LA VOCAZIONE RELIGIOSA

9 novembre 1919

 

XV. 11-12

I. La Vocazione in genere. V. foglio a parte p. 1-2.

II. La vocazione religiosa: In che consiste - Segni per conoscerla - Mezzi per corrispondervi.

1. N.S.G.C. colle parole: Si vis perfectus esse... Qui vult... offre a tutti lo stato religioso. S. Tommaso: Consilium (V. Foglio p. 2). Eppure quel giovane non accettò l'invito. Queste chiamate in genere dice il Bellarmino (l. cit.). Lo stesso scrive lo Scavini: Religiosa vocatio non perficitur vocatione generali, quia ad omnes fit, sed requiritur gratia specialis, quo consilia intelligantur meliora sibí et ut a se amplectenda amentur.

S. Tommaso: Consilia quantum de se sunt oranibus expedientia, sed ex dispositione aliquorum contingit, quod alicui expedientia non sint, quia eorum affectus ad haec non ínclínatur (Scav. I p. 375).

2. Segni per conoscere la vocazione sono tre. Non parlo dei segni straordinari, come ebbe S. Paolo, S. Antonio, S. Fr. d'Assisi. La vocazione ordinaria si manifesta in diverse maniere, che... (V. I. cit.) - 1) Una inclinazione spontanea e costante alla Religione, e poi specialmente ad una particolare. Non nuoce qualche temporanea ripugnanza o difficoltà, e secondo S. Tommaso qualche leggero dubbio che bisogna disprezzare. Se il dubbio fosse grave si usano i mezzi per scioglierlo che sono: aspettare, pregare, ed il consiglio del direttore. In questo caso si ricorra ad un direttore disinteressato, che abbia spirito di Dio e dono del consiglio, e sia pratico in materia. S. Tommaso: Costui nequit absque gravi culpa impedire aut dissuadere certam vocationem. 2) Attitudine sia dal lato fisico come dal morale alla religione ed alla particolare da scegliere. Sanità se...; ingegno se... Non gravato di debiti, od in necessità dei parenti secondo la Teologia. 3) Retto fine soprannaturale, magis se coniungendi Deo, aut lapsus anteactae vitae emendandi (Ne dia però prima prova nel secolo); aut saeculi pericula vitandi ecc.

 

S. Alfonso: Confessarius maxime expendant finern (Vol. VII p. 649). Se il fine è vitam agendi commodiotem, aut se líberandí a parentibus durae conditionis, aut complacendi parentibus qui ad hoc eum impellant, caveat ne permittat Religionem ingredi. Non impedisce qualche fine secondario come causa od occasione impellente o concomitante. Chi vi entrò con fine non retto, lo rettifichi se può e poi può continuare.

E’ peccato non seguire la vocazione religiosa? (V. Fogl. Nota p.4)

Come prepararsi: 1) Colla preghiera; - 2) Secretezza; - 3) Prontezza con non differire l'esecuzione; - 4) Fortezza contro le difficoltà, che quasi certamente sopravvengono sia dalla malizia altrui o per permissione di Dio (V. S. Alfonso e Fogl. p. 3).

Come incominciare la vita religiosa? 1) Studiare lo spirito di essa e imbeversene; - 2) Costanza in tutto ed apertura coi superiori; - 3) Animo nei tempi di prova e di debolezze. (V. Quad. XIII, 4-5) (V. Foglio p. 3).

XIII. 4 [vedere al 22 aprile 19171]

XIII. 5 [vedere al 29 aprile 19171]

 

FOGLIO A PARTE p. 1-4

I. - In generale ed anche nell'ordine naturale la vocazione è quel decreto di Dio, per cui da tutta l'eternità il Signore pensò alle creature possibili e stabilì di crearne a suo tempo alcune.

E tale divina prescienza non fu solamente in genere, ma in ispecie ed in individuo, determinando di concedere ad ognuna le doti comuni alla specie e di più le particolari, sicché ciascuna, potrebbe dire: singulariter sum ego.

