SETTIMANA SANTA

13 aprile 1919

 

XIV.26

I. - N.S.G.C. patì:

1) di spirito: Anxíatus est super me spíritus meus.

2) di cuore: Tristis est ... ; Improperium expectavit...

3) di corpo: A planta pedis... ecc.

4) Patì sempre: Anni mei in gemitíbus (V. P. Bruno conf. P. 90).

II - Noi: Ch.us passus est, vobis relinquens exemplum.

1) Come uomini; 2) Come cristiani; 3) Come peccatori; 4) Come religiosi e missionari (V. ivi).

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Dopo la settimana di Passione viene la Settimana Santa. In questa settimana ci vuole maggior santità. La Chiesa vuole che viviamo della Passione. Noi, nel dire il Breviario, in questi giorni, abbiamo tutta roba che riguarda la Passione. S. Paolo dice: La Passione di N.S.G.C. sia sempre nel nostro cuore.

 

Dove dobbiamo scaldarci il cuore e la testa? Nel pensiero della Passione. Finché non siamo ben penetrati della Passione di N. Signore non saremo mai generosi a far sacrifici. No, certi sacrifici spirituali... non si fanno...

Certe cose della vita, certe miserie, certe ricordanze bisogna tagliarle; bisogna dimenticare tutto, anche le cose buone. Sì, perché il diavolo sa ben mischiare a queste cose buone anche le cattive. Dicevo di là a quelli che fanno gli Esercizi (alcuni missionari già liberi dal servizio militare) che devono chiudere tra parentesi il tempo in cui sono stati militari. Così è di voi altre; tutte le cose della vita passata dovete toglierle dalla mente, non ricordarle più. Dio ed io, e basta. Perché vedete, certe cose non saranno cattive, eppure distraggono: per voi non ci vuol questo. Dunque, che la Passione di N. Signore sia sempre nella nostra mente e nel nostro cuore, e tutto il resto sia niente. Il Signore ha detto che bisogna essere un po' crudeli verso il mondo...

 

L'altro giorno venne a trovarmi un mio cuginetto, non so se di terzo o di qual grado; un cugino che non conoscevo neppure, né sapevo di avere; e gli dissi: Ti ricordi ancora di tuo nonno? Ed egli mi rispose: Oh! no, perché non l'ho mai visto. - E di quel tuo zio prete, te ne ricordi? Non te ne han mai parlato? Intanto tra me pensavo: non son passati tanti anni dacché è morto, e questo ragazzo non ha mai sentito parlare di questo zio; è caduto dalle nuvole al sapere che aveva uno zio prete.

Vedete, voi altre che credete tanto all'affetto dei parenti! Un po' di anni e poi... di voi si dimenticano. Ed anche che pensino a voi, che cosa è quello lì? Quando io sarò poi morto... qualcuna di voi forse dirà ancora qualche cosetta, e poi... e poi... Ma, è così... (e non badando alle proteste che gli facciamo a questo riguardo, continua:) Ma, guardate che quel ragazzo non sapeva d'avere uno zio prete ... Ah! questa dimenticanza generale, questa dimenticanza del mondo! ... questo ragazzo non ha mai sentito nominare questo suo zio, che poi non è morto da tanti anni. Eh! come si dimenticano i parenti! Pensare che alle volte sono eredi delle loro sostanze. Ah! quella solitudine eterna!

 

Distacco ci vuole per andare in Africa, distacco. Se c'è ancora qualche filo, tagliatelo questa settimana. Lasciamo gli affetti del mondo: son fuochi di paglia. Lasciamo che il Signore spasimi per noi;ed Signore spasima veramente per noi...

 

Certe volte per amore ai parenti si perde la vocazione o non si corrisponde. Ci sono di quelli che non ascendono a quell'alto grado di santità perché hanno un attacco di qua, un attacco di là; perché non sono generosi.

Il Signore è geloso dei nostri cuori. Stacchiamoli questi fili, e se non sappiamo staccarli per amore, stacchiamoli per forza. Il Ven. Cafasso diceva al Signore: Fate che io trovi il distacco dove sento più affetto; fate che io trovi le umiliazioni dove cerco la gloria; fate che io sia solo per Voi. - Bisogna essere così. Quando uno non ha più attacco a niente, nemmeno alle minuzie, va bene. Così si può imitare N. Signore. Egli non era attaccato a niente.

