DISTACCO DALLE COMODITÀ

20 ottobre 1918

 

XIV. 6-7

S. Alfonso pone per prima condizione alle anime religiose, desiderose di perfezione, il distacco dalle comodità. Già lo scrisse S. Paolo: Unusquisque quaerít quae sua sunt, non quae J. C; cioè non qualcuno, ma ognuno, tutti cercano le proprie comodità ed interessi. In comunità quanto pochi vivono staccati dai piccoli comodi, indifferenti all'abitazione, al cibo, al vestito ecc. Se questo facessero abitualmente, e questo buon abito porteranno in Missione, quanto maggior bene opererebbero!

 

Dice un autore di ascetica: L'amore dei comodi tien dietro alla tiepidezza. Mille cose divengono necessarie ad un tiepido, che un fervente riguarderebbe con occhio di disprezzo. I bei nomi di tempi cambiati, di circostanze mutate, di costituzioni più deboli sono molto acconci per coonestare ciò che non dovrebbe accordarsi (Sem. p. 240). Veniamo alla pratica, e si vedrà se veramente siete staccati dai comodi. Incominciamo dall'abitazione: quanti sospirano una cameretta a preferenza della camerata comune, ed in questa i posti più comodi, come d'angolo ecc.; e lì si fanno come un nido di cosette per starvi bene. E quanta difficoltà nel cambiare. anche per andare nell'infermeria comune.

 

Fatti, di S. Ignazio con uno dei primi discepoli; di S. G. F. di Chantal, delle Giuseppine e di P. Carpignano. Di qui le difficoltà in missione di cambiare stazione... Il Ven. nostro in Convitto, quanto al letto ed inginocchiatoio. B. Sebastiano Valfré senza scansia.

 

Pel vestito non dico di fare come S. Paolo eremita, ma un po' dello spirito dei Santi: S. Pietro d'Alcantara: Unica tunica, qua nulla deterior, contentus erat; il P. Bruno il quale spendeva migliaia di lire ogni anno per le Protette di S. Giuseppe, possedeva solamente due meschine camicie, l'una indosso e l'altra al bucato.

Non parlo del vitto e di altri comodi ricercati dai non fervorosi, mi limito ai lavori manuali, anche piccoli. I più non si offrono, molti si schivano, o vi si adattano con poca voglia. Fatto delle passeggiate e viaggi a S. Ignazio per portare i pacchi. Cosi dei lavori in casa, di cui potrebbe parlare l'economo, che deve cercare e solo chiamare i meno comodi e non gli schiva-fatica, e non egoisti.

Mezzi per staccarsi dalle comodità (V. quad. VIII p. 27) sono tre che riguardano la virtù e lo spirito di povertà: -Tagliare ... ; Soffrire ... ; Mantenere (Ivi).

In conclusione chi vuol godere la pace in vita, diminuire il proprio Purgatorio ed avanzarsi nella perfezione si faccia un impegno continuo e costante di staccarsi dalle comodità. E’ il quotidie di Gesù. Imit.: Venísti ad serviendum, ad patiendum, et laborandum.

VIII. 27 [vedere al 19 settembre 1915]

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

(Poiché domenica scorsa il nostro Ven.mo Padre non venne causa il cattivo tempo, noi quest'oggi gli dimostriamo il nostro rincrescimento ed egli, dopo averci detto qualche cosa al riguardo, esclama:) Piaccia o non piaccia, fa lo stesso (cioè che egli non sia venuto), non dipende dal piacere del mio operare, dipende dalla Volontà di Dio a mio riguardo. Bisogna far così... (allude a non tener conto del piacere), altrimenti in punto di morte ci troveremo con le mani vuote.

 

Bisogna aiutarci a farci santi!!!... Abbiamo già parlato altre volte delle cose necessarie per farci santi. S. Alfonso dice: Chi entra in religione, bisogna che si risolva a patire. (Parole dure). Vedete, anche l'Imitazione lo dice: Sei venuto qui per che cosa? per godere? per comandare? No: Venisti ad serviendum: sei venuta per servire; Venistí ad patiendum: sei venuta per patire, non per godere; Venisti ad laborandum: sei venuta a lavorare, a faticare. Sei venuta per sof- frire, lavorare, faticare... e niente altro. Non sei venuta per farti un nido, per star tranquilla,o perché tutto è comodo, perché c'è tutto il necessario, perché non si pensa più a niente. Sei venuta per patire...

