FEDE, FONDAMENTO DELLA SANTITÀ

17 novembre 1918

 

XIV. 12-13

La S. Volontà di Dio a nostro riguardo vuole che ci facciamo santi: Haec est voluntas Dei sanctificatio vestra; - Sancti estote quia ego sanctus sum; - Estote perfecti...

E’ questo il fine primario del nostro Istituto. Non siete qui venuti per ... ; ma per farvi santi; allora e solamente allora adempirete bene al secondo fine di...

Ora la Santità, dice S. Agostíno, è simile ad una casa materiale, che chi vuol fabbricare, deve porvi un buon fondamento, poi su di esso con materiale ben ordinato porvi un piano, due ecc., finché si giunga al tetto; allora si copre e si perfeziona tutto l'ediflzio da basso in alto. Così nella nostra santità e perfezíone. Fondamento è la virtù della fede, si erige colla speranza e si perfeziona colla carità: Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, diligendo solidatur (V. Quad. VIII, p. 4).

La virtù della fede è necessaria per piacere a Dio e salvarci: Sine fide impossibile est placere Deo. Questa fede senza alcun nostro merito la ricevemmo nel S. Battesimo, che ci ricostituì nell'ordine soprannaturale, in cui erano i nostri primi padri prima del peccato originale. Questa fede dovrete infondere in tanti milioni di pagani che ancor non l'hanno, e quindi non entrati nell'ordine soprannaturale, restano esclusi dal paradiso: Nísi quis renatus fuerit ecc. Vedete preziosità della S. Fede per noi e per gli altri; e voi fortunati per questa missione.

 

Ma specialmente per noi è necessaria la Fede, non solo come abito ricevuto nel S. Battesimo; ma perfezionata cogli atti che rendono ognor più formata la virtù. S. Paolo, raccomandava la fede al suo Timoteo: Tu, o homo Dei sectare fidem; mantenerla e perfezionarla.

 

Come possiamo ciò fare in noi? Con due mezzi:

1) Essendo la fede un dono di Dio, dobbiamo mandarla frequentemente a Dio: Adauge fidem... da fidei augmentum… Credo Domine, sed adjuva incredulitatem, meam (I. cit.). Es. S. Pietro M. - S. Agostino esorta a recitare spesso e bene il Credo, che contiene le verità della fede come tante perle preziose (Bruno p. 5). S. Antonio abate morendo a' suoi discepoli che si aspettavano tanti ricordi, raccomandava di stare fermi nella fede.

2) Amare le verità della fede, studiarne la bellezza, la ragionevolezza, i benefici che ne derivano pel tempo e per l'eternità (I. cit.). Ma studiare queste verità con umiltà, con semplicità e sotto la guida della S. Chiesa. - Per mancanza a) d'umiltà abbandonarono la fede gli eretici di tutti i tempi fino ai modernistí (V. Quad. IV p. 9).

L'infelice Lamennais diceva: La Chiesa ha bisogno di me! Ben dice l'Imitazione: Quid prodest tibi alta de Trinitate... (V. i tre principi). b) Semplicità. S. Agostino: Surgunt indocti, et rapiunt regnum coelorum, et nobis cum nostra doctrina relinquitur terra. Fidei obiectum est in íntellectu uti verum; sed in voluntate ut imperante. Non la ragione, ma la volontà ci determina a credere (S. Tomm.). S. Anselmo: non bramo intendere per credere, ma credo per intendere. Ed Isaia: Nisi crediderítis, non intelligetis. Non erano semplici gli scribi ed i farísei, che volevano prendere in parola il Divin Redentore e non poterono credere. Es. della vecchia di S. Bonaventura, e del fanciullo di S. Agostino. I giovani mancano per lo più di questa semplicità col prurito di sofisticare, disputare, e tutto capire delle verità della fede. Si studi pure e profondamente, ma non si voglia scrutare l'essenza dei misteri: bastano i motivi di credibilità, e specialmente l'autorità della S. Chiesa. 0 Il nostro studio potrà fornirci una fede teologica, ma non cattolica, se non crediamo perché propostaci dalla Chiesa (V. Schouppe, De fide). S. Ignazio ne' suoi Esercizi dà le norme per sentire colla Chiesa. Le nostre Costituzioni al N. 36 ci dicono come dobbiamo essere ossequenti al Papa. Non così fanno tanti laici ed anche preti in riguardo al Sommo Pontefice. Imbevuti da giornali liberali, da libri infetti di modernísmo, rimproverano al Papa di occuparsi di politica, quasi questa pure non dovesse essere regolata dalla giustizia e dalla carità, quindi dalla religione e da chi n'è il capo. Costoro trovano pure a ridire sulle speciali devozioni lodate dalla Chiesa e sulle prescrizioni del S. Pontefice. Hos devita... Nec ave dixeritis.

