IN MORTE DEL COAD. UMBERTO AROSSA ESSERE PREPARATI ALLA MORTE

23 gennaio 1921

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Ebbene... ho una notizia da darvi. E’ morto un nostro Coadiutore in Africa, si chiamava Umberto, aveva 33 anni. Era un bravo giovane. Non aspettavamo che il Signore ce lo prendesse così presto, ma cosa mai... il Signore è padrone.

E’ fortunato: è morto colla palma degli apostoli; chi sa quanti battesimi ha dato! Insegnava, faceva anche scuola.

 

Non c'è che piegare la testa quando il Signore vuole così.

Ognuno dovrebbe sempre pensare: Se dovessi morire? E se doveste morire anche voi a trentatré anni? Io non voglio, voglio che veniate di novant'anni, ma quando la morte viene non posso fermarla. Pregate che il Signore, se non c'è già, lo prenda presto in gloria. Eh, sì, bisogna piegare la testa!...

Il Vangelo d'oggi è una magnificenza, e l'Epistola anche. Questa Epistola la Chiesa l'ha tolta dalla prima lettera di S. Paolo ai Corínti. S. Paolo descrive la vita su questa terra e dice che la nostra vita è una corsa, una lotta di gladiatori, un pellegrinaggio.

1° - Una corsa. Presso i Greci erano molto in uso le corse; correvano negli stadi e... gher [gara] a chi arrivava il primo.

2° - Una lotta. Questa si faceva tra due gladiatori.

3° - Un pellegrinaggio. Il viaggio degli Ebrei dall'Egitto alla Terra Promessa. Tutti costoro lavoravano con ardore per poter prendere il premio della corsa e della lotta o giungere nella terra promessa. Ma perché non tutti prendono il primo premio, non tutti raggiungono il loro fine? Perché vedete, non tutti son preparati, non tutti sono agili, e per correre ci vuole agilità e scioltezza; non tutti sono ugualmente esercitati nella lotta, e se uno è molle l'altro lo prende e lo getta a terra; quelli che dovevano andare nella Terra Promessa dovevano pur corrispondere alle grazie del Signore, ma purtroppo non tutti han fatto così. Il Signore aveva dato loro molte grazie, li aveva fatti passare il Mar Rosso asciutto; con una nube li aveva riparati dai raggi cocenti del sole; dalla rupe percossa da Mosè aveva fatto scaturire acqua limpida e quando avevano fame, aveva mandato loro la manna dal cielo. Ma di tutte queste grazie non erano riconoscenti al Signore e desideravano le cipolle d'Egitto, le pernici ed altre cose. Il Signore indignato voleva distruggerli e l'avrebbe fatto se non avesse dovuto cedere alle preghiere di Mosè. Però li fece girare, girare per il deserto per vedere se si convertivano, ma non si son convertiti... Applichiamo un po' a noi questo.

 

Il Signore ha fatto una grande grazia a tutti in generale, ma poi in particolare ai cristiani ha aperto le porte della Chiesa: a noi poi ha fatto altro che quello che ha fatto agli Ebrei nel deserto! Prima ci ha liberati dalle acque del Mar Rosso, aprendoci la strada per mezzo del Battesimo. E poi quante grazie ci ha fatte! Tutte le confessioni, le prediche sentite... Poi quante volte che forse eravamo in pericolo di divenir aridi fichi, ci mandò per mezzo di qualche anima buona, dell'acqua salutare per scuoterci. Poi c'era bisogno di nutrimento e il Signore ci ha mandato il Pane Eucaristico. Il Pane di Vita eterna è la Comunione, la Parola di Dio. E noi a tutto questo abbiamo corrisposto?

 

Uno solo vinceva nella corsa; un solo gladiatore restava vincitore; non si poteva vincere in due. Così pure nella terra promessa due soli sono entrati perché gli altri non corrisposero alle grazie del Signore. Noi abbiamo questa fortuna che mentre là uno solo vinceva e prendeva il premio, noi possiamo prenderlo tutti; possiamo farci tutti santi; uno non fa del male all'altro per questo; non ci sono gelosie, anzi uno aiuta l'altro a farsi santo.