Fin dall'eternità pensò e stabilì di dare ad ogni creatura i mezzi e le grazie per seguire la data vocazione e così conseguire il proprio fine.

Così vediamo nell'ordine naturale e quanto alle creature irragionevoli e quanto alle ragionevoli; quelle tirano dritto per la via loro segnata, queste se usano della cognizione e libertà loro concessa eleggono lo stato loro da Dio segnato e vi corrispondono.

 

Mirabile è l'ordine delle creature irragionevoli, e né gli animali rubano il posto agli istinti delle piante e dei minerali, né viceversa. Anzi nelle innumerevoli sorta di tali creature ognuna si attiene alle proprie, individuali doti avute, per cui gli uccelli volano per l'aria e non aspirano al posto e qualità dei pesci, che guizzano nell'acqua e tra gli uccelli ciascuno canta a suo modo e non a modo di altri uccelli di altra specie ecc.

Le creature ragionevoli se prendono la via da Dio loro segnata troveranno per essa i mezzi di ben riuscire e compiere il loro destino. Così l'avvocato, il medico, l'artigiano, il contadino, i quali se non indovinano la loro vocazione non riusciranno buoni avvocati ecc. ma gente spostata, perché altra era la loro vocazione. (Vedi Mons. Rossi Manna. Sem. cap. 6).

. Se ciò è vero nell'ordine naturale, tanto più accade nell'ordine soprannaturale, quanto alla nostra vocazione spirituale, di grazia.

 

In quest'ordine sebbene il Signore chiami tutti con una vocazione generale alla santità: haec est voluntas Dei sanctificatio vestra, con vocazione particolare chiama ciascuno a conseguirla in uno stato piuttosto che in un altro. AI decreto della persona chiamata congiunge quello di conferirle i soccorsi necessari a compierne debitamente gli ufflzii: unusquisque proprium donum habet (S. Paolo I Cor. 7), idest gratia propria unicuique statui (Corn. a Lapide). Quindi chi assume lo stato fissatogli da Dio è aiutato dalla grazia a portarne il peso anche con gioia, e solo che vi corrisponda ottiene di giungere al suo fine.

Chi invece si appiglia ad uno stato a cui non fu destinato, sconvolge dal canto suo l'ordine stabilito dalla D.P., si oppone al volere di Dio, è membro slogato e spostato. Privo della speciale protezione di Dio, non gli rimangono per salvarsi che le grazie comuni e sufficienti, le quali non gli basteranno per portare oneri superiori alle sue spalle.

Vedete l'importanza di conoscere e seguire ciascuno la nostra vocazione!

Dipende da ciò la propria felicità od infelicità temporale ed eterna. Dice S. Greg. Naz. (Orat. 25): certum vitae genus est res tanti momenti, ut totius vitae vel recte vel male traducendae, lundamentum in eo positum est. Alla sventatezza di prendere vocazioni non fatte da Dio si devono in gran parte attribuire i tanti disordini che arrivano nel mondo dice un autore (La Perf. Crist. pp. 222-4).

 

II. Essendo od aspirando ad essere tutti religiosi e missionari e molti anche sacerdoti, tratteniamoci solamente di queste tre vocazioni. Vedremo di ciascuna la natura, l'eccellenza, i segni per conoscerla, i mezzi per corrispondervi e gli ostacoli che si devono vincere; infine il male del non accettarla e compierla bene.

 

l. VOCAZIONE RELIGIOSA

Natura. La vocazione religiosa, dice il Bellarmino, è una manifestazione di elezione che Iddio fa a coloro che corrisposero al generale invito di osservare i consigli evangelici. Il si vis perfectus esse è rivolto a tutti (v. La perf. críst. p. 444); consilium adolescenti a Domino datum, sic est accipiendum, ac si omníbus ex ore Domini pro- poneretur scrive S. Tommaso (Opusc. 17, c. 19); ma quest'invito non dà il potere immediato di realmente praticare i consigli evangelici, perciò è necessaria una speciale vocazione (Bellarm. De Monach. 1, 2 c. 13 presso La perf. crist.), che d'ordinario si ottiene mediante la pregbiera e le buone opere.

