SULLA LINGUA

21 maggio 1922

 

XVI. 38

L’occasione del nostro trattenimento me la fornisce la S:Chiesa che nella passata settimana ci fa leggere nel S.Breviario l’Epistola di S:Giacomo. In essa tra le altre cose tratta specialmente della lingua. Ne spega l’importanza e specialmente i mali che ne derivano se malamente usata. Sarebbe bene che tutte la leggeste e meditaste (V. Quad. VII p. 2-3).

Debbo dirvi che in casa nostra si parla troppo, si è molto curiosi di notizie estranee e dei difetti dei confratelli. Ognuno dica a se stesso : attende tibi – Quid ad te. Questo è necessario per non mormorare in Africa dei compagni e contro i Superiori, il che è un gran male.

VII. 2-3 [vedere al 25 maggio 1919]

 

 

SR.CARMELA FORNERIS

In questa settimana la Chiesa ci fa leggere nel Breviario la lettera di S:Giacomo. Com’è bella! Parla della lingua! Bisognerebbe che durante gli Esercisti la leggeste tutta. Dice che la ligua è un membro piccolo che fa tanto bene e tanto male. Con la lingua possiamo benedire il Signore e dar gloria a Dio, ma possiamo anche fare tanti peccati. Dice che bisogna frenarla questa lingua come si fa ai cavalli cui mettono il freno in bocca: guai a lasciarlo andare senza freno, perché allora né fa qualcuna.

 

Io oggi ho pensato di parlarvi di questa benedetta lingua. Sapete che N.Signore ci ha dato una lingua sola, mentre ci ha dato due occhi e due orecchie… E questa benedetta lingua, mentre il naso è aperto, e le orecchie sono aperte, ha niente meno che due porte. Non bastava che l’avesse chiusa con una porta, no, l’ha chiusa con due. E questo deve farci riflettere l’importanza del parlare. Parlare col Signore: si può fare anche internamente, ma è bene farlo anche con la lingua; ma con gli uomini…ah! Questa lingua!…

 

L’Ecclesiastico dice: Beato colui che non pecca con la lingua e la S.Scrittura dice: Nel molto parlare non mancherà il peccato. E S.Giacomo dice: Colui che non pecca con la lingua è un uomo perfetto. – Guardate, fa dipendere la perfezione della lingua! Se uno non abusa della lingua, è perfetto! L’uso della lingua è una faccenda seria. Noi avremo da lamentare d’aver parlato, ma mai d’aver taciuto. Quante volte, ritirandoci dalla ricreazione, vien da dire: Avrei potuto lasciare quella parola…, non avrei mancato di carità…; non avrei fatto quella malignità… Insomma è difficile passar tutto il tempo della ricreazione senza aver dopo qualche rincrescimento perché non siamo stati attenti nel parlare. Di qui l’importanza di tenere a freno la lingua e di non lasciarla scorrere come un cavallo sbrigliato. Certuni, se vien loro in mente una cosa la dicono a tutti i costi; se viene in bocca una cosa, buona o non buona , la dicono.

 

S.Ignazio non diceva mai una parola che fosse senza carità; eppure non era pesante nei suoi discorsi; ogni parola che diceva la pesava prima di dirla. Non siam mica obbligati a tacere affatto,no, perché allora uno potrebbe dire: Faccio silenzio e tutto è finito. No, no, così non va bene. Bisogna parlare a tempo e luogo e come si deve. S.Romualdo è stato sette anni senza dire una parola. E S.Giovanni il Silenziario? È stato 47 anni senza parlare;lo chiamavano il Silenziario appunto per questo. Noi, noi che non stiamo una giornata!… Io non dico mica che facciate così, perché voi in Africa dovete poi parlare; ma prima bisogna imparare a far silenzio per sapere poi parlare bene. Perché chi non sa tener la lingua, parlerà troppo e dirà poi degli spropositi – come quei savat [persone da poco, ignoranti] che dicono e dicono e vogliono sempre parlar loro. Voi non siate savat.

