PRIMA RELIGIOSI, POI MISSIONARI I VOTI - FESTA DEL PAPA

27 giugno 1920

 

XV. 23

Siete nell'istituto per attendere a due formazioni: religiosa e missionaria. Sono tutte e due per voi necessarie, ma è prima la religiosa, come dicono le Costituzioni parlando dei fini dell'istituto: fine primario la propria santificazione; e secondario, l'evangelizzazione degli infedeli.

Prima bisogna formarsi buoni e santi religiosi; poscia missionari. A ciò dovete riflettere entrando; perciò fate il noviziato e pronunciate i Santi Voti. La formazione religiosa, essendo la nostra una Congregazione religiosa, si ottiene come dichiarano le Costituzioni, mediante l'osservanza dei voti religiosi e delle Costituzioni.

 

Nota sul giuramento V. D'Annibale II, p. 21 (Quad. VIII, p. 24).

Tutte le varie Religioni hanno i voti (V. Quad. cit. 23).

 

Perché in quasi tutte le Congregazioni dopo fatti i voti di più anni o perpetui, si rinnovano ancora ogni anno, come alla chiusura dei Santi Esercizi, per le Visitandine nella Festa della Presentazione di Maria SS.? Vi risponde S. Ignazio, e dice che si fa per tre fini: Ad devotionis augmentum; - ad excitandum eorum memoriam; ad majorem confirinationem (V. Rodr. III p. 161).

S. Francesco Zaverio li rinnovava mattino e sera, e non sapeva trovare mezzo più efficace ed armatura più forte contro le tentazioni del demonio e della carne. Così fate anche voi, quando siete tentati in queste virtù, invece di inquietarvi e scoraggirvi, rinnovate i voti che già avete, e chi non li ha ancora rinnovi il desiderio di presto emetterli. Così starete forti e la tentazione sparirà.

VIII. 23-24

Tutti sono obbligati ad attendere alla perfezione, perché a tutti i cristiani sono dirette da N. S. le parole: estote perfecti -, e quelle di S. Paolo dell'Epistola odierna: haec est voluntas Dei sanctificatio vestra: vocavit nos Deus in sanctificationem. Questa perfezione o santificazione consiste, come già abbiamo detto, essenzialmente nella carità di Dio e del prossimo: Diliges Dom... et prox. tuum.

Per ottenere quest'amore ai cristiani basta osservare i comandamenti; al giovane del Vangelo: serva mandata. Così S. Ambrogio: christianum cum dico, perfectum dico. Ma ciò non basta pei religiosi; essi devono tendere a maggior carità e quindi a più alta perfezione, perciò oltre i precetti devono osservare i consigli evangelici. Il gio- vane del Vangelo: si vis perfectus esse, vade...

Sarà il religioso obbligato a tutti i consigli dati da N. Signore? Se vuol giungere a perfetta santità deve tendere all'osservanza di tutti secondo la sua possibilità e la grazia di Dio; ma per obbligo religioso dice S. Tommaso: non omnia consilia, sed dumtaxat ea, quae sibi definite secundum suae professionis regulam taxata sunt, implere tenetur (2.2.188).

Tutte le religioni hanno tre consigli d'obbligo, almeno implicitamente: povertà, castità ed ubbidienza, corrispondenti alle parole di N.S.G.C. al giovane del Vangelo: vade, vende quae habes, et veni sequere me. E ciò ben a proposito, perché tre cose ci impediscono di amare grandemente Iddio: la cupidigia dei beni terreni, il desiderio dei gusti del senso ed il disordine della volontà. A frenare le tre passíoni sono ordinati i tre voti. S. Tommaso dice: per consilia facilius. securíus et perfectius finis, qui est charitas, obtinetur.

 

Ma perché farne voto? Risponde S. Tommaso (1. cit. art. 6):

1) La religione è uno stato, quindi (come il matr.) dev'essere stabile, fermo e perpetuo; e ciò si ottiene coi voti.