Eccellenza. La vocazione religiosa è una grazia che non ha prezzo e di cui solo nell'eternità si conoscerà il valore. Secondo S. Gerotamo lo stato religioso è un martirio, anzi contiene in sé molti martirii mentre ci fa morire al mondo e ci sacrifica a Dio (v. Avvisi e Rifless. sullo stato relig. p. 60 e seg.). E’ un martirio l'ubbidienza; così la castità e la povertà (Ivi p. 61).

Disse N.S.G.C. a S. Teresa: guai al mondo se non vi fossero religiosi (Ivi p. 66).

Segni per conoscerla. Non parliamo di vocazione straordinaria fatta a certe anime predilette con segni particolari, come avvenne a S. Paolo, a S. Antonio, a S. Francesco d'Assisi ecc.

La vocazione ordinaria si manifesta in diverse maniere, che danno un morale convincimento sufficiente per poterla abbracciare (S. Tomm. 2.2 q. 189 a. 10), senza che siano necessarie prove matematiche, e molto meno rivelazioni e miracoli.

Segni abbastanza certi di vocazione religiosa sono: 1) di non avere vocazione positiva, particolare, per rimanere nel secolo; 2) di possedere la conveniente capacità per lo stato religioso; 3) di sentirsi sospinto a questo stato da motivo soprannaturale, e ciò con costanza di volontà sebbene non esente da ripugnanze e difficoltà ed anche da qualche motivo umano secondario ed accessorio (La Perf. p. 449).

 

E’ poi necessaria molta preghiera e domandar consiglio da persona idonea.

Mezzi per corrispondere alla vocazione religiosa. Altri sono antecedenti all'entrata in religione, altri durante la prova e la vita nella religione.

l. Conosciuta la vocazione: 1) di regola si tenga secreta; 2) non si differisca l'adempimento senza un forte motivo: timeo Jesum transeuntem. Es. S. Matteo e gli Apostoli: nescit tarda motimina Spiritus Sancti gratia (S. Ambr. in Luc. 1.2); 3) Superare le difficoltà che quasi certamente sopravvengono sia dalla malizia altrui sia per permissione di Dio, il quale suole provare le vere e grandi vocazioni. Es.' S. Giovanna Francesca di Chantal.

2. Durante la prova, ben considerando la natura e gli obblighi dello stato religioso in genere ed in specie di quello abbracciato, deve imbeversi dello spirito dell'istituto, studiandone le regole e procurando di osservarle scrupolosamente e cordialmente in ogni più piccola parte. A tal fine è necessaria una costanza d'animo ed una generosità a tutte le prove. - Siccome il demonio non mancherà di assalire con tentazioni di scoraggiamento è necessaria una intera apertura coi superiori, i quali sfateranno le insidie del demonio.

3. Fatta la professione, adempite con inviolabile fedeltà i doveri assunti.

La felicità del religioso sarà a misura della fedeltà e dello zelo che avrà nel servizio di Dio. Se sarà perfettamente fedele sarà anche perfettamente felice quanto si può essere in questo mondo; se avrà fedeltà mediocre, sarà solo mediocremente felice; se mancherà di fedeltà sarà miserabile (Avv. e Rifl. p. 73). Esempi (La Perf. 475 ecc.).

Se venisse meno il primo fervore bisogna subito scuotersi (La perf. p. 472 ecc.) (D. Cal. 2 Med.). Serve a ciò l'ad quid venisti... volo salvare animam meam.

Ostacoli da vincere. Primo ostacolo è il diniego dei parenti, i quali o per falso affetto o per avarizia si oppongono a tale vocazione. Ma, dice S. Tommaso: non tenentur nec servi dominis, nec filii parentibus obedire de matrimonio contrahendo, vel virginitate servanda aut aliquo alio huiusmodi (2. 2. q. 105 a. 5).

