LA PERFEZIONE RELIGIOSA: RINNOVAMENTO

3 ottobre 1920

 

XV. 32

Alle Suore - Spiegazione dell'Epistola

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Certuni alle volte vengono a confessarsi e dicono: Il diavolo mi ha fatto fare questo... Danno la colpa al diavolo. Un confessore diceva: Calunniamo troppo spesso il diavolo per scusare noi. Lasciamolo stare il diavolo, ne fa già tante senza che lo calunniamo ancora noi.

Oggi fate ritiro mensile. Vengono a proposito le parole di S. Paolo dell'Epistola di stamattina. Scrivendo agli Efesini dice così: Rinnovatevi nell'interno del vostro animo.

Questo rinnovamento dovremmo farlo tutti i giorni, anzi tante volte al giorno, cioè sempre ricominciare. Eh!... siamo sempre lì... nunc coepi [adesso íncomincio]... Siamo così miserabili che se non rinnoviamo sempre i proponimenti e la volontà non riusciremo mai a niente. Avremmo bisogno, come diceva un'anima santa, di fare di nuovo una Comunione a mezzogiorno, perché alle volte quella del mattino non basta. Ma la Chiesa ha stabilito così e noi lungo il giorno facciamone delle spirituali.

 

Bisogna rinnovare, riprendere di nuovo perché cadiamo, dimentichiamo, e poi non ne facciamo caso, ed è per questo che siamo sempre lì cogli stessi difetti. S. Paolo dice: Voi nel santo battesimo avete ricevuto la grazia di Dio. Quel giorno eravate pieni di buona volontà, ma noi siamo così miserabili che cadiamo sempre, perciò rinnovatevi come si rinnova il corpo. L'uomo crescendo si mantiene in una continua rinnovazione.

 

Bisogna rinnovarci nello spirito e vedere se abbiamo fatto profitto, perché non basta non essere più quelle di prima, bisogna sempre aumentare, sempre camminare; guai a chi non cammina! Chi non cammina, per questo stesso che non cammina, resta indietro. Uno che voglia stare fermo in mezzo ad un fiume contro la corrente non può perché questa lo porta via. Così noi se non andiamo tutti i giorni contro la corrente delle miserie umane, non staremo lì, ma andremo indietro. Nella via della perfezione il non progredire è già ritornare indietro: non si può stare fermi.

Perciò in questo ritiro mensile bisogna proprio rinnovare i proponimenti e la volontà, e guardare dove abbiamo mancato, perché non li abbiamo osservati, se per sbadataggine o cattiva volontà. Chiederci: Perché non li ho osservati? Perché non sono abbastanza raccolta o per qualche altro motivo? Se non andiamo avanti a forza di rinnovamenti non faremo niente.

Bisogna trasformarci in un uomo nuovo, dice S. Paolo, da venire tal quale fu l'uomo creato da Dio nella giustizia e nella santità. Dobbiamo vincere tutte le umane passioni, la concupiscenza, tutte le miserie che sono conseguenza del peccato originale.

 

Nel santo battesimo siamo stati lavati, purificati, così ogni volta che facciamo ritiro mensile bisogna che ci rinnoviamo come se fossimo appena entrati in comunità, come se avessimo ricevuto di nuovo il battesimo. Ah! quel primo giorno che siamo entrati, che abbiamo fatto vestizione o professione, ah, che fervore!...

S. Paolo dice che bisogna rivestirci di N.S. Gesù Cristo. Ma che cosa vuol dire questo? Vuol dire che bisogna lasciare tutti i nostri difetti per quanto si può con la nostra buona volontà. Chi non ha carità stia attenta, ché N. Signore ne aveva tanta. Chi non è umile, stia attenta: il Signore era mansueto ed umile di cuore. Insomma bísogna imitare le virtù di N. Signore.

