INCONTINENZA

23 marzo 1919

 

XIV. 26

Domenica III di Quaresima - Incontinenza (V. Quad. X, pp. 15 e 16).

X. 15-16

 

S. Paolo esortando a farci santi, ci dice di astenerci dal vizio dell'incontinenza. Costi nella Epistola della passata Domenica, scrive ai Tessalonicesi: ut abstineatis vos a fornicatione. In quella odierna agli Efesini: fornicatio et omnis immunditia nec nominetur in vobis. Sicut decet sanctos. Tale precetto ricorda tante altre volte.

L'animo rifugge dal parlare di questo vizio, eppure è comune nel mondo, e S. Alfonso nella sua T. M. dice: non dubito asserere: ob hoc unum impudicitiae vitium, aut saltem non sine eo omnes damnari, quicumque damnantur. Questo vizio come tentazione non eccettua condizione di persone specialm. giovani, e non cessa coll'età anche avanzata. E’ quindi un errore il ritrarsi dalla vita religiosa nel secolo per non peccare ... ; si peccherà di più pei minori mezzi di vincere la passione della carne (D. Bosco).

 

Ma io- parlo a voi, che questo brutto vizio non avete mai avuto, o l'avete vinto. Parto per consolarvi ed aiutarvi a vincere le tentazíoní. Le anime pie quasi tutte sono provate in questa materia; è per loro questa una tribolazione che il Signore permette per tenerle in umiltà, e purificarle. Né da questa battaglia furono esenti i Santi, eccetto S. Luigi e S. Tommaso d'Aquino per privilegio speciale. S. Caterina da Siena..., S. Giuseppe da Copertino..., S. Alfonso..., erano tentati, e lo stesso S. Paolo, il quale gemeva ed esclamava: quis me eruet de corpore mortis hujus ... ; e pregando il Signore di liberarnelo, gli fu risposto: sufflcít tibi gratia mea, quia virtus in infirmitate perficitur.

 

Non inquietatevi, né scoraggiatevi se pure voi foste tentati, con pensieri, immaginazioni e più ancora con impressioni e stimoli nel corpo. Tali tormenti ci staccano dall'attacco alla vita, e ci fanno desiderare la morte perché ci toglie dal pericolo di offendere il Signore. Ogni giorno che passa è un giorno di meno di affanno e un giorno di più di merito. Così le anime pie...

 

Anzitutto notate bene che queste cose si producono in noi senza la nostra cooperazione, come atti primo-primi; e noi non possiamo impedirne la prima impressione; anzi la nostra parte sensitíva subito ne sente piacere. Fin qui nessun peccato; e anche se ce ne accorgiamo non siamo tenuti a romperci la testa per cacciarli, anzi combatterli di- rettamente non conviene perché più si imprimerebbero nella nostra fantasia; dobbiamo solo combatterli indirettamente col fuggirli, dimenticarli e pensar ad altro. Dice bene S. Filippo che in questa guerra vincono i poltroni. Come nelle tentazioni contro la fede, così in quelle contro la castità dobbiamo solo fuggire. Ma dicono le anime pie; e se cado? Mi sembra di goderne, di volerle, di avere acconsentito. Rispondo: se si trattasse di coloro che vivono infangati in questi peccati, c'è da presumere che veramente cadano in tali distrette; ma per chi abitualmente non li vuole, stia tranquillo che non peccò. .E’ mica come bere un po' d'acqua il fare anche questi peccati. Vedete anche per questo per fare peccato ci vuole la materia, l'avvertenza e il consenso; e per far peccato mortale, la materia deve essere grave e grave solo, secondo i moralisti in luxuria directe volita; et requiruntur semper plena advertentia et plenus consensus. Dunque tre cose; e queste non dopo la tentazione, ma in quel momento, e mancando una, o non pie- na, non vi sarà peccato o almeno non mortale. Quindi non parto di ciò che succede nel sonno, che è nulla, e svegliandoci diciamo un Deo gratias e non esaminiamo; ma anche nel dormi-veglia...