2) E’ di maggior merito per l'aggiunta del vincolo della religione; - e si dà a Dio non solo ciò che si fa, ma più il non poter fare diversamente; cioè la libertà. Dice S. Bonaventura: non si dà solo l'uso, ma la cosa stessa; non solo il frutto ma l'albero. -

3) Coi voti la volontà resta più ferma, ed anche meno tentata dal demonio (V. Rodrig. III tratt. 2, cap. 3).

Nota. I voti non tolgono la libertà, ma solo l'uso, o meglio l'abuso di essa. Moltiplicano anzi la libertà, e si è più padroni di se stessi; S. Agostino: felix necessitas, quae in meliora impellit.

Juramento promissorio nos obligarí Deo prorsus indubium est, quod proinde cum ei soli obligamur pene in votum recidit. (D'Ann. II p. 21).

 

I Santi dicono che il religioso facendo i tre voti ha il merito del martirio e riceve un nuovo Battesimo (Rodr. l.c. capo 4).

Ogni religione ha i tre voti: di povertà, castità ed ubbidienza; esplicitamente per lo più, e talora i due primi compresi in quello dell'ubbidienza, come presso i Benedettini.

Secondo la diversa natura si hanno voti solenni o semplici; perpetui o temporanei, totali o parziali (dai lato della povertà e dell'ubbidienza). Vedremo la diversità ed i diversi effetti parlando di ciascuno. - In varie religioni a questi tre voti sono aggiunti altri p. es. del digiuno perpetuo pei Minimi di S. Franc. da Paola, delle Missioni pei Gesuiti. Di stabilità e di non accettare dignità fuori di Congr. come i Redentoristi.

Passando a discorrere dei tre voti in particolare, diciamo subito con S. Tom. che: inter omnia vota religionis votum obedientiae maximum est, per quod Deo homo offert totam suam voluntatem quae omnibus corporis et fortunae bonis longe prestantior est (2.2. Qu. 186, art. VIII).

Si mettono in quest'ordine 1) perché cosi fece N. S. Gesù Cristo. 2) S. Tomm.: ad perfectionem charitatis acquirendam primum fundamentum est voluntaria paupertas (Iv. art. III) - S. Ambrogio la dice: generatrix et nutrix omnium virtutum; - S. Ignazio nelle Cost.: murus firmus.

 

L'eccellenza della povertà appare dalla stima che ne fece N.S., dimostrandola colla sua pratica e colle parole (V. Rodr. 1.3. tr. III, c. 1). Così gli Apostoli per sé e negli altri (Fatto di Anania e Saffira, che secondo S. Gerolamo e S. Basilio fu voto).

Anche tutti i santi. S. Franc. d'Assisi la chiamava: sua signora. Fatto di Fra Leone (V. Scaramelli II, p. 191).

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Voglio dirvi una cosa riguardo ai S. Voti. Ditemi un po': noi siamo prima missionari o religiosi? Prima religiosi. Va bene. Il primo fine del nostro Istituto è la propria santificazione. Ora, la nostra santificazione si ottiene per mezzo delle virtù religiose e dei santi voti. Se qualcuna di voi morisse senza andare in Africa, non fa niente, purché sia stata una vera, una buona religiosa, purché abbia osservato bene i voti. Ecco il principale per voi. Dopo viene la salute degli infedeli, perché voi siete prima religiose e poi missionarie.

Quando dovevate venire qui, certo pensavate di venire a farvi missionarie e non pensavate che bisogna prima farci religiose. Pensavate di farvi missionarie... di girare il globo... Eh! mie care, prima di girare il mondo bisogna farvi religiose ... ; via, via la poesia!... Reli- giose per voi, missionarie per gli altri.

Primo fine: santificarmi come religiosa.

Secondo fine: santificarmi come missionaria.

Alle volte si scambia il secondo col primo fine. Certo che i Superiori hanno in mira di farvi imparare a lavorare per le Missioni; voi non siete come le Cappuccine che han solo bisogno di saper dire bene l'Ufficio; per loro basta questo, voi invece dovete saper di tutto per salvare le anime.

