DOLCEZZA E MANSUETUDINE

            3 (5) novembre 1907
Quad. IV, 14
Ottobre 1907
Sulla dolcezza e mansuetudine
1. Dalla lettura delle lettere dei nostri missionari appare quanto sia in loro necessaria la mansuetudine e dolcezza per fare il bene. È detta virtù, secondo S. Tommaso, figlia della pazienza, ed ha per opposizio­ne l'ira, che vien dalla mansuetudine moderata: mansuetudo est, quae secundum rationem moderatur iras. (2.2. q. 136,6) (Per maggiore espli­cazione v. La Perf. Crist. p. 342 e lo Spirito del Crist. del Padre Nepveu p. 191).
2. La necessità di questa virtù si prova 1) dalle parole e dagli esem­pi di N.S. Gesù Cristo: discite a me quia mitis sum, et humilis corde (Spirito p. 194) 2) dai beni che ci apporta: ci fa padroni del cuore di Dio - del cuore di tutti gli uomini, beati mites, quoniam ipsi posside-bunt terram; e di se stesso, del proprio cuore. (Vedi Spirito, p. 202 - 7).
3. Esempio luminoso di dolcezza fu S. Franc. di Sales (La Perf. p. 344). Fatto del Cavaliere (ivi) e del servo ubbriaco. - S. Vincenzo de Pao­li esclamava: mio Dio, quanto dovete essere buono voi, se vi sono degli uomini così buoni! alludendo a S. Francesco. (Lo Spirito di S.F. p. 126). Esempio in S. Vincenzo, che disse di non mai essersi pentito di es­sere stato troppo dolce, ma ch'ebbe a pentirsi tre volte (credendo di do­vere ciò fare) d'aver parlato con un po' di asprezza. Ed altra volta: se Dio concedette qualche benedizione alle nostre Missioni, si notò che ciò fu perché sempre furono tenute maniere amorevoli, umili e schiette con tutti... (Dobois S. Prete p. 201).
4. Mezzi per acquistarla: 1) Domandarla a Dio, persuasi della sua importanza e del bisogno nostro. 2) Combattere, non con fuggire come contro l'impurità; ma assaltandola esternamente ed internamente (Sp. d. Crist, p. 214).
5. S. Paolo scrive a Tito (III, 2) omnem ostendentes mansuetudinem ad omnes homines; cioè in tutti i modi, di parlare, fare, ecc. ed in tutte le occasioni di salute o no, di buono o cattivo umore, nell'allegrez­za e nelle pene; parimenti ad omnes, sia amici, geniali, sia nemici, e gente rustica ed importuna. Vedi vers. 3 (S. Paolo parla degli infed.).
6. Ecco il lungo e forte lavoro che dovete fare fin d'ora, se vorrete essere nelle missioni dolci e mansueti. Vegliate su voi stessi nelle piccole prove che ora vi succedono per potere poi sopportare le molte maggio­ri. ..
Fatto un seminarista mio compagno - e del Ch. Cattaneo (senza nominarlo).
P.U. Costa, quad. II, 73-74
Rev.mo Sig. Rettore - 5-11-1907 - Torino
Mi sta tanto a cuore la mansuetudine - Un Missionario scriveva nel suo diario: anche in questa stazione c'è ancora memoria di una mancanza di man­suetudine di un Missionario (E non è quella che è avvenuta) I negri mi dico­no che si trattava già perfino di ucciderlo. -
S. Vincenzo de' Paoli diceva che 3 volte sole mancò di dolcezza, e pareva fosse giustificato, pure ebbe a pentirsene.
La Mansuetudine è una virtù morale, parte potenziale della temperanza. S. Tommaso così la definisce: Mansuetudo est quae iuxta rectam rationem moderatur iras.-
L'ira, come tutte le altre passioni, può esser buona o cattiva: così santa certamente fu l'ira di N.S. quando scacciò i venditori dal tempio.
Moderatur: la tiene nei giusti limiti, non fuor di luogo o tempo, non trop­po... La Pazienza: est contra moestitiam. La Mansuetudine ne è la figlia, la sorella.
S. Ludovina esercitò la Paz. in 38 anni di mali: la Mans. quando maltrat­tata dai due soldati, si tenne calma, e calmò chi voleva farne le vendette.
Mosè, dice la S. Scrittura, fu l'uomo più mansueto del suo tempo; però per la gloria di Dio arse di sdegno contro gl'idolatri. La Mansuetudine quando sarete nelle Missioni è d'un'importanza straordinaria.
Tit. III, 1, 2, 3: "Admone illos... ad omne opus bonum paratos esse. Ne-minem blasphemare, non litigiosos esse, sed modestos, omnem ostendentes mansuetudinem ad omnes homines. Eramus enim aliquando et nos insipien-tes, increduli, errantes,... ecc."
Ad omnes homines: anche il più zotico, il più indiscreto, il più maligno.
Eramus enim: perché eravamo anche noi miserabili, avevamo anche noi questi difetti; se per grazia del Signore ne siamo liberi, sappiamo compatire gli altri.
Queste parole, voi che partite per l'Africa (10/12) attaccatevele bene all'orecchio: Ciò non vuol poi dire che si debba cedere tutto: non così fece Mosè, N. Signore G.C. Talvolta però ci pare ira giusta, zelo, ma non l'è. An­che i profani consigliavano d'aspettare, nell'ira, ad agire... Il Signore che era ben padrone di se stesso, pure poche volte si lasciò andare all'ira.
Abbiate pazienza, non solo due volte, ma 10, ma 20...
La Dolcezza di un po' tu C... cos'è? R. È il fiore della mansuetudine, per l'appunto; è l'espressione esterna della mansuetudine. Però si prendono, nel parlar comune, indistintamente. Non voglio aggiungere di più su questa mate­ria, ma solo per farvi capire quanta importanza io dia a questa cosa.
Cominciate fin d'ora a procurarla - talvolta in seminario, non avendone occasione, ci pare di essere mansueti, ma quando viene poi l'occasione, si scat­ta.
Pregate il Signore che vi dia una buona conoscenza di questa virtù, ve ne faccia conoscere l'importanza. Se non c'è l'abitudine proprio di calmare l'ira... Ci sono tutte le virtù da raccomandare, ma nella vita del Missionario credo che questa sia di molta importanza.
S. Francesco di Sales convertì il Chiablese più colla mansuetudine che con altro, non offendendosi, non perdendo mai la calma, ma trattandoli sempre bene (Ricorda il fatto di quel Signore che gliene disse tante, e del servo ub­briaco).
Quando si tratta di salvare un'anima, si pensa che una parola secca basta...
Esaminare noi medesimi, se abbiamo questa mansuetudine: uno l'ha con cinque o sei, ma con quel tale... Quando può dirgli una parola secca...
Un altro l'ha in alcuni giorni... ha dei giorni brutti...
giuseppeallamano.consolata.org