 

Certe persone non amano andare lontano anche perché pensano che qui in patria quando avessero da essere ammalati, verrebbero i parenti a curarli. Gesù, nella Passione, non s'è neanche lasciato curare da sua Madre. Ma veniamo al particolare. Ce n'è già tanto qui? è vero. Eppure, dico uno sproposito? No, dico una verità.

Dunque questa settimana bisogna passarla con preghiere, meditazioni e sacrifici. Il Signore ha sofferto tanto e noi siam qui tranquilli. Tutti i sacrifici che son permessi, bisogna farli. Quelli piccoli son tutti permessi.

N. Signore ha patito nello spirito, nel cuore, nel corpo, ha patito sempre. Guardate, questi sono i quattro pensieri che vi propongo in questa settimana:

N. Signore ha patito nello spirito. Ci son anche tanti altri che patiscono nello spirito, che han pene interne. Ebbene, N. Signore queste pene le ha portate tutte quando faceva orazione nell'orto. Anxiatus est super me spiritus meus, in me turbatum est cor meum [E’ stato colto da affanno lo spirito mio, in me s'è turbato il mio cuore] (Salmo 142, 4).

Quando il Signore era con gli Apostoli essi dicevano delle goffaggini (non avevano ancor ricevuto lo Spirito Santo) e Lui li sopportava.

 

Nel cuore: Ah! nel cuore! N. Signore si lamentava nella Messa di stamattina: Improperium expectavit cor meum, et míseriam (Salmo 68, 2 1). Io mi sono aspettato purtroppo improperi e miserie. Ho aspettato che qualcuno mi consolasse, ma non ho trovato veri consolatori. Non ho trovato nessuno: Et sustinui qui simul contristaretur. et non fuit: et qui consolaretur, et non inveni. Perciò dice: Tristis est anima mea usque ad mortem: l'anima mia è triste mortalmente.

 

Bisogna che noi in questo tempo pensiamo a gettar tutti i pensieri nel suo cuore. Il Signore aveva detto: Quae utilitas in sanguine meo? [Che utilità nel mio sangue?]. Chi pensa a N. Signore? Almeno ch'io trovassi qualcuno che prendesse parte alla mia tristezza, e mi consolasse, ma non lo trovo, aveva detto il Signore. Almeno che siamo noi a consolarlo; che non possa dire che in questa casa non ha trovato nessun consolatore. Noi lo consoleremo nella sua tristezza mortale, lo consoleremo con i nostri sacrifici.

 

Nel corpo: A planta pedis usque ad verticem, non est in eo sanitas: vulnus et lívor et plaga tumens, non est circumligata, nec curata medicamine, neque fota oleo [Dalla pianta dei piedi alla testa non c'è in esso una parte illesa, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né curate con olio] (Is. 1, 6). Nessuna parte del suo corpo è stata salva. Quanto ha patito N. Signore! E noi, per un po' di mal di capo, per un'indigestione, perdiamo la pace; in quei giorni non siamo più capaci di far niente. Quando si sarà poi moribondi, accasciati dal dolore, come si farà? Per prendere parte a questi patimenti bisogna che noi sappiamo soffrire qualche cosa anche nel corpo. Gli anni del Signore sono trascorsi tutti nei gemiti: Anni mei in gemítibus.

 

Bisogna andare a fondo nel meditare questi dolori. Che la Passione del Signore sia una meditazione quotidiana, e da questo verrà anche a voi il desiderio di soffrire qualche cosetta per Lui e fare dei sacrifici senza che gli altri lo sappiano. Quando una ha un po' di malinconia, sappia sopportarla; se quell'altra ha il musu, ka lu sterma [ha il broncio, lo nasconda]... lo tagli. Se un'altra ha un filo e non è capace di strapparlo, di vincerlo, vada dai superiori ed aggiusterà tutto; ma se sono solo storie, bisogna che le mandiamo via da noi.

Dunque, vincere le pene di spirito. E se una non si vede tanto santa, si umili e guardi di farsi santa. Non è necessario far dei miracoli. Il S. Padre l'ha detto: Non solo quelli che fan dei miracoli vanno esaltati, ma anche quelli che han fatto minuti sacrifici ed una vita tutta in virtù. Militia est vita bominis super terram [la vita dell'uomo sulla terra è una lotta].