 

Dunque, vedete l'importanza del noviziato e del tempo che state qui prima di andare in Africa! Vedete l'importanza di profittare nelle virtù religiose e nell'osservanza sempre più esatta possibile dei santi voti e delle Costituzioni.

 

Per riuscire vere e sante religiose bisogna studiare che cosa sono i voti, e questo specie le novizie. Sapere che cosa importa il voto, capirlo, se no non si può osservare e non si dà la dovuta importanza.

Voi direte: Ma, ci parla sempre dei voti e noi facciamo il giuramento. (Fa leggere l'articolo sulle Costituzioni) Sapete che diversità passa tra il giuramento e il voto? Quando si fa un giuramento a Dio, questo giuramento diventa un voto. Quindi, quando dite: Giuro di osservare così e così... è lo stesso come se si facesse il voto. Con il giuramento promissorio noi ci obblighiamo a Dio e obbligandoci a Dio è lo stesso come fare il voto. Perché allora non si son messe quelle parole lì? Questo è per un motivo che voi non comprendete, ed è che quando si tratta di un giuramento, la Chiesa ha una potestà per dispensare, mentre per il voto è più difficile, e perciò quando si pensò a questo si mise sulle Costituzioni la formula del giuramento anziché quella del voto; non perché non valga come il voto: è lo stesso. Se io giuro a N. Signore una cosa è lo stesso come se gliene facessi voto.

 

I voti si fanno dinanzi alla Chiesa, non sono privati; ed è per questo che la Chiesa per il voto ha un'autorità e per il giuramento ne ha un'altra. Insomma, se si trattasse che una di voi dovesse andar via da questo Istituto, avendo fatto il giuramento, la Chiesa può di- spensarla, mentre col voto è più difficile.

I voti sono tre: povertà, castità ed obbedienza. Ci sono però degli Istituti che ne hanno anche di più. I Minimi fondati da S. Francesco da Paola, fanno voto di digiunare tutto l'anno ed i Gesuiti fanno voto di andare in missione se li mandano. Altri fanno il voto di perseveranza. Sono tutte aggiunte, secondo la natura dell'Istituto. Ma questi tre voti, almeno la sostanza, li fanno tutti.

Quale è il più importante? L'obbedienza. E perché? perché non l'hanno messa prima invece della povertà? Vedete, l’obbedienza comanda di essere casti e poveri ed ecco che i voti ci son tutti. Il voto principale che fate voi è dunque quello dell'obbedienza. S. Tommaso dice: Tra i voti della religione, quello dell'obbedienza è il massimo. E poi spiega: perché per mezzo dell'obbedienza offriamo a Dio la nostra volontà, la quale vale più di tutti i beni del corpo, della fortuna e più di tutti i beni materiali. Con questo voto si sacrifica testa e cuore; a N. Signore non importerebbe niente che noi gli dessimo la castità e tutto quello che abbiamo su questa terra e non gli dessimo il cuore. « Figlio, dammi il tuo cuore, dice, del resto non so che farne ». Tutto il resto senza di questo non è niente.

 

Come va che diciamo: povertà, castità ed obbedienza? chi sa dirlo? Si dice così, prima perché il Signore ha fatto così: ha incominciato a rimuovere attorno a noi quello che ci ostacolava di più. Ha detto a quel giovane: Se vuoi essere perfetto, va’vendi quel che hai, dallo ai poveri. Ed ecco il voto di povertà. Poi: Vieni, seguimi e mi imiterai; ed ecco quello di castità.

Il Signore ha detto: Voi che avete lasciato tutto... Ed ecco che prima bisogna lasciar tutto. Per dar la volontà e darla bene, bisogna prima staccare il cuore dalle cose di questo mondo. N. Signore quindi, avendo messo le cose per ordine secondo la necessità, ha lasciato per ultimo il massimo.