S. Paolo dice: Questa trasformazione cominciatela dalla lingua. Guardate, non sono solo io che dico sempre che la lingua fa tanto male. Avrebbe potuto dire: Cominciate dalla testa (dai pensíeri) oppure dalle opere; no, va subito alla lingua. Dice: Non dite bugia, nessuna menzogna pronunci la vostra lingua, ma sempre verità. Noi abbiamo uno spirito cattivo. Certa gente non dice mai le cose precise, o per superbia o per paura; ma diciamole come sono! Questo è tanto importante. Ciò che è è, e né più né meno.

 

Da bambini guai se si diceva una bugia. Ah, le nostre mamme ci perdonavano tutto il resto, ma le bugie no!... Se fate uno sbaglio, eh, ditelo senza dire: è la gallina, il gatto, il diavolo... che me l'ha fatto fare. Dite: Sono io che ho sbagliato. Se fate un malfatto non nascondetelo. no; che tutti vedano, che i Superiori sappiano. Non che si dica tutto in piazza; certe cose non c'è obbligo e non è prudenza il dirle, ma certe altre sì; andiamo avanti alla buona, dire le cose come sono, non nascondere... Certe stanno lì delle ore inquiete ... han paura che vengano a scoprire... paura che i Superiori sappiano ... Macché! dite quel che avete fatto. Qui non son mica come certe madri Che sgridano e battono i ragazzi per cose da niente. Ci vuole sincerità. Quando poi non si dice la verità, si riferiscono le cose diverse, allora si offende la carità. Non si dica mai né più né meno di quel che è: verità è verità. Lasciar le questioni e non nascondere né questo né quello. In comunità ci vuole proprio la sincerità e non bisogna mai aver paura che i Superiori sappiano le cose. E’ così brutto quando i Superiori devono investigare e pensar male. Quello che si fa si faccia alla luce del giorno, niente di nascosto. Sappiamo bene che degli sbagli se ne fanno.

 

E poi non stare lì a diminuire le nostre miscriucce, intanto vedono poi bene quel che si è fatto e ci si perde poi la stima lo stesso. Sono cose brutte qui, ma tanto più brutte in Africa. Se una cosa passa e i Superiori non se ne accorgono, il rendiconto dobbiamo poi darlo noi a Dio. State anche attente in ricreazione. Il diavolo dice che nelle ricreazioni è appunto dove guadagna di più. Perché tante volte nelle ricreazioni non si parla come si deve parlare; uno si lascia tirare ad ingrandire le cose e ne derivano poi mancanze di carità. Non dobbiamo dire bif e baf a tutti e neppure dire quello che non è.

Ricordatevi: Il sole non vada all'occaso mentre voi avete ancora il rancore nel vostro cuore. Mai andare a dormire senza essere riconciliati con chi abbiamo rancore. In Africa, quando sarete tre o quattro assieme, e una fa il muso per tre o quattro giorni... quella lì non deve fare la Comunione; il Signore dall'altare le dice: Ma va' a riconci- liarti, così non ti voglio. E poi... andare a dormire così?... Il sole non tramonti sopra la vostra iracondia.

 

S. Paolo dalla lingua passa alle opere e dice: Non bisogna rubare. E le religiose rubano? Sì, rubano. Rubano quando amano certe comodità. Noi, sia per il vitto che per il vestito, abbiamo solo diritto alla grazia del Signore per non morire. Tutto ciò che non abbiamo per obbedienza è rubato. I ragazzini possono prendere un grappolo d'uva o un pum [una mela] e guardare che nessuno li veda, ma noi, se abbiamo bisogno o voglia di qualche cosa, domandiamola: quello che non si domanda è rubato. Quando cerchiamo comodità, rubiamo, siamo ladri. Bisogna lavorare e non solo per necessità, ma anche per fare carità agli altri. S. Paolo dice: Chi può vivere senza lavorare, lavori per chi ne ha bisogno.

 

Voi siete obbligate a lavorare perché siete povere: i poveri mangiano il frutto dei sudori della loro fronte. La comunità provvede tutto, sì, ma bisogna che noi meritiamo col lavoro quello che ci provvede. Non perdere tempo... Ah! sapeste quanta carità c'è da fare in questo mondo. Tutto quello che si può risparmiare qui, si manda in Africa per mantenere quella povera gente. Non dire: Per quel poco che si risparmia... No no, tutto serve; fosse pure un solo chiodo, anche quello serve.

