RINNOVAZIONE DEI SANTI VOTI

12 marzo 1920

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Ogni esercizio che fate è una grazia particolare. Il Signore non faccia con voi come ha fatto con Saulle che l'ha unto

con poco olio. Bisogna che facciate il patto col Signore, dirgli che vi dia diritto a pretendere queste grazie.

 

Io dico che non bisogna solamente contentarci di salvare le anime che il Signore ci ha predestinato, bisogna volerne salvare ancora delle altre. S. Francesco Zaverio non si è accontentato di quelle che il Signore gli destinava: voleva convertire tutta la Cina, poi andare nel Giappone ecc.; voleva convertire più anime di quanto il Signore gli aveva assegnato. Il Signore si è accontentato del buon desiderio e se l'è preso prima che le avesse convertite. Però egli ha il merito di aver oltrepassato il numero destinatogli.

 

(A proposito della rinnovazione dei voti di una Sorella) Nella rinnovazione dei Voti c'è una grazia particolare, grazia che deve non solo accompagnare l'esecuzione dei Voti, ma anche tutto ciò che importa al Voto. Son voti di missionarie, perciò ci vogliono grazie adatte alle missionarie. Quando fate o rinnovate i voti bisogna anche pensare alle anime, esporre i vostri desideri di zelo ardente di convertire il maggior numero di anime possibile, domandare il vero zelo delle anime. Il Signore li esaudisce questi desideri. Domandare a S. Giuseppe la vita interiore. Egli ne è il protettore. Ditegli: io sono una testa piccola, mi dimentico spesso del Signore;, invece di essere una sacramentina sono una dissipatina. Domandate che anche in mezzo al lavoro possiate sempre essere unite col Signore come S. Francesco di Sales che non lasciava passare un quarto d'ora senza pensare al Si- gnore. Così poco per volta vi farete l'abitudine anche voi; così sì che allora scapperanno i dubbi e le tentazioni ... !

 

(Parla di una conferenza fatta ai RR. Convittori) E’ parroco il sacerdote che potrà convertire il maggior numero di anime. L'essenza della parrocchia è di procurare il maggior numero di anime. Non dire: non son degno, non son capace di una parrocchia; quello lì è superbia. Quelli lì son quelli che son più borbottoni e non sono mai contenti.

 

(Parla a proposito delle lettere che abbiamo la fortuna di scrivergli per S. Giuseppe) Non voglio lettere lunghe, ma che ci sia l'essenza: quel che c'è qui dentro (nel cuore) non abbiate timore che ve lo vedano; le terrò nascoste e ve le restituirò e le dimenticherò anche, se volete. Così farò l'ottava leggendo le vostre lettere.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org