Il Conc. di Trento non volle che il consenso dei genitori fosse impedimento dirimente del matrimonio, ma solo necessario alla liceità quando fosse ragionevole e giusto. Così per la vocazione religiosa. - I parenti possono sincerarsi se i figlspecialmente minori in ciò operano a caso, per leggerezza o impeto di fantasia, ma non sono essi i veri giudici della coscienza dei figli: ciò appartiene al confessore e direttore. Infelici molti parenti che si oppongono a vere vocazioni sotto vari pretesti, e fors'anco per distoglierli li ingolfano nel mondo! S. Bernardo dice: saepe parentes ita se in hac re coecos exhibere, ut matint filios suos cum seípsis perire, quam salvari procul a se. Oh durum patrem! Oh saevam matrem! (Ep. III), ed aggiunge che contemnere matrem propter Christum piissimum est (Ep. 104), nam qui dicit: honora patrem aut matrem, ipse etiam dicit: qui amat patrem aut matrem plusquam me, non est me dignus.

Chi quindi si sente chiamato alla religione stia fermo contro la voce della carne e del sangue, cerchi di ammollirli in bel modo, dicendo che lontano li amerà ancor di più e li farà da Dio benedire colle sue preghiere. E quando ogni tentativo riesca vano si consiglia a taluna anche la fuga. Esempi: S. Tommaso, S. Stanislao Kostka e S. Fr. di Chantal.

 

N.S.G.C. disse: qui non odit patrem aut matrem... non potest meus esse discipulus: odio questo santo, di cui saranno poi riconoscenti gli stessi parenti.

Nota - Che male è non seguire la vocazione religiosa? Per sé non è peccato non avendo N.S. legato a precetto la professione dei consigli evangelici. Tuttavia in pratica, dice S. Alfonso, a cagione dei pericoli, a cui è esposta la propria eterna salvezza, scegliendo uno stato diverso da quello cui Dio l'ha destinato, di rado si può andare esente. da peccato. Il rifiuto della grazia della vocazione religiosa suole spesso farsi ostacolo a riceverne delle ulteriori, la cui mancanza si fa occasione di rovina (La Perf. Crist. 450-1). Esempio il giovane del S. Vangelo.

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

(il nostro Ven. Padre legge sulla lavagna: estote perfecti; e dice:) Estote perfecti [siate perfetti] non vuol mica dire che siete perfette; non siete mica perfette; neanche le più anziane sono perfette... vuol dire che cerchiate di essere perfette. Estote perfecti! attaccarci lì ...essere testardi in questo; picchiar lì…costi quel che vuole…

Abbiamo parlato una delle ultime volte, dello stato religioso; abbiamo visto che è di istituzione divina; abbiamo parlato della sua eccellenza e dei beni del medesimo. Adesso voglio parlarvi della vocazione allo stato religioso. Per voi che ci siete già, è bene esaminare se siete entrate per la porta vera o no. Che spavento! (e dopo un po' di sospensione) No, voi siete entrate per la porta vera; ma questa istruzione può esservi utile per suggerire buoni consigli ad altri che desiderassero abbracciare lo stato religioso. Va bene dire: prega, prega; ma alle volte si resta lì. Eh... non vien mica l'angelo a dirlo!...

 

Invece ci sono i segni e con questi segni siamo sicuri della vocazione. Che cosa è la vocazione religiosa? La vocazione in generale, sia nell'ordine naturale come nell'ordine soprannaturale, è quel decreto di Dio per cui Egli da tutta l'eternità pensò e decretò di creare qualche creatura, fra quelle che poteva rendere possibili; e non solo pensò di crearle, ma pensò anche alla specie dell'individuo: pensò a creare tanti uomini, tante pietre; tanto di questo e di quello. E poi tra gli individui, volle creare te e non un altro: quello là e non un altro. E’ un decreto che Dio ha visto chiaro e netto da tutta l'eternità. Ricordate quel passo che dice: Io da tutta l'eternità ho pensato a te, ti ho amato e per un eccesso di mia bontà ho voluto tirarti su dal niente. Perciò tu che non eri niente ho voluto a suo tempo crearti, e questo per pura mia misericordia. Mi faceva piacere di crearti, e tu che non eri niente venisti qualche cosa. Questo è il decreto di Dio riguardo alla creazione.

