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Scritto da Beato
Giuseppe Allamano
24 novembre 1907
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Quad. IV, 19
(1907) - Per la Novena di S. Francesco Zaverio
S.F.Z. [S. Francesco Zaverio] è protettore dato dalla Chiesa all'Opera della Prop. della Fede,
ed è nostro speciale patrono. Preghiamolo sempre specialmente in questa novena perché ci ottenga dal
Signore molto del suo spirito apostolico. E per ciò ottenere imitiamone gli esempi: tutti proprii per noi.
S.Francesco si diede tutto a Dio colla medit. di quelle parole: quid prodest. Anche noi diciamo sovente a
noi stessi il quid prodest, e ci staccheremo da ogni cosa terrena per essere tutti di Dio. - La
mortificazione fu subito in lui e nei suoi compagni eroica. Fatto della lingua sulla piaga per vincere la
ritrosia agli ospedali. Applichiamo a noi per poi sopportare le noie degli infedeli, materiali e spirituali, con
pazienza e mansuetudine. Chiamato alle missioni non pensò che a prepararsi spiritualmente, quindi non
volle visitare i parenti e la vecchia madre - Fatto; - e non accettò per provvista che un
vecchio gabbano. E noi...
Nel viaggio e poi dopo
lavava egli stesso i suoi abiti, e si faceva il cibo, non accettando per sé l'offerto dal comandante... Via da noi
ogni schivezza degli uffizi più vili e bassi per amor di Dio e delle anime. Sebbene Nunzio Ap. non operava che
in ubbidienza al Vescovo di Goa, non mostrando le sue carte che in un caso di necessità per la gloria di Dio. Che
avremmo fatto noi?... Consunto dalle fatiche e dalle penitenze moriva quasi abbandonato in Sanciano col desiderio di
convertire tutto il mondo: eppure sì ubbidiente al suo Superiore S. Ignazio, che bastava una parola del
medesimo per fargli tutto abbandonare, come sarebbe avvenuto se non moriva... È questa la nostra stima per l'ubb.
cieca? Tutta la sua vita fu di patimenti, eppure diceva plus, Domine, plus Domine, e perciò il Signore
talmente lo consolava che doveva dire:
satis, Domine, satis. Credetemi, le
consolazioni del missionario non si ottengono se non con molte penitenze e fatiche; e si sbaglia di molto chi crede di
convenire ed anche fare miracoli se non fa grandi sacrifizi. Non bastano i sacrifici spir.li, ma è necessaria pure
la penitenza corporale nel dormire, nel vitto ed in tutto per avere il dono di convenire...
Preghiamo di tutte queste virtù S. Francesco, e di animo forte
poniamo ad imitarlo. Così avremo per sua intercessione le grazie necessarie per essere zelanti e santi
missionari.
P.U. Costa, quad. II, 77-79
Rev.mo Sig. Rettore - 24-11-1907 - Torino
...
Vi sarete certamente rallegrati coi nuovi professi: gli anziani per il cresciuto loro numero, come i Santi
si rallegrano quando altri entrano in Cielo. Gli altri poi devono pensare: sarò io preparato a fare quelle
promesse, giurare sul Vangelo - sono veri voti. Dovete animarvi e dire: Ohi! se domani sarò chiamato a fare il
voto di castità..., di povertà... (io che ho ancora tanti capricci...) ... di obbedienza... io...
Non bisogna aver fretta - non si è mai fatto abbastanza. Dite
adunque:
Mi metto sul serio: voglio quel giorno, colla grazia del Signore
trovarmi contento. E per quello non dovete fare che quello che avete da fare: prendere tutte le regole, ecc. come
fossero fatte ognuno per se stesso.
