IMPORTANZA DELLE PICCOLE COSE

25 febbraio 1917

 

XII. 37-38

Oggi la S. Chiesa ci rivolge la parola di S. Paolo: Exhortarnur vos, ne in vàcuurn gratiam Dei recipiatis... Applico l'esortazione a voi che avete ricevuto la grazia di entrare in questa casa, chiamati da Dio alla grazia della Religione e dell'Apostolato: non ricevete invano la grazia, con non corrispondervi o rispondervi poco. - Sovente davanti a Dio faccio questo esame: L'Istituto procede bene, - secondo la certa volontà di Dio che lo volle; - produrrà tutto il frutto di santificazione dei suoi membri e delle anime degli infedeli, fini unici della sua fondazione? Pare che il Signore mi risponda sì e no. Si perché in tutti c'è l'intenzione di farvi religiosi-missionari, e perciò a questo fine studiate e praticate gli esercizi di pietà ed attendete all'osservanza delle S. Regole. No, perché mentre molti realmente e praticamente usano toto animo i mezzi che qui si trovano per farsi santi e dotti, alcuni non si danno intíeramente e con generosità e costanza per divenire tali. Non vivono dello spirito dell'Istituto, e camminano come in qualsiasi Comunità. Tutti fate le stesse cose, ma non tutti alto stesso modo.

 

Che ne riuscirà? I primi si faranno santi religiosi, santi missionari, gli altri perderanno la vocazione divina e porteranno nel secolo il rimorso perpetuo della loro infedeltà alla grazia di Dio. Oppure resteranno a male proprio e della Comunità, per cui non godranno la pace che si trova a servire Dio con generosità e perfezione; saranno colle loro tiepidezze di scandalo ai compagni, e faranno scadere lo spirito nell'Istituto. La storia delle fondazioni religiose è là ad insegnarcelo; e purtroppo per molte non può neppure applicarsi il detto della S. Chiesa sui Cisterciensi, che la regola di S. Bernardo diu viguit. Che terribile responsabilità per costoro al Tribunale di Dio e davanti alla S. Chiesa, che nell'approvarle intese la stabilità dello spirito. Noi siamo come in principio, e poniamoci coi generosi primi...

Non intendo stasera di atterrirvi, sebbene potrei ripetere con San Agostino: terrítus terreo. Penetrato dalla responsabilità mia devo scuotere tutti e mettervi in perfetta regola per proprio bene e per amore dell'istituzione.

Per ottenere intento io non vi parlo di delitti che succedano qui, ma dell'inosservanza di cose piccole. Questo è il vero motivo di ciò che vi. dissi. S. Bernardo: a minimis incípiunt, qui in maxíma proruunt. La dissoluzione del vero spirito delle Religioni viene dal fare poco caso delle piccole colpe e dal non stimare abbastanza i minimi atti di virtù (Hamon III p. 112).

 

Lo Spirito Santo nell'Ecclesíastico ci avverte: Declina a malo et fac bonum. 1) Voi conoscete la natura ed i gravi effetti del peccato veniale, che offendendo Dio è un male infinito, superiore a tutti i mali di questa terra e dell'altra vita; che raffredda l'amicizia di Dio, diminuisce la sua grazia e dispone al peccato mortale. E sarà da non farne caso come purtroppo succede? Non dovremmo invece sentirne orrore? Veniamo alla pratica. Una piccola bugia volontaria, e più l'abitudine non ritrattata di non parlare preciso; le distrazioni volontarie nella preghiera; le mancanze di carità fraterna e certe ripugnanze avvertite ai difetti morali o fisici dei compagni: i piccoli attacchi contro la povertà e la mortificazione nel cibo, vestito o roba della casa o di altri; le mancanze di rispetto e d'ubbidienza esterna o solo interna ai superiori, ed i sussurroni che sono la peste delle comunità. Non parlo di tutti gli altri peccati, es. di superbia, invidia e contro la santa castità... Quante illusioni, dice l'Hamon, non ci facciamo su questa materia!

