CARITA’FRATERNA

9 agosto 1925

 

 

SR. FLAVIA BOERI

SR. ENRICHETTA QUAGLIO

Ebbene che cosa facciamo? vi fate sante? avete tutte voglia proprio? Per me, quando vi vedo, mi fa un'impressione piacevole e un'impressione dolorosa. Penso... chissà se si faranno tutte sante... chissà se corrisponderanno tutte sino alla fine. Se qualcuna è venuta per qualche altro motivo, lo deponga. Se corrisponderanno e verranno tante anime sante faranno del bene a loro stesse e agli altri, e se no... oh, infelici... aumentano quel numero delle comunità che il Signore dovrebbe prendere uno zolfanello e bruciarle... Ce ne sono, sapete, ce ne sono. E lì... sta tutto da voi, non dai superiori: io prego, sì, prendo la benedizione per voi, tutto per voi, ma ci vuole corrispondenza.

 

S. Bernardo aveva 800 frati, ma si lamentava che non erano tutti santi... troppo grossolani... senza carità... e di voi non arriverà lo stesso?

Non star lì a battere l'aria... Passano i giorni, i mesi, gli anni... si vive lì così... è tanto facile, sapete, scendere giù invece di montar su.

 

Veniamo proprio all'atto pratico. Vedete: la nostra comunità si è sempre distinta per la carità, anche di là, sapete... In principio si osservava proprio, direi, alla perfezione. Adesso, esaminatevi se avete le stesse disposizioni: sono disposta a fare qualunque sacrificio per qualunque delle mie sorelle anche se fosse una che mi ripugna? sono pronta, generosa a dimenticare me stessa per aiutare le altre?

Ecco, perché è lì, sapete, è lì... dare la vita... In principio c'era proprio: toccava tutto a tutti; non dire: non tocca a me, non sono obbligata. E soprattutto nel modo di trattarvi: se non ci sono quelle delicatezze di trattare, nelle maniere di fare, nel parlare, non c'è carità. Niente di peggio di una comunità senza delicatezza, dove non c'è delicatezza.

Mai contraddire, e se una cosa non va bene si dice, ma in bel modo, con garbo, con umiltà; e poi ci si mette subito d'accordo. Se si ha da parlare, parlare bene, con un po' di garbo. Non dire: « No; sì », ad una sorella, ma: « Sì, sorella; no, sorella ». Questo è il fiore della carità.

 

Ah, le comunità ove non si rispettano!... Mai che avvenisse quel bisogno di cambiar posto per non poter andare d'accordo con una sorella. Ah, che brutta cosa è mai questa! Eppure succede, sapete, questo. Ci sono alcuni che, quando lasciano qualche posto, lasciano dietro di sé una memoria dolce, soave ... questo fa bene.

Non bisogna essere troppo liberi ... stare attenti a tutto ciò che può dare un po' di soggezione, un po' di pena alle altre. Pensate se fate soffrire le altre... Essere proprio l'ultima di tutte... la serva di tutte... il fruciun [lo straccio]... la ramasa [scopa]... Non solo pensare a noi, non essere egoisti. Io ho paura che qualcuna di voi andiate in Africa e non sappiate sopportare tutto e tutti. Quando sarete là vi metteranno un po' con una, un po' con un'altra; dite: Voglio farmela buona con tutti. E per essere buona con tutti bisogna prima di tutto che stia attenta e vigilante per essere buona con me stessa. - Ci vuol delicatezza di sentire; per dimostrare il bene, bisogna prima sentirlo, poi volerlo; quindi mai una parola secca, uno sguardo, anche solo uno sguardo men che dolce e buono e... con tutti, tutti. E quando c'è qualche cosa si pensi prima a ciò che si deve e si può dire in quella circostanza, poi si aiuta.

 

Eh, vedete, se non c'è il cuore ben fatto, si andrà in Africa e si farà un bel niente, anzi saremo ancor di peso agli altri. Guai... guai... Adesso, che una venga dalla campagna e una dalla città, questo non importa proprio niente. Ci sono dei cuori della campagna più delicati di quelli signorili.

Presto o tardi tutti i difetti di padre o madre verranno fuori... Se una è grossolana, bisogna che non lo sia più qui dentro. La buona creanza, l'educazione è già un principio di carità. Non essere grossolani... se si fa già questo, si fa già molto. Ci vuole delicatezza, carità vicendevole. I neri non l'hanno questa delicatezza, ma la pretendono...

Pensare: io voglio bene a tutti, e voglio star bene con tutti. Bisogna il bene farlo bene e interamente bene.

 

L'intenzione mia è che questa comunità sia una comunità fine, delicata. Quindi vi raccomando... Andrete avanti bene a misura della carità vicendevole che avrete le une per le altre. Se no, che vita sarebbe? Una vita d'inferno... e capace di tirare le maledizioni... Dei difetti sì, ce ne sono, ma bisogna vincerli. I nostri prima di tutto, e poi sopportare bene quelli degli altri... Sempre compatire... aiutare... anche quando si è stanchi; il Signore aiuta poi Lui... Basta alle volte un piccolo sforzo... una vincita della pigrizia... Non, per esempio, quando si torna dai villaggi e si vede che c'è ancora da fare in casa, da aiutare la sorella della cucina, gli animali ecc... e star lì seduti sulla sedia a riposare, aspettando la minestra... Non si muore mica, sapete, per questo. Il Signore mette in abbondanza del suo quando vede la nostra buona volontà e poi tanta fede...

 

Dunque: sempre compatire; aiutare tutto quello che si può... anche la vita dare... L'ha detto N. Signore nel Vangelo: non si può avere maggior carità che dare la vita per il bene dei propri fratelli. Se poi si vede qualche cosa che non va tanto bene si dice solo ai superiori e poi basta... silenzio con tutte.

Dunque, coraggio... Bisogna che rifiorisca ancora lo spirito di carità che c'era in principio del nostro Istituto. Adesso vi do la mia benedizione, e poi andate a prendere quella della Madonna.

 

 

 

giuseppeallamano.consolata.org