 

In tale materia non bisogna fare esami per veder se siamo caduti, no; se lo fosse, ne saremo certi, ed il cuore ce lo direbbe senza dubbi. Finché non si è certi da giurarlo, e per gli scrupolosi non basta, andiamo avanti... Così pure non operano bene quelli che vogliono ripetere le confessioni passate, fare nuove confessioni generali per meglio spiegare questi peccati già confessati. Ubbidite al confessore che vi dice di stare tranquilli e non più parlarne. Lo si può fare in generale, ma non in particolare: peccatum meum contra me est semper, per eccitare il dolore delle confessioni presenti.

 

Così non esaminare e portare ad ogni confessione questi timori; via che non è vero; e se per caso vi fosse qualche cosa, non è certo mortale, ed allora come di tutti i veniali, basta la Comunione, un atto di amor di Dio per purgarcene; anzi gli atti d'amor di Dio perfetti ci libererebbero anche dai mortali, se vi fossero, e non essendone certi non dovremo mai confessarcene. Insomma siamo umili e confidenti in Dio e tiriamo avanti in Domino. E’ bello il proponimento del nostro Venerabile: non voglio neppur domandare perdono... tra amici... (Vedi proponimenti degli Eserc. Sp.).

Il Tantum Ergo contiene tanti atti di perfetto amor di Dio...

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

(Il nostro Ven. Padre dopo aver parlato brevemente riguardo al buon umore esclama:) Chi ha degli scrupoli, chi ha delle pene se le faccia cavare; vada da Gesù Sacramentato un momento e... Chi non sta bene di salute, dica le cose con semplicità e stia tranquilla. Certe volte costa meno soffrirlo che consegnarlo, il male. Sarebbe meglio essere semplici e dirlo; certo non fare come quelle là che l'inventano: « Mi pare d'aver male ... ; mi par di non star bene... ». Una volta c'era un chierico al quale bastava dire una parola per convincerlo di essere malato. I suoi compagni alle volte gli si mettevano attorno e dicevano: « Stiamo a vedere che lo mandiamo a dormire ». E uno saltava su e gli diceva: Oh, come sei pallido! Un altro: Non hai la tua aria; ed un terzo: Che cos'hai? Ti senti male? Hai cambiato fisionomia...; e continuavano così tutti d'accordo, finché lui credeva d'aver proprio male ed allora chiedeva il permesso di mettersi a letto. Birichinate!!!... Insomma, non bisogna dire i bubù dle masná [i malucci dei bambini] ma essere semplici.

 

Oggi non avete letto l'Epistola, ma diceva così... son quelle belle parole che S. Paolo ha già detto altre volte... Prima nell'Introito si leggeva: Oculi mei semper ad Dominum! Ambula coram me et esto perfectus. Ego ero merces tua magna nimis... [I miei occhi sono sempre rivolti al Signore! Cammina alla mia presenza e sii perfetto. Io sarò la tua grande ricompensa]. Questo ricorda la presenza di Dío. Certo che il Signore ha sempre gli occhi sopra di noi. Tenere sempre fissi gli occhi là; la mira è quella; lui stesso deve essere la mia grande mercede. Che in comunità figuri o non figuri, fa lo stesso.

 

Un. giorno due figlie che vivono in comunità ma che non sono strette da voti, mi dicevano: Che cosa facciamo noi? Non abbiamoi meriti delle suore, viviamo alla buona. Certe volte qui c'è anche un po’d'invidia. Una diceva: lo sono in cucina, non contento mai nessuno e non so più come cavarmela. Ma lei faccia come può, le risposi io, faccia le cose bene e poi se sarà il caso i Superiori la toglieranno da quell'impiego. Però, aggiunsi, qualche volta verranno anche a dirle che ha fatto un buon dolce, che ha fatto bene quell'altra cosa... Sì, mi rispose. E dunque, ripresi io, vede che se ha del biasimo, qualche volta riceve pur la lode. Ma lasciamo queste cose.

 

Voglio parlarvi di un altro argomento. S. Paolo la domenica scorsa, dopo aver esortato i fedeli circa la santità, aggiungeva: Però astenetevi dalla fornicazione... E questa volta parlando ai fedeli Efesini dice di nuovo: Fornicatio autem et omnis immunditia, aut avaritia nec nominetur in vobis, sicut decet sanctos. Non si senta neppur nominare tra voi fornicazíone o qualsiasi impurità o avarizia, come ai santi si conviene.