IV. 9

Sul modemismo

Fa pena il fatto che si legge nella vita del Ven. Olier, della caduta di un Santo (V. Rep. in fine).

Ai nostri giorni sorse e si spande certa setta, peggiore del Giansenismo, vera eresia, anzi apostasia dalla Fede. Certuni per amore di novità e spinti dalla superbia si arrogano di giudicare tutto nella Chiesa; dal Papa, ai dogmi ed alla morale; su ogni cosa più santa spargono dubbi, e vorrebbero togliere dai Vangeli e dalla tradizione quanto non va loro a talento. - Ciò fanno in modo subdolo, con parole ambigue, ed odiano perciò la scolastica.

 

Non avrei voluto parlarvene perché grazie a Dio qui la fede è semplice; ma il Papa replicatamente si fa sentire, e tutti i Vescovi ne sono impensieríti. Il nostro Card. Arcivescovo scrisse su ciò una pastorale, che v'invito a leggere con affetto. - Vorrete saperne gli autori, e siccome sono pubblici, ve li dirò: certo D. Murri, perciò sospeso a divinis dal Pontefice, P. Semeria, ed anche un Vescovo, Mons. Bonomelli. Prima di loro un Harnach, Loisy e Tirrel. Non parlo di secolari, come dell'autore di un romanzo che fu proibito, e di certi professori di Seminario, anche canonici, che qua e là spargono tale gramigna. Il male è grande, miei cari, ed il Papa in un'allocuzione disse di essere più dolente di ciò che dei mali della Francia. Egli prescrisse ai Vescovi di cacciare dai Seminari senza misericordia i professori ed i chierici che ne fossero infetti. Vi basti questo poco per tenervi lontani da questa peste, e confermarvi nella vera fede., santa, cattolica, apostolica e Romana.

 

Noi professiamo nel regolamento di essere col Papa, non solo... Se qualche libro, qualche sacerdote o chierico a noi si avvicinasse infetto da tale peste, díciamogli: vade retro, satana; - Coll'Ap. S. Giov.: nec ave ei dixeritis. Preghiamo che il Signore ci conservi la nostra fede semplice ed umile, allontanando da noi il prurito di sofisticare e sempre formarci obbiezioni. Diciamo al buon Gesù: credo Domine sed adjuva incredulitatem meam; adauge nobis fidem.

Vivamente prego il Signore a tenere da ciò alieno il nostro istituto; piuttosto lo annienti. Che se alcuno ne venisse macolato sarà cacciato senz'altro, perché non infetti gli altri. Diceva a proposito Mons. Rossi Vesc. di Pinerolo, che prima si detesta, poi se ne ride e dopo si abbraccia. Attenti...

VIII. 4-6

Abbiamo l'ultima volta detto che le virtù sono mezzi per conseguire la perfezione per tutti, anche i cristiani in grado più rimesso che i religiosi, i sacerdoti e missionari. Incomincíamo dalle teologali. S. Agostino dice che la perfezione si fonda sulla Fede, s'innalza colla speranza e si compie colla carità. Prende la similitudine da una casa: domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, diligendo perficitur. La fede è il fondamento primario della perfezione. S. Tomm. primus accessus ad Deum est per Fidem; - Quod est primum in acquisitione virtutum fundamento comparatur (La Perf. C. p. 10).

Quindi: 1) La fede è fondamento ed anche l'umiltà, ma in modo diverso, quello directe, per quod scilicet primum, ad Deum acceditur; questa per modum removentis probibens (S. Tomm. I. c.): quello positivo, questo negativo; cioè nelle fondamenta, questa scava e taglia, lo sterro e cioè la superbia..., quello pone le pietre fondamentali su cui si fonda fermo l'edificio.

