PREPARAZIONE AGLI ESERCIZI CORRISPONDENZA ALLA VOCAZIONE - DELLO STUDIO

27 aprile 1919

 

XIV. 27

Dello studío

Necessità - Materie – Fine- Modo = piamente (V. Quad. IV p. 4-6)

IV. 4-6

Parole sul sacerdote-míssionario ignorante

Il Blesense, o Pietro Blesense (Mack. Tes. del Sac. I p. 55), profondo scrittore di ascetica, paragona il sacerdote ignorante ad un idolo e lo chiama idolum tristitiac et moeroris; idolo di tristezza ed amarezza per l'ira di Dio e la desolazione del popolo. Esatta pittura, poiché per quanto esternamente paia un Dio in terra ed indossi sacre vesti, non è internamente che simile ai mondani: simulacra gentium argentum et aurum. - Egli infatti ha la bocca per evangelizzare la parola di Dio, ma per la sua ignoranza la tiene chiusa, e meno peggio perché parlando direbbe spropositi: os babet et non loquetur. Eppure è chiaro il mandato di N.S.G. ripetutogli nella S. Ordinazione... L'i- gnorante ha gli occhi per vedere il bisogno che ha la gente di essere istruita e condotta alla conoscenza ed all'amore di Dio, e vede nulla: oculos habet et non videbit, né vede le conseguenze della sua ignoranza nella perdita di tante anime che senza il suo zelo andranno perdute, e quindi la sua responsabilità. - Ha le orecchie per sentire tali cose nel dire il Breviario e la S. Messa, e piuttosto ascolta la voce dell'interesse, della pigrizia, della carne e del sangue, mentre potrebbe dire con verità il docebo iniquos vias tuas: aures habet et non audiet. - Ha poi i piedi per muoversi ad annunziare N.S.G.C., quei piedi che son detti quam pulchri... quam speciosí, ma pedes habet et non ambulabit. Qual vergogna per lui quando nella partenza per le missioni gli saranno cantate tali parole! - Ha infine le mani dategli da Dio per operare miracoli di virtù e di grazia a bene di tante anime; ma per la sua ignoranza poco opera, mentre potrebbe istruito e santo riuscire un S. Francesco Zaverio peì poveri infedeli. Manus habet et non palpabit. - Il Sacerdote e missionario ignorante è un vero idolum tristitiae et moeroris, anche per l'istituto che lo allevò e gli fornì con tanti sacrifizi il mezzo d'istruirsi e di rendersi idoneo all'apostolato. Egli invece di consolarlo con condurgli migliaia e migliaia d'infedeli al seno, li lascerà freddi e ignoranti delle verità della fede, se pure non aiuterà ancora a dannarli per non sapere parlarne la lingua, esporre chiaramente le verità della fede e della legge di Dio e sciogliere bene le molte difficoltà che il buon senso dei pagani loro detta.

 

Cari miei, a queste giuste considerazioni scuotiamo la nostra inerzia, et particula boni temporis non te praetereat: coraggio alla vista del male e più del bene nostro venturo.

 

Parole sulle materie di studio (ordine nello studio)

Un degno autore (Mack Tes. del Sac. I, p. 58) trattando di ciò che deve studiare un sacerdote, pone per prima cosa la lingua, in cui dovrà esercitare il S. Ministero, e dice che il sacerdote deve procurare di ben possederla, vale a dire mettersi in istato di scriverla e parlarla con perfezione. E veramente a che serviranno gli studi di filosofia, di Teologia, di S. Scrittura ecc. per il S. Ministero, se non si saprà tali materie comunicare colle parole; e che poco effetto se si parleranno stentatamente. Verrà piuttosto via la volontà di evangelizzare, o si farà senza energia, e con poca importanza ed autorità pel poco conto in cui sarà tenuto per questa deficienza. I poveri selvaggi non capi- scono come i missionari non parlino come essi, e come niente terranno la nostra lingua che non conoscono. - Quanto perciò sarebbe desiderabile che poteste fin da qui imparare il kikuyu; spero verrà presto questo momento di aver la grammatica ecc. Per ora ad ovviare a questa mancanza e per non perderne sin dal principio sono i novelli missionari trattenuti a Limuru e quivi hanno scuola di lingua..