Dunque se siete venute per patire, speriamo che qualcuna subirà un giorno il martirio... (perché, se dobbiamo mettervi sull'altare ... ) Nella cappelletta che si farà nell'altra casa c'è un gran vuoto, lì starebbe proprio bene una martire... Ma per arrivare a quel punto lì, bisogna meritarcelo. S. Teresa diceva così: Chi serve Dio e la sua casa, bisogna che pensi che non viene per essere ben trattata, ma per patire per Dio. Patire o morire, ella diceva... (per patire di più). S. Ma- ria Maddalena de' Pazzi diceva: Patire e non morire; e la B. Angela da Foligno diceva: Non patire e non morire. Con ciò intendeva dire: Voglio fare la volontà del Signore. Vedete, questa Beata ha trovato qualche cosa ancora di più perfetto. Ce n'è per tutti i gusti! Insomma volevan tutte la santità quella gente lì...

 

N. Signore ha detto così: Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua. (Lo stemma è la croce). Una croce quotidiana, non una croce per portarla solo ogni tanto; tutti i giorni!... Vedete, la nostra perfezione consiste proprio in quel che facciamo. Se vogliamo farci sante religiose, bisogna che abbiamo vero spirito. Facendo così si godranno due cose: l° la pace del cuore; 2° si otterrà il fine che è: la perfezione della santità.

Il Signore disse: Dabo manna absconditum... Darò una manna nascosta a colui che saprà sacrificarsi interamente per il suo dovere, per il suo scopo. Quelli che sono più tranquilli, più in pace, più allegri, sono sempre disposti ai sacrifici. Quelli lì hanno la vera pace del cuore!

 

Quali sono gli ostacoli alla perfezione? S. Alfonso diceva così: Prima di tutto bisogna staccarsi dalle comodità ecc... Sì, staccarsi dai comodi, dalla propria stima, dalla propria volontà e dai parenti. Abbiamo già parlato della stima propria, della volontà, dei parenti, ora parliamo delle comodità. Voi direte: Ma siamo staccate da tutto, prendiamo solamente quello che ci dà la Comunità, del resto siamo staccate da tutto. Ed io voglio provarvi che non è vero che siete staccate da tutto. Vedete, lo dice S. Paolo: Ciascuno cerca il proprio comodo e non ciò che il Signore vuole. S. Paolo non si è mica sbagliato. Tutti cerchiamo i nostri comodi e non la volontà di Dio, gli interessi di N.S.G.C. - Ed è così!!!

 

Quando in una Comunità si è proprio staccati da tutto, si è indifferenti a tutto, sia riguardo all'abitazione, sia riguardo al vestito, al vitto, e questo si fa sempre, abitualmente, non un giorno sì e l'altro no, e si farà poi sempre in Missione, allora sì questa persona sarebbe staccata proprio da tutte le comodità. Vediamo all'atto pratico! Supponiamo che aveste la libertà di scegliervi il letto. Vorrei vedere se non cerchereste quello più vicino alla finestra, quello più comodo ecc... L'altro giorno si dava ai ragazzini di là il posto, perché han cambiato studio e quindi il locale; senza che loro si avvedessero, io li guardavo. Facevano i commenti sui posti che si andavano assegnando e... cercavano anche i loro comoducci... (essi son ragazzi!). E se fosse anche di voi così?... Se andassimo all'atto pratico, troveremmo anche noi dei piccoli comoducci.

Sapete quel che ha fatto S. Ignazio ad uno dei suoi primi compagni? Questi era buono, ma un po' sui generis; è morto dopo tutti, è venuto vecchio, vecchio, vecchio. Le teste un po' rotte vivono più degli altri. Il Signore alle volte li conserva per fare esercitare la pazienza agli altri...