I Santi erano contenti del puro necessario, del solo vestito. Le figlie della Chantal disputavano fra loro l'abito più brutto.

 

Non cercate quell'angolo in dormitorio perché è più comodo... Ah! che storie! S. Gabriele in sei o sette anni si è fatto santo; e un santone di prima classe. Ebbene che cosa ha fatto? lui, tutto fine e delicato?... Guai se la serva non gli stirava tutto bene, se non preparava tutto a puntino... e poi? E poi va a farsi frate. Poteva ben andare almeno in quelli un po' più fini, cioè meno rigorosi; no, è andato dai Passionisti e si è fatto santo. Ha vinto quella delicatezza, ha fatto un totale sacríficio... Si compiaceva di essere sempre lì, attillato... e poi declamava così bene... ed ha scontato tutto in pochi anni-

Bisogna copiare le virtù del Signore. Sta scritto: Chi non ha lo spirito di N.S. Gesù Cristo, non è di Gesù Cristo. Rinnoviamoci ogni mese, ogni giorno; quando ci confessiamo, quando ci comunichiamo; sempre dire: Voi solo, Signore, Voi solo; tutto il resto è niente.

Siamo nel mese del S. Rosario. Bisogna prendere affezione al Rosario, massime voi che avete la fortuna di recitarlo intero. Molte volte non si sta attenti nel recitarlo; eh, non ditemi che non è vero. E che cosa vuol dire questo? Vuol dire che in questa preghiera non proviamo soddisfazione. Bisogna fare in modo che il S. Rosario ci sia di soddisfazione per tutta la vita. Se pensate ai misteri non ha più quella monotonia; sebbene, che malinconia c'è a ripetere sempre: Ave Maria? Perché dobbiamo stancarci a salutare la Madonna? I Santi la salutavano tante volte al giorno. Ditelo sempre bene il Rosario ' con consolazione e non come peso, e se alle volte fosse anche un peso, sarebbe un peso leggero.

C

osì della devozione agli Angeli Custodi; dev'essere una devozione di tutti i giorni dell'anno. Ricordate quello che ho già detto altre volte. Gli Angeli non ci abbandonano mai, neanche quando facciamo il male, chiudono magari gli occhi, restano lì con vergogna, ma stanno sempre al nostro fianco. Ci mandano rimorsi, buone ispirazioni. In Africa l'Angelo vi aiuterà molto. Certe teste non si possono smuovere e, se si dice all'Angelo, lui fa.

Abbiamo due devozioni da incarnare bene in questo mese.

 

SR. EMILIA TEMPO

Rinnovatevi nell'interno delle anime vostre. Questo rinnovamento dovremmo farlo tutti i giorni e più volte al giorno. Dopo la Comunione facciamo tanti propositi, ma... quanto durano?... Anche noi nel nostro spirito bisogna rinnovarci, guardiamo se siamo ancora come una volta, oppure se siamo peggio, poiché nelle religiose c'è l'obbligo di andare sempre avanti. Se non andiamo avanti a forza di rinnovazione non faremo mai niente. E come fare?

Nel rinnovarvi dovete creare in voi un uomo nuovo - trasformarví, rivestire una nuova creatura, lasciare tutti i nostri difetti e vestire le virtù di N. Signore. Cominciate dalla lingua (così dice S. Paolo). Ah, quando sarete in Africa in tre o quattro assieme e... un rancore serbarlo alcuni giorni... ma chi fa così, non faccia la Comunione, il Signore non la vuole.

Poi S. Paolo dice di non rubare - ma noi... eppure, certe comodità... è rubare perché non ne abbiamo diritto. Le religiose rubano? sì, sì; in piccole cose e anche coi desideri; nel cibo, nella roba.

Lavorare; voi siete povere. Non dire: la Comunità provvede tutto. Non questione di denari... quando si è incominciata una cosa, il Signore e obbligato; ma che facciamo quel che possiamo per corrispondere.

giuseppeallamano.consolata.org