917, p. 125

[... ] Accennato alla profonda soddisfazione con cui l'Istituto si associava, plaudendo, al giubileo generale, al santo entusiasmo suscitato dalla Beatificazione del Cottolengo, passò a dire dei peculiari motivi e scopi, che lo avevano quel mattino guidato con i suoi figli spirituali a venerare la salma benedetta.

In primo luogo un gradito dovere di riconoscenza e di rappresentanza. Riconoscenza per un prezioso aiuto che dalla Piccola Casa ebbe l'Istituto fin dal primo impianto delle sue Missioni. Il quarto successore del Cottolengo, di ciò richiesto, concedeva a coadiutrici dei nostri primi missionari andati in Africa, un gruppo di Suore Vincenzine, le quali mirabilmente li aiutarono a vincere le enormi difficoltà degli inizi d'evangelizzazione in paese inesplorato e selvaggio; e, seguite poi da altre squadre compirono e tuttodì, in unione alle nostre Missionarie compiono un lavoro apostolico, di cui solo Iddio conosce tutto il modesto eroismo e tutta l'efficacia per la conversione dei poveri pagani. « E come attestato, soggiunge, della mia riconoscenza per le tante benemerenze delle Vincenzine Missionarie avevo da tempo deliberato, e tutto era già predisposto, perché una rappresentanza di esse venisse dall'Africa ad assistere in Roma alla Beatificazione del loro venerato Padre; ma le terribili insidie che la guerra semina sulle vie del mare sconsigliarono di esporle a tanto pericolo. A supplirle pertanto in qualche modo nel nobile e pietoso ufficio siam oggi venuti noi, fortunati di farci interpreti dei sentimenti di divozione e di venerazione che esse avrebbero effuso davanti alle reliquie glorificate del loro Beato Fondatore ».

 

Altra ragione secondaria e spinta al nostro pellegrinaggio, aggiunge egli, essere stato un suo antico soave ricordo, da cui gli si è destato in cuore un nuovo desiderio. Nei giorni in cui doveva prendere la definitiva decisione per fondare l'Istituto, sebbene il suo progetto già avesse avuto ineccepibili incoraggiamenti, pure egli era ancora in certi 'momenti turbato da quelle assillanti perplessità ed ansie, che sempre persistono quando si tratta di decisioni di grande impor- tanza e conseguenza. In tali interiori agitazioni se ne venne un dì alla tomba del Venerabile Cottolengo, raccomandandosi al suo patrocinio per essere sempre meglio illuminato sulla volontà di Dio. Nell'atto stesso della preghiera sentì in cuore un vivissimo conforto: una pace, una luce completa si diffusero nel suo spirito; per cui, dissipato ogni dubbio e vinta ogni titubanza, si pose senz'altro animosamente all'opera.

 

Oggi che il Venerabile di quel giorno è stato esaltato alla gloria dei santi, non sarà augurio e pegno di celestiali incrementi all'Istituto l'invocarne un'altra benedizione? Una benedizione che attiri su tutti i membri di esso elette grazie: quella in ispecie di poter seguire gli esempi dal Cottolengo lasciati di fede inconcussa, di perfetto abbandono nella Divina Provvidenza, di ardente amor di Dio; fonte prima di quella veramente cristiana dedizione al prossimo, di cui fu divisa verace il Charitas Christi urget nos? Virtù che se utili e, in certo grado, a tutti necessarie. più assai- lo sono a formare un missionario degno della sua vocazione.

giuseppeallamano.consolata.org