 

Il Signore ha patito per redimere i nostri peccati, sì, ma anche per darci un esempio. Se non ci sbrighiamo adesso a lottare, operare ecc... veniam poi vecchi, non abbiam poi più zelo, non più testa ferma; verranno gli acciacchi.... ma bisogna sapersi tener su. Certe persone bisogna sempre spingerle.

Dunque bisogna che soffriamo come uomini, come peccatori, come cristiani e come religiosi missionari.

Come uomini: siam nati col peccato originale, siam nati con le miserie... Gli uomini su questa terra sono in una continua guerra. C'è miseria di qua, miseria di là, miseria dappertutto. Se si potesse almeno dire: Mi pare che non sono attaccato a nulla! Ah! ricordate il filo di S. Francesco di Sales. Un filo! che cos'è un filo?... Noi ne abbiamo tanti: eppure bisogna che non ce ne siano. Andate a fondo e lo troverete questo filo. Questo filo è quello che impedisce la nostra santificazione, è quello che impedisce di acquistar la pace anche su questa terra.

 

Anche solo come uomini abbiamo da patire, e se non ci disponiamo a patire, quando verrà un male un po' grosso, che cosa faremo? disperarci? Ricordiamoci che siamo eredità di Adamo. C'è un tempo in cui S. Giuseppe fa le croci e poi le getta giù. Dice l'Imitazione: Dístàccati a tempo dagli amici; sii solo familiare con Gesù, così non ti contristerai se un amico va o muore. Quando le amicizie non sono fondate in N. Signore, ah! scappano sul più bello. Dunque siamo obbligati a soffrire; almeno facciamoci dei meriti.

 

Come peccatori: chi non ha dei peccati? Signore risparmiateci come peccatori! Ricordatevi che senza pentimento non si rimette nessun peccato. Se si è pentiti, allora con l'acqua santa si aggiusta tutto, ma senza pentimento no. Quando non c'è il pentimento, anche il più piccolo peccatuccío resta lì. Quindi, come peccatori dobbiamo fare penitenza. Senza penitenza non andrete in Paradiso: il Purgatorio fatelo qui.

Come cristiani: il cristiano compie in sé la Passione di N. Signore. S. Paolo diceva: Io faccio quel che manca alla Passione. Il Signore ha fatto tutto e noi usufruiamo dei suoi meriti, ma vuole che facciamo anche noi un po' la nostra parte. La sua Passione ha dei meriti infiniti, può salvare tanti mondi, però Egli vuole che anche noi facciamo qualche cosa. Come cristiani siamo obbligati a far dei sacrifici, non star sempre lì tranquilli. Il Signore premíerà i sacrifici fatti.

 

In quanto poi a essere religiosi, bisogna chiedere al Signore l'amore al soffrire. Il Signore disse: Ego enim ostendam illi, quanta oporteat eum pro nomine meo pati [io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome ] (At IX, 16). Non ha detto a S. Paolo quanto amore doveva avere per Lui, ma quanto doveva patire.

Il Signore nel tempo della passione ci dice: quante cose avrete a patire: disinganni, abbandoni, ingratitudini... E quindi già adesso dobbiamo abituarci alle sofferenze; così allora avrete poi grande generosità, allora bramerete poi soffrire come S. Francesco Zaverío che finì col morire abbandonato da tutti.

Ricordatevi, come religiose missionarie dovrete soffrire e per saper soffrire bisogna domandare al Signore la forza e soprattutto il lume per i patimenti suoi.

 

Id ením, quod in praesenti est momentaneum et leve tribulatíonis nostrae, supra modum. in sublimitate aetemum gloriae pondus operatur in nobis (II Cor. IV, 17). Imperocché quella che è al presente una momentanea e leggera tribolazione nostra, opera in noi un eterno e sopra ogni misura smisurato peso di gloria.

Questo è solo da principio; quando poi si è sofferto qualche cosetta si vorrebbe maltrattare questo corpo benedetto, come S. Pietro d'Alcantara che lo maltrattava in modi straordinari e poi gli chiedeva scusa. Anche noi dobbiamo giungere a domandare scusa al nostro corpo; il corpo fa come le viti: piange per un momentaneo e leggero sacrificio, ma quand'è abituato s'acquieta.

Tra le devozioni alla Madonna, la più soda è quella all'Addolorata. L'Addolorata non solo ci aiuta a sopportare i sacrifici, ma ci dà .animo a farne degli altri. L'altro giorno, proprio prima della Passione, è stata la festa dell'Addolorata.

