LA PARABOLA DEI LAVORATORI

1° febbraio 1920

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Oggi è ritiro mensile: bisogna farlo non per abitudine, ma sempre farlo bene come se fosse la prima volta che si fa. Dare uno sguardo indietro al mese che si è passato, e dire: Avessi da rendere conto dell'anima mia al tribunale di Dio? Ma, ma... qualche cosa ci sarebbe ancora... Pare, ma tuttavia... Allora si chiede perdono al Signore e poi: nunc coepi [adesso incomincio ]. Vedete, questo mese è più corto, quantunque sia bisestile, e quindi avanti, avanti. Il tempo passa, passa, perciò fare buoni proponimenti, dire: Voglio passare il mese di febbraio come se fosse l'ultimo della mia vita.

 

Non è mica per la paura di morire che si deve fare il bene, bisogna farlo per amor di Dio. Il Vangelo di quest'oggi è così bello! (Il nostro Ven.mo Padre narra il tratto evangelico del padre di famiglia e dei lavoratori della sua vigna venuti a lavorare nelle diverse ore del giorno).

Che vuol dire questa parabola? Vuol dire che non è la lunghezza del tempo che faccia dei meriti, poiché qualcuno con poco tempo può farsi santo, mentre altri con tanti anni non si fanno mai. Il nostro B. Gabriele in sei anni s'è fatto santo. Non bisogna contare il servizio del Signore dagli anni, ma dai meriti. Ho già tanti anni di professione, di vestizione ... ; bisogna vedere se il Signore non dice: Non valgono niente questi anni...

Alle volte ci son dei giorni vuoti... dei mesi vuoti... degli anni vuoti... Il Signore non misura il tempo, misura l'intenzione con cui si fa l'opera buona. Quindi uno può anche farsi santo in breve tempo. Una missionaria deve andare diritto in Paradiso. Guardate, questi operai che sono venuti all'ora tarda devono aver fatto il lavoro così bene, così intensamente che hanno meritato lo stipendio degli altri. Gli anni contano se c'è il fervore. S. Gregorio dice: « Mangiando va via l'appetito, invece nello spirituale mangiando aumenta l'appetito »; uno non si stancherebbe più; è un ordine inverso.

 

Noi dopo tanti anni che cosa siamo? E questo dipende da ciò: che non ci mettiamo una volta come anime perse; questo è quello che vale, e poi non perderci in quisquilie. Degli intoppi ce ne saranno sempre; non si può mica andare in carrozza in Paradiso! Noi troviamo difficoltà insormontabili in cose da niente. Non aver tanta paura... Paura che una cosa faccia venir mal di capo, un'altra mal di stomaco... Noi in comunità siamo così, diciamo: Se non ci fosse quella compagna... quell'altra cosa, io mi farei santa. E’ il diavolo che mette quegli intoppi; il diavolo lavora per metterci nelle difficoltà. Queste non sono che scuse; sono scuse magre; perciò oggi proponete. Siate chiamate all'ultima o alla prima ora, fa lo stesso.

 

Fate così, meritatevi non solo il denaro di quelli là che han lavorato una sola ora con intensità: lavorate intensamente tutte le ore ed avrete tanti denari. Il Signore non guarda l'esito, guarda la buona volontà.

Questa parabola può anche spiegarsi in altro modo. S. Gregorio dice: Quelli chiamati alla prima ora sono gli uomini compresi da Adamo fino a Noè; quelli dell'ora terza da Noè ad Abramo; quelli della sesta da Abramo e giù fino ai Patriarchi; quelli della nona i Profeti, e quelli dell'undicesima sono gli Apostoli fino alla fine del mondo.

Io darei un'altra spiegazione. Gli Apostoli sono stati mandati fin dal principio. N. Signore ha detto agli Apostoli: « Andate, predicate il Vangelo a tutto il mondo ». Più tardi ha mandato i Dottori della Chiesa e questi sono dell'ora terza. Dopo questi vengono tanti santi antichi che hanno convertito gli infedeli e questi sono dell'ora sesta. Più tardi ancora S. Francesco Zaverio, il B. Chanel e altri santi più moderni, e sarebbero dell'ora nona; e poi noi dell'ora undecima. Noi siamo gli ultimi. Il Signore si accontenta di un'ora da noi, ma bisogna che sia un'ora « in regola ». S'accontenta di un'ora sola. Saranno anche settant'anni, ma è un'ora sola e ci darà la mercede degli Apostoli e di quelli che hanno lavorato tutto il giorno.

 

Noi siamo piccoli miserabili, ma se ci mettiamo con buona volontà convertiamo la gente. Ce n'è ancora del lavoro, non abbiate paura! Siamo dell'ultima ora, ma ci darà lo stesso premio, darà anche a noi trentasette soldi.

Noi siamo missionari come i primi, solo che siamo arrivati un po' tardi e questo non dipende da noi. Noi quando siamo venuti non sapevamo che il padre di famiglia era venuto e siamo venuti all'ultima ora. Che cos'è la nostra vita?! un'ora! Almeno in quest'ora in cui siamo chiamati anche noi nella vigna del Signore, lavoriamo con tanta intensità, con tanto spirito; lavoriamo unicamente pel Signore in modo che un'ora sola valga tutta la giornata.

 

SR. EMILIA TEMPO

[Questo sunto inizia come il precedente] -

Il nostro B. Gabriele in sei anni si è fatto santo. Il Signore non misura dal tempo, ma dall'intensità... Ho già tanti anni di vestizione... di professione... Bisogna vedere se il Signore dice: Non valgono niente questi anni. Alle volte ci sono dei giorni, dei mesi vuoti... anche degli anni.

Una missionaria deve andar diritto in Paradiso. Guardate questi operai che son venuti all'ora tarda; devono aver fatto il lavoro così bene, così intensamente che hanno meritato lo stipendio degli altri. Gli anni contano se c'è il fervore.

S. Gregorio dice: Mangiando va via l'appetito, invece nello spirituale mangiando aumenta l'appetito. Uno non si stancherebbe più: è un ordine inverso. Noi dopo tanti anni siamo sempre lì, le stesse... e dipende da ciò: perché non ci diamo una volta « anime perse »; costi quel che vuole, è questo che vale. E poi, non perderci in quisquilie; per delle cose da niente ci perdiamo, le facciamo grosse. Degli intoppi ce ne saranno sempre; non si può mica andare in carrozza in Paradiso!

Noi troviamo difficoltà insormontabili in cose da niente. Non aver tanta paura... paura che una cosa faccia venir mal di capo, un'altra mal di stomaco... Noi in comunità siamo così; diciamo: Se non ci fosse quella compagna... quell'altra cosa, io mi farei santa. E’ il diavolo che lavora per metterci nelle difficoltà. Queste non sono scuse; sono scuse magre; perciò oggi proponete: sia chiamata la prima o l'ultim'ora fa lo stesso.

Fate così: lavorate intensamente tutte le ore come se aveste da lavorare un'ora sola. Il Signore non guarda l'esito, guarda la buona volontà.

 

[Continua fino alla fine come il sunto precedente, e poi aggiunge: ]

Non perderci, non cras [domani]... Non dire: ma, stasera son di cattivo umore; ma, non posso vincermi... cras. No, hodie - nunc [oggi - adesso] - vincere quella ripugnanza. Nessun « ma »; nessun « se »; senza « ma », senza « se ». Fate così, e nel fare il vostro esame stasera dite: Il Signore mi dà l'ora del mese di febbraio; in quest'ora devo lavorare come se fosse la sola.

 

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org