PRATICA DELLA CARITA FRATERNA

16 marzo 1917 - (Professe)

 

XII. 39-40

 

Tutte le sorelle pensino che ciascuna avrebbe motivo di essere ammonita e corretta se fossero intimamente conosciuti i suoi molti difetti.

La preziosa adunanza avrà luogo ogni otto o quindici giorni, preferibilmente il Venerdì, in luogo appartato, e presieduta dal Padre Superiore o dalla Superiora, e v'interverranno le sole Suore professe. Si recita alternativamente il Veni Creator colle giaculatorie: 0 Gesù cosi mansueto ecc. - SS. Vergine della Consolata. Si fa l'esame per qualche minuto. Chi presiede inviti la avvisatrice una dopo l'altra, dicano, nominando solamente i nomi delle sorelle se dal superiore viene chiesto. Quelle che si riconoscono indicate o colpevoli del difetto s'inginoccS. Francesco di Sales nelle Costituzioni per le Suore della Visitazione, al N. XXV scrive: « Perché il costume porta che non solo le

sorveglianti, ma anche le altre sorelle avvisino nel refettorio dopo il rendimento di grazie dei falli ch'esse avranno notati, lo che giova mirabilmente, sarà questo inviolabilmente osservato, come anche quello di dire le colpe, e di fare le mortificazioní avanti il Benedicite ». Dalle quali parole si deducono tre pratiche: Pratica delle colpe - che voi fate in Cappella - Pratica delle mortificazioni che si usa in Refettorio, - e Pratica della carità fraterna, che si fa in speciale adunanza delle sole professe. Parliamo ora solamente di quest'ultima: Prat. di C.tà Fr.a.

S. Francesco dice tale pratica essere già in uso presso le Suore della Visitazione prima che egli la prescrivesse nelle Costituzioni; e soggiunge che giova mirabilmente, perciò prescrive che sia inviolabilmente osservata.

Ma perché riesca bene e di vero profitto sono necessarie alcune cautele da tenersi ben a mente e da osservarsi prima - nel mentre - e dopo l'adunanza, da chi fa gli avvisi, da chi li riceve e da tutte.

 

l. Prima dell'adunanza tutte ravvivino la fede, pensando di essere alla presenza di Dio, che si trova tra loro congregate; si purifichi l'intenzione di cercare unicamente il maggior bene della Comunità e delle care sorelle.

Nel mentre si vinca con fortezza la naturale ritrosia all'umiliazione, e si ecciti il desiderio di essere nel numero delle avvisate e corrette.

Dopo l'adunanza non pensino più a quanto fu detto se non per praticarne le correzioni e le ammonizioni, come fatte a tutte. Si rigetti come tentazione il ricordo individuale; ed è proibito severamente di parlarne, con punizione di domandarne perdono alla Superiora e di confessarsene rea nella prima seguente adunanza.

2. Le sorelle avvisatrici nell'esame della Comunità e delle mancanze delle sorelle pensino prima ai propri difetti e con vera confusione facciano l'esame delle sorelle, non mosse da ínvidiuzze o da altre passioni. Non devono dire i piccoli difetti non abituali o già emendati (S. Franc.), ma le deficienze generati della Comunità e le abituali delle sorelle perché pensino ad emendarsene. Prima espongano alla Superiora ciò che intendono dire.

 

Le ammonite stiano pronte a ricevere con molta superiorità di spirito le correzioni; cosa certamente molto sensibile all'amor proprio, specialmente se nominate a giudizio della Superiora, non dando luogo ai risentimenti della natura, né ad abbattimenti di cuore. Dice la Chantal: « Le figlie della Visitazione più vengono umiliate e più si umiliano ».hino domandando perdono e ricevendone la penitenza, Chi presiede farà le debite osservazioni per l'emendazione.

Infine,si recita il De profundis in comune colle braccia in croce, quindi baciata terra ognuna si ritira in silenzio e santa compunzione.