2) La necessità della Fede per avere tutte le virtù, altrimenti sulla arena... 3) per salvarci: sine fide impossibile est placere Deo... 4) per noi specialmente... S. Paolo a Tim.: Tu, o homo Dei, sectare fidem

-Pratica: Credo, Domine, sed ... ; adaùge nobis fidem. Sovente recit. il Credo.

Qui voi mi direte, che grazie a Dio la Fede l'avete, e la tenete ben cara; se talora il demonio vi suggerisce pensieri contrarii tosto li rigettate e disprezzate. Bene, voi avete la Fede teorica; ma possedete pure la pratica della Fede, vivete conforme ai dettati della Fede, modellate tutto voi stessi sulle norme che vi propone la Fede? Dice S. Giac.: Fides sine operibus mortua est. In una parola la vostra è una vita di Fede? Siete giusti che vivete di Fede: justus ex fide vivit? Questa vita di Fede « consiste in un convincimento vivo e profondo, che chi l'ha, ne porta seco dovunque la salutare impressione » (Chaignon). La vita di Fede è come la vita dell'anima al nostro corpo: questo senza di quella è morto, senza vita, senza merito; con essa è vivificato, opera..., cosi della vita di Fede, nell'operare soprannaturale.

 

Veniamo alle applicazioni. La vita di Fede riguardo al nostro ínteriore e Pesteriore, cioè mente e cuore - i sensi. Vivere di Fede vuol dire modellare i nostri pensieri, giudizi ed affetti e desiderii continuamente e ovunque sulle norme della Fede (P. Bruno Conf. al Clero).

1) Pensieri: Dio solo; quid hoc ad aeternitatem - Dio ti vede. Es. S. M. Madd. de'Pazzi. S. Luigi. Solo Dio e peccato. S.. Agostino: omnia dicunt ut amem te.

2) Giudizii sulle cose della terra; onori, ingegno, roba... Es. S. Franc. Borgia. S. Gius. B. Labre.

3) Affetti ecc. S. Francesco di Sales: Se io... - S. Paolo: vivo ego... - S. Bernardo predicando.

Quanto all'esteriore con la lingua: si quis loquitur quasi sermones Dei; non umani, profani e carnali. - Due porte: labbra e denti. Cogli occhi. S. Franc. Borgia... S. Ignazio: quam sordet tellus, dum coelum aspício; coll'udito. Lo Sp. S. sepi aures tuas spinis; non curiosi, ma desiderosi di udire le cose di Dio. S. Paolo di Gesù e S. Bernardo di Gesù. Col gusto, odorato e tatto: satíabor cum apparuerit gloria tua: torrente voluptatis tuae potabís eos. Tanti bocconi, tante Com. Sp.li Fatto del monaco che mangia spine (Castelvetere). Con tutta la persona. Semper mortificationem Jesu in corpore nostro circunferentes, quindi modestia.

 

Fatti: Mons. Gastaldi sentissi chiamato al Chiericato dal vedere il Teol. Ignazio Vola a dir la S. Messa - Quel Vescovo che diede del sacrilego al parroco che in casa aveva tutto pulito, all'altaré un corporale indegno.

Beni che apporta la vita di Fede: 1) Oltre il premio in Paradiso, per cui tutte le sue opere anche più piccole sono oro; omnia cooperantur in bonum, e la pace in morte: tante consolazioni in vita; superabundo gaudio, cum ipso sum in tribulatione. S. Paolo e S. Franc. Zaverio; i santi tutti tranquilli... 2) Fecondità del sacro ministero. Protegam eum, quoniam cognovit nomen meum. 3) Dà tutte le virtù, specialmente zelo e sacrificio. S. Franc. di Sales ecc. 4) La stessa stima del mondo - Ven. Cottolengo, Cafasso, Bosco... Invece chi non l'ha: inettitudine al dovere, pene, peccati, induramento del cuore con im- penitenza finale. (Chaignon Sac. Sant.).

Conchiudendo 'consideriamo il missionario fedele alla vita di fede e quello che non vive di questa vita: felice quegli, infelice questi nel tempo e nell'eternità.

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

... Continuate a pregare per quelli là ... ; pregate che possano andar via, che'il Signore apra loro la porta ... (Allude ai quattro Missionari partenti per l'Africa). Tutti i nostri soldati sono vivi. Stanno tutti bene e... più o meno presto torneranno.