Dunque in conclusione, la nostra vita è una corsa, un esercizio, un pellegrinaggio che dopo quarant'anni o più se ne va. Ma quello che consola è che tutti possiamo ottenere il nostro fine, giungere alla nostra destinazione, al premio. Guardiamo di essere più bravi che si può. In Paradiso ci son tanti posti; se ci faremo santi il più possibile, andremo più in su. Bisogna sforzarci di entrare e non fare i pigri. Costi quel che vuole arriverò anch'io.

 

Perché si compiano le mire che il Signore ha sulla nostra vita: 1° bisogna tener ben fisso alla mente il fine per cui camminiamo, e non camminare con la testa per aria, quasi battendo l'aria. 2° Bisogna correre e non camminare lì... così... 3° Bisogna vincerci: usare i mezzi.

Perché sono venuta in questa casa? Non bisogna mai perdere la mira. Perché mi son fatta missionaria? Miriamo bene il fine per arrívare più in su e non perdere un tempo così prezioso. Non basta non far del male; bisogna far del bene. Il Signore non ci ha data la vita per consumarla inutilmente.

Quelli là correvano; per che cosa? Per ricevere una corona corruttibile: per una corona d'alloro; noi invece facciamo dei sacrifici per avere una mercede incorruttibile, il Paradiso, la Vita eterna.

Ricordiamoci di questa lezione che ci dà S. Paolo. Bisogna occuparla, consumarla la vita. ma secondo il fine per cui ce l'ha data il Signore. Ricordatevi: nello spirito bisogna correre; io dico sempre a voi altre di non correre, ma nello spirito correte pure.

 

SR. EMILIA TEMPO

Sull'Epistola di S. Paolo: la vita è corsa, lotta ecc. Corrispondenza. - Siamo in un pellegrinaggio. La nostra vita è una corsa, una lotta, un pellegrinaggio: gher chi può arrivare il primo. Siamo atleti per combattere. Siamo in un pellegrinaggio come gli Ebrei dall'Egitto alla Terra Promessa.

Siamo in una corsa... Perché non tutti arrivano? Perché non tutti sono agili, non tutti si son preparati. E cosa fanno per prepararsi a queste cose i mondani? Si astengono da tutto ciò che sarebbe loro d'impedimento. E così dobbiamo far noi.

Gli Ebrei non erano riconoscenti alle grazie del Signore. Traversarono il Mar Rosso e poi desideravano le cipolle. La manna dicevano che faceva loro nausea. Il Signore procurò loro anche la colonna. Tanto, si lamentavano sempre. Non avevano acqua e se la prendevano con Mosè. Il Signore voleva castigarli, ma s'interpose Mosè.

 

La nostra vita è un pellegrinaggio. Il Signore ci diede la vita; ci liberò dalle acque del Mar Rosso col S. Battesímo; ci assegnò quel che dobbiamo fare; dobbiamo lavorare... A noi in particolare: quante grazie!... Colle nubi (la colonna) ci dirige: prima coi parenti, confes- sore ecc., prediche, ispirazioni: tutto per ripararci dai pericoli delle passioni. Poi venne l'acqua: c'era pericolo di aridità, scartavamo, e venne l'acqua della grazia o dal confessore o da altri... Avevamo bisogno di nutrimento e ci diede il Pane Eucaristico' la parola di Dio ecc. Quante grazie!... E la nostra riconoscenza e corrispondenza?

Nella corsa, nella lotta, uno solo vinceva; due soli arrivarono nella Terra Promessa, perché il Signore non si è compiaciuto di tutti, ma in due soli; gli altri non corrisposero. Ma noi tutti possiamo essere santi, tutti, e una aiuta l'altra.

 

Conclusione: la nostra vita è una corsa, è una vita di lotta, di pellegrinaggio; ma tutti, tutti possiamo arrivare al premio; tutti han da cercare di essere il primo. Non dire: io non verrò mai ad essere santa come la tale, dunque è inutile. No, non perderci come gli Ebrei nel deserto. Su, tutti i giorni, costi quel che vuole.

Perché si compiano le mire che il Signore ha sulla nostra vita:

l° - Bisogna tener ben fissa la meta, il fine: perché son venuta in questa casa? Respice finem [guarda il fine]. Perché son venuta a farmi missionaria? non per perdere il tempo come quei fenean [fannulloni] del mondo; noi sappiamo sempre che cosa fare... E non: ma io non faccio del male; non basta, bisogna far del bene.