 

S.Ambrogio dice: Se parlare è così pericoloso, allora che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo farci muti? Eppure il Signore ci ha dato la lingua. No, risponde il Santo, ma dobbiamo parlare a tempo e luogo. Noi abbiamo paura che la lingua secchi. Ah! Non secca mai la lingua, non secca!…

S.Francesco di Sales dice: Il nostro parlare sia: poco e buono; poco e dolce; poco e semplice; poco e caritatevole; poco e amabile; - Vedete che cosa dice questo Santo? Lo sapete che dobbiamo rendere conto a Dio di ogni parola oziosa, non solo di ogni parola cattiva; e oziosa vuol dire senza necessità e utilità. Se c’è necessità di parlare e diciamo cose vere, non sono oziose . Se sono in ricreazione posso dire anch’io la mia parte: e quel che dico è utile, massime se è per dar sollievo o se anche son cose d’istruzione.. Bisogna che siano necessarie e utili. Vedete S.Giovanni Crisostomo dice così: O tacere o dire qualcosa che sia meglio del silenzio. Vedete come si esprimevano bene questi santi?!

 

Quello che poi sta male più di ogni altra cosa o smania o di far vedere che sappiamo anche noi qualche cosa o si sa meglio di quella là che parla. Vedete: o che c’è qualche peccatuccio, se non di più, o che si manca alla carità, o che si parla di cose che non vanno. Parlar di cose del mondo …uh!!!…;ma non sono cose per noi quelle… In certe comunità c’è la smania di sapere notizie esterne!… Vanno in parlatorio e lì interrogano di tutto quello che è successo in paese: quanti matrimoni ci sono stati; quanti buoi hanno nella cascina;…; quante vacche sono morte. Mah!… son storie quelle lì son cose insipide, cose odiose. E poi portano in comunità tante notizie inutili; hanno la testa piena di tutte quelle cose che hanno sentito…, e se hanno da pregare la testa è ancora là… al paese. Ma lasciate che i morti seppelliscano i loro morti. Tutta questa roba lasciamola in parlatorio.

 

Qualche volta pr delicatezza bisognachiedere qualche cosa, ma poi lasciamo stare. Io una volta ho sentito i discorsi che tengono dopo, sapete: ma quella benedetta munia [suora] si vuol sempre cacciare nei nostri affari… - Le suore che si interessano così dicono che è per il loro bene; ma la cognata si che vuol sentire quelle cose. Non bisogna essere curiosi e non voler sapere tutte le notizie, di qualunque genere esse siano.

Io lodo tanto che al Cottolengo c’è una “famiglia” che non ha mai parlatorio; mai, per tutta la vita. Allora tutto è finito; non sanno più nessuna notizia:Io sono stato due anni confessore di questa Congregazione e mi sono edificato. Non mai sentire altro all’infuori della loro comunità: eppure sono felici, non sanno niente. Perché è cosi, sapete: se si sa qualche cosa vien subito la smania di dirla e di comunicarla a questa o a quella, e si chiacchiera inutilmente, e si dicono parole oziose.: Bisogna lasciare stare, il mondo và avanti senza di ni: quando noi non ci saremo più il mondo girerà ancor lo stesso. E poi che cosa dobbiamo farne delle cose che ci appartengono? Attende tibi [pensa a te], dice S.Paolo a Timoteo: non pensar ad altro, stà ben attento a questo. Aver paura di questa benedetta lingua: è sempre meglio tacere che parlare.

Parliamo sempre troppo. Con tutto questo non voglio dire che facciate ‘l musu [il muso] : in ricreazione bisogna che diciamo qualche cosa; ma prima pensare: posso dirla questa cosa? Questo coopererà un po’ alla ricreazione? E poi dire il giusto, non aumentar. Ricordatevi dell’importanza di questa lingua. Frenarla bene ed allora quanti peccati, quante mancanze di meno.! Perché dalla lingua vengono poi le maldicenze, le mormorazioni sulle disposizioni dei superiori; vengono poi dei mali nelle comunità. Ah! Se non ci occupassimo degli altri! Dico questo perché non vorrei che avvenissero qui queste cose. Ciascuna faccia la sua strada e non vada a vedere i difetti delle altre. Fate così.