 

 

SR. FERDINANDA GATTI

(Dopo la recita del Veni Sancte) Forse vi ho radunate una volta sola, l'anno scorso, con promessa di radunarvi altre volte. Almeno questa volta che ricominci queste adunanze cordiali! Qualche volta posso venire... altre no; ci sarà... (fa segno colla mano alla superiora).

In generale le cose dette in laboratorio hanno un valore (dice « in laboratorio » perché ivi abitualmente tiene le conferenze settimanali a tutta la comunità). Altro si dice alle postulanti, altro alle novizie, altro alle professe: le cose dette alle professe hanno un altro valore. Soprattutto con le professe, avendo maggiore spirito, essendo più fondate, ci sono esigenze maggiori. M'immagino che dovete essere bramose di maggior perfezione, come credo lo siate tutte.

 

L'Imitazione dice: Molti contano gli anni della loro conversione, ma per lo più è scarso il frutto dell'emendazione. - Quindi è che chi non va avanti va indietro. L'importante è che noi ci scuotiamo più delle altre.

Fra le pratiche cui S. Francesco di Sales dava tanta importanza è quella delle adunanze delle professe. Al n° XXV delle Costituzioni dice: « Perché il costume porta che non solo le sorveglianti, ma anche le altre sorelle avvisino nel refettorio, dopo il rendimento di grazie, dei falli ch'esse avranno notato, lo che giova mirabilmente, sarà questo inviolabilmente osservato, come anche quello di dire le colpe e di fare le mortificazioni avanti il Benedicite ».

Vi sono da notare tre pratiche: l° umiltà, mortificazione in refettorio; 2° quella delle colpe che si fa in chiesa; 3° un'altra pratica particolare che comprende le due cose di umiltà e carità fraterna; cioè gli avvertimenti che le suore danno le une alle altre. Credete che questa pratica fa un gran bene, non solo per gli individui, ma per la comunità. I superiori non sempre possono arrivare a tutto; molte cose non arrivano fino ai superiori; le cose, ai superiori, a volte arrivano dopo.

 

S. Francesco di Sales dice che sia inviolabilmente osservata. Ecco; certamente costa, sia a chi la deve fare, sia a chi la deve sentire, ma vedete, senza questo non si arriverà mai alla perfezione.

In altre comunità si santificano con digiuni, penitenze, ma tutti i nostri mezzi di perfezione consistono negli spirituali e specialmente nello schiacciare l'amor proprio. Tutti abbiamo superbia e queste pratiche servono a vincere l'amor proprio.

Faccio osservare alcune cosette:

 

Chi fa questa carità di avvisare deve farlo con retta intenzione, che non c'entri niente di malignità, di antipatia, puramente per amore della sorella. Vi sono di quelle che vedono sempre i difetti degli altri e mai i propri ... ; ciò non toglie che, benché più difettosa della sorella, dica quell'abitudine, ciò che vede in lei. Non credersi superiori perché non ho quel difetto... ne avrò altri e forse anche quello lì che io non vedo. Quello che fa lo faccia con carità, e poi deve sentirne vergogna pensando che è piena di difetti e va a farli osservare alle altre!

In generale si dice della comunità. In quanto al nome dell'individuo, non si dice. Non si tratta di quelle cosette che uno emenda subito, si fa per quelle che abitualmente fanno sempre le stesse cose. Qui non c'è mai questione di peccato, ma di mancanze esterne. Questo deve fare colui che si prefigge di fare questa carità.

 

Chi la riceve, deve riceverla con molta superiorità di spirito, non badando alla natura. Certo, costa... è naturale... Che cos'è la virtù? E’ vincere la natura. Ma la parte superiore sia contenta che si schiacci l'amor proprio. Verrà il tempo che le desidereremo. Non ci faremo sante se non saremo umili; non saremo umili se non ameremo le umiliazioni. Le Suore della Chantal andavano a gara per umiliarsi. Costi o non costi, voglio farmi santa ad ogni costo.

