LA PROVVIDENZA DIVINA

25 agosto 1918

 

XIII. 47-48

Uno dei più bei tratti del Vangelo è certamente quello che ci propone oggi la S. Chiesa, che parla della Provvidenza di Dio. Dice il S. Vangelo: Nemo potest... Questo Vangelo starebbe bene nella Messa del B. Cottolengo, se non ne avesse altro ancor più proprio. La S. Chiesa lo applica a S. Gaetano Thiene, che fu tutto della Provvidenza, e si propose, ed impose alla sua nuova Congregazione, di vivere delle pure elemosine offerte dai fedeli, senza neppure domandarle. Dice il Breviario che non gli mancò mai tale provvidenza anche miracolosa. Parliamo della D. Provvidenza.

 

I Teologi definiscono la Div. Provvidenza l'atto con cui Dio le cose da Lui create conserva e governa e dirige ad un fine a tutte comune universale e ad un fine particolare di ciascuno (Peyrettí). Fine comune universale è la gloria di Dio e la manifestazione de' suoi attributi: Omnía propter semetipsum creatus est Deus... Coeli enarrant gloriam Dei. Non siamo in questo mondo che per la gloria di Dio (M. Barolo). Questo fine si conseguirà sempre. Il fine particolare stabilito per ciascuna non si ottiene sempre (V. Peyretti; De Dei Attr.is p. 321).

 

Questa Provvidenza appare dal Vangelo: Respícite ... ; ciò per la conservazione. Per la direzione e governo altri testi: Ordinatione tua perseverat dies, quoniam omnia servíunt tibi. Dirigit gressus hominis,... Deus habet corda hominum... (V. ivi).

La fiducia nella Divina Provvidenza non esclude il pensare e provvedere all'avvenire; Gesù proibisce quel troppo affanno che nasce dalla diffidenza di Dio e dall'attacco smoderato alle cose della terra. Così i commentatori del S. Vangelo (Martini). Nello stesso Cottolengo non si sta colle mani conserte; ma... Dio dice aiutati, che t'aiuto... Nelle Comunità mi sembra che in generale si va al vizio contrario. Osservando che quando è tempo di andare a tavola c'è sempre il necessario, provvisto con cure e spese, talora ingenti, dai superiori, quasi non si pensa alla Provvidenza di Dio ed a ringraziarlo; ma si prende il tutto come cosa dovuta, e talora guai se manca qualche cosa ecc. Non così nel mondo, specialmente in questi tempi di carestia, dove ognuno s'industria per tirar innanzi. Sia impegno di voi tutti di cooperare al bene comune, tenendo cura della roba della comunità, procurando di usarne il puro necessario; e soprattutto colla vita fervorosa meritarvi le benedizioni di Dio anche temporali. Quaerite primum Regnum et justitiam Ejus; et haec omnia adj. vobis.

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

(In questo periodo di campagna non abbiamo la nostra consueta predica settimanale) Avete troppa parola di Dio (troppe prediche) e di ciò dovrete render conto al Signore. Lo star un pochino senza prediche va bene. Si apprezzeranno poi di più.

Il Vangelo d'oggi è uno dei più belli. Riguarda la Provvidenza di Dio. Tanto è bello questo Vangelo che la Chiesa lo applica a S. Gaetano Thiene che è l'uomo della Provvidenza. Egli aveva stabilito che i suoi Teatini dovessero vivere dell'elemosina dei fedeli, senza però chiederla. Il suo Istituto doveva vivere di pura elemosina ed aspettare che la Provvidenza mandasse di che mangiare. Dice il Breviario che non gli mancò mai. Che eroismo quello! Voleva imitare gli Apostoli.

 

La Provvidenza di Dio consiste nella cura che il Signore ha di crearci, di conservarci, di governarci: tre cose. Se il Signore non ci avesse creati, non saremmo niente; se un minuto solo ci dimenticasse, ritorneremmo nel nulla. E poi ci governa ancora per farci giungere al fine per il quale ci ha creati. Non c'è niente che il Signore crei e poi lasci andare.

 

Dice il Vangelo di quest'oggi: i gigli dei campi crescono così belli; nemmeno Salomone era vestito come i gigli del campo. Così gli uccelli che pasce... Dunque il Signore ha anche cura di noi che siamo creature. Nei tempi in cui siamo, sì che c'è bisogno della Provvidenza! In Comunità credo che non si pensi abbastanza alla Provvidenza. Io penso che in Comunità certe cose non si capiscono. Si dirà, quando si avranno le cose necessarie per vivere: E’ cosa naturale, almeno non ci fan morire di fame. La povera monachella se ne sta tranquilla; i fastidi son per i superiori. Bisogna pensare alle file che fa la gente davanti ai negozi per comperare un po' di roba! Una volta si diceva: Mangé mak dui euv? [Mangiare soltanto due uova? ]. Adesso che cosa costano due uova? Quante, quante spese! E le uve? e i vestiti? tutto insomma il necessario? Tutto questo è sempre un fastidio per i superiori. E le imposte? Bisogna inventarli i soldi? E dove si prendono se la Provvidenza non ci pensa?