Il desiderio di andare in Africa è una bella cosa, ma la smania di andare in Africa non è bella cosa. Sì, si può pensare, e... via; ma pensate che quelle anime che non hanno desiderato tanto il Paradiso stanno poi in Purgatorio ad aspettarlo... Dunque, quando viene l'intenzione di partire per l'Africa chiedetevi subito: Ma son pronta? Il sacco, il baule è pieno? Non ci sta più niente dentro? Ah! viene subito la paura pensando a quello!

Abbiamo detto altre volte che tutto consiste nel fare la volontà di Dio. E’ lì la nostra perfezione. Haec est voluntas Dei sanctificatio vestra: la volontà di Dio a nostro riguardo consiste in questo: farci santi. Se noi vogliamo quello che vuole il Signore, dobbiamo volere la nostra santificazione. Siate santi perché io sono santo. Per essere come me, dovete essere santi come sono io: Sancti estote sicut ego sanctus sum. Siate perfetti come è perfetto l'Eterno Padre.

 

Farci santi. Questo è il fine del nostro Istituto: leggete le Costituzioni. Il primo fine del nostro Istituto è la nostra santificazione; essere missionarie è il secondo. Come fare a farci santi? a farci perfetti?

 

La santità ha il suo fondamento sulla fede. S. Agostino dice: La nostra santificazione, la nostra perfezione, è simile ad una casa che si vuol fabbricare. Per fare questa casa prima si mettono le fondamenta; poi si mette roba su roba e poi si mette il coperchio e si finisce di fabbricare. Così è della nostra santificazione. Domus Dei credendo fundatur - sperando erigitur - diligendo solidatur. La perfezione si fa in questo modo: come fosse una casa: il fondamento della nostra casa è la virtù della fede; la speranza la erige, la solleva; la carità la completa. Vedete com'è bello!

 

La fede è il fondamento della nostra santità ed anche di ogni virtù. Direte: Si dice sempre che l'umiltà è il fondamento. SI; l'una e l'altra. L'umiltà è il fondamento negativo, la fede è il fondamento positivo. Per fare una casa, prima si scava, si tolgono tutti i ciottoli, la terra e tutto quello che c'è d'inutile. Questo lo fa l'umiltà; quindi l'umiltà non fabbrica ma prepara, libera, scava e porta via tutti i rottami. E’ fondamento negativo.

La fede è la pietra fondamentale. E’ il fondamento di una casa spirituale. La fede è il fondamento positivo. La fede è necessaria per salvarci e santificarci.

La fede è necessaria per salvarci. Il Signore ha detto: Senza la fede è impossibile piacere a Dio. E se non si piace a Dio, non ci salviamo. Sine fide impossibile est placere Deo.

La fede è necessaria per santificarci. Se è il fondamento della casa bisogna che ci sia questa fede, perché se non mettiamo forti pietre sotto la casa per farla venir su bene, va poi in aria. Questa fede bisogna che ci sia come fondamento della nostra santificazione. Noi questa fede l'abbiamo ricevuta nel S. Battesimo, ma questo non basta; bisogna che la vivifichiamo, bisogna farla vivere, tenerla, esercitarla. Quelli che non hanno la fede, come i pagani, quelli lì sono come fuori della Chiesa. Quelli che l'hanno ricevuta nel Battesimo bisogna che la mettano in pratica.

 

Questa fede prima di tutto è un dono di Dio. Noi quando siamo stati battezzati non avevamo niente. Adamo ed Eva avevano la fede soprannaturale, ma dopo che hanno commesso il peccato l'han perduta e quindi vennero costituiti nell'ordíne naturale. Senza Battesimo non si va in Paradiso. Ora non parliamo di Battesimo di desiderio o del martirio, parliamo del Battesimo ordinario. Il pensiero che molti non l'hanno ricevuto deve animarci a convertire più che si può i pagani; battezzare più che si può. Come fa piacere pensare che non sarebbero andati in Paradiso ed invece vanno se sono battezzati.