 

E non venire collo spavento; bisogna che vinciamo lo spavento di essere estratti (a sorte); non è mica lo spavento come andare all'esame! Va bene, ne risentirà l'amor proprio, ma felici di riceverlo. Solo in principio costa; dopo una vorrebbe sempre essere chiamata, perché l'amore alla virtù aumenta. S. Gregorio dice: « Mentre nelle cose materiali si perde l'appetito mangiando, qui (nelle cose spirituali) aumenta ». Si diceva: Le figlie della Chantal, più vengono umi- líate e più si umiliano.

 

In generale, pensino le altre che avrebbero molte altre cose, e dicano: Se la mia compagna ha fatto questo, ed io? Abbiamo tutti una tale dose di difetti che saremmo tutti lebbrosi.

Terminate queste adunanze bisogna fare un silenzio assoluto e nemmeno pensarci; bisogna cacciarlo (il pensiero) come le più cattive tentazioni. Non so se l'ho già raccontato (è un fatto notato già in altro sunto di conferenza, ove dice che i Filippini a fin di pranzo fanno un caso di morale; i Lazzaristi vollero imitarli e ne risultò con- fusione poiché il caso diveniva argomento di ricreazione ecc. Allora essi domandarono ai Filippini come mai tale pratica riuscisse loro così bene, ed ebbero per risposta che erano proibiti di parlare del caso finito il pranzo. Dopo aver narrato il fatto:)

 

Una riceve un'osservazione: viene naturale un pochino il pensarci e sentirne un po' di risentimento, ma bisogna convertire quello col dire un'Ave Maria per chi ha fatta la carità: altrimenti sta in fondo al cuore e la carità resta in scompiglio.

Voi siete intimamente persuase e desiderose di perfezione, quindi non più pensarci, e lo manderete via come una brutta tentazione ed in contrario farete un atto di virtù per quella suora. Per l'accusa, qualcuna chiede prima, o viene estratta, e poi si presenta in comunità.

(Si recita il Veni Creator).

 

Così si fa alla Visitazione e fa tanto del bene. Riescirà bene; facciamolo proprio con questo spirito. In Africa la fanno anche, quando sr. Margherita può radunarle; perché avremmo a lasciarla noi? Una pratica che, ben fatta, servirà molto anche a noi.

 

Questa pratica dovrebbe farsi in una semi-cappella. Di là (dai missionari) si aveva una semi-cappella; adesso si fa in chiesa perché non c'è più posto. Prima, chi vuole far l'accusa volontariamente deve andarlo a dire al sig. Prefetto (s'intende dei missionari) il quale insegna il modo di dirlo. Quando non c'è nessuno si preparano i biglietti e ciascuna pensi di essere la prediletta a venire estratta.

(Una suora si alza e fa l'accusa). Il nostro Ven.mo Padre tiene gli occhi bassi e ascolta; quando la suora ha finito di parlare, dice:) Ecco: due volte baciare la terra. Eh!... e questo servirà a metterci a posto.

(Dopo l'accusa di un'altra) Guarderemo di emendarci; buona volontà. Dirai un'Ave Maria.

 

(Una terza sorella viene a far l'accusa. Dopo di essersi accusata di tre mancanze sta per continuare, ma il nostro Ven.mo Padre:) Basta; dite sempre solo due, non più di tre cose. Adesso domanda perdono al Signore e tre Gloria Patri. Basta.

 

(Segue la correzione fraterna. Una sorella nota che alcune consumano troppo sapone nel lavare, in lavanderia) Ciascuna esamini se per il passato od il presente ha fatto così. Della roba in comunità non si fa abbastanza attenzione. Attenzione di non fare apposta. Ciascuna stia attenta ad avvertire privatamente una, due, tre volte e poi lo dica in comunità.

(Viene notato che si studia in due) Questo no. L'ho visto io, e stiamo attente che non si faccia più. Adesso basta.

Il Signore ne caverà del bene. Si dicono prima cose chiare, precise; si va al midollo delle cose. Non basta dire: « Ho mancato », ma la cagione della mancanza. Così- « Ho mancato al silenzio per sventatezza, per amor proprio ecc. ». Certo, l'accusa più si fa, più si farebbe.

(Si recita il De profundis, si bacia terra, e l'adunanza è finita).

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org