 

Ma ciò che non si può ora pel Kikuyu si può e si deve fare per la lingua inglese. Dessa è dopo quella assolutamente necessaria per poter conferire colle autorità inglesi dei vari forti - per gli ufficiali e le loro famiglie, che col tempo certamente andranno colà a stabilirsi. La conversione degli infedeli non esclude quella dei Protestanti, questa anzi aiuterà molto la prima.

Pesate sovente le parole del Regolamento che dice essere segno di vocazione all'apostolato l'impegno ecc. (Reg. 111, 14).

Fine e modo di studiare [vedere al 14 ottobre 1917]

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Pax vobis [La pace sia con voi]! La pace è un dono che supera ogni dono: superat omnem sensum... Pace con noi, pace con Dio, pace col prossimo. Domandate la grazia di acquistar questa pace. Vengo appunto ad annunziarvi che vi prepariate per gli Esercizi Spirituali. Se -una non ne avesse voglia, eh! sarebbe un cattivo segno.

Ricordatevi, questi Esercizi sono una grazia particolare, insigne, straordinaria. Bisogna poi renderne conto, perciò bisogna domandar la grazia di farli bene. Che il Signore venga con tutta la pienezza dello Spirito Santo.

Bisogna prepararci! Bisogna proprio entrare negli Esercizi tutti interi: testa, anima, tutto insomma. Dice S. Ignazío, e l'avrete visto nei suoi Esercizi: Totus ingrediar - totus maneam - alter egrediar [che io entri tutto - rimanga tutto - esca un altro]. Vuol dire: entrare tutto, non per metà. Lasciar la testa fuori? No, tutto intero, tutto quel che sono, tutto, non solo per metà. Tutto, per uscire trasformato in un'altra creatura.

 

In questi Esercizi bisogna esaminare il profitto dell'anno. Fare i conti come i mercanti. Per qualcuna sarà forse il conto di tanti anni addietro. Fin d'ora bisogna disporre il cuore. Certe volte, quando il Signore permette un po' di ripugnanza... e non si vuol vincere: quella lì non farà bene gli Esercizi. Perché vedete, se il Signore non ci vede generose, ci lascia lì; ecco perché certa gente non corrisponde alla vocazione: perché non corrispondono alle ispirazioni del Signore. Il Signore non ha bisogno di avere le cose per forza; quando le cose non si fanno per amore, Egli ci lascia; ci dà solo la grazia sufficiente, e sapete cosa vuol dire sufficiente? Vuol dire che non è sufficiente. Ah! non datemi solo la grazia sufficiente! Guai ad avere questa grazia, perché in realtà non è sufficiente. Ci vuole un rio, un fiume di grazie.

Incomincerete gli Esercizi al 10. Verranno due predicatori; state attente: verrà anche il diavolo; questo qui entra anche a porte chiuse. Guardate di non lasciarlo entrare. Ci saranno anche quelle che si lasceranno turbare dal diavolo?

 

Bisogna esaminare se in questo tempo non abbiamo da scuoterci, se siamo state generose. Bisogna pensare anche alla vocazione. Vedete, finché non avrete fatto i voti perpetui, siete libere. Se una non si sente di riuscire proprio quella che dovrebbe essere dopo tante letture fatte, dopo tanti suggerimenti e correzioni avute, eh! allora non fa bene a starsene qui ... ; andare in Africa?... Ahi! Meglio fare la buona cristiana che la cattiva suora. « Ma, dirà qualcuna, andare a casa dopo tanti anni? Non oso più ». Ma lasciate che il mondo dica quel che vuole, purché salviate la vostra anima. Almeno, se tornate vi salvate nel mondo, se non vi salvate in religione. Certi, o non corrispondono, o non hanno vocazione. Rida il mondo, dica quel che vuole: purché io mi salvi.

Questo voglio che facciate fin d'ora, perché bisogna entrare negli Esercizi con il piano fatto. Adesso incomincerete a star più raccolte, a far meglio quel che dovete fare. Allora poi, durante gli Esercizi, direte al Signore: Voglio fare la vostra volontà: che cosa volete ch'io faccia? Il Signore ad una dirà d'andar via, ed allora, costi quel che vuole, si andrà; ad un'altra invece dirà: Ti voglio, sì, ma con la testa interamente qui. Ed ognuna insomma risponderà al Signore: Faccio così.