 

Questa fede per noi è un dono di Dio e bisogna domandarla sovente al Signore. Dice il S. Vangelo che quelli che volevano essere guariti dicevano così al Signore: Io credo che Tu sei il Figlio di Dio, io credo a quello che dici, ma la mia fede non è degna del nome di fede, perciò aumentala. Credo Domine, sed adjuva incredulitatem meam. Adauge fidem. Da fidei augmentum. Aumenta la mia fede, o mio Dio. Dammi l'aumento della fede. Tutte cose che va bene ripetere quando non si crede con vivacità, quando siamo deboli. Signore, dammi fede.

S. Agostino raccomandava tanto di recitare sovente il Credo. Nel Credo ci sono tutte le principali verità della fede. Recitatelo adagio, gustatelo, così otterrete sempre più l'abbondanza della fede. S. Antonio Abate, prima di morire, ai suoi discepoli che gli domandavano un ricordo raccomandò di tenere ben preziosa la fede. Ah, che cosa è mai avere la fede viva, pratica! Chiedetela questa fede: Signore, io non voglio sentire; ma che io abbia la fede! Datemi fede, datemi fede!

Ecco, per avere questa fede, prima bisogna domandarla al Signore; secondo: bisogna amare le verità della fede.

 

Chi ha proprio fede gusta le sue verità. Quando per esempio è la festa dell'Immacolata, gustarla questa festa. E così pure nel Venerdì Santo; questa è una Solennità triste, è vero, per conseguenza si soffre, ma godiamola, gustiamola.. Dir tante volte: Io credo, Signore, io credo.

Bisogna amarle le verità della fede. Studiare la ragionevolezza, la bellezza, i benefici che derivano da questa fede, sia per il tempo che per l'eternità. Ma vedete, nello studiare queste verità come nello studiare il catechismo, bisogna studiare con umiltà, semplicità e conforme all'autorità della Chiesa. Certi studiano con superbia e questo non va. Bisogna studiare queste verità che son superiori alla nostra intelligenza, ma studiarle con umiltà. Tutti gli eretici fino agli ultimi che si chiamano col nome di Modernisti, hanno abbandonato la religione per la loro superbia. Nel secolo scorso l'Abate Lamennais diceva: La Chiesa ha bisogno di me. Vedete, come la superbia porta via!...

 

Il Signore ai superbi resiste e parla alle persone umili, semplici. Egli ha rivelato le cose straordinarie ai fanciulli e non a quelli che credevano di essere qualche cosa.

S. Gregorio (oggi è la sua festa) era tanto pieno di fede che ciò che voleva faceva. Un giorno voleva fabbricare una chiesa in un posto, ma c'era una montagna che lo ostacolava, gli impediva di fabbricarla. Allora ha pregato perché si trasportasse e la montagna si è trasportata. Così ha fatto la chiesa. Il Signore l'ha detto: Chi ha fede all'occasione trasporterà le montagne. Certo non bisogna dire adesso: trasporto questo, muovo quello. Bisogna che ci sia una ragione. Chi ha fede all'occasione farà anche miracoli. Quando quel santo è entrato in un paese come Vescovo, c'erano solo diciassette cattolici. Prima di morire ha chiesto quanti erano ancora i pagani. Han contato ed essi erano solo più diciassette. Vedete! Fate così quando andrete in Africa...

Dunque la prima cosa per aver fede consisterebbe in quanto abbiamo detto. Ah! quella gente che vuol sempre sofisticare!

 

In secondo luogo per conservare, aumentare la fede ci vuole semplicità. S. Agostino dice: Sorgono i non dotti e rapiscono il regno dei cieli, ed a noi, con tutta la nostra dottrina, si lascia la terra. Perché, buona gente, vanno avanti con semplicità; non studiano tanto e... ci prendono il cielo. Surgunt indocti et rapiunt regnum Dei, et nobis reliquítur terra. Vedete che cosa vuol dire!

C'era una buona vecchietta che quando incontrava S. Bonaventura gli diceva: Oh, Padre, come è fortunato a studiare tante belle cose del Signore! Io più che dire quelle poche preghiere... del resto non so niente... E lui rispondeva: Ne sapete più che Fra Bonaventura, perché sapete quel che vuole il Signore, e quel che non conoscete lo credete lo stesso. - S. Anselmo diceva: Io non bramo d'intendere per credere, ma bramo di credere per intendere. Questo santo era un gran dottore della Chiesa. Ci son tante cose nel mondo che non si intendono eppure si credono. Un Santo Dottore della Chiesa diceva: Nisi credideritis non intelligetis. Se non credete prima, non intenderete.