S. Tommaso dice che l'obbedienza volontaria è il primo fondamento per la perfezione della carità. Non possiamo amare il Signore se ben bene non stacchiamo il cuore dalla roba. S. Ambrogio dice che la povertà germina e nutre tutte le altre virtù. S. Ignazio di Lojola dice che la volontà è un muro fermo. Ecco il motivo per cui si dice: povertà, castità ed obbedienza; perché prima bisogna staccare il cuore. Siccome la povertà è necessaria per staccarci dalla roba per avere volontà più libera e darla a N. Signore, così fu messa la prima. Infatti voi prima avete lasciato il mondo e poi siete venute qua dentro. E’ bene che sappiate anche perché questi tre voti sono messi in questo ordine.

 

I più importanti sono i beni interni, i più preziosi: l'obbedienza; poi i beni del corpo: la castità; poi i beni materiali, le ricchezze ecc.- la povertà.

E perché rinnoviamo i voti lungo l'anno? Si rinnovano solo per devozione, del resto non ci sarebbe bisogno di rinnovarli. S. Ignazio dà tre motivi per provare che è bene rinnovarli. Dice: l° per aumentare in noi la devozione; 2° eccitare di nuovo la memoria dei mede- simi voti; 3° per nuovamente ripeterli a maggior confermazione.

S. Francesco Zaverio rinnovava tutti i giorni i voti per infervorarsi e diceva di non trovare alcun altro mezzo più efficace per aumentare la forza contro le tentazioni del demonio e della carne. C'è un momento in cui l'obbedienza costa tanto? Si rinnova subito il voto d'obbedienza e vien subito la voglia di dare uno schiaffo al demonio. Così si fa per le altre virtù: vien subito la voglia di fare del bene.

Quando siete tentate contro qualche voto, rinnovatelo subito come faceva S. Francesco, così il diavolo scappa via. Chi non ha ancora fatto i voti, rinnovi il proponimento di essere obbediente, povera, casta; rinnovi il desiderio di farli. Più si rinnovano e più si acquistano meriti, ed è un buon mezzo per vincere le difficoltà. Certo se si rinnova il voto e poi non lo osserviamo, allora che cosa si fa?...

 

Dovete farvi sante religiose, se sarete così sarete pure valenti missionarie; se non sarete sante religiose, non sarete niente. Farete come il vento che fa un po' di rumore e niente altro; lavorerete molto forse, ma rimarrete colle mani vuote perché le opere si misurano non nella materialità, ma col cuore, collo spirito con cui si fanno. E’ lo spirito religioso che deve informare la vostra vita. Pregate il Signore perché possiate formarvi vere religiose di spirito ed intanto preparatevi, studiate, fate tutto quello che è necessario per poter fare del bene.

Tutto viene dall'interno: Omnis decor ab intus, ogni decoro dell'anima cristiana viene dal di dentro. Per giungere alla perfezione religiosa bisogna osservare i voti.

Martedì è festa di precetto: è stabilita in questo giorno la festa del Papa, perché è vero successore del primo Papa; come S. Pietro era vicario di N. Signore, così il Papa nostro è tale e quale. E’ stabilito che in quel giorno si pregherà per i bisogni particolari del Papa.

 

Pregate anche S. Pietro per ottenere l'amor di Dio. L'aveva sbagliata S. Pietro, poveretto! ma poi il Signore ha messo tutto a posto chiedendogli tre volte se l'amava. Ah! l'amore di S. Pietro! Se l'ha sbagliata, se l'ha rinnegato, il Signore però non l'ha mai rimproverato ed ha continuato a tenerlo capo della Chiesa.

Se se ne fa qualcuna... non essere di quella gente lì che detta una bugia non ha più pace... vanno alla Comunione tutte inquiete ... ; ma no, non hai mica ancora rinnegato il Signore! E se fosse anche così c'è ancora perdono; tira dritto, l'amore aggiusta tutto.

S. Agostino diceva: « Ama e poi fa' quel che vuoi ». Uno che ami che cosa farà? Farà quello che vuole l'amore. Uno che dice di amare e poi dà due schiaffi, ama? Dunque, mentre pregate S. Pietro per la Chiesa, domanderete per voi molto amore a N. Signore. Pregate per il Papa presente, che il Signore lo consoli e gli dia tutte le grazie che gli abbisognano.

giuseppeallamano.consolata.org