 

Mentre ha stabilito di crearci, ha pure stabilito di ottenere lo scopo della creazione. Scopo primo è Lui stesso, perché ha creato tutto per Sé. Il Signore non poteva creare nulla che non fosse per Se stesso. Secondo fine: anche per il bene della creatura, e a ognuna ha dato tutte le grazie necessarie perché potesse conseguire il fine primo che è la gloria di Dio, e poi anche l'altro fine che è la volontà di Dio.

 

Quindi alle creature irragionevoli il Signore dall'eternità ha pensato a dare a ciascuna un istinto particolare perché camminassero per quella strada a cui le aveva destinate. Per esempio, agli uccelli non viene la voglia d'andare al posto dei pesci e neppure ad un uccello viene voglia di cantare come canta l'altro uccello. Invece alle creature ragionevoli come siamo noi, ha dato la volontà libera in modo che dando loro i mezzi, le grazie per corrispondere, raggiungano il fine per cui sono state create. Le creature irragionevoli il loro fine lo conseguono sempre. Quelle ragionevoli non vuol costringerle, ma vuole che abbiano il merito di fare le cose per amore. Libertà!

 

Quindi vedete: per esempio, ad un medico - nell'ordine naturale - ha dato tutte le inclinazioni per riuscire un buon medico; se questi non vuole farsi medico e vuole invece farsi avvocato, la sbaglia perché non ha più le grazie naturali che il Signore gli ha dato, perché il Signore lo voleva medico. Avete capito? Il Signore fin dall'eternità ha pensato a creare e dare a tutti i mezzi perché ciascuno consegua il suo fine. Ora questo nell'ordine naturale; e tanto più nel- l'ordine soprannaturale. Il Signore ci ha dato tutte le grazie per farci santi perché il Signore ha detto: Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione.

Quindi tutti: uomini e donne, possono farsi santi; perciò tutti possono conseguire il fine, ma non tutti possono farsi santi nello stesso stato. Uno è chiamato al sacerdozio e l'altro no; uno allo stato matrimoniale e l'altro no. Il Signore vuole che teniamo la strada che ci ha fissata; quindi chi non la tiene, ah, la sbaglia! Vedete l'importanza che c'è di seguire la volontà di Dio in tutto, sì nelle cose materiali che nelle spirituali?!

 

Ma, veniamo a noi. Dunque che cos'è la vocazione religiosa? Quali sono i segni? Quali i mezzi per corrispondere? Per conoscerla? Noi qualche volta diciamo: siamo tutti chiamati a farci religiosi, perché il Signore ha detto: Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua; e perciò siamo soliti dire che chiunque può farsi religioso. S. Tommaso dice che il consiglio dato dal Signore a quel fanciullo (del Vangelo) è dato a tutti. Tuttavia per poter seguire questa vocazione ci vuole ancora un segno particolare. Se no allora dovremmo farci tutti religiosi e tutto il mondo sarebbe un monastero. Questa chiamata generale, dice il P. Suarez, non dà ancora il potere immediato di realmente praticare i consigli evangelici; è ancora necessaria una vocazione speciale e questa per determinare se uno deve proprio farsi religioso. I segni per conoscere se uno è chiamato a farsi religioso sono tre; non parlo delle chiamate straordinarie: S. Paolo, per esempio, che fu sbattuto giù da cavallo... Noi non dobbiamo aspettare queste cose, non dobbiamo esigere che venga un angelo a dirci: Va' a farti missionaria ... ; l'angelo ha altro da fare.