 

Dunque essere semplici, non credere di dover sempre sofisticare. Certe donne nei paesi sentono la devozione, la godono, e se non vedono tutto lì non stanno a sofisticare. - S. Agostino una volta voleva studiare il mistero della SS. Trinità, e lo studiava con umiltà per poterlo scrivere. Uscito un giorno a passeggio lungo il mare, vede un ragazzino il quale aveva fatto un buco nella rena e poi con un cucchiaío prendeva l'acqua dal mare e ce la metteva dentro. S. Agostino gli si avvicina e gli dice: Che cosa fai? - Voglio mettere, rispose il ragazzino, tutta l'acqua del mare qui. - Ma è impossibile, riprende il Santo. E il ragazzino allora: E’ più facile che io metta qui l'acqua che tu capisca il Mistero. - E scomparve. Era un Angelo. S. Agostino credeva di poter capire quel mistero ed il Signore l'ha subito fermato. Sappiate che c'è e basta. Riguardo alla semplicità: credere alle cose e non fare come i farisei che interrogavano il Signore per prenderlo in parola.

 

La terza cosa è di contentarsi dell'autorità della Chiesa riguardo alle verità della fede. Vedete, le nostre Costituzioni cosa dicono al N. 46, dove si parla dell'obbedienza? (Costituzioni, Capo XI N. 46: Le Missionarie professano piena sottomissione alla S. Sede e alla S. Congregazione de Propaganda Fide, e perciò si faranno sempre uno stretto dovere, non solo d'osservarne le prescrizioni, ma d'uniformarsi in tutto allo spirito e all'indirizzo in qualsiasi modo manifestati).

Bisogna stare attenti a ciò che dice il Papa e la Propagazione della Fede e basta. Questo sì che è necessario. Perché vedete, quando crediamo perché abbiamo studiato una verità della fede, si dice allora che c'è la fede teologica. S. Ignazio dava delle regole perché i Gesuiti fossero sempre ben uniti alla Chiesa Cattolica ed al Papa. Uniformarci alla Chiesa Cattolica.

 

Ci sono tanti laici ed anche tanti sacerdoti che quando si tratta di parlare della Chiesa o del Papa hanno sempre da criticare qualche cosa. Il Papa poi, dicono, non dovrebbe intrigarsi in politica. Vorrebbero che il Papa non s'immischiasse mai. Nella politica si tratta che vi sia giustizia, carità, ed allora chi è più competente del Papa in queste cose? In una famiglia tocca al padre amministrare, dirigere le cose, così nella Chiesa tocca al Papa. Anche certi libri, benché paíano buoni, hanno sempre una parola contro il Papa. Bisogna fare attenzione; attenerci ai princìpi religiosi. Il Papa non si sbaglia mai: è più illuminato di noi; e non andiamo a guardare che cosa deve fare; tocca a lui decidere di fare.

La gioventù manca spesso di questa semplicità; a certi viene un prurito di voler capire tutto quel che si legge, e poi disputare e sofisticare un po' di tutto, ed han sempre da fare un'osservazione.

Studiare le verità della fede, studiarle profondamente, ma non voler capire anche quello che non si può capire.

Bisogna anche studiare i motivi per cui dobbiamo credere. Ci sono dei motivi di credibilítà, e questi si possono studiare, ma poi il mistero interno, no. Vorrei che a questo riguardo leggeste i primi capitoli dell'Imitazione. (Se tu avessi, per farne pompa, una piena intelligenza di tutta la Bibbia e delle sentenze di tutti i filosofi, a che ti gioverebbe questo, senza la carità e la grazia di Dio? - Imit. Libro I, cap. I ecc.).

Non essere tanto saputelli, ma: credo, Domine, credo. Certa gente che vogliono credere tanto e poi hanno dei dubbi sulla fede... Vien proprio da dire: Ma siete voi che li cercate! Quando uno ha questi dubbi, non so come faccia a fare la visita a Gesù Sacramentato; il diavolo mette subito mille pensieri contro la fede. Come si fa a mandar via questi pensieri? come si fa ad aver quell'intimo commercio col Signore se si va a sofisticare su questo e su quello?