 

Guardare di conoscere pienamente la volontà di Dio. Certo che per fare una suora solo per metà, è meglio non farla. Un chierico che da tanti anni era qui, l'altra sera l'ho mandato a casa. Da tanto tempo osservavo che non aveva spirito in cose spirituali. Una volta gli dissi: Quante volte potresti fare delle Comunioni spirituali, ma non ti viene neppure in mente; certi cristiani fanno meglio di te. Aveva la mania di studiare. Gli ho poi detto: Se non hai questa vocazione, o non vuoi corrispondere, sta' tranquillo che io ti tengo ancora qui mesi e mesi affinché tu possa studiare ancora e aggiustarti poi bene quando sarai fuori, ma se dici a qualcuno che vuoi uscire, ti farò partire immediatamente. Egli però non seppe star zitto, lo disse a tutti ed io allora lo mandai via nello stesso giorno che l'ho saputo. Riusciva bene in molte cose, è vero; avrebbe sempre studiato, ma era superbo... come Lucifero, e gliel'ho detto.

 

L'Istituto non ha bisogno di niente. Chi non ha vocazione o non corrisponde (e non corrispondere è quasi peggio che non averla), non può star qui. Quando col Papa si parlò che c'era bisogno di suscitare lo spirito del Ven. Cafasso, s'è messo le mani così (e il nostro Ven. Padre, dicendo questo, si porta le mani al capo).

Eh! quando vanno soldati!... Non si può immaginare il male che ha fatto questa guerra. Incominciano a perdere amore alle cose di Chiesa ... ; poi si raffreddano... e poi finiscono così... L'Imitazione lo dice: Quante volte mi trattenni cogli uomini, me ne tornai meno che uomo (Libro I, capo 200). Che cosa vuol. dire star fuori!... E quelli lì che non hanno spirito, quando non possono uscire, vanno fuori colla testa e col cuore.

E’ questo che voglio che facciate per prepararvi agli Esercizi: voglio che prendiate una risoluzione.

 

Noi non facciamo una carità al Signore col farci missionati, è il Signore che la fa a noi. Ah! sì, devo chinare la testa, ché il Signore m'ha fatto sacerdote; dovrei sempre stare in ginocchio, dovrei starvi tutta la vita in segno di riconoscenza. Certo, avremo da render conto di tante grazie. Se noi facciamo cosa spetta a noi, il Signore verso noi è generoso. Il B. Cottolengo poteva starsene lì tranquillo era Canonico al Corpus Domini e poteva condurre una vita non faticosa. Poteva dire il suo- Breviario, passeggiare, leggere il giornale, andarsene a cena senza preoccupazioni... ed invece? sapete quel che ha fatto. Anch'io potrei starmene tranquillo: andrei fino in coro; poi me ne andrei a pranzo..., poi leggerei un po' la Gazzetta... e poi mi metterei a dormire un poco... e poi, e poi... (con forza) e poi... me ne morirei da folle... E’ questa la vita che si deve fare? Vedete, siamo destinati a voler bene al Signore. Dobbiamo far del bene, il più possibile. Mi basterebbe star lì tranquillo, Rettore della Consolata, eppure...

Oggi non ho ancor visto la Madonna: stamattina, quando son venuto via, era ancora chiusa; stasera sarà già chiusa, ed io non ho visto che la Madonna del Duomo, perché ho celebrato là la Messa cantata. Ho visto quella del Duomo, ma... non è la mia...

(Ritornando al primo argomento) Che importa a me l'aver 500 o 600 chierici, se non sono come li voglio io? Meglio averne pochi, ma come si deve. E così è di voi; dovete essere tutte di prima classe, nessuna di seconda, peggio poi se dell'ultima.

