MESE DI MAGGIO

28 aprile 1907
Quad. IV,8
Pel Mese di Maria (1907)
La divozione di Maria è necessaria, secondo i Santi, per... Per noi che ci gloriamo di essere figli della Consolata, che ne godiamo la prote­zione, le grazie, dobbiamo essere fìgli prediletti. Noi siam figli di Ma­ria. Come nelle Novene, così in questo Mese a Lei consecrato dobbia­mo sentire il bisogno di onorarla e di crescere nella sua devozione.
Ciò faremo con imitarla nelle Sue virtù, procurando di prepararle pel termine del mese un bel mazzo di atti praticati di una virtù. E quale? Per virtù dell'anno abbiamo l’ubbidienza; insistiamo sulla pratica della stessa; sarà mai abbastanza sino a divenire del 3 ° grado, perfetta.
Mano al coroncino... In due cose in particolare: 1) sulla levata e 2) sul vitto.
1. Quanta importanza io dia alla pratica di alzarsi prontamente al mattino, voi già lo sapete dalle mie frequenti raccomandazioni. Oggi aggiungo che uno che in tutto l'anno, in tutta la vita religiosa osservas­se tale pratica sarebbe ben avanti nell'ubbidienza e nella mortificazio­ne; e così in quello spirito di fortezza ch'è assolutamente necessario al missionario.
Tranne il caso di malattia non si deve ritardare d'un minuto la le­vata; via le tentazioni del demonio che vi suggerisce in quel punto che siete stanchi, che fa freddo, che c'è tempo ecc. (V. Mack). Al Signore e non al demonio dobbiamo offrire il sacrificio Matutinum; egli è padro­ne di tutto il giorno, lo benedice come in principio della creazione; e chi non risponde con fedeltà alla sua prima chiamata ha motivo di temere che il giorno non benedetto da Dio passi non bene.
2. Sul vitto. Voi sapete quanto sia premuroso della vostra salute in ordine agli studi e pietà, e perché robusti missionari possiate sostenere le fatiche che vi attendono. Con tutto ciò la mortificazione della gola è
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necessaria per acquistare spirito, essendo essa l'abbicì della perfezione secondo S. Filippo. E chi serve alla gola non si farà mai santo, e non potrà operare le meraviglie di San Francesco Zaverio e di ogni santo missionario...
Le mortificazioni devono farsi non propriamente sul pane, ma sul vino e poi sul modo. (V. Mack - S. Ignavo).
P.U. Costa, quad. I, 155-156
Rev.mo Sig. Rettore - 28-4-1907 - Torino
Presto siamo in maggio e dobbiamo passarlo bene; siamo figli di Maria Consolata. S. Filippo Neri diceva sempre: Figliuoli miei, siate divoti di Maria;
era il suo motto favorito. Se devono essere divoti di Maria tutti, tanto più i Sa­cerdoti, tanto più i Missionari. Cosa faremo dunque noi per passarlo bene? Bisogna imitarne le virtù e fare qualche pratica. E quale virtù della Madonna imiteremo noi questo mese in modo speciale? Di' un po' tu, Balbo? L'umiltà... Dal Canton? ... L'obbedienza... Si, proprio l'obbedienza, è già la virtù che dobbiamo praticare quest'anno, non abbiamo più da scegliere, insi­stiamo lì... Non abbiamo poi bisogno di vedere che Maria SS. fu obbediente... Dall'Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum, fino alla morte fu sempre obbediente. La pratica poi ... bisogna che facciamo scorrere quel coroncino (ho paura che venga la muffa su quel coroncino), in modo che alla fine del mese...
Ma in che cosa in particolare dobbiamo praticare l'obbedienza? In due cose specialmente. Insisto sempre sulle cose piccole, ma valgono assai...
Nella levata - Balzar sempre su al primo tocco della campana, non pen­sare abbiamo fatto una passeggiatona, ho un po' mal di capo, non ho dormito bene; oh! ci fosse ancora una mezz'ora, un'ora, se fossi libero!... No, subito su... Non rivoltare il capo dall'altra per un momento, tanto dopo dovete pur alzarvi... È una cosa da niente, ma credo che se uno la mantenesse tutto l'an­no avrebbe un buon spirito ed il Signore gli darebbe molte grazie.