 

I segni che danno la certezza morale per cui uno è tranquillo di fare la volontà di Dio sono: l° Inclinazione; 2° Attitudine; 3° Retto fine

Inclinazione: deve essere spontanea, costante verso la religione. Se poi si tratta di andare in questo o in quell'altro luogo ci vuole ancora un'inclinazione speciale. Alle volte quando tutto è deciso si dice: Vado a farmi Missionaria della Consolata - per esempio - poi viene la malinconia e non si andrebbe più. Vedete, questo succede perché o c'entra il demonio, o c'è qualche persona più o meno buona che fa le veci del demonio. Tutte quelle piccole ripugnanze, quelle piccole difficoltà che si provano non vogliono dire che non si abbia l'inclinazione. Se poi ci fosse un dubbio grande: il Signore mi ha chiamata o non mi ha chiamata? allora che cosa si fa? Si aspetta e si prega; si chiede consiglio finché si sia certi.

 

Attitudine: sia per la parte fisica che per la morale. Se io voglio andare a farmi Trappista e non ho salute, eh!... se sono debole potrei andare dove prendono anche i deboli. La Visitazione sarebbe una fondazione per quelle mezze malate. Di regola per farsi religiosi ci vuole salute sufficiente secondo lo stato che uno sceglie. Se si avrà da fare il catechismo come voi, e non si è buone a niente, eh, allora... si vada in un altro posto.

 

Fine retto: qual è questo fine retto? E’ di maggiormente unirsi a Dio: di correggere i difetti della vita passata; di fare un po' di penitenza; di schivare i pericoli del mondo. S. Alfonso dice che non ha fine buono quello che va in religione per star meglio che a casa, più tranquillo, più comodo; di liberarsi dallo stato umile, di far piacere ai parenti (adesso quest'ultima cosa non capita quasi più); oppure quando non si sa che cosa far d'altro... Oh! il Signore prende solo il rimasuglio? - Dunque avere il fine retto. E chi non l'avesse? Lo metta adesso. Non c'è che mettere tutto a posto, tagliare i fili, mondare... Alle volte un piccolo dispiacere è stato l'occasione della nostra decisione; può capitare che in famiglia non si vada d'accordo, e allora, non per sfuggire il male, ma per andare a farsi santa, si entra in religione.

 

Quando si è in dubbio, bisogna ricorrere ad un direttore. Questo deve essere: l° un disinteressato; 2° deve avere lo spirito di Dio e il dono del consiglio; 3° deve essere pratico su quanto dobbiamo interpellarlo.

Disinteressato: si va a domandare consiglio ai parenti? Oh,! mai più!... oppure si va da un parroco che abbia l'idea di maritarle tutte o di farle tutte Figlie di Maria perché ne ha bisogno? No, non bisogna andare. - …

C' è una buona figlia che fa tanto bene la serva ad un parroco? Certo questo non la vuol lasciare andar via, perché non ne trova un'altra, e se chiede consiglio a lui non la lascia andar via. E neppure bisogna chiedere consiglio a quelli là che vogliono fare le suore, i frati a loro modo. Lasciate che ognuno tenda alla sua inclinazione; a una piacerà farsi Sacramentina, ad un'altra farsi Missionaria... ma, ma, ma, vedete come sono!... Quelli che son devoti della Madonna del Rosario voglion che tutti si faccian Domenicani, che tutti si mettano nella Compagnia del Rosario; oppure quelli che son devoti della Madonna del Carmine, vogliono che tutti prendano l'abitino, o che si facciano Carmelitane...

2° - Che abbia lo spirito di Dio ed il dono del consiglio. Se si domanda ad uno del mondo, egli dice che si può star buone anche nel mondo; se si chiede a chi non ha niente di religione eh, allora...

S. Tommaso dice così: « Non può una persona senza grave colpa impedire o dissuadere da una vocazione seria ». Quindi bisogna stare attenti a domandare consiglio a chi è pratico in materia. I consigli si domandano quando c'è grave dubbio, perché ai dubbi leggeri non bisogna badare.