Il superiore di un istituto mi contava un giorno che voleva mandare sei dei suoi in America e che aveva già disposto quindici mila lire. Oh! è appena in principio, io gli dissi. Questi si spaventò, perché non sapeva dove prendere altri denari,, ed io lo consigliai ad avere più confidenza.

 

Dico questo solo perché si pensi un pochino di più alla Provvidenza di Dio e ci contentiamo di star vivi... Pregate che il Signore ci aiuti anche materialmente. Nel Pater noi domandiamo il pane, nell'Ave Maria domandiamo la pulenta [polenta]... Un Canonico mi raccontava che una vecchietta dicendo mulieribus intendeva domandare la polenta alla Madonna. Essa non poteva pronunciare bene mulieribus [fra le donne], e così trasformava questa parola in melia [me- liga, granturco]. Ricordatevi dunque anche voi di chiedere al Signore il pane ed alla Madonna la polenta! (sorride).

 

Un giorno una suora mi diceva: Son già vecchia e non mi danno delle cose particolari, le danno solo agli altri. Alle novizie prima di pranzo danno l'uovo sbattuto o qualche cosa che rinforzi... ed a me ... alla mia età, non lo danno. - Perché lo davano agli altri e non a lei ... ma guardate! Ma se gli altri ne hanno bisogno... e tu ringrazia che sei robusta e puoi farne senza. L'era perché l'han avula le autre e nen kila. Se le autre a fan le puse [Era perché l'avevano avuta le altre e lei no. Se le altre fanno le piaghe] avranno poi da render conto. Niente piaghe, niente piaghe qui dentro! Che da noi non esistano questi bisogni.

Ringraziamo la Provvidenza che non lasci morir di fame. Se non corrispondiamo!!!... In una Comunità si stabiliva una certa quantità di sale per ogni settimana. In principio della settimana si faceva tutto dolce cosicché alla fine ce n'era più dell'occorrente, ed allora, pensando che per la prossima settimana sarebbe giunta l'altra provvista, mettevano giù tutto il sale che rimaneva ancora. Così, anziché fare le cose regolate e serbare l'avanzo per altra occorrenza, mangiavano i cibi più che salati per compensare... quelli troppo dolci dei primi giorni. Facevano quasi come quei tali che han salata la minestra in cinque o sei, perché credevano che l'incaricata non si ricordasse di salare. La sapete la storia nevvero?

 

Anche tra di noi, dunque, nessuna pretensione. Quando non si sta bene bisogna dirlo, ma poi si aspetta in pace che il male passi... e finita. Però se il Signore ci manda il necessario, noi non dobbiamo rifiutarlo. Contentarci di vivere, mangiare per star vivi. In questo modo daremo onore alla Provvidenza di Dio. Se il Signore ci manda il necessario, si prende, sì, ma del resto staccarsi da tutte le nostre miserie. Molte volte i nostri mali sono idee. Spesse volte si ha sete; si berrebbe Po e Dora [fiumi che passano per Torino], lo so, ma non si deve fare. Si beve, si beve, e poi... non si digerisce. Più si prende e più i bisogni crescono.

 

A S. Ignazio una persona mi ha portato un liquore... (non so che cosa fosse)... per bere per strada. Porta .via questa roba - e non ho preso niente. Più si prende e peggio è. Ringraziamo, la Divina Provvidenza. Guardiamo di essere più riconoscenti, non solo per la protezione materiale, ma tanto più per la spirituale.

Se il Signore si cura tanto di questo corpaccio, tanto più si cura della nostra anima. Cercate prima la gloria di Dio; cercate la gloria del Signore; cercate il Paradiso. Tutta questa robaccia il Signore ve la dà per sovrappíù. Il Signore si cura molto più del nostro profitto spirituale. Aver paura di dimenticarla questa Provvidenza. Ringraziare sovente, essere riconoscenti a N. Signore. Anche quando si mangia, si faccia la comunione spirituale; tutto, tutto per il nome di Dio. Quando si fa una cosa, si faccia per onore di Dio.

Il ringraziamento, se si fa a qualunque persona, tanto più si deve fare al Signore che ci fa tanti benefici. Sì, bisogna proprio ringraziarlo il Signore e dire: Sono una poveracciona, non merito proprio nulla, ma datemi, Vi prego mio Dio, un po' di umiltà; non le estasi, datemi i mezzi per giungere alla vera umiltà. Perché, vedete, è inutile domandare l'umiltà e poi non praticarla. Voglio l'umiltà, ma la vorrei allegra, tranquilla, vorrei la superbia insomma...

 

Fate così, ricordate tutti questi pensieri utili al posto della predica d'oggi. Del resto, andate avanti in Domino.

Domani è la festa di S. Secondo: è protettore del territorio di Torino. Il suo corpo è conservato da tanti secoli. Raccomandate a lui tutti i nostri soldati, perché il Signore li sostenga, finisca presto questo strazio. Ne abbiamo trenta, scrivono tutti delle lettere giorno per giorno.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org