 

Dunque, coraggio; son solo due giorni che abbiamo da vivere, ma se fossero anche tanti secoli, siano tutti per il Signore. Non viviamo sempre tra il Signore e le altre cose. Certe cose non son cattive, ma disturbano. Il Signore vuole generosità. Poi ci lamentiamo, e poi non proviamo gusto, ma... è colpa nostra. Non proviamo gusto... eh! si capisce, siamo fredde, non siamo generose... Anche in mezzo alle prove, alle tentazioni, il Signore si fa sentire lo stesso; come ha fatto con S. Caterina da Siena. Essa si lamentava che il Signore l'abbandonava e diceva: Dove siete, o Signore? Mi lasciate sola in mezzo alle tentazioni. Ed il Signore le rispose: Son qui nel tuo cuore. - Che importa se non si sente? Purché Lui ci sia. Fate così.

 

Abbiamo bisogno sempre di generosità; ne hanno bisogno tutti, ma specialmente le missionarie. Il S. Padre ha detto: « Anche quelle lì che pregano... (le claustrali) eh, le mettiamo anche in Paradiso ». Mi ha fatto un'impressione a sentir dire questo dal S. Padre! Dunque coraggio, anche quelle che non hanno tanto buona salute possono farsi sante. Le malattie aiutano a giungere alla santità.

Bene, voglio dire anche a voi due parole riguardo allo studio. Bisogna studiare con devozione: avete capito? Studiare come se fossimo in chiesa. Il Curato d'Ars studiava sempre in sacrestia per essere vicino al Signore. Sapete che cosa vuol dire: Inter studendum saepe... In mezzo allo studio, spesso rifugiati al lume eterno e sollevati, ascendi dalle creature a Dio. Anche quando si studia storia naturale, matematíca ecc. è bene sollevarsi a Dio. Ogni tanto: 0 Signore, come siete buono!

 

Adesso in primavera le viti giorno per giorno si allungano, crescono; saltano su come fanno i funghi, gli asparagi: il giorno prima non c'è niente, ed il giorno dopo son già lì, belli, alti... Tutte queste meraviglie di natura lodano il Signore. Così anche negli studi bisogna portare la lode al Signore, rifugiarci, ricorrere sovente al lume eterno... Su, fate come le galline quando bevono l'acqua; esse questo movimento lo fanno per mandarla giù, ma noi diciamo che sollevano il becco a Dio.

 

Bisogna anche studiare con temperanza, come dice S. Tommaso. Ci sono certi che studiano come matti; se potessero, studierebbero anche nel tempo delle preghiere o durante i lavori manuali. Questa mania non è giusta. Studiare a tempo e luogo. Dice ancora S. Tommaso: « Studierai bene se per ragione degli studi non lascerai qualche orazione: si nullam propter studia orationem negligas, si nulla regulam omíttas ... : se per studiare non tralascerai alcuna regola del tuo Istituto, se non lascerai alcuna preghiera ». Quella mania di studiare io non so se ci sia tra voi, ad ogni modo voglio che non ci sia mania, ma voglia. Si ha la mania di studiare quando si lascerebbe qualche preghiera o qualche altra cosa per studiare: e questo non è temperanza.

S. Filippo mandava spesso in cucina il Card. Baronio, perché era tanto amante dello studio, ed egli per questo si chiamava: cocus perpetuus [cuoco perpetuo]. Un giorno presentò i libri che aveva scritto a S. Filippo e questi gli diede ordine di bruciarli. Il sangue gli si sarà cambiato in acqua, eppure li ha bruciati. Allora S. Filippo dopo avergli chiesto se li aveva proprio bruciati tutti, glieli fece riscrivere, ed il Cardinale li ha fatti di nuovo.

 

Dunque, bisogna fare ogni cosa quando e come si deve fare. E neanche credere di perder tempo, perché le compagne studiano e vanno avanti; e noi stiamo anche indietro, che importa? Purché sia volontà di Dío. Diceva S. Paolo: Non plus sapere quam oportet sapere... sed sapere ad sobrietatem. Non bisogna sapere più di quel che bisogna sapere. Mai sapere contro temperanza: sapere quello che il Signore vuole.

Non studiare da addormentate; quando l'ubbidienza ci fa studiare, allora bene. Ma poi non avere il regret [dispíacere] e pensare: io non son messa in quel numero (di quelle che studiano). Eh! state tranquille... non siete mica voi che non volete...