2" - Correre e non camminare lì ... correre bisogna! S. Paolo dice: non vado mica incerto! li zic zac ... per passare il tempo?...

3° - Per poter riuscire a correre bisogna astenersi da tante cose... Quelli che correvano si astenevano da quelle cose che erano loro di impedimento; e ciò per una mercede corruttibile; ma noi per una mercede incorruttibile.

Il Signore ci ha assegnato un fine e guai a noi se non lo raggiungiamo... Nello spirituale bisogna correre, ricordatevi, bisogna correre. Non voglio che corriate materialmente, ma spiritualmente sì... Costi quel che vuole; tirar dritto e correre...

 

SR. GIACINTA UNIA

Bisogna che vi dica che è morto il coad. Umberto (il 23 novembre). Era giovane eppure è morto. Pensate, se voi doveste morire ora, come vi trovereste?

 

Quest'oggi l'Epistola è di S. Paolo (I lettera ai Corinti) ove dice che la nostra vita è una lotta, una corsa, un pellegrinaggio. Ma, come dice S. Paolo, non tutti quelli che corrono vincono il premio; solo uno vince il premio. Perché non tutti arrivano al loro fine? Perché non tutti son preparati, non tutti agili, non tutti esercitati per vincere nella lotta. Quelli che vogliono vincere la corsa stanno attenti ad evitare ogni cosa che non renda agili.

Il Signore gli aiuti li dà come fece agli Israeliti quando s'incamminarono verso la terra promessa, li fece passare all'asciutto, avevano sete fece scaturire una sorgente, avevano fame fece cadere la manna. Ma loro non erano riconoscenti di tutte queste grazie e desideravano le cipolle d'Egitto. Il Signore era così indignato che voleva distruggerli, se non fosse stato per l'intercessione di Mosè. Così facciamo noi. Il Signore ci dà tutti gli aiuti per riportare il premio, non come quelli che corrono materialmente che solo uno può riportare il premio, ma tutti possiamo prendere il premio.

 

Il Signore quante grazie ci fa! Altro che agli Ebrei nel deserto! Il Signore ci diede la vita, ci assegnò tutto quello che dobbiamo fare, ci dà la nube delle buone ispirazioní, l'acqua quando siamo aridi; ci dà il nutrimento: l'Eucaristia, la Comunione; e non è forse Lui che c'introdusse in questa casa? Noi abbiamo a tutto corrisposto. Noi tutti possiamo riportare il premio, possiamo essere tutti santi; non ci sono gelosie, anzi, uno aiuta l'altro.

Tutti possiamo ottenere il nostro fine, ottenere la corona. Guardare di essere i più avanti che si può; poi in Paradiso ci sono tanti posti... Dei posti, è vero, ce ne sono tanti, ma sforzarci di prendere il più bello invece di far la pigra... Dite: no, costi quel che vuole, voglio arrivarci.

 

Ci vogliono tre cose per arrivare al fine alla mira che il Signore vuole da noi:

1° proporci bene il fine; 2° bisogna correre; 3° vincerci.

1° - Mirare bene il fine; non andare alla zig-zag, non andare a zangara [vanvera]. Non per passare il tempo; come diceva S. Paolo: non incerto, come colui che batte l'aria. Pensare alla mira, allo scopo perché mi son fatta missionaria... Non fare come quelle che passano la giornata così... che non fanno né bene né male; no, bisogna far del bene. Il Signore ci ha dato la vita per consumarla... non come fanno i fanean del mondo.

2° - Bisogna correre. La vita è correre, non andare mollemente,

ma andare a gara chi corre di più, non per ottenere un premio corruttibile come quello dello stadio, ma per un premio incorruttibile, il Paradiso.

Ma per correre bene bisogna astenersi da tante cose, come vi ho detto, sacrificarci; ma se si riflettesse che i nostri sacrifici non solo saranno ricompensati con un premio corruttibile, ma con una mercede che non avrà mai fine... Dobbiamo questa vita passarla bene; guar- dare la mira; non solo camminare, ma correre (spiritualmente).

3° - Astenerci, fare sacrifici in tutto ciò che è bene astenerci.

 

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org