 

Né dobbiamo fermarci qui: declina a malo, anche piccolo, ma procediamo al fac bonum, pure piccolo. Stimare i piccoli atti di virtù. Delle cose grandi di rado viene l'occasione, es. la Chantal. Se non ci facciamo l'abitudine di ben operare colle piccole cose, all'occasione non faremo le grandi, es. Davide che usum non habeo. E poi a noi Dio non comanda per ora cose grandi, come discipline, digiuni, ma si contenta di piccoli sacrifizi, e vergogna per noi se non siamo generosi.

Veniamo alla pratica. I piccoli permessi chiesti sempre; eseguire con precisione e senza osservazioni le obbedienze; non egoismo nel fare con paura di far troppo, più degli altri e ciò dovrebbe far altri; attenzione affettuosa alle robe della Comunità e finir bene i lavori, ecc.

Conchiudiamo con un buon proponimento di farci santi, e quindi di nulla tralasciare di male e di bene per riuscirvi. Dice lo Sp. S. nel- l'Ecclesiastico: Qui timet Deum, nihil negligit. Ci infervori Iddio colla Sua Grazia.

(V. Hamon, vol. III, p. 122 - Conf. quad. VI, p. 15).

 

VI. 15

Settembre 1910 - Lettura della lettera di Mons. Perlo alle Suore Missionarie. Facciamo gran conto delle piccole cose:

1) ci aiutano a fare gli abiti buoni, cbe ex repetitis actibus comparantur. Davide: usum non habeo.

  1. Se non si osservano le cose piccole, neppure osserveremo le grandi. - 3) Dio non ci comanda digiuni, cilicii, ma cose piccole. - 4) Ma farli qui e non colla mente vagheggiare grandi sacrifizii nelle Missioni; se ora non vinciamo piccole ripugnanze ecc. S. Giovanni Berchmans: Vita communis juge martyrium (V. P. Bruno: Conf. p. 263).

 

 

QUATTRO SORELLE

(Il nostro Ven.mo Padre ci guarda tutte, e poi:) Nessuna malata? Vi voglio veder tutte. (Ne scorge una con gli occhiali) Li porti sempre gli occhiali? (Solo qualche volta, risponde la suora). Gli occhiali danno un'aria falsa, falsificano la fisionomia. Vi era una comunità nella quale tutte avevano gli occhiali... E’ anche una malattia che attacca quella degli occhiali!...

 

(Trae di tasca un plico di lettere) Vi porto delle lettere dall'Africa. Vi sono due lettere di P. Ciravegna da Nairobi, dove si parla delle suore. (Legge un bel tratto delle due lettere) Che cosa c'è da aggiungere? Che bisogna studiare... l'inglese. Bisogna fissare il tempo per parlare e l'inglese e il francese. E chi imparerà l'inglese, imparerà poi il kiswahili... Se non sapete l'inglese sfuggirete poi gli Inglesi; (nella lettera P. Ciravegna racconta di un battesimo dato ad un lebbroso, e della stretta di mano ricevuta dal medesimo) Vedete, quel Padre, per non disgustare quell'uomo, si lasciò stringere la mano... Ah! per arrivare a tanto bisogna esercitarsi qui a vincere le ripugnanze. Chi non si vince qui di queste cose, non si vincerà poi laggiù. Sarà il nostro un atto primo primo, ma intanto, l'effetto cattivo sarà già stato dato...

 

Nell'Epistola di quest'oggi si legge: Fratelli, vi esortiamo vivamente che non riceviate invano la grazia di Dio. In comunità tutti hanno buona intenzione, tutti vogliono farsi missionari, tutti vanno in chiesa, a pranzo... e come va che alcuni si santificano, vengono grandi apostoli, grandi santi; altri sono così così?... Ecco: la stessa cosa avviene per il cibo: ad una persona sana fa bene quel che prende, ad una persona malaticcia lo stesso cibo fa male... In questa santa casa, grazie a Dio buona volontà c'è, ma non ci sarà qualcuna che andrà avanti così... mentre le altre andranno avanti felici, con gioia? Nelle Comunità vi son di quelle che hanno sempre le stesse cose; non son soddisfatte di sé, restano lì... insomma son quelle che fanno andar male le comunità. Si cade in cose piccole, non si fa attenzione...

