LA PREGHIERA

18 luglio 1920

 

XV. 23

Al mio ritorno dai S. Esercizi.

Come un buon padre, o meglio una madre, ritornando da un viaggio porta ai figli qualche ricordo; ed i bambini se l'aspettano. Così io... Vi dirò due pensieri che mi fecero speciale impressione nella meditazione delle prediche del nostro Venerabile. Uno lo troverete nell'Istruzione sull'Orazione, e l'altro in quella della delicatezza di coscienza (V. p. 105 e p. 109).

Pratica: Non dica più qualcuno che non può vincere questa o quella tentazione. Se ha volontà può e Dio deve concedergli la grazia, p. es. contro la castità...

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

(Dopo aver parlato del caldo e della campagna dice: ) In Paradiso non farà poi né caldo né freddo, ma quella temperatura bisogna meritarsela.

A S. Ignazio abbiam poi finito di fare gli Esercizi in tre. Quando si trattava dell'orazione ho visto una cosa ed ho detto: voglio dirla poi anche a quelle là; e adesso ve la dico.

 

La preghiera fatta per ottenere cose spirituali è infallibile. Quando domandiamo una grazia spirituale per noi stessi, dobbiamo ottenerla. Il Ven. Cafasso dice: Ma perché io domando sempre la carità e non l'ho; l'umiltà e son sempre superbo? Allora non è vero che uno che prega per ottenere una grazia spirituale per se stesso, l'ottenga certamente. E poi continua: No, è così; è di fede che uno il quale domanda una grazia spirituale per se stesso l'ottiene. Dice: « per se stesso » perché se è per altri è un'altra cosa.

 

Voi direte: Io son sempre gelosa, superba, maligna; son sempre la stessa dopo tanti anni, dopo tanti proponimenti; sempre lì annoiata, senza fede nelle preghiere; come va questo? come va? Il Venerabile dice: Va che non domandiamo di cuore. Certuni domandano grazie al Signore ed hanno paura di ottenerle. Domandiamo di essere umili, ma abbiamo paura che il Signore si metta all'assalto colle umiliazioni. Non usiamo i mezzi, vedete. Il Signore dice: Aiutati che io t'aiuto. Vorremmo che il Signore ci facesse santi senza fare niente noi. Domandiamo al Signore di vincere una passione, e va bene, ma facciamo anche ciò che dobbiamo da parte nostra. E’ comodo domandare sempre l'umiltà, l'umiltà, l'umiltà e poi se viene l'occasione di fare un piccolo atto di umiltà non siamo capaci di farlo... Mah!... Vogliamo andar lassù senza passare per la strada che si deve fare.

 

Queste grazie si devono ottenere; se non le otteniamo è perché manchiamo da parte nostra e non perché manca Iddio. Non usiamo i mezzi per ottenerle!...

L'Imitazione dice: Se vuoi divenire umile, ama le umiliazioni. Sicuro! anche cercarle; invece se ci viene da fare un atto di umiltà abbiamo subito paura di perdere la stima. Uh! chi sa che cosa diranno in comunità!... Che cosa diranno? Diranno che sei una testa vuota. Io ho riflettuto tanto su questo. La preghiera è infallibile; ogni grazia spirituale che si domanda, si deve ottenere. Se non l'ottengo è segno che c'è qualche cosa da parte mia e non da parte del Signore.

 

S. Paolo chiedeva al Signore che gli togliesse le cattive tentazioni ed il Signore gli disse: No, ti basti la mia grazia. Non è mica detto che il Signore sia obbligato a toglierci tutte le tentazioni; ne lascia sempre delle miserie, in modo che la nostra superbía morirà solo con noi; la porteremo nel sepolcro. Ma sì! che cosa importa? resti pure la tentazione.

 

Una per esempio, pensa al mangiare due ore prima dell'ora di pranzo; ebbene, questo non è male, è una tentazione e non ha che dire: Non voglio mangiare né un momento prima, né un momento dopo; se mi facessero andare a pranzo cinque minuti prima, direi di no. Sono tentazioni che il diavolo ci mette. Ma queste tentazioni non fanno del male, anzi fan del bene. Si possono acquistare le virtù anche sentendo le tentazioni. Di regola il Signore ce le lascia per tenerci nell'umiltà e per farci fare dei meriti. Ogni volta che mandiamo via una tentazione facciamo un atto di virtù. Ci son dei giorni... ah! non toccatemi!... Invece, no; bisogna tenerci su, sempre buoni, se no è una virtù d'occasione. Buone anche quando qualche cosa antrúka [ci urta], anche quando ci dicono: Ma stia attenta, guardi quel che fa... E non fare subito il músu lung parei [il broncio lungo così] ...

Noi non osiamo ma vorremmo dire che è il Signore che manca. Se siam sempre le stesse è segno che siamo noi che non domandiamo le grazie di cuore.

 

Se una domanda, per esempio, l'umiltà e non è contenta che vengano le occasioni di esercitare l'umiltà, a che cosa vale la sua domanda? Vorrebbe avere l'umiltà signorile ... !!! (sorride).