La settimana scorsa diceva: Se volete farvi santi, prima cosa astenetevi dal fare il male. Questa volta (dopo aver raccomandato che si faccian santi) dice che non bisogna neppur nominare il nome di quelle cose.

 

Ci son le tentazioni contro la bella virtù? Purtroppo che ci sono, e ci sono negli occhi, nei pensieri ... ; eh! qui non siamo chiusi tra quattro muraglie e se anche fosse così viene il diavolo e vi rappresenta tutto quello che non avete mai visto. Però le tentazioni riguardo alla bella virtù ci son per tutti. E bisogna saperle vincere, non imbrogliarci, non scoraggirci. Altro è tentazione, altro è peccato. Chi non le ha mai avute ringrazi Iddio. In Africa ci saranno meno. Chi è tentato qui, non sarà più tentato là.

 

Un tale voleva far stampare un libro nel quale diceva che in missione ci vuol maggior castità, ci vuol maggior numero di confessori perché ci son dei pericoli. Io gli dissi: Ma io non li vedo questi pericoli. Tutti i missionari che sono in Africa dicono che non le sentono più; non han mai sentito così poco le tentazioni. Laggiù la gente ributta. Dunque non esageriamo le cose. Dov'è il pericolo? Ci sono anche in una camera chiusa i pericoli, anche con le imposte chiuse possiamo immaginarci di vedere nelle... nuvole, ma son tutte cose della nostra testa; in realtà non ci sono queste cose.

 

E’ una grazia di Dio che in missione si sia meno tentati contro la bella virtù. Io ho fatta l'esperienza su gente che qui eran tormentati e là non lo furono più. Sarà anche perché là han più da fare ed i «grilli" passano dalla testa, ma anche per la grazia del Signore.

 

Così è delle confessioni. Che bisogno c'è di aumentare i confessori? Qui in Torino ne abbiamo tanti e molta gente non va mai a confessarsi. Il confessore è necessario per il peccato mortale. Se non è mortale mi confesso anche al Signore direttamente. Poi il confessore, grazie a Dio, in comunità non si può dire che non ci sia. Là, in Africa, ci son tanti uomini santi che non pensano che a farsi sempre più santi e a far santi gli altri. E così ho poi finito di dire a quella persona: Ma tolga quella sciocchezza da quel libro, perché dice delle cose che non son vere, almeno pei religiosi. Io capisco benissimo che l'allontanamento, l'isolamento possano facilitare una caduta, ma che si debbano aumentare i confessori per i pericoli che presentano le missioni, non lo credo proprio il caso.

Mons. Barone di Casale mi diceva: Guardi, quando io sono andato missionario in Cina, ero solo diacono. Là mi han consacrato sacerdote ed il Vescovo mi ha spedito da solo in una lontana missione. Io sapevo di dover stare almeno un anno senza rivedere qualche sacerdote e dissi al Vescovo: Ma come, un anno da solo? solo e senza confessarmi? io ho paura. Ed il Vescovo mi disse: Bravo, son contento della tua paura.

 

Adesso non succederà più di doversi confessare a così lunghi intervalli, massime ora che le missioni son vicine e possono per queste cose aggiustarsi più facilmente.

 

Riguardo a questa bella virtù non bisogna aver inquietudini. Certo ci vuole buona volontà, perché le abbiamo sempre le nostre miserie per la testa. S. Alfonso dice: « Non dubito di asserire che per questo solo vizio contro la castità, o almeno non senza di esso, tutti si dannano ». Questo è scritto nella sua Teologia Morale. E’ generale questa miseria quindi non c'è da stupirsi se qualcuno ricorda cose viste o fatte. Se non vedeva era meglio. Oh, beata ignoranza!

 

La contessa Radicatí di Passerano che da venti anni era cieca diceva: « Mi consolerò entrando in Paradiso, e guarderò, e mi sfogherò allora... ». Quelle teste son banderuole che ricordano tutto... Ma lasciate tutto dietro alla porta. Qualcuna forse dirà: Era meglio che fossi andata a farmi Trappista. Oh, no, dico io, perché più vi concentrate e più il diavolo lavora. Neppur lasciare la vocazione per questo motivo. Don Bosco diceva così: «Lasciar la vocazione per vincere certe tentazioni è solo mettersi in braccio a maggiori tentazioni, perché il mondo è tutto pieno di queste miserie; fuori è tutto pieno ed in comunità no ». Qui grazie a Dio c'è il buon esempio, poi c'è l'aiuto delle preghiere, e poi, e poi... le confessioni e tante altre cose, tanti altri mezzi.