 

In una comunità le suore dormivano nel dormitorio (perché il vero spirito religioso preferisce il dormitorio alle camere). I Benedettini, per esempio, fino alla fine della loro vita, dormono in un gran camerone. Dunque, come dicevo, in una comunità le suore dormivano in un dormitorio, ma avevano anche qualche cameretta. Chi poteva avere una cameretta era felice; guai se la davano ad una che non fosse ufficiale, o che fosse meno anziana. Dicevano subito: Tocca a me...lo dovevo venire qui ... ; dovrei averla io quella camera là... Cose pratiche, sapete! Quando poi si veniva ammalate, in infermeria non si voleva andare. Là (nella cameretta) c'erano i comoducci, c'erano immagini ecc.; miserie! ciascuna aveva un nido lì dentro. Io so di una persona che diceva sempre: Fra poco sarò anch'io anziana ed avrò anch'io una cameretta. - Sono cose che succedono!

lo ho sempre avuta tanta ammirazione per i Padri Filippini, che non sono neppure religiosi, e devono proprio morire nell'infermeria. Il P. Carpignano che è stato 27 anni superiore, quando venne ammalato, lo portarono in infermeria e morì lì. - Quando si è ammalati si deve sospirare l'infermeria, perché lì c'è la grazia per sopportare il male e per santamente morire. Solo per caso questa grazia si trova in altri luoghi. Nell'infermeria c'è proprio la grazia di Dio per gli ammalati.

 

Una volta ho fatto io una predica di questo genere (sui malati e sull'infermeria). Questa predica ha destato un certo qual spavento e tutti poi dicevano: Dunque, la grazia non c'è che in infermeria?...

Venendo ammalate, dovete andare anche voi in infermeria. Non so, uno si attacca a certe mínuzie che non parvero! Guardate S. Lorenzo Giustiniani, è venuto vecchio e malato. I suoi familiari volevano preparargli un po' di letto, ma lui: adversus est; non ha voluto. Voleva il suo letto penitenziale... Ed era Patríarca di Venezia.

 

Il Ven. Cafasso ha sempre avuto un letto di legno come i Convittori. Ebbene, non l'ha mai lasciato toccare; non aveva che un pagliericcio di foglie di meliga. Non l'ha mai lasciato toccare; ma un giorno gli altri superiori dissero: Quel poveretto dorme già poco e non ha un letto decente in quella camera. Una volta che il Venerabile era andato a S. Ignazio, gli cambiarono il letto; al suo ritorno egli non voleva, protestava..., ma poi dovette servirsene, perché non aveva più l'altro. Aveva poi un orologio che allora valeva pochi soldi. Un bel giorno l'economo disse: Ha bisogno di un orologio preciso, come può fare con questo che segna il tempo quando vuole? e glíene comprò uno d'oro. Anche questo, benché a malincuore, dovette usarlo poiché non aveva più l'altro, ma notate che l'usava appena quando assolutamente non poteva farne a meno. E’ così che fanno i santi! L'attacco alle piccole cosette... Voi non avete mica le cose in oro, ma anche nel lavoro, ed in tante altre cose si può avere l'attacco.

 

Un giorno a S. Ignazio, andavano a passeggio i ragazzi, ed avevano tutte le provviste da portare. Io ho osservato bene. Certuni facevano i folli, giravano qua e là perché non rimanesse più nulla per loro. Guarda come si delinea la gente comoda! Alcuni si son messi subito avanti per prendere la roba, ma si doveva loro dire: No, tu sei troppo piccolo. In altri, invece, c'era lo studio per fuggire il lavoro. In voi altre spero non succederà, spero che non farete mostra di niente per lasciare che tutte le cose siano caricate addosso alle altre; non è vero questo?

Ma può succedere tutto per amor dei propri comodi, per amor di quelle spalle che han paura di portare qualche cosa. Ricordatevi, siete venute a lavorare, a patire, a soffrire. Si vede subito colui che è generoso, colui che non bada a queste miserie. Si vedono queste cose! Quella gente lì non faranno mai molto, poiché hanno sempre na sfita e dui dulur [una puntura e due dolori ]... anzi, finiranno per non far niente.

E così è del vestito. Non dico di voi, perché come è, è... ma nello spirito... S. Pietro d'Alcantara non aveva che un breviario ed un'unica tunica; nulla desiderava: contentus erat, era contento di una sola tunica e la più brutta; non dice che fosse stracciata", ma molto rattoppata, e... di tutti i colori.

E voi, quando partite per l'Africa, non partite come S. Francesco Zaverio, con un crocifisso ed un breviario. Sembra che si debba portare chi sa che cosa. Tutto si vuol prendere, tutto si vorrebbe portare dietro. Eh! lassù troverete anche qualche cosa. C'è bisogno di tante cose? Il crocifisso basta! (Questi però non lo fanno - allude ai nostri missionari che presto partiranno).