Uno che ha vocazione religiosa e non la segue che cosa fa? Costui dice: N. Signore ha detto: Se vuoi; ed io non voglio. Eppure ha tutti i caratteri, tutte le qualità per poter andare!... costui fa peccato? S. Alfonso dice: Il non seguire la vocazione proprio per sé non è peccato, ma in pratica, scegliendo una vocazione che non è sua e quindi non avendo le grazie che il Signore aveva seminato per la strada che doveva seguire non avrà che forze misurate per superare i pericoli che ci sono nel mondo. - Vedete, dice che non è peccato, ma è un'ingratitudine a Dio.

 

Il giovane del Vangelo dice al Signore: Che cosa ho da fare? Il Signore risponde: Osserva i Comandamenti. E lui: Li ho osservati fin dall'infanzia. Il Signore soggiunge: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che hai, vieni e seguimi... Ma il giovane, sentite le parole: Va', vendi quello che hai e da' tutto ai poveri, lui che aveva tante ricchezze... melanconico se ne va via - e disperano i Santi Padri che si sia salvato.

Un’altra volta vedremo quali sono i mezzi per riuscire un buon religioso.

 

 

SR. EMILIA TEMPO

 

(legge sulla lavagna: ESTOTE PERFECTI)... Questo non vuoi mica dire che siete perfette; non siete mica perfette, neanche le più anziane; vuoi dire che cerchiate di esserlo. Attaccarci lì, essere testardi in questo, picchiar lì, costi quel che vuole. Voglio, soprattutto, voglio, voglio, tre volte voglio.

Che cosa è la vocazione religiosa? In generale, sia nell'ordine naturale come soprannaturale è quel decreto di Dio per cui Egli da tutta l'eternità pensò e decretò di creare qualche creatura (non pensò in generale, ma in particolare) e ad ogni cosa, sia animata come no, diede le proprie inclinazioni. « In caritate perpetua... » [ con amore eterno...

Le creature irragionevoli conseguono sempre il loro fine, quelle ragionevoli il Signore non le costringe; son libere e... Il Signore a ognuna di queste creature dà le grazie necessarie perché raggiungano il loro fine: il l° la gloria di Dio, il 2° la volontà di Dio.

 

Il Signore ci diede tutti i mezzi e tutte le grazie per farci santi perché Egli ha detto per mezzo dell'Apostolo: Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione. - Dunque tutti possono farsi santi, ma non tutti nel medesimo luogo. Il fondamento della nostra riuscita sta nella corrispondenza. E chi non persevera, chi non corrisponde, sbaglia strada... e guai.

 

Quali sono i segni per conoscere la chiamata del Signore? Il Signore ha dato a tutti il consiglio dicendo a quel giovane: « Se vuoi ». Ma ci vuole una chiamata speciale. I segni sono: l° inclinazione (stabile); 2° attitudine (fisica e morale); 3° retto fine (unirsi di più a Dio, correggersi dei difetti, farne penitenza, servire il Signore e farsi sante). Questo è fine retto, e chi non l'avesse avuto, lo metta.

Nel dubbio si ricorre al direttore, ma questo bisogna che sia: l° disinteressato; 2° che abbia lo spirito di Dio e il dono del consiglio; 3° che sia pratico.

 

SR. MARIA DEGLI ANGELI VASSALLO

L'essenziale è di voler essere perfetti - essere testune [testarde] - voglio, tre volte voglio.

I segni della vocazione sono tre (non parlo della vocazione straordinaria): l° Inclinazione – 2° Attitudine – 3° Retto fine.

1° - Inclinazione spontanea, costante. Certe volte arriva che all'ultimo momento viene una malinconia, piccole ripugnanze, ma questo non vuol dire niente. Se poi c'è proprio un dubbio grave, e allora che cosa si fa? eh! si aspetta e si domanda consiglio - dirò poi da chi.

2° - Attitudine. Se io voglio farmi Certosina e non ho salute! consiste appunto in quello: aver salute proporzionata. Se una non ha ingegno, se è una tabula rasa e vuole andare dove si insegna!

- Fine retto di maggiormente darsi a Dio, di fare penitenza del passato - farsi santa, di fare del bene. - E chi fosse entrata senza questo retto fine... ebbene lo metta!

 

 

giuseppeallamano.consolata.org