 

Sapete quante specie di piccole cose ci sono? due: le cose piccole buone e le cose piccole cattive. Lasciamo il peccato mortale. veniamo ai veniali... Si fa abbastanza caso, per esempio, d'una piccola bugia? Dire apposta una cosa contraria a quel che pensiamo è peccato veniale; eppure ci son di quelle, in comunità, che la dicono, mentre non si potrebbe dire neppure per liberare tutto il Purgatorio. Il peccato veniale è il maggior male che ci sia dopo il peccato mortale. E noi, col pensiero di cancellarlo con un po' d'acqua benedetta!... In una comunità, guardate com'è brutto nel vedere quella suora che non dice la verità... come guasta quel carattere ambiguo... incerto... è brutto... bisogna toglierlo. Poi, certi dissapori, certe invidiuzze ecc. sono cose piccole, ma bisogna far loro la guerra... Si può cadere improvvisamente, ma bisogna che ci sia la volontà di essere retti; se non c'è, è cosa seria.

 

La distrazione apposta è peccato veniale...

Vi è certa gente, sussurrone, che mettono male tra compagne e compagne ... ; che mestiere ingrato, da mettere a livello di colui che taglia la testa!... Sono la peste delle comunità! mettono le discordie... e chi avesse quest'abitudine se ne emendi... Poi, attacco al cibo, al vestito, poi... mancanza di prontezza nell'obbedienza... mancanze nel prender male le osservazioni. Queste cose piccole non sono tali in comunità... siano riguardo all'obbedienza, che alla povertà (virtù delicata), e alla castità (virtù delicatissima).

 

Dunque, osservare le cose piccole, perché siamo tenute alla perfezione. Siccome qui non ci sono cose grandi, bisogna attaccarsi alle cose piccole. Primieramente le cose grandi vengono raramente e, quando vengono, se uno non è già ben esercitato nelle cose piccole, non eseguirà le cose grandi. Davide si trovava imbrogliato a battersi contro Golia, vestito da soldato, perché aveva la consuetudine d'andar vestito da pastorello. Chi non ha l'abitudine di sacrificarsi nelle cose buone, quando avrà da superare un grande sacrificio non ne avrà la forza. Ho una ripugnanza per una sorella qui; se non mi vinco, in Africa avrò il coraggio di vincere la ripugnanza d'aver la mano stretta da un lebbroso?... Scappiamo poi... Non ne avremo il coraggio!

 

P. Bruno diceva che il mondo è pieno di martiri... non tutti per la fede;- i più lo sono per amor proprio, invidia, le proprie passioni. Un martire d'invidia si rode; nel vero martirio si gode con N. Signore. Non è la pena che faccia i martiri, è la causa. Narra S. Agostino che certuni si gettavano in un pozzo per morire martiri... erano matti! Non poena facit martyres, sed causa (S. Bernardo). Vita communis iuge martyriumi [la vita comune è un grande martirio].

 

Passare trenta o quarant'anni in una comunità e vincersi sempre, non andiamo mai al fondo di vincerci, sì che si resta martiri... e martirio tanto prezioso! Bisogna corrispondere in questo tempo di Quaresima: è tempo opportuno, giorni di salute; bisogna animarci, non essere nel numero di quelle che vanno avanti così... ma...

In una comunità in certi momenti sembrano tutte sante, ma poi... Vincersi nelle piccole cose, vincersi... invece certune divengono il martirio dei Superiori.

 

Oggi promettete questo: di andare al fondo del vostro cuore. Mi hanno detto che sono superba, dunque bisogna crederlo e vincermi. Mi hanno detto che sono incostante, dunque mi eserciterò per divenir costante. Fortunate quelle che hanno il coraggio di dire: Costi quel che vuole, voglio farmi.santa. Non obbligare i superiori a fare le osservazioni due o tre volte, perché infine i superiori non osano più dir niente... eh: non ne fa nessun profitto!

lo temo, e con fondamento, che tra voi ci siano di quelle che non sono generose, son lì... m6sie [fiacche], sempre al medesimo punto... guardate io penso sempre male. (Non pensi così, esclama una suora) E’ meglio ch'io pensi male e che mi sbagli sempre...