 

Se uno cerca i comoducci... è lì l'attacco... Il B. Valfré non aveva nessuna biblioteca. Di giorno metteva i libri sul letto, di notte li metteva per terra, al mattino di nuovo sul letto e faceva sempre così tutti i giorni. Pensate che ha dato delle elemosine immense, ma non aveva mai un soldo per sé. Aveva solo il necessario.

Padre Bruno (l'avete già sentito nominare) aveva solo due camicie; una la metteva al bucato, l'altra l'aveva addosso; e già molto consunte, sapete. Eppure aveva dei denari, pagava la pensione per cento o centocinquanta Protette di S. Giuseppe. Aveva denaro per tutti, ma non per sé.

 

Ah! se ci attacchiamo a cose che non sono necessarie!!! In conclusione, c'è un maestro di spirito che dice queste parole: L'amore ai comodi tien dietro alla tiepidezza. Mille cose divengono necessarie ad un tiepido, cose che un fervente guarderebbe con occhio di disprezzo. - Ora si dice che son cambiati i tempi e quindi cambiano le circostanze; le costituzioni sono indebolite... e, sotto il pretesto di costituzioni deboli, certi spiriti sono molto acconci per coonestare ciò che i superiori non dovrebbero concedere. Con tutte quelle cose si finisce per avere comodità.

 

Ora, sapete come possiamo staccarci dalle comodità? Ci vogliono tre cose: l° Togliere tutto ciò che è vano e superfluo; 2° Soffrire con pazienza e più, con allegrezza, la mancanza del necessario; 3° Mantenere un pieno distacco dalle cose necessarie e convenienti che sono concesse al nostro uso. Se si fa così, si resta staccati dalle cose di que- sto mondo e non si hanno i comodi. Togliete tutto ciò che è vano e superfluo. Se c'è qualche cosa che sia vana in noi, che sappia di comodità, se c'è qualche cosetta, toglierla. Parlando di libri poi, potrei dire altre cose...

 

Quando viene un soldato a casa (non intende parlare dei nostri missionari sotto le armi), tutto ben vestito e gode di quelle cose, fa pena. Alle volte si fanno aggiustare i vestiti, perché la personcina comparisca... e, anziché desiderare di deporre quella divisa, fanno di tutto per poterla portare ancora un giorno. Un colonnello diceva a me: Della mia divisa sono orgoglioso, perché è la mia divisa, ma quando vedo un chierico od un prete che porta volentieri quella divisa lì, io dico che quel prete non è fatto per quello... Che lo disprezzi l'abito no, perché lo metterebbero in prigione, ma che ci tenga, che si compiaccia... - Un colonnello ha detto a me questo ed io purtroppo vedo che lo portano volentieri, e si aggiustano per comparire: e questo è vano.

 

Alla Consolata ho dovuto far mettere in sacrestia l'avviso: E’ proibito a qualunque sacerdote di celebrare senza l'abito ecclesiastico - perché venivano lì tranquilli in divisa ed andavano a dir Messa senza la talare. Ho fatto fare mezza dozzina di abiti, perché potessero cambiarsi; ma si dà solo a quelli che stanno fuori Torino; gli altri devono portarsi il loro. Un giorno ho veduto uno dir Messa lo stesso. Gli dissi: Ma non sta qui lei? E perché non veste l'abito? Mi rispose che l'aveva a casa, ma i suoi non lo trovavano. Ma come? un abito ecclesiastico non si trova? Non dice più Messa qui, aggiunsi. Riportai il fatto al Cardinale e mi approvò.

 

Se viene qualche sacerdote a trovarmi, se è di passaggio, pazienza; ma se sta.qui, non lo voglio vedere in divisa. Che amore all'abito!!! Vanità è questa, e la vanità porta cattivo spirito. Non vi comando di andare vestite di foglie o di paglia come S. Paolo eremita. S. Paolo viveva nel deserto: si era formato un vestito di foglie di palma e non lo cambiava mai. Quando morì, S. Antonio che lo aveva assistito, prese quell'abito e lo usava poi solo nelle feste solenni. Non dico che voi dobbiate uscire in questo modo, ma dovete essere contente qualunque sia l'abito.