 

Un tale parlando di religiosi dice: Anche uno che non sia tanto fermo, può stare in religione, perché ha molti aiuti; se invece sta fuori cade. Ed anche v'è pericolo se è sacerdote secolare mentre invece se è sacerdote religioso no. Quando uno è debole invece di dire: E’ meglio star nel mondo così non c'è pericolo, perché se si fanno i voti si fanno poi due peccati... pensi che stando in Comunità si fanno anche due meriti: il merito di religione ed il merito di castità. Non bisogna mai dire: io mi sento così ... ; se va nel mondo vedrà. - S. Alfonso dice: Tutti quelli che si dannano, si dannano per questo motivo- Ma lasciamo lì queste cose.

 

Dunque, perché il Signore allora permette certe miseriucce? perché permette che la testa vada in aria per certe storie? perché? L'ha permesso a S. Caterina da Siena, poveretta! Un giorno era tutta impensierita, si inquietava, domandava al Signore che la liberasse per pietà, ma Lui pareva sordo. Finalmente poi il Signore le comparve e le disse: Ma non vedevi che io ero lì che ti assístevo? Volevo vedere come combattevi; ero lì nel tuo cuore. Hai fatto tanti atti di virtù.

 

Così S. Alfonso: era lì moribondo, faceva miracoli di qua e di là, ma guai a toccarlo, credeva di far peccato. E S. Giuseppe da Copertino era sempre tentato; pensare che volava sempre in aria... E S. Paolo diceva: Perché non mi togliete questo corpo? Per carità! Io non ne posso più! Ed il Signore graziosamente, invece di liberarlo dalle tentazioni gli disse: No no, ti basti la mia grazia. Perché la virtù si perfeziona in mezzo alle miserie: virtus in infirmítate perficitur.

 

Dunque le tentazioni ci fanno ottenere l'umiltà, poi ci danno un disgusto della vita, ed è per questo che i Santi desideravano tanto morire. Il Ven. Cafasso desiderava morire per non aver più occasione di offendere il Signore. Ogni giorno diceva: Ecco un giorno di meno da offendere il Signore. - Inoltre ci purifichiamo. L'oro si purifica nel crogiuolo, col fuoco, e noi abbiamo bisogno che il Signore ci purifichi con queste miserie. Il Signore quando lo crede ci libera, ma desidera che siamo purificati.

 

Tuttavia come regolarci? Il mezzo lo sapete. Lasciate i sogni. Se uccideste uno in sogno non sarebbe neanche peccato veniale. Niente. Quando uno si sveglia e gli pare di aver pensato qualche cosa durante il sogno, deve dire: Deo gratias! io dormivo. E se dormivo è finita, niente esame. Perché voler pensare, pensare, a quello che non si deve pensare? Ma, ero lì... -' dirà qualcuna - ero lì, non proprio sveglia... Ma non c'è bisogno di far l'esame. Se fosti stata sveglia come a mezzogiorno, sapresti subito se hai voluto o no. Ma, mi pare che sentivo gusto... Non fa niente: è la volontà che conta, eh!... Sentono anche le bastonate gli asini e... non fan peccato. Distinguere la piena volontà. Ma, mi pare, mi pare... Prima di tutto non c'è peccato mortale; se ci fosse anche stato qualche cosetta mentre non ero addormentata, non sarebbe peccato mortale, sarebbe solo veniale, ed allora prendo l'acqua santa, faccio un bel segno di croce, poi faccio la Comunione, e questa rimette tutte quelle cose. Ma quella materia lì... E quella materia lì non è come le altre?

 

Dunque non è neppur veniale, ma se c'è stato un po' di volontà... e ben, supponiamo che ci sia stato qualche cosetta (perché a noi pare sempre che ci sia stata la volontà) vado in chiesa, mi segno e... tutto pulito.

