SETTUAGESIMA - CONFESSIONE SETTIMANALE

12 febbraio 1922

 

XVI. 31

Epistola (V. Quad. VII, p. 20),

VII. 20 [vedere al 16 febbraio 1919]

 

 

SR. CARMELA FoRNERIS

L'Epistola di oggi è tratta dalla lettera di S. Paolo ai Corinti. E’ così bella! Leggetela. S. Paolo paragona la nostra vita a tre cose: ad una corsa, al gioco degli atleti, ad un pellegrinaggio. La corsa era un gioco che si usava tanto dai Corinti e dai Greci. Il gioco degli atleti consisteva nel combattersi l'un l'altro e chi vinceva riceveva la corona. Ed il pellegrinaggio, l'andata degli Israelíti alla Terra Promessa.

S. Paolo dice che facevano queste corse, questi giochi per ricevere in premio un po' di alloro, una corona marcescibile, che non dura niente, che passa. Invece noi se spendiamo bene la nostra vita riceveremo una corona ímmarcescibile: il Paradiso. Tra i due atleti solo il vincitore prendeva il premio, e nella corsa solo il primo; noi invece abbiamo la fortuna di poterlo prendere tutti. Se hanno tutti il solo scopo, il solo dovere di acquistare il Paradiso, tanto più l'avrà l'anima religiosa che ha già un segno di predestinazione. Queste anime il Signore le ha già messe da parte, non son più come quelle dei mondo che han più pericolo di non giungere alla terra promessa. « Voi che avete lasciato tutto per seguirmi - dice il Signore - riceverete il centuplo in questo mondo e la vita eterna ». E noi, diciamolo pure, riceviamo altro che il centuplo!

 

Ma bisogna corrispondere e per corrispondere, S. Paolo lo dice chiaro, ci vogliono tre cose: 1) Aver di mira lo scopo per cui siamo in questo mondo e siamo venuti qui, che è: fare la volontà di Dio e farla bene e sempre. 2) Correre nella via della perfezione. 3) Fare dei sacrifici.

Dunque, bisogna sempre tener presente il fine e camminare con energia. S. Paolo diceva: Io non corro mai senza sapere dove vado, e mi batto come un atleta, non come battessi solo l'aria. - Noi invece stiamo un po' lì... ci lasciamo trasportare dall'ambiente ... ; l'ambiente è buono e stiamo su... ma se non approfittiamo di tutto per riuscire una buona professa... ah!... Non bisogna batter l'aria, bisogna emendarsi... Se una dicesse: Voglio proprio farmi santa, non guardar più né a destra né a sinistra; e la seconda e la terza e la quarta dicessero anche così, si farebbero tutte sante. Non bisogna mai stancarsi; più uno va in su, più vede la necessità di farsi santo e più conosce i suoi difetti. Io credevo d'essere umile; mi è venuta un'occasione e ho perso tutto. Credevo di aver tanta pazienza - per averne poi coi neri - mi è venuta un'occasione e ho perso tutto... Oh, quante volte potremmo dir così.

 

Non basta camminare, bisogna correre, e non dire: Quel che non faccio oggi lo farò poi domani. Molte in comunità non corrono, vanno lì tranquille - nello spirito -. Poco per volta, dicono; non voglio mica farmi santa d'un colpo, o addirittura santa da altare; un po' per volta... No no, bisogna correre. Ah! se tutte vi metteste a correre nella perfezione! S. Paolo dice: Guai a chi non corre! Sicuro: gher [gara] a chi arriva prima alla meta. Qui non c'è nessuna superbia, perché l'Apostolo dice: Aemulamini charismata melíora [aspirate ai doni migliori]. Certi fanno un po' di sosta, ban paura di dare troppo al Signore.

Ma non basta correre, bisogna anche fare dei sacrifici. Quelli là facevano delle vigilie, non bevevano vini né liquori per non snervarsi, facevano delle penitenze per rendersi agili, per aver la fibra buona; e tutto questo facevano per una corona corruttibile. E noi non facciamo queste cose per ottenere quella eterna? Possiamo astenerci da tante cose, purché viviamo... « Io castigo il mio corpo e lo rendo schiavo, affinché io che predico agli altri non sia poi reprobo »

 

Questi sono i tre motivi per cui possiamo camminare nella via della perfezione. Non bisogna mai scoraggiarsi, mai dare indietro, sempre correre. Invece noi un giorno diciamo: ... Non movebor in aeternum [non vacillerò giammai], ed il giorno dopo siamo bell'e perduti. Mettetevi a correre e non fermatevi più finché non avrete raggiunto il vostro posto.