S. Pietro d'Alcantara aveva un abito solo, abbiamo detto, ed il più deteriorato. Nel vestire, diceva S. Paolo (... ) Quando si hanno gli alimenti per sfamarsi e qualche cosa tanto per coprirci, siamo contenti!... Purché sia vestita questa nudità che abbiamo e siamo contente di quello. Vedete, la Propaganda della Fede nel 1861, se non sbaglio, aveva scritto ai Missionari: Procurino che le spese sia per il vitto che per i viaggi, siano minime. Non disse poche, ma minime.

 

Dunque per prima cosa togliere da noi ciò che è vano e superfluo. S. Teresa esaminava ogni tanto la sua cameretta e giù, via, via ciò che non era necessario. Ma via non basta. La seconda cosa è soffrire con pazienza e più, con allegrezza, la mancanza del necessario. Nostro Signore aveva sempre il necessario? Incominciò dalla nascita fino alla morte a mancare del necessario. A Betlemme mancava di fuoco, e sulla croce morì nudo; era necessario che fosse almeno vestito!... E lungo la sua vita apostolica che cosa aveva? Egli diceva: La volpe ha la sua tana, ma il Figlio dell'uomo non sa dove posare il capo. E dietro questo esempio dobbiamo anche noi essere rassegnati e contenti.

 

E poi, i poveri, andiamo a vedere i poveri, non hanno tutto il necessario, no e la sera tante volte non han nulla da mangiare, poveretti! Noi abbiamo più che il necessario, mentre tanti patiscono. In Comunità bisogna pensare: Se io fossi nel mondo, avrei tutto? Non dovrei aspettare un poco a mangiare? La colazione non dovrei rimandarla qualche volta all'ora di pranzo? Noi, tranquilli, andiamo avanti, perché non ci manca nulla. S. Bernardo dice: Ci son di quelli che vogliono essere poveri, ma col patto che a loro non manchi mai nulla. Vogliono far voto di povertà, ma non sentirla; e allora dove andiamo?

 

Alle volte manca qualche cosa, per esempio, da noi stamattina il riso era da salare; ebbene, tutti han fatto silenzio. Che male c'è lì dentro? Invece di dare una parrucca alla cuoca che ha fatto la dimenticanza, si avverte in bei modi, perché faccia attenzione, ma poi si lascia correre... Può darsi che il Signore l'abbia permesso per farci fare un sacrificio.

 

Dunque quello lì sarebbe soffrire con pazienza la mancanza di qualche cosa.

Terzo, mantenere un pieno distacco dalle cose necessarie e dalle cose che ci danno in uso. Questo è il vero sugo della povertà! Questa non consiste nell'aver poco o molto, ma nell'avere il cuore non attaccato a nulla, nemmeno ad una immagine; non mettere in saccoccia... Dovreste essere tutte disposte a fare come quelle della Visitazione che una volta all'anno cambiano tutto quello che hanno: camera, vestiti, libri, immagini, corone ecc.; di queste ultime hanno anche il privilegio di trasmettere alle altre le indulgenze. Lasciano tutto completamente e poi estraggono il numero e se ne vanno tranquille senza il muso... Oh! se fossimo disposte a questi sacrifici!!! Invece ... : quel- l'immaginetta me l'ha data il confessore ... ; quell'altra cosetta mi ricorda un fatto... E’ naturale che c'è sempre un motivo. Oh! L'uccello attaccato ad un semplice filo o a un suast [fune] fa li stes [lo stesso]; non può più volare.

 

S. Bernardo dice: Noi siamo miserabilissimi; per cose così piccole perdiamo tanti doni, tanta grazia di Dio. - Chi vuol vivere in santa pace bisogna che si stacchi da queste cose; dire: Questo non è niente, questo non è niente; essere indifferenti, altrimenti saremo attaccati come tanti uccelli e non potremo più volare.

Volete vedere quelli che vanno avanti in pace e si fanno santi? Non hanno nessun desiderio, sono staccati da tutto, a loro niente importa. Le figlie della Chantal non erano attaccate alla propria cella, andavano a gara per dormire sotto una scala. Ricordatevi che uno dei distacchi che dobbiamo avere è riguardo alle proprie comodità. Persino nel sederci possiamo averne. Tante cose che, se fate l'esame di coscienza...