Non andar sempre a fare confessioni generali, che poi si dice, si disdice, perché di sì non si può dire, ed è inutile. Tenete per norma: per fare il peccato mortale in questa roba, ci voglion tre cose: materia grave, piena avvertenza in quel mentre che faccio, piena volontà in quel mentre e non dopo, dopo non vale niente. « Ma dicono che basta un solo peccato mortale di pensiero per andare all'inferno ». Sì sì, ma se manca una sola cosetta di quelle lì, in quel mentre, allora non è più peccato mortale. Se manca un po' di avvertenza non è più peccato mortale. Quindi se non è peccato mortale non abbiamo bisogno di confessarlo. E’ così che bisogna ragionare: questa è teologia. Dunque vedete, bisogna star attenti altrimenti ci perdiamo in un cucchiaio d'acqua. Il diavolo si serve di queste cose per allontanarci da Dio. Alle volte ci par persino che il Signore ci guardi dal Tabernacolo con due occhi...

Di coloro che bevono l'iniquità come l'acqua e fanno peccatacci di tutti i generi, quando essi stessi dubitano, si che si può quasi pensare, siccome bevono sempre, che abbiano bevuto anche quella volta lì. Ma quella che non beve mai, non è vero, non ha bevuto. Se poi è una scrupolosa, non val nemmeno il suo giuramento, quando fosse pronta a darlo. Se fosse una scrupolosa bisogna andare adagio perché macchina, ed allora il peccato vien grosso, fa addirittura il mappamondo... Facciamo un po' di carità a noi stessi! Ne abbiamo già tante cose; ne abbiamo abbastanza! Abbiamo carità con le compagne, bisogna averla anche verso di noi. Ma dire: Anima mia, sei malinconica? Abbi un po' pazienza. - E così mi compatisco, come compatirei un altro. Perché non lo devo fare?

Bisogna essere sciolti. Non aver paura di aver le maniche larghe; state tranquille, non sono larghe.

 

Dunque, quando abitualmente non si ha voglia di queste cose, non si fa niente. Ma in quel momento mi pareva... Pareva non basta. Sicuro, è così! Qualcuna aggiungerà ancora: « Ma in questa materia... non si dà parvità di materia ». Non è vero. E’ una goffaggine. In questa materia è grave ciò che è grave. Quelli che dicono così non han studiato teologia. State attente in questo.

 

Non più ripetere le confessioni passate. Non sempre portare quel piatto al confessore. Egli sente e poi vi dice: State tranquille. Neanche far l'esame particolare in queste cose. E ciò soprattutto quando uno è debole. Vengon poi quei giorni, quelle ore tristi, incomprensibili---, in cui ci sembra d'esser indiavolati, ed allora che cosa fare? rompersi la testa? No, non lo possiamo fare. Se non va via, stia. Lasciamo stare. Non siamo obbligati a mandar via quella roba. 1 Santi dicono: « In queste battaglie, vincono i poltroni ». A furia di cercar di distrigarmela, viene ancor più viva la lotta. E poi, come lasciare? Ma non vi pare? E’ meglio mettere tutto nel Cuore di Gesù e star tranquille. Se non vogliono andar via, stiano: io non le voglio. Quando vedranno che non diamo loro importanza, passeranno; invece, se diamo importanza... il diavolo ha solo quel mezzo lì. A lui basta disturbarci un'ora, due, un giorno. E poi quando andiamo a confessarci facciamo quelle confessioni disturbate ... Si fa da mangiare con la testa in aria: si sala magari due volte ecc ... ma vedete, vedete che tuiru [pasticcio] …

 

S. Francesco diceva: Quando mi viene qualche pensiero cattivo, ricorro ad vulnera Christi [alle ferite di Crísto] e lì me ne sto tranquillo. Ricordatelo questo. Lasciate lì: succeda quel che vuole; come stavano dentro a. S. Teresa, a S. Caterina da Siena, stiano anche in noi. Il Signore si aggiusta Lui: non voglio neppur dirglielo. « Ma ma... » Ma niente, è finita, perché del resto guai! Avete capito? Abbiamo sempre un'invasione di confessioni da fare; ricordatele quest cose.