 

Gli Ebrei nel deserto ebbero tante grazie da N. Signore prima di giungere nella terra promessa. Passarono il Mar Rosso a piedi asciutti; la nube li riparò dal sole ardente; Mosè percosse una pietra e ne scaturì l'acqua per dissetarli; poi il Signore mandò loro la manna. Ciò nonostante essi borbottavano e si lamentavano. Ed il Signore non fu contento e non li lasciò entrare nella terra promessa, tranne due soli. Questo pellegrinaggio potrebbe anche essere paragonato alla vo- stra vocazione.

Voi siete passate nel mar Rosso: il mar Rosso del mondo. Avete ricevuto come un nuovo battesimo qui dentro, perciò siete uscite dalle acque del mar Rosso a piedi asciutti. Siamo venuti qui con le passioni che avevamo nel mondo: il Signore ci ha mandato una nube e noi non sentiamo più tanto il peso; e questa è la protezione di Dio che ci calma le passioni. Ci mancava l'acqua, ma quanta grazia di Dio è scesa su di noi! Ci siamo dissetati, saziati di acqua viva, buona. E la manna è per noi ogni parola di Dio, ogni avvertimento, ogni meditazione, ogni lettura spirituale, ogni correzione dei superiori: questo è vera manna. E il Signore ci ha date tutte queste cose. Bisogna che siamo riconoscenti. Che il Signore non abbia ad essere scontento di noi! E ricordatevi di questo avvertimento: voglio che corriate tutte. In missione quelle che avranno fatto tutto quanto potevano. si sosterranno, ma le altre...

 

Bisogna voler venir sante da altare, da miracoli: se non si tiene questa mira alta, si farà poco. Il Signore per parte sua la grazia non ce la nega. Siamo noi che non corrispondiamo. Ciascuna chieda a se stessa: Ho sempre corso in tanti anni che sono in questa casa? mi son lasciata prendere dalla malinconia?... dalle storielle?

Il Signore vuole energia e chi non ne ha non fa mai niente, resta sempre lì e non resta neppur soddisfatta. Voi siete tutte chiamate alla perfezione. Fa tanto pena quando si vedono delle religiose che dopo tanti anni sono ancora attaccate a delle storielle... per esempio, ríguardo al cibo: quel che è necessario si prende, anzi bisogna prenderlo il necessario, ma poi... perdersi in queste cose... siam nati per cose molto superiori; perché perderci in queste quisquilie?...

 

(Il nostro Ven.mo Padre, cambiando d'un tratto argomento annunzia il cambiamento del confessore, e termina con qualche parola sulla confessione) Nel confessarsi bisogna dire meno parole possibili. La confessione, non è una consulta. Per questo si va a prendere il Rodriguez e non si fa perdere tempo a quel bravo sacerdote che non ne ha mai da perdere del tempo (io, i confessori, li cerco sempre di prima classe). La confessione deve essere semplice, non contare la storia della colpa. Bisogna dire le cose, contarle sulla punta delle dita. Per esempio, è da confessare questo?: Io non amo abbastanza il Signore... Ma, guarda di amarlo... Mi pare... non mi pare... mi sembra di aver fatto questo... - Ma diciamo le cose chiare! dite quello di cui siete sicure. Io ho detto una bugia apposta; ho fatto un atto d'impazienza ecc.; questo è chiaro.

 

Io, quando vado a confessarmi, apro le mani (si guarda e tocca la punta delle dita). Non è necessario dire la storia del peccato, si fanno solo dei pasticci. Quando io confessavo le suore della Visitazione, con l'orologio alla mano, in un quarto d'ora ne passavo tante; e mi rallegravo. Si può dire: ho fatto la penitenza, ho fatto questo, questo e questo; si dice lì “tik tak” fatto. Si può dire qualche cosa in generale riguardo alla vita passata, in particolare di qualche difetto, ma solo accennare. Il confessore vi darà la benedizione, poi se vuol dire una parola la dice, ma se dite tutto voi non ha più tempo. Se si ha bisogno di un consiglio si domanda dopo la confessione, ma non si fanno confusioni. Non dire: La gallina mi ha fatto far questo... ecc. Tanti fanno dei pasticci; invece di stare attenti ad eccitare il dolore si perdono in queste miserie e fanno delle confessioni che sono nulle... che non valgono niente.