 

Una persona doveva parlare ad una suora ed è andata a visitarla. Quella suora deve essersi comportata male nel sedersi, poiché quella persona, venendo un giorno da me, disse: Che suora, stava là sdraiata... - Ma, deve essere stata ammalata, gli risposi. Ah! il contegno... S. Francesco di Sales non amava i comoducci; anche quando era solo manteneva il contegno: si teneva sempre alla presenza di Dio.

 

(Finito questo argomento, il nostro Ven.mo Padre ci presenta un foglio sul quale sono notate le cerimonie che si devono praticare in comunità e dice:) Qui ci sono le cerimonie che si faranno in comunità e guarderemo di farle tutte con precisione. Non c'è obbligo di coscienza, no, ma per uniformarci bisogna che le pratichiamo.

 

SR. EMILIA TEMPO

(Non essendo venuto il nostro Padre la domenica scorsa a motivo del cattivo tempo, oggi gli dimostriamo il nostro rincrescimento; ed egli dopo averci detto che quasi eravamo contente che non venisse, ci dice:) Non voglio che mi rispondiate a riguardo se siete contente o no. Piaccia o non piaccia, fa lo stesso, non dipende dal piacere vostro il mio operare, ma dalla volontà di Dio a mio riguardo. Bisogna far così... altrimenti in punto di morte ci troveremo con le mani vuote, avremo messo tutto in un sacco pertusum [forato]...

 

Bisogna aiutarci a farsi santi... Abbiamo già parlato altre volte delle cose necessarie per farci santi.

S. Alfonso dice: « Chi entra in religione bisogna che si risolva a patire ». Parole dure. Vedete, anche l'Imitazione lo dice: Sei venuta qui per che cosa? per godere? per comandare? No, « venisti ad serviendum », sei venuta per servire; « venisti ad patiendum », sei venuta per patire, non per godere; « venisti ad laborandum », sei venuta a lavorare, a faticare. Sei venuta per soffrire, lavorare, faticare... e niente altro.

 

Non sei venuta per farti un nido, star tranquilla o perché tutto è comodo, perché c'è tutto il necessario, perché non si pensa più a niente. No, sei venuta per patire. Una missionaria poi deve proprio venire per patire, per ricevere il martirio, se non quello cruento, almeno l'altro... tagliarsi la testa: cavei per cavei [capello per capello]!... ma poi chissà anche quel cruento... perché se dobbiamo mettervi sull'altare... Nella cappella che si fa nell'altra casa c'è un gran vuoto... Lì starebbe proprio bene una martire... chissà chi sarà la fortunata?... Ma per arrivare a quel punto lì, bisogna meritarcelo. S. Teresa diceva: Chi serve Dio e la sua casa, bisogna che pensi che non viene per essere ben trattata, ma per patire per Dio. Patire o morire, diceva. S. Maria Maddalena de' Pazzi invece: Patire e non morire; e la B. Angela da Foligno: « Non patire e non morire ». Con ciò intendeva dire: « Voglio fare la volontà di Dio ». Vedete, questa Beata ha trovato qualche cosa di ancor più perfetto. Ce n'è per tutti i gusti... Insomma volevan la santità quella gente lì...

 

Nostro Signore ha detto: « Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua ». (Lo stemma è la croce). Una croce quotidiana, non una croce per portarla solo ogni tanto, ma tutti i giorni!...

 

Vedete, la nostra perfezione consiste proprio in quel che facciamo. Se vogliamo farci sante religiose bisogna che abbiamo vero spirito. Facendo così si godranno due cose: l° la pace del cuore, 2° si otterrà il fine che è la perfezione della santità.

 

Il Signore disse: « Dabo manna absconditum » ma ai vincitori; sì, a colui che saprà sacrificarsi interamente per il suo dovere, per il suo scopo. E quelli lì son sempre i più tranquilli, i più in pace, i più allegri; son sempre disposti ai sacrifici... quelli lì hanno la vera pace del cuore!... Chi invece in Comunità è sempre triste, melanconica, è perché ha dei desideri, non è mai contenta, ha un martirio in questo mondo, e nell'altro (in quanto non si santifica in questo mondo e non tende al suo fine)...