 

E per frenare questa lingua, che mezzi usare? I maestri di spirito dicono che bisogna prima di tutto pregare. E’ una grazia di Dio quella di saper frenare la lingua. Se siamo sventati, chiediamo questa grazia al Signore e la otterremo. Noi sacerdoti tutti ig giorni nella S.Messa diciamo: O Signore poni una custodia alla mia bocca ecc. ecc.. Domandiamo al Signore che ci custodisca in tutti i sensi ma in modo speciale nella lingua.

Secondo mezzo: proporre di stare un po’ attenti quando si va in ricreazione o in parlatorio. Prima di andare dire: Lo so già che la mia lingua vorrebbe parlare, rompere i discorsi altrui; ma adagio, lingua mia, parlerò quando mi tocca: la mia parola non è mica più bella. Viene alle volte sapete, di dire: Quella là ha detto uno sproposito; ah! Io, io!… parlo meglio. Ed anche in parlatorio andare sempre con difficoltà e non con voglia. Fortunate quelle che hanno i parenti lontani. Non aver voglia di andare. Si sa che nel tal giorno vengono, e si pensa, e si fa una provvista di domande… Guai a chi va volentieri in parlatorio, dice S.Alfonso. E il fatto che c’è sullo Scaramelli lo ricordate? S.Antonio racconta che a S.Bernardo una notte mentre stava pregando, comparve il demonio il quale, obbligato dal santo, disse come tentava i frati. – Li tento a venire un po’ in ritardo in chiesa, così pregano meno e son più negligenti, e poi li induco ad uscire il più presto possibile. Vedete che cosa fa il diavolo in chiesa?… E in dormitorio? Chiese ancora il santo. – Alla sera non li lascio addormentar subito, ma al mattino faccio loro venir tanto sonno in modo che siano tentati a stare ancora un pochino a letto..- Ed in refettorio? – Qui li tento facendo venir loro una voglia matta di mangiare in fretta; altri poi non li lascio mangiare perché vengano deboli e così non possono soddisfare ai doveri del loro stato – E dov’è che li tenti di più? Continuò il santo. – In ricreazione e in parlatorio: hic locus totus meus est: qui è il posto ove guadagno di più. –

 

Dappertutto dove si chiacchiera il diavolo fa maggiori conquiste. Guardate questa lingua!… Se si potesse fare il silenzio diquel santo che è stato senza parlare per 47 anni… non si farebbero tanti peccati di lingua! Ma noi non siamo chiamati a quello; parliamo solo bene e non abbiamo smanie di dire, di dire… e poi… Se si impare a far silenzio allora si parlerà poi bene. Ah! Che cosa vuol dire la lingua!…Stiamo attenti: non cacciare il becco

dappertutto.

 

Terzo mezzo: pentirci e far penitenza quando si sbaglia. E chi è che non sbaglia? Dunque facciamo un po’ di penitenza: i santi facevano così. Quella lingua che ha detto uno sproposito, che ha mancato di carità, ecc. sia castigata. E allora fare una bella croce per terra, senza pulire, capite! E poi non sputare, ma godere la penitenza che si fa, altrimenti… Così la lingua se ne ricorda e starà più attenta. Adesso io dico questo, ma se ne possono anche fare altre di penitenze. Questo è un rimedio pratico.

 

Non è mica peccato chiedere notizie, ma è meglio avvezzarci a stare senza: piuttosto parlare col Signore, così non c’è pericolo di mancare di carità. Ogni parola, diceva il Venerabile, ogni parola detta agli uomini è una parola di meno detta a Dio. In silentio et quiete proficit anima devota… Nel silenzio e nella quiete profitta l’anima devota… (Imit. 1, 20, 6). Allora sì che fa profitto. Il Signore ha detto a Santa Teresa: Io vorrei parlare a tante anime ma non mi ascoltano. – State attente a questo perché quando sarete in Africa avrete da parlare per la conversione di quella gente, anzi, dovete parlare molto, ma ricordatevi che chi ha saputo a tempo e luogo far silenzio saprà poi anche parlar bene e non dire delle goffaggini. Se io domando a quella gente quante capre ha, lo faccio solo per far piacere a loro che si interessano di quelle cose, ma poi in qualche modo ne traggo profitto, e non mi metto li a chiacchierare per niente. Per parlar loro del Signore bisogna alle volte introdurre altri discorsi, chiedere se stanno bene… quanti figli hanno… ed altre simili cose, ma in questi casi lo facciamo per ufficio. Anche noi quando qualcuno viene a confessarsi e che o non vuol più far la confessione, o che ne ha fatte di tutte le sorte, andiamo per le lunghe; ma si fa solo per questo scopo ed allora non sono cose inutili.

