LA BUONA CREANZA

29 aprile 1921 - (Professe)

 

 

SR. FERDINANDA GATTI

La correzione fraterna va ben fatta. La carità in primo luogo consiste nella correzione fraterna fatta in bel modo, e subito presa dalla mano di Dio in chi la riceve.

Quando si entra in comunità, non tutte sono state educate, ma qui bisogna cambiare, tagliare. Che non si possa mai dire: Quella lì non bisogna correggerla, altrimenti guai! - Che si possa dire che qui è una comunità delicata, fraterna; che una vuol bene all'altra come vere sorelle.

Sta male in una comunità che una abbia una pena e le altre ne siano indifferenti. Come vedete, non si deve mormorare o altro se qualcuna deve tornare (nel mondo). Solo i superiori, dopo aver pregato, esaminato, agiscono facendo così il bene sia di quella che deve andar via, come di quella che sta. Certo che fa pena (rimandare a casa un soggetto). Questi sono i bocconi amari dei superiori.

 

Io a voi raccomando piuttosto la delicatezza, quindi la riforma di quei modi di dire e di fare... Un giorno in Seminario un chierico, non avendo capito o saputo una cosa domandò spiegazioni ad un compagno e questi, meravigliato della di lui ignoranza esclamò: Tu solus peregrinus in jerusalem? [Tu solo sei forestiero in Gerusalemme? ] Vedete, queste risposte non vanno. I Santi facevano così: ripetevano due o tre volte le cose; i Santi non facevano queste cose.

Ciascuna studi se vi sia qualcosa che non sia conforme alla modestia ed alla delicatezza.

giuseppeallamano.consolata.org