Dunque oggi vi parlerò degli attacchi ai propri comodi... Ah, i comoducci!... Voi direte: Ma siamo staccate da tutto, prendiamo solamente quello che ci dà la comunità... Ed io voglio provarvi che non è vero che siete staccate da tutto... S. Paolo dice: Ciascuno cerca il proprio comodo e non ciò che il Signore vuole. S. Paolo non si è mica sbagliato... E’ così: tutti cerchiamo i nostri comodi. Quando in comunità si è proprio staccati da tutto, si è indifferenti a tutto, sia riguardo all'abitazione, sia riguardo al vestito, al vitto ecc. e questo si fa sempre, abitualmente e non un giorno sì e l'altro no, e si farà poi sempre in Missione... allora sì che va bene e questa persona sarebbe proprio staccata dalle proprie comodità. Ma all'atto pratico!... Supponiamo che aveste la libertà di scegliervi il letto... vorrei vedere se non cerchereste quello più vicino alla finestra, o in un angolo, il più comodo ecc...

 

Le teste rotte vivono più degli altri. Il Signore alle volte li conserva di più per far esercitare la pazienza agli altri... e far fare dei meriti (racconta di quel compagno di S. Ignazio un po' sui generis che voleva la cella più bella ecc.). Come quando si è ammalati e non si vuole andare in infermeria, ma quelle che han le camere (in certe comunità) vogliono star lì... si fa il nido lì dentro... Il Signore dà la grazia per la malattia e anche per la morte in infermeria e non in altri posti. Solo in casi eccezionali la grazia si trasporta. I Filippini devono morire in infermeria!

(Parla del Ven. Cafasso che ha sempre avuto il medesimo letto e glielo hanno cambiato mentre non c'era; così dell'orologio ... ) E’ così che fanno i Santi!

[poi continua come il sunto precedente].

 

SR. MARIA DEGLI ANGELI VASSALLO

Chi entra in religione bisogna che si risolva al patire - non per godere - Venisti ad laborandum - Non per farsi un nido, comodo. Non per essere ben trattata, ma per patire. Nella cappella nuova ci sarà poi il posto sotto l'altare per una martire, e speriamo che una di voi sarà scelta dal Signore - Non solo una croce di tanto in tanto, ma quotidiana - e allora ci sarà la pace del cuore e poi il raggiungimento del fine. Le più allegre, più in pace sono quelle che non hanno desideri - Distacco dalle proprie comodità - tutti cercano i propri. comodi; io sono persuaso che anche voi avete l'attacco ai comodi vostri. Supponiamo che aveste da scegliere il letto; non andreste a scegliere quello più vicino all'angolo, alla finestra? No, è essere attaccata ai propri comoducci.

 

La grazia per le ammalate è solo in infermeria e solo per caso può essere in un altro posto - Così nel lavoro - qualche volta si lascia la parte più pesante agli altri - nelle passeggiate il carico più pesante - e così nel vestito. S. Pietro d'Alcantara era contento di una sola tunica della quale non ce n'era una più brutta. B. Valfrè non aveva biblioteca - di giorno metteva i libri sopra il letto e di sera per terra. P. Bruno aveva due camicie, eppure aveva denaro per tutti ma non per sé.

 

L'amor dei comodi tien dietro alla tiepidezza. Mille cose diventano necessarie che i ferventi guarderebbero con disprezzo.

Tre cose per distaccarsi dai propri comodi sono necessarie: togliere tutto ciò che è vano e superfluo; soffrire con allegrezza e pazienza la mancanza del necessario. mantenere perfetto distacco dalle cose necessarie e convenienti.

 

Non vi dirò di andare vestite di foglie di palma come S. Antonio, ma essere contente di qualunque abito per deteriorato che sia. Quando si hanno alimenti e quel vestito che ci danno, siamo contenti di quello. Procurino i Missionari nelle spese di viaggio e di missione che siano minime.

S. Teresa esaminava sempre ciò che aveva nella sua cameruccia e poi... via, via... N. Signore mancò sempre del necessario - anche noi dobbiamo essere rassegnate ed anche allegre di mancare del necessario. Se fossi a casa avrei tutto questo? specialmente in questi tempi? E’ comodo far professione di povertà e non mancare di nulla... E’ il vero sugo della povertà di spirito - fare come alla Visitazione; si trasmettono tutto senza far smorfie e senza mettere niente in tasca, sapete! ? - Non dite: questo è niente, questo è. niente e intanto sono attacchi come tanti fili; che importa se sia un filo o un soast! se non si può rompere!

Perfin nel sedersi dobbiamo essere staccati, non sdraiarsi, non cercare i nostri comodi.

giuseppeallamano.consolata.org