 

Ricordatevi di questa lingua. E poi guai a parlare contro la carità. Quello che io desidero è che vi stampiate bene in mente, che vi fondiate ben bene nella carità, che non si parli mai male contro un superiore, una sorella, un missionario, Chi trova un difetto, lo scusi,, non ci pensi, preghi per lui, ma non giudichi. E’ così brutto, è così brutto perdere la carità! Il Signore è geloso della carità vicendevole. Siamo con uno o con un altro fa lo stesso, purchè ci sia sempre la carità vicendevole. Io sopporto i suoi difetti e lui sopporterà i miei. Questo è importante per la missione; e bisogna qui tenere questa lingua a freno, non lasciarla scorrere, non far giudizi… altrimenti!… I giudizi si formano nella testa, ma la lingua li pronuncia. Quando saremo padroni di questa lingua, allora andrà bene, perché non scorrerà più se noi non vogliamo. Così non si fanno peccati. Fate un po’ d’esame a questo riguardo.

Mercoledì sera incomincerete gli Esercizi: domandate la grazia di farli bene e il Signore vi benedirà. Come preparazione a questi Esercizi serviranno già le Rogazioni. Questo è tempo di preghiera, di penitenza per ottenere tante grazie spirituali ed anche temporali. Pregate e fatele bene queste Rogazioni perché dovete ottenere la grazia di avere il pane per tutto l’anno. Ditelo con spirito le litanie dei Santi,, ditele bene, col cuore; così vi preparerete anche per la festa dell’Ascenzione. Negli Esercizi poi soprattutto, non guardate se i predicatori dicono bene o non tanto; non fa niente questo: prendete le verità che vi propongono e meditatele bene.

 

SR.EMILIA TEMPO

S.Ignazio, dicono che rifletteva così a quel che diceva che non aveva mai da rimproverarsi dopo; eppure non era pesante nei discorsi.

Ci son nel mondo e anche nelle comunità quei savat, che basta che dican … oh, io li chiamo savat… Non siate savat.

Dobbiamo noi essere muti? Dice S:Ambrogio… non abbiate paura che la lingua si secchi: non secca. Voi avrete poi bisogno di parlare, ma… S:Francesco di Sales: dice che il parlare sia poco… ecc.

Dobbiamo rendere conto a Dio di ogni parola oziosa – ed è ozioso quando non è necessaria o utile. O taci o di’ qualche cosa che sia meglio del silenzio. Non voglio poi che facciate il muso. Si parla, ma si pensa; mica star li a pesare tutte le parole… ma…

Dalla lingua vengono poi le maldicenze ecc…,ah, se si frenasse la lingua non ci sarebbero tante miserie nella comunità ed io non vorrei che venissero qui.

 

Rimedi:

1° - Pregare, Noi bisogna che parliamo qualche volta, ma non avere la smania.

2° - Star attente in ricreazione e in parlatorio.

3° - Pentirci e fare penitenza quando abbiamo sbagliato.

E prima di tutto parlare col Signore. Ogni parola detta agli uomini è tolta a Dio (diceva il nostro Venerabile) quando era in punto di morte). Se ci abituiamo a parlare con Dio non ci vien più voglia di parlare con gli uomini. Abituatevi, perché in Africa bisognerà parlare, ma saper anche tacere a tempo e luogo. Ma mai che si parli contro la carità.

Quel che desidero che vi stampiate in mente, che vi fondiate bne nella carità; ma mai che si parli male contro i superiori, contro un missionario, o una missionaria,Può avere dei difetti, ma io lo scuso. Questo è importante, massime per l’Africa, ma bisogna incominciare qui.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org