 

SR. EMILIA TEMPO

(Dà la notizia dei prossimi Esercizi) Bisogna prepararci, entrare tutti interi e tutto non vuol dire per metà. Entriamo tutti per uscire trasformati in altri. Esaminiamo il profitto dell'anno, fare i conti come i mercanti. Fin d'ora bisogna disporre il cuore. Poi generosità; perché vedete, se il Signore non ci vede generose, ci lascia lì; ecco perché certa gente non corrisponde alla vocazione, perché non corrisponde alle ispirazioni del Signore. Il Signore non vuole le cose per forza; quando non facciamo le cose per amore, Egli ci abbandona, ci dà solo la grazia sufficiente, e sapete che cosa vuol dire sufficiente? Che non è sufficiente. Dite al Signore: Liberatemi dalla grazia sufficiente. Ce ne vuole un fiume di grazie.

 

Ci saranno anche quelle che si lasceranno turbare dal diavolo... guardate di non lasciarlo entrare. Bisogna entrare negli Esercizi col piano fatto... esaminarci in questo tempo se non abbiamo da scuoterci, se siamo generose; esaminare i difetti e le virtù, ma anche esaminare la vocazione. Esaminatevi e dite così: Faccio io tutto ciò che potrei fare? E se non lo faccio, è corrispondere? Ah, sì, è meglio essere una buona cristiana che una mezza religiosa. Per andare in Africa e poi?... è meglio pensarci adesso: avete ancora tempo; finché non avete i voti perpetui siete libere. Ma, dirà qualcuna; dopo tanti anni, non oso. - Ma dica quel che vuole il mondo, purché salvi l'anima mia. E’ meglio l'ultimo posto in Paradiso che star fuori. Certi o non hanno vocazione, o quel che è peggio, non corrispondono. Questo voglio che facciate in questi Esercizi.

 

Incominciate fin d'ora a prepararvi, a star più raccolte, a far meglio quel che dovete fare; e durante gli Esercizi direte poi al Signore: Voglio fare la vostra volontà; che cosa volete ch'io faccia? E a chi ispirerà che non è qui che deve rimanere, ed allora costi quel che vuole, non si rimarrà; ad un'altra invece dirà: Ti voglio, sì, ma con la testa interamente qui. Ed ognuna risponderà: Faccio così.

 

Guardare di conoscere la volontà di Dio per farla interamente. Certo che per fare una suora solo per metà è meglio non farla. Non basta per noi fare il bene, bisogna fare il maggior bene. L'Istituto non ha bisogno di voi. Chi non ha vocazione, o non corrisponde (il che è peggio) non può star qui. S'incomincia a perdere amore alle cose di pietà (parlando dei soldati) poi si raffreddano... e finiscono così... Dunque voglio che prendiate questa risoluzione... Noi non facciamo una carità al Signore col farci missionari, è il Signore che la fa a noi. Dovrei stare in ginocchio tutta la vita con la testa china, per ringraziare il Signore della vocazione.

 

Il B. Cottolengo avrebbe potuto fare una vita comoda, ma invece!... Anch'io potrei starmene tranquillo, andare in coro, poi a tavola, poi leggere la gazzetta, poi dormíre un poco... e poi... e poi... (con forza) e poi morire da folle... E’ questa la vita che si deve fare? Che importa a me l'aver 500 oppure 600 chierici, se non sono come li voglio io? Meglio averne pochi, ma come si deve (parla di uno che ha mandato via, ma l'avrebbe tenuto per poter studiare e farsi poi una posizione, benché non avesse vocazione, purché non lo dicesse agli altri, ma avendolo detto a tutti, lo mandò via all'ístante).

 

E così è di voi: dovete essere tutte di prima classe, nessuna di seconda, peggio poi dell'ultima. Dunque coraggio, son solo due giorni che abbiamo da vivere, ma se fossero anche tanti secoli, sian tutti pel Signore. Ah, sempre quel "dualismo", sempre il Signore e qualche cos'altro... Non va... Certe cose non son cattive, ma disturbano. Il Signore vuole generosità. Poi ci lamentiamo... poi non proviamo gusto... eh, si capisce, siamo fredde, non siamo generose... Anche in mezzo alle prove, alle tentazioni, il Signore si fa sentire lo stesso; come con S. Caterina da Siena. E poi, che importa che non si senta? purché Lui ci sia.

Di generosità ne abbiamo bisogno tutte e sempre, ma specialmente le missionarie.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org