 

Non vogliate sapere più di quello che bisogna sapere... Non aver quella smania di voler scrutinare, far sempre delle obiezioni. Sapere quel che si può e basta. Siamo solo obbligati a credere le verità principali, le altre dobbiamo solo crederle in globo. Il Paradiso, l'Inferno..., tutto questo è di fede esplicita; tutto il resto basta crederlo di fede implicita. Si sta così bene a credere con semplicità. Le vecchierelle dei paesi stanno così bene!

Dunque fate così; domandate al Signore che vi aumenti la fede: Credo, Domine... Signore, dammi un po' di fede. Dunque, studiamole le verità della fede, ma senza quel ghiribizzo ... ; sempre con umiltà, semplicità e poi si sta a quel che dice la Chiesa... Dove c'è il Papa c'è la Chiesa. Questo è il fondamento del nostro edificio spirituale. Se non c'è questo fondamento la nostra casa spirituale cade; viene un po' di vento e la manda a spasso!...

 

SR. EMILIA TEMPO

Abbiamo detto altre volte che tutto consiste nel fare la volontà di Dio. E’ lì la nostra perfezione. La volontà di Dio a nostro riguardo consiste in questo: farci santi. Se noi vogliamo quello che vuole il Signore dobbiamo volere la nostra santificazione... Siate santi perché io sono santo, dice il Signore; e così pure: Siate perfetti come è perfetto il Padre mio celeste. E questo: farci santi, è pure il primo fine del nostro Istituto; essere missionarie è solo il secondo.

Ma come fare a farci santi, a essere perfetti?

La santità ha il suo fondamento sulla fede. S. Agostino dice: « La nostra santificazione, la nostra perfezione è simile ad una casa che si vuol fabbricare. La casa di Dio si fonda sulla fede, si erige colla speranza e si compie colla carità ». Vedete com'è bello!... Ma direte: Si dice sempre che l'umiltà è il fondamento... Sì, l'una e l'altra. L'umiltà è il fondamento negativo; la fede il fondamento positivo. Per fare una casa prima si scava, si tolgono tutti i ciottoli, la terra e tutto quello che c'è di inutile. Questo lo fa l'umiltà; quindi l'umiltà non fabbrica ma prepara, libera, scava e porta via tutti i rottami. E’ fon- damento negativo. La fede è pietra angolare, è il fondamento positívo. Essa è necessaria a salvarsi; senza fede è impossibile piacere a Dio; quanto più poi santificarci!...

 

La fede la riceviamo nel S. Battesimo e senza di esso non si può averla e quindi esser salvi. Come deve animarci il pensiero che molti non l'hanno ancor ricevuto! sì, animarci a convertire anime più che si può, a battezzarne in gran numero... Ah, la nostra vocazione!...

 

Ma poi, una volta ricevuta la fede, bisogna farla vivere, aumentarla... Dice il S. Vangelo che quelli che volevano essere guariti, dicevano a N. Signore: Io credo che sei il Figlio di Dio, io credo a quello che dici, ma la mia fede non è degna del nome di fede, perciò aumentala. Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam - Adauge fidem - Da fidei augmentum. Sì, quando siamo un po' deboli... che sembra che non abbiamo fede... allora sì che fa del bene dire: Credo, o Signore, ma aumentate la mia fede.

 

Nel credo ci sono tutte le verità della fede e S. Agostino raccomandava di recitarlo sovente. Voi recitatelo adagio, gustatelo, così otterrete sempre maggior abbondanza di fede. S. Antonio Abate prima di morire lasciò per ricordo ai suoi monaci di tenere ben preziosa la fede.

Ah! che cos'è mai avere una fede viva, pratica! Chiedetela al Signore: Signore io non voglio sentire... ma che io abbia fede! datemi fede, datemi fede... E domandatela specialmente quando siete davanti al SS. Sacramento. Dunque: l° bisogna domandarla al Signore; 2° amare le verità della fede.

Chi ha proprio fede gusta queste verità. Quando per esempio è la festa dell'Immacolata, bisogna- gustarla questa festa. E così pure per le altre... il Venerdì Santo... questa è una solennità triste, è vero, e per conseguenza si soffre, ma pure godiamola, gustiamola.