Noi vogliamo divenir umili, dunque bisogna che ci pestiamo bene: allora diverremo umili. Non pensiamo così, il Signore non manca per parte sua; siamo noi che non abbiamo voglia di ottenere, che non siamo costanti. Bisogna essere costanti e non, zik zak, voler subito l'umiltà perfetta! Il Signore ci fa magari aspettare anni ed anni. Ma noi, sempre pestare, sempre dire al Signore: Ma, vedete bene che sono una superbaccía... Ah! io ho preso il diploma ... ; se non ci fossi io in laboratorio, in cucina, tutto andrebbe in aria ... Io... eh!...

Oltre questa considerazione sulla preghiera, ne ho fatta una tra le anime delicate di coscienza e quelle scrupolose. Lo scrupolo è mettere il male dove non c'è. Scrupolose non bisogna esserlo, ma delicate di coscienza sì.

 

Arriva che tante volte si parla con qualcuno e per non osare contraddirlo si approva quello che non si deve approvare e forse si aumenta ancora la dose. La coscienza alle volte dice: Sta' zitta, non prendere parte a quella cosa lì; non mettere il becco lì. Chi ha la coscienza delicata dice: Qualunque male, sia pur piccolo, non lo voglio.

S. Alfonso, dicono i suoi processi di beatificazione, non ha mai commesso in tutta la sua vita un peccato veniale deliberato. Non parla di mortali, sapete, ma di veniali! E che era di carattere vivo! (I caratteri molli non sono buoni a niente). Si confessava tutti i giorni, se poteva, ed aveva fatto voto di confessarsi tutti i sabati in onor della Madonna. E’ fondatore dei Redentoristi, i quali hanno quattro voti: povertà, castità, obbedienza e stabilità, cioè di non mai più uscire e di non ambire ad onori. Ma lui, per sé, ne aveva ancora aggiunti; aveva fatto voto che, se veniva la peste, sarebbe andato a servire gli appestati. Mangiava minestroni che nemmen più il gatto voleva mangiarli. Eppure, vedete, non è morto di fame, è vissuto fino a 90 anni. Non fa male la penitenza!

 

S. Ignazio, quand'ero lassù, l'ho sempre pregato; guardavo sempre se rideva o no. Di là, i ragazzi mi han chiesto se rideva ed io dissi loro: Aspetta che andiate voi per ridere. Era lì con una buona aria!...

Bisogna operare. Non, perché si son presi gli esami, rallentare. C'è bisogno di studiare le lingue! Diceva P. Sales: Non possono capire la necessità di studiare le lingue; quando siam là, restiamo di cattivo umore perché vengono a parlarci e non comprendiamo niente. Laggiù un po' di malinconia (perché... siam fatti così ... ) un po' perché non siam capaci a parlare, facciamo una malattia fisica e morale, ma se si sa parlare non si fa.

Studiate in tutto il tempo che avete. Bisogna studiare l'inglese non per gusto, ma per necessità. Io non voglio dei folli, i folli vadano all'ospedale dei matti. Per quanto dipende da voi e per quanto favoriscono i superiori, studiate, studiate.

 

(il nostro Ven.mo Padre ricorda quel po' di ginnastica che si faceva una volta all'Istituto) E’ cosa che fa venir energici; un po' di ginnastica fa bene; è molto necessaria. Facciamo tutto quel che è utile. Anche per le suore è utile, la farete anche voi altre un po' di ginnastica. Certi credono che sia una sciocchezza, invece no, fa del bene. E poi, tutto quello che serve a trattenere i ragazzi, le ragazze, è bene farlo; bisogna tenerli attivi e per tenerli attivi bisogna fare i folli con loro.

Oggi son venuto a piedi da S. Giovanni perché non ci sono i tram; e venire in vettura ... ; fare il folle in vettura... Uhm!...

Dunque, fare tutto con energia, con entusiasmo, con volontà; ci vuole una volontà di ferro!

 

SR. EMILIA TEMPO

[La prima parte di questo sunto è uguale al precedente ] - Ogni volta che mandiamo via una tentazione facciamo un atto di virtù. Ci son dei giorni... ah! Tutt'an truca... Non toccatemi... Certi giorni sembra che siam di vetro... non romperci... E’ facile star buoni quando a iè niun c'an truca [non c'è nessuno che ci disturba]... ma star buoni anche quand can truca [quando ci urtano] ... Se no è virtù d'occasione. Buone anche quando ci dicono: ma stia attenta, guardi quel che fa... e non fare subito il muso lung parei.

Noi non osiamo, ma vorremmo dire che è il Signore che manca. Noi inganniamo noi stessi, attribuendo sempre alla mancanza della grazia. Chi domanda l'umiltà e non è contenta delle umiliazioni, non domanda di cuore... le piacerebbe lì da signorile... (sorride). Noi vogliamo divenir umili, dunque bisogna che ci pestiamo bene, allora

diverremo umili.

 

[Segue un tratto uguale al sunto precedente]

Scrupolose non bisogna esserlo, ma delicate di coscienza sì. La delicatezza è far attenzione anche ai minimi mali; e dice: qualunque male, sia pure piccolo, non lo voglio.

[Continua come il precedente e alla fine aggiunge: ] Io dico che bisogna fare tutto ciò che si deve fare, con energia, essere testas [testardi].

 

 

giuseppeallamano.consolata.org