 

Dunque chi non ha coraggio lo metta, lo domandi al Signore e subito. Dei sacrifici potete farne tutto il giorno. Vorrei fare quella cosa: no, no, no; e così a furia di dir dei no, si fanno i sacrifici. Bisogna però anche dir dei sì, ma questi dirli quando noi vorremmo dire un no. Se una cosa piace, prendete quella che non vi piace. E’ questa la vita che dovete fare, altrimenti sarete poi tante « canne ».

 

(Qui cambia argomento; parla un po' di missioni, quindi continua:) Nella Cina vi sono Vicariati con molti milioni di anime, mentre in Africa contano appena tre, quattro milioni per Vicariato. Al Prefetto di Propaganda ho detto che dei miissionari ne manderemo poi anche noi, ma prima c'è quel posto... Abbiam detto che siamo sempre disposti a fare la volontà del Papa. Non guardare nella carta se questo è nostro, tutto quest'altro è nostro: guardare le anime se son nostre. Prima dunque c'è l'Africa, poi in secondo luogo c'è quel posto..., e poi andremo dove voglion loro (S. Propaganda).

 

Siete appena quattro gatti. Ah! ma verrà il momento, verrà! Adesso non ci son neanche dei piroscafi. I Missionari partiti il gennaio scorso, arrivati ad Aden, non sapevano più come fare a proseguire il viaggio. Poi passò casualmente un piroscafo danese, carico di merci, ed essi lo presero lo stesso e finalmente arrivarono a destinazione. Voi altre non potreste fare questi viaggi...

 

SR. EMILIA TEMPO

In questa settimana ci vuol maggior santità. La Chiesa vuol che viviamo della Passione. Finché la Passione del Signore non sarà il nostro pane quotidiano, non saremo mai generosi a far sacrifizi. No, certi sacrifizi spirituali non si fanno...

Certe cose della vita, certe miserie, certe ricordanze bisogna tagliarle; bisogna dimenticare tutto, anche le cose buone perché il diavolo sa ben mischiare a queste cose buone anche le cattive. Tutte le cose della vita passata dovete toglierle dalla mente, non ricordarle più. Dio ed io; e basta.

Distacco ci vuole per andare in Africa, distacco. Se c'è ancora qualche filo tagliatelo questa settimana. Ah! i parenti, il mondo si dimenticano presto di noi (e ci racconta di un suo nipote venuto a trovarlo e che non sapeva di aver avuto uno zio prete morto da non tanti anni). Ah! questa dimenticanza generale! questa dimenticanza del mondo! ah! dopo morti ci dimenticano facilmente. Ah, quella solitudine eterna!

 

Distacco; lasciamo gli affetti del mondo: son fuochi di paglia. Lasciamo che il Signore spasimi per noi, ed il Signore spasima veramente per noi... Certe volte per amore dei parenti si perde la vocazione o non si corrisponde. Ci son di quelli che non ascendono a quell'alto grado di santità perché hanno un attacco di qua, un attacco di là... miserie... non sono generosi. Il Signore è geloso dei nostri cuori. Stacchiamoli questi fili, e se non sappiamo staccarli per amore, stacchiamoli per forza. Il nostro Venerabile diceva al Signore: Fate che io trovi il distacco dove sento più affetto; fate ch'io trovi l'umiliazione dove cerco la gloria; fate che io sia solo per Voi.

Dunque la settimana santa bisogna passarla in preghiere, meditazioni e sacrifizi. Il Signore ha sofferto tanto e noi siamo qui tranquilli. Bisogna fare tutti i sacrifizi che ci son permessi, e quelli piccoli sono tutti permessi.

- N. Signore ha patito nello spirito: e noi consoleremo Gesù non solo colla preghiera, ma colla generosità e col sacrifizio. Che Egli non possa dirci: « Ho cercato chi mi consolasse e non l'ho trovato ».

2° - Soffrì nel cuore: ah! nel cuore! N. Signore nella Messa di stamattina si lamentava: « Improperium expectavit cor meum, et miseriam. (Sal 68, 21)... aspettai chi mi consolasse e nol trovai... In questo tempo bisogna che gettiamo tutti i nostri pensierí nel suo cuore. Nell'orto diceva: Quae utilitas in sanguine meo? - Consoliamolo. Sì, lo consoleremo nella sua tristezza mortale, in tutto, coi nostri sacrifizi.