 

Amarle queste verità e studiarle; studiarne la ragionevolezza, la bellezza, i benefici che ne derivano nel tempo e nell'eternità. Ma come per lo studio del catechismo, S. Scrittura ecc. bisogna studiarle con umiltà, semplicità e conforme all'insegnamento della Chiesa. Tutti gli eretici son divenuti tali per aver studiato con superbia. Il Signore dà la sua grazia agli umili e resiste ai superbi; parla ai semplici.

Chi ha fede all'occasione può fare dei miracoli come S. Gregorio Taumaturgo di cui oggi è la festa; per la sua fede trasportò le montagne. Quando questo santo è entrato in un paese come vescovo non vi erano che diciassette cattolici, e prima di morire non v'erano più che diciassette pagani. Vedete! fate anche voi così quando andrete in Africa!...

 

Dunque per conservare la fede ci vuole semplicità. S. Agostino dice: « Sorgono i non dotti e rapiscono il regno dei cieli, ed a noi con tutta la nostra dottrina ci lasciano la terra ». E’ perché questa buona gente vanno avanti con semplicità. E la vecchierella di S. Bonaventura? La ricordate? S. Anselmo diceva: « Io non bramo d'intendere per credere, ma bramo di credere per intendere », ed era un gran dottore della Chiesa. E quelli che vogliono sempre sofisticare... No... semplicità ci vuole. Ricordate S. Agostino quando voleva capire il mistero della SS. Trinità (gli apparve il Bambino).

3° Contentarci dell'autorità della Chiesa che ci propone a credere queste verità. Leggete l'articolo nelle nostre Costituzioni N. 46. Sì, teniamoci ben uniti alla Chiesa.

Riguardo allo studio di queste verità vorrei che leggeste i tre primi capitoli dell'Imitazione. Quelli che vogliono essere tanto saputelli... Certa gente che ha questi dubbi contro la fede solo perché vuol sofisticare, vien da dir loro: Ma siete voi che li cercate... Quando uno ha questi dubbi, non so come faccia a far la visita a Gesù Sacramentato... il diavolo mette subito mille pensieri in testa. Come si fa a mandarli via? come si fa ad'aver quell'infimo commercio col Signore se si va a sofisticare su questo e su quello? Non vogliate sapere più di quanto è necessario sapere... non aver la mania di voler sempre scrutinare... fare delle obiezioni... Sapere quel che si può e basta.

 

SR. MARIA DEGLI ANGELI VASSALLO

Desiderare di andare in Africa, bene; ma la smania, no. Quando vi viene, fatevi l'interrogatorio: sono preparata? il fagotto è pronto?

 

Il fine primario dell'Istituto, tenetelo bene a mente, il primo fine non è di farvi missionarie, ma di santificarvi.

La nostra santificazione è come una casa: 1° fondamenta; 2° mura; 3° tetto. - Fondamenta: fede - Ciò che la solleva: speranza - Compimento: carità.

L'umiltà è fondamento negativo; la fede, fondamento positivo. E’ virtù necessaria non solo per salvarci, ma anche per santificarci. Pregate dunque sovente per averla; recitate bene il Credo, assaporate le sue espressioni; recitatelo adagio gustandolo bene. Quando siete davanti a Gesù SS. fredde (non per sentire, io non voglio sentire niente per sentire, ma per aver fede) dite al Signore: Datemi fede!

Studiate il catechismo con umiltà, semplicità. Gli eretici hanno lasciato la fede per superbia. I Modernisti abbandonarono la fede per aver voluto troppo sapere senza umiltà. Prima cosa: essere umili, non sofisticare; seconda: semplicità: Sorgono gli ignoranti e rapiscono il cielo, e a noi, con tante nostre dottrine, ci lasciano la terra (S. Ago- stino).

 

S. Bonaventura era quasi invidioso di quella vecchierella, e S. Anselmo diceva: Io non bramo d'intendere per credere, ma credere per intendere. - Il Signore dice: Ai pargoli parlo volentieri. - Certe donne nei paesi, sentono la divozione e capiscono di più la divozione che non certi dottori che hanno studiato un po'.

La gioventù manca spesso di semplicità; ha prurito di voler disputare, capire l'essenza delle cose; quel prurito non è buono, lasciatelo stare. Leggete adagio adagio i tre primi Capi dell'Imitazione. Non essere saputelli; credere con fede implicita tutto quello che devo credere e basta. Studiare, sì, quello che dobbiamo studiare.

 

giuseppeallamano.consolata.org