 

Noi vedete, per qualunque caso ci arrivasse in Africa, potremo sempre aggiustarci. C'è una cosa consolante, ed è che dopo i dubbi, dopo tutte le perplessità basta un atto di amor di Dio per potersi mettere in coscienza. Finché non sono certo di aver fatto peccato mortale, finché c'è il minimo dubbio, faccio un atto di amor di Dio e torno in grazia di Dio. Perché di confessarmi non sono obbligato siccome sono in dubbio, e per conseguenza non ho fatto peccato. Fare tanti atti di amor di Dio. Nel Tantum Ergo ne facciamo tanti. Ogni frase è un atto di amor di Dio.

Tantum ergo Sacramentum - veneremur cernui [un così grande Sacramento veneriamo prostrati]. Anche qui ci sarebbe un atto di amor di Dio. Et antiquum. documentum - novo cedat ritui - praestet fides supplementum - sensuum. defectui [E l'antico sacrificio ceda il posto al nuovo rito: la fede supplisca al difetto dei sensi]. E qui ce ne sarebbe un altro. Con questo diciamo: senza aver sentito niente, possiamo esser felici, perché abbiamo fede. Genitori genítoque - laus et jubilatio, - salus, honor, virtus quoque - sit et benedictio. [Al Padre e al Figlio sia lode e giubilo, salute, onore, potenza e benedízione]. Qui poi c'è tutti i momenti: sia lodato, sia lodato da tutte le creature; tutti gli vogliano bene. Godere che N. Signore sia amato da tutti; che da tutte le parti sia considerato qualche cosa di grande. Amarlo per amore, non per utilità.

 

S. Francesco di Sales diceva: Se il mio niente valesse qualche cosa per fare più grande Iddío, vorrei essere meno che niente per farlo di più ingrandire.

Salus, honor, virtus quoque - Sit et benedictio. - Procedenti ab utroque - compar sit laudatio [ ... a colui che procede da ambedue sia pari lode]. Desidero che il Signore sia invulnerabile, che non si possa toccare dai cattivi; e così via; insomma, in tutto quel che víen dopo, si loda e si desidera glorificare il Signore. Poi si ricorda anche lo Spirito Santo. Guardate quanti atti di amor di Dio facciamo nel recitare il Tantum Ergo.

Vedete come è bello meditare quel che si dice! Ricordatevi di tenervi sempre umili: questo è il mezzo che libera da tutto. Bisogna che stiate attente perché vien proprio alle volte il diavolo a sconquassar tutto.

Quelle teste che si credono equilibrate e poi... non han carità verso se stesse...

 

SR. MARIA DEGLI ANGELI VASSALLO

Quando in pieno giorno non si vuole, si può sempre pensare in nostro favore (sulla bella virtù): non ho fatto niente. Non è vero che in questa materia sia tutto grave - è una goffaggíne; quelli che dicono così non hanno studiato teologia. Perché sia peccato mortale ci vogliono tre cose: materia grave, piena avvertenza, piena volontà. Se manca una sola cosetta di quelle lì, se manca un po’ di avvertenza in quel mentre, non è più peccato mortale, quindi non abbiamo bisogno di confessarlo. Dunque bisogna stare attenti altrimenti ci perdiamo in un cucchiaio d'acqua. E’ così che bisogna ragionare; questa è teologia. Finché ci rimane ancora un minimo dubbio, finché non sono certa, faccio un atto di amor di Dio e mi metto in coscienza. Devo confessanni? eh no! perché se sono in coscienza, basta. Non ripetere le confessioni passate - non sempre portare quel piatto al confessore - neppure confessarsi in particolare su questo - si confessa in generale dei peccati contro la castità.

Quando non diamo importanza ai pensieri, passano - neppure dire: io non voglio...

Nel Tantum Ergo ne facciamo tanti,atti di amor di Dio; ogni frase ne è uno.

Che in comunità figuri o non figuri, fa lo stesso.

Sentire il gusto è niente (sulla castità), e ancorché ci sia stata qualche cosetta, la comunione aggiusta tutto - ci vuole piena avvertenza - piena volontà - se manca un pezzetto di questo non ci può essere peccato grave. Quando in pieno giorno non si vuole, si può sempre pensare in nostro favore - non ho fatto niente.

 

 

 

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