LA FONDAZIONE DEL NOSTRO ISTITUTO - UMILTA

20 aprile 1922

 

 

SR. CARMELA FORNERIS

Domani è la festa di S. Anselmo (il nostro Ven.mo Padre parla alcun po' della vita di questo santo). Questo santo era umile, non superbo come noi che, se ci danno una dimostrazione grossa così (fa vedere la punta del dito mignolo), montiamo subito su. A questo santo domandate umiltà, spirito religioso e devozione alla Madonna. Erano le sue caratteristiche.

Lunedì poi faremo la festa di S. Fedele da Sigmaringa. Lo sapete che ho fondato l'Istituto dei Missionari in questo giorno. Ero a Rivoli allora. La lettera che ho scritto al Cardinale nella quale lo interpellavo se dovevo fare questo o no, l'ho messa sull'altare, poi ho detto Messa e l'ho spedita. Il Cardinale mi ha risposto così: Devi farlo tu e nessun altro. - E così l'ho dovuto fare. Poi, ma molto più tardi, siete venute voi, ma voi siete del Papa. Una volta che io gli parlavo di questa nuova fondazione mi disse: Bisogna farla. - E avendo io aggiunto che credevo di non avere la vocazione per questo, egli mi rispose: Se non l'hai te la do io. - Ed ecco le Suore.

 

(11 nostro Ven.mo Padre torna a parlare delle virtù di questi due santi e poi continua:) Se fossimo veramente umili saremmo caritatevoli, obbedienti, avremmo insomma tutte le altre virtù. Se uno non è umile, non è niente. Certi han sempre paura di essere messi in un angolo, di essere dimenticati... Son solo contenti quando son fervorosi, quando tutto va bene... Ma se li mettessero lì a togliere sempre la polvere o qualche altro lavoro simile, ah! allora non sareb- bero più contenti. Ah! se la Superiora potesse dir di noi: Quella lì fa sempre tutto quello che voglio; se voglio qualche cosa devo andare da quella lì; quella lì è generosa e non dice mai di no. - Bisogna che quando c'è bisogno di qualche cosa, tutte siano lì pronte; bisogna che tutte volino... a fare quello che vien comandato.

 

Il P. Anglesio, successore del B. Cottolengo, quando mandava i Tommasini al S. Luigi a passare la notte agli infermi diceva loro: State volentieri, non abbiate paura di sporcarvi le mani; se anche doveste metterle nel loro vomito, fatelo per amor di Dío; se lo fate con ripugnanza gli ammalati soffrono. – Vedete!? gli diceva persin di mettere le mani nel vomito, se portava l'occasione. E come è bello questo che dicevano le sue suore: Quando arriva uno carico di pi- docchi, tutte corriamo per essere le prime a pulirlo e curarlo. - Ah! sì mie care, in paradiso non si va in carrozza! Bisogna mortificarsi!...

Ben, statemi allegre, io vi benedico.

giuseppeallamano.consolata.org