3° - Nel corpo: nessuna parte del suo corpo è stata salva. Quanto ha patito! A planta pedis usque ad verticem, non est in eo sanítas ... (Is 1, 6). E noi per un po' di mal di capo, perché non si digerisce ... perdiamo la pace; in quei giorni non siamo più capaci di far niente. Quando si sarà poi moribondi, che cosa si farà? Sappiamo anche noi soffrire qualche cosa, anche nel corpo.

4° - Soffri sempre: bisogna andare a fondo a meditare questi dolori. Che la Passione sia una meditazione quotidiana, e da questo verrà anche a noi il desiderio di soffrire qualche cosetta per Lui e fare dei sacrifizi senza che gli altri lo sappiano. Quando una ha un po' di malinconia, eh, si vinca senza che tutta la comunità lo sappia; se un'altra ha il musu, ka lu sterma... lo tagli; se un'altra ha un filo e non è capace di strapparlo, di vincerlo, vada dai superiori ed aggiusterà tutto; ma se son solo storie bisogna mandarle via da noi. Dunque vincere le pene di spirito. E se una non si vede tanto santa, si umili e si faccia. Certa gente ha paura di non farsi abbastanza sante... e non lo siamo mai abbastanza, ma il Signore ci ama.

Certa gente che non sono buoni a tirarsi su... eh, non sembra vero... han sempre bisogno che i superiori spingano, spingano... e quando saranno sole, o quasi sole?... Il Santo Padre l'ha detto: Non solo quelli che fan miracoli vanno esaltati, ma anche quelli che han fatto minuti sacrifizi ed una vita tutta di virtù. Militia est vita hominis super terram. E se non ci sbrighiamo, veniamo poi vecchi e senza forze, non abbiam più la testa ferma, verranno gli acciacchi... ma bisogna sapersi tener su.

 

Dunque dobbiamo soffrire come uomini. Ricordiamoci che abbiamo l'eredità di Adamo... ci son miserie di qua e di là, dappertutto... Siamo obbligati a soffrire, dunque facciamoci dei meriti. 2° Come peccatori: e chi non ha peccati? E senza penitenza non si va in Paradiso - il Purgatorio fatelo qui. 3° Come cristiani: e allora come dice S. Paolo dobbiamo compiere in noi la Passione del Signore. Il Signore ha fatto tutto, ma ci vuol anche la nostra parte. Ci ha creati senza di noi, ma non ci salva senza di noi. 4° Come religiosi e missionari: i religiosi devono domandare al Signore l'amore al patire. Il Signore fece vedere a S. Paolo quanto doveva patire pel suo Nome: non gli ha mica detto quanto amore doveva avere per Lui, ma quanto doveva patire. Ricordatevi: come religiose missionarie dovrete soffrire, e per saper soffrire poi, bisogna fin d'ora farci l'abito della pazienza e domandare al Signore la forza e soprattutto il lume pei suoi dolori.

 

E S. Paolo dice: « Imperocché quella che è al presente momentanea e leggera tribolazione nostra, un eterno sopra ogni misura smisurato peso di gloria opera in noi » (11 Cor IV, 17). In principio si sente molto il soffrire e poi vien quasi la smania del patire; e questo corpo si vorrebbe maltrattare come S. Pietro d'Alcantara ch'ebbe in punto di morte da domandar scusa al suo corpo per averlo troppo maltrattato. Ah! che abbiamo poi anche noi da domandare scusa, non solo al nostro corpo, ma alla testa, al cuore... per averli sempre tagliuzzati; fare come si fa per le viti (nel potarle)... il corpo fa lo stesso, piange per un momentaneo e leggero sacrificio, ma poi si acquieta... è ciò che gli fa bene.

 

Dunque chi non ha coraggio lo metta; un po' di generosità; non perderci in un cucchiaio d'acqua; domandi questo coraggio al Signore. Dei sacrifici potete farne tutto il giorno; su, sacrifizi... anche piccoli: no, no, no, e così a furia di dire dei no, si fanno dei sacrifizi; ma in caso contrario dire anche dei sì. è questa la vita che dovete fare, altrimenti sarete poi tante «canne»

Tra le devozioni alla Madonna la più soda è quella all'Addolorata. L'Addolorata non solo ci aiuta a sopportare i sacrifizi, ma ci dà animo a fame degli altri.

 

 

 

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