S. Cassiano dice che al mattino il nostro letto è circondato da una turba di demoni che aspettano che diamo loro il primo istante del giorno (essi si ac­contentano anche di un atto che non sia virtù); e c'è pure il povero nostro An­gelo Custode che dice: Chi sa se lo darà a me od al demonio? Se voltate il capo dall'altro lato è già dato al demonio. Pensate in quell'istante di essere chiama­ti dalla tromba del Giudizio: Surgite, mortui, venite ad iudicium!Si che ci scuoterà allora quella tromba! Oppure d'essere scossi, come S. Pietro in car­cere, dall'Angelo: Surge velociter. O, quel che è poi meglio di tutto, come v'ho già detto altre volte, pensare a Gesù Sacramentato che vi dice: Festinans descende, quia hodie in domo tua oportet me manere. Su, fa lesto, vieni. Mi par che sono stato abbastanza discreto; ti ho lasciato dormire fino alle cinque e basta, ma non un istante di più. Egli vuole sacrificium matutinum; se non glielo fate, potrà poi dirvi: Oh, mi hai già posposto a Barabba. - Quel primo sacrificio deve attirare le benedizioni su tutto il resto della giornata. Io prego il Signore che, se non lo fate, vi mandi dei rimorsi. Io ho pregato il Signore che se manco un mattino non mi lasci quietare tutto il giorno, e sono contento. Così si viene su generosi e nelle Missioni, anche quando si è fatta una passeg­giata più lunga, si è stato più a lungo alzato la sera (per obbedienza) vi alzerete lo stesso alle cinque, e non capiterà che trovandosi uno solo rimanga uno a let­to una, due ore di più...
2°. Nel cibo - Io vi faccio fare una mortificazione al contrario degli altri, voglio dirvi che mangiate di più. Voi avete bisogno di crescere, avete bisogno di mangiare, specialmente adesso in primavera. Qualcuno dirà: Mi fanno mangiare più di quanto ho bisogno. - Ebbene, fate quella mortificazione; non vi farò mai mangiare due o tre pranzi, come faceva S. Filippo Neri, al Card. Baronio ordinandogli di ricevere i forestieri e mangiare con essi. Udite le saggie regole che dava S. Ignazio riguardo al cibo: "Le mortificazioni general­mente non si devono fare nel pane, si nel vino e nel resto". Quel che potete fa­re col consiglio dei Superiori, si è mortificarsi nel vino che non è poi si necessa­rio; un poco sì per debolezza, ecc. (S. Paolo scriveva a Timoteo: Modico vino utere, non voleva che stesse senza). Nel resto siate regolati come lo sono alcuni tra voi: sempre lo stesso, da aver molto appetito ad averne poco, dal principio al fine dell'anno. State alla regola: la colazione è solo un aiuto per arrivare al pranzo; quindi non mangiar due o tre pagnotte, onde non si possa più mangia­re a pranzo, ma neanche non mangiar niente: voi dovete lavorare. La cena modica, ma non niente. Siate regolati; non, oggi ho un grande appetito e quin­di giù, poi per due o tre giorni non si mangia più.
S. Ignazio dice che mangia troppo poco chi non può attendere ai suoi do­veri; troppo similmente chi non può compiere i suoi doveri. Quindi dice: chi è libero si regoli, chi è in comunità beato lui, faccia l’obbedienza. Voi non pote­te mortificarvi mandando indietro quella pietanza o quell'altro, mortificatevi nel modo. Prendete quello che vi portano, piaccia o non piaccia; non mangia­te come i bruti con il muso sulla grupia; con calma, con ordine, masticando bene. Quel [che] vi diamo non è troppo: la minestra e la pietanza non bastano. Voi che lavorate specialmente qualche volta alle 11.30 sentite già l'orror del vacuo, ebbene offrite quella mortificazione al Signore. Non pensate mai al ci­bo, né prima, né dopo, non darvi pensiero: chissà se digerisco...
Mangiando neanche pensare a quel che si mangia. Se basta un cucchiaio da bere, non bevetene di più, neanche tra i pranzi, lo stomaco si aggiusta; se non avrete digerito bene a mezzogiorno, la cena vi aiuterà a digerire. Se uno ha un po' mal di capo, non ha digerito bene, mangi un po' meno, ma non niente. Io preferisco che mangiate piuttosto troppo che troppo poco. Quando sarà poi conveniente che facciate mortificazioni, lo dirò poi io a ciascuno: tu oggi non mangiare - o solo dopo i vespri (com'era il vero digiuno d'una volta). Avverrà, quando sarete nelle Missioni, che dobbiate restare senza mangiare ed allora ne farete un sacrifizio al Signore.
Adesso in primavera si mangia più poco perché diminuisce, pei primi ca­lori, quell'appetenza; noi non mangiamo per l'appetenza, mangiamo per vive­re.
Dunque, per tutto il mese di Maggio (continueremo poi sempre, sapete) pronti alla levata; e tutti, sapete, tutti; è una cosa da poco, ma me ne aspetto una grazia per voi, s'intende, ed anche per me, che facciamo una cosa sola; se non la ottengo in questo mese, mi fate pensar male che alcuno non abbia man­tenuto il patto. Poi mangiate; io vi ho dato regole in generale, e lascio al Pre­fetto che le applichi.
I divoti di Maria non si dannano, ma i veri divoti, quelli che ne imitano le virtù. Facciamoci dunque generosi, buoni, santi Missionari.
giuseppeallamano.consolata.org