Vi raccomando di aver tutte proprio l'apertura, la confidenza, col confessore che vi manderò. Ricordatevi: meno dite parole, più dite le cose bene. Quando sarete poi in Africa, andrete poi magari sotto un albero a confessarvi e... due parole, fatto!

 

Siamo solo obbligati a confessare i peccati mortali; i veniali non siamo obbligati a confessarli; dunque che cosa inquietarci di quelle cosette? Piuttosto pensiamo all'emendazione. In questi casi basta l'acqua santa; e poi la Comunione stessa basta a purificarci di queste cose.

Ricordatevi che il tempo passa e che tutte le grazie che avete adesso non le avrete più; il Signore nella sua bontà ve ne darà delle altre, ma queste mai più, mai più.

 

SR. EMILIA TEMPO

La lizza... se poi questo gioco lo applichiamo alle anime religiose ancor di più è a proposito. Il Signore le ha già preferite, han già la promessa - il centuplo e la vita eterna - il centuplo di pace interiore ecc. e, diciamolo pure, anche nel materiale...

Per corrispondere e meritare il premio ci vuole:

1). La mira fissa: per che cosa siamo venuti? cioè far la volontà di Dio, ma farla bene.

 

2). Correre, ma non incerte. In Comunità tutte fan bene, sì, ma si va un po' lì... così... Invece, se una dice: ma io sono una vera postulante che mi preparo alla vestizione? Così una novizia: mi preparo proprio alla professione? E una professa: ma io sono una professa come dovrei essere?

Non solo andar lì... lasciarsi trasportare dall'ambiente solo... si batte l'aria! Invece, più si va su, più si vede il bisogno di virtù. Se guardo a me stessa e dico: ma io faccio tutto quel che posso?... Non riposatevi sugli allori. Non: mi farò poi santa domani... No: correte. Se tutte voi altre vi metteste a correre nella perfezione, sì che andrebbe bene. Guardate di correre; una per l'altra, gher chi può farsi più santa; nella questione della virtù, gher chi può.

 

3) Non basta la volontà, ma bisogna fare dei sacrifici. Quelli che corrono, non solo han la mira fissa alla meta, non solo corrono, ma si astengono da ciò che li impedisce di correre. Astenersi da tante cose che ci arrestano. Castigo il mio corpo e lo riduco in servitù.

Tener fisso l'ideale: Ad quid venisti? [per qual fine sei venuta? ] Potevo stare a casa. Son venuta per farmi santa, gran santa, presto santa.

Correre: Non: Ego dixi in abundantia [ho detto nell'abbondanza]... ecc. Ma quando passa una mosca davanti, ecco... Nel materiale ci si stanca a correre, ma nello spirituale... Se uno corre fino a Rivoli, materialmente si stanca, ma spiritualmente no.

 

La vita è pure paragonata ad un pellegrinaggio. Per gli Ebrei che dall'Egitto andavano alla terra promessa il Signore fece prima asciugare il Mar Rosso, poi la nube, poi la manna; e loro, per ricompensa, un borbottamento di qua, un borbottamento di là... Il Signore voleva distruggere quel popolo, ma Mosè: Cancella me, o Signore, dal libro della vita...

Noi, nel nostro pellegrinaggio: siamo passati dal Mar Rosso del mondo; la religione è un nuovo Battesimo. Poi si suscitano le passioni e il Signore manda la nube che ci rinfresca colla sua grazia e così pure l'acqua della grazia. Poi la manna della parola di Dio, superíori, ecc., la S. Comunione soprattutto. Ma bisogna che corrispondiamo, che il Signore non abbia da dire: La maggior parte non píacque al Signore - come disse degli Ebrei.

Vi ricorderete in missione: chi ha corso qua, là si sosterrà; se no, se non si tiene questa mira alta, si farà poco. Diciamo a noi stessi: ma io, in tanti anni che sono in questa Casa, ho sempre corrisposto? Quante volte mi son persa in malinconie ecc.?

 

Il Signore vuole energia. Senza energia non si fa niente... e una non è contenta... Perché non è contenta? perché sente che il Signore vuole di più. Ad majora natus sum [sono nato per cose più alte]. Dopo aver fatto tanti sacrifizi mi perdo in un cucchiaio d'acqua.

(Parla della Confessione) Quel che è necessario, è necessario, ma la confessione dev'essere semplice.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org