Il fine e lo scopo di quest'opera è che qui dentro ci siano tante anime eroiche.

 

SR. EMILIA TEMPO

Per arrivare a stringere la mano ad un lebbroso, come fece P. Ciravegna, bisogna avvezzarci ed esercitarci qui a vincere le ripugnanze..Chi non si vince qui non si vincerà poi laggiù. Il nostro sarà un atto primo primo, un'impazienza ecc., ma l'effetto cattivo ci sarà già e basterà magari per far loro dire: Oh, com'è cattiva oggi la suora!

 

Nell'Epistola oggi si legge: Non ricevete invano la grazia di Dio. Ora è il tempo accettevole, il tempo di salute... In comunità si fan da tutte le medesime cose e come va che non tutte si fan sante? Chi si fa una santona e chi va avanti solo così così... son sempre le stesse, gli stessi difetti; non son contente di sé, sempre lì.'.. Non cose grosse, ma non fanno attenzione alle piccole...

 

Due specie di cose piccole ci sono: le cose piccole buone e le cose piccole cattive. Dobbiamo allontanarci dal male: quelle piccole bugie... piccole dissenzioni, ripugnanza con una sorella, dissapori, certe invidiuzze. miseriucce... quella là fa meglio di me, è messa in quell'impiego... Ecco tanti piccoli peccati veniali.. son cose piccole, ma bisogna sempre far la guerra. Si può cadere improvvisamente, ma bisogna che ci sia la volontà di essere retti; se non c'è è cosa seria.

 

La distrazione apposta nella preghiera è peccato veniale... i sussurroni che riferiscono tutto sono la peste delle comunità da mettere al livello di colui che taglia la testa... Poi i piccoli attacchi al cibo, vestito ecc. L'ubbidienza... chi vuol sempre ragionare... che non riceve bene le osservazioni... Queste cose piccole non sono tali in comunità, siano d'ubbidienza che di povertà virtù delicata, e di castità virtù delicatissima.

 

Dunque osservare le cose piccole buone, schivare il male e fare il bene, anche le cose piccole, perché siamo tenute alla perfezione. Attaccarsi alle piccole perché le grandi vengono raramente, e se non si è esercitati nelle piccole non si eseguiranno le grandi. Il Signore si contenta delle cose piccole, ma bisogna farle.

P. Bruno diceva che il mondo è pieno di martiri... non tutti per la fede; i più lo sono dell'amor proprio, dell'invidia, delle proprie passioni... Un martire d'invidia si rode; nel vero martirio invece si gode con nostro Signore. Non è la pena che faccia i martiri, è la causa. La vita comune è proprio un martirio. Passare 40 oppure 90 anni in una comunità e sempre vincersi (non andiamo mai al fondo di vincersi) sì che si resta martiri, e martirio tanto prezioso!

 

Bisogna corrispondere in questo tempo di Quaresima; è tempo opportuno, giorni di salute; bisogna animarci, non essere nel numero di quelle che van avanti così... Sì, qui c'è buona volontà, ma bisogna sempre vincersi, altrimenti... Quelle che son sempre le stesse sono i supplizi dei superiori e che questi non abbiano poi da dire: Non l'avverto più perché è sempre la stessa. Su, mi han detto che son superba, dunque bisogna crederlo e vincermi ... ; che son incostante: mi eserciterò per divenir costante... Su, aiutati che ti aiuto. Vincere, vincere sempre. Fortunate quelle che vi riescono e hanno il coraggio di dire: Costi quel che vuole, voglio farmi 'santa. Ma io temo. con fondamento, che tra voi ci sian di quelle che non sono generose, son lì... mosie, sempre al medesimo punto. E’meglio che pensi male e che mi sbagli sempre. L'intenzione del Signore è che qui dentro ci siano tante anime eroiche.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org