Oggi comincia la novena di S. Francesco
Saverio. È vero che Patrono dell'Africa è S. Pietro Claver; ma S. Francesco Saverio è il
Patrono vero dei Missionari e della Prop. della Fede, stabilito dal Papa. Si dice sia stato a Mombasa. Ha toccato
l'Africa: poi voleva andar per tutto il mondo, si sentiva tanto fervore, da voler convertire tutti. Procuriamo di far
bene questa Novena. Tanto più che il giorno della Festa avremo la funzione per i partenti a cui verrà
il Cardinale. Prepariamoci perché il Signore benedica questa funzione, dia ai partenti tutto il fervore di S.
Francesco Saverio.
Il punto della sua chiamata da S. Ignazio, è
bello! Quid prodest? L'è quello che l'ha vinto affatto: lasciò il mondo e si diè tutto a Dio.
Questa parola ha dato un santo a Dio ed alla Chiesa. Credo che quest'espressione abbia convertito molti di coloro
che avevano la testa piena degli affari del mondo, onori, ricchezze.
In questa
novena guardate di dire anche voi: Quid prodest lo star bene, ecc. se perdo l'anima? Questa parola, o almeno
questo senso, ha empito i deserti di santi, ha convertito nobili, principi... Hanno capito che c'è un poco da
soffrir qui... ma poi... Il Paradiso paga poi tutto!
S. Francesco Saverio, come
delicato, aveva ripugnanza alla cura dei malati, specialmente piagati: ma un giorno, pregato il Signore, leccò
lentamente una piaga schifosa. Credo che la natura sarà stata tutta sconvolta..., ma la
volontà...! È presto detto... ma! ... Quando è una piccola cosa: un odore, un difetto d'un
compagno... oh! non è ancora come per S. Francesco Saverio.
Quando
entrerete in quelle capanne degli indigeni, sarete accecati dal fumo e con certi odori... ricordatevi di questo
fatto.
Nondum usque adsanguinem restitistis scriveva S. Paolo ai
Corinti. Agli Ebrei cap. XII, v. 4. Quando uno sente difficoltà nel vincere se stesso, nell'obbedienza, nella
pratica della povertà, dica: o anima mia, non hai ancora sparso una stilla di sangue, o se pur ne avessi
sparso, non l'hai sparso tutto come N. Signore! (Mons. Gastaldi).
A
Roma poi, quando fu rivelata a S. Francesco la sua missione, il Signore gli fé sentire come un peso che lo
schiacciava: Ostendam illi quanta oporteat eum pro nomine meo pati. Partì poscia, non coi nostri
preparativi (c'è un po' da vergognarci - ma è da voi il pensarci (sic); tocca ai superiori pensare,
secondo le condizioni dei tempi presenti) - accettò dal Re del Portogallo un solo pastrano usato: aveva
fatto il voto di povertà e lo praticò!
Andando da Roma in
Portogallo, si fermò volentieri a Loreto, ma attraversando la Spagna e passando presso il castello natio
dov'era ancora la sua vecchia madre ed i suoi fratelli, non li andò a vedere, neanche invitato dall'ambasciatore
spagnuolo, dicendogli: li rivedrò in Paradiso. Aveva un cuor d'oro: che sacrifizio! Ma lo fece per ottenere da
Dio, con un sacrifizio eroico, le grazie straordinarie, necessarie per convertire il mondo.
I suoi parenti ebbero poi la consolazione di vederlo Santo. Per mare distribuiva il cibo dategli
dalla mensa del capitano, ai poveri. Si lavava da sé i suoi miseri panni. Eppure, fin dalla sua partenza da Roma,
era Nunzio Ap.;
ma egli tenne sempre occulte le carte, e solo le
mostrò al Vescovo di Goa, non facendone però mai uso (eccetto che una volta contro un prete che non faceva
il suo dovere), bensì dipendendo sempre dall'opinione di altri prelati, ecc., benché come Nunzio
fosse loro superiore.
E tutte le fatiche che ha sopportato! Quel tratto del
Giappone fa effetto! Andò infine a morire nell'isola di Sanciano deserta, assistito da un solo indigeno. Ah!
lo zelo della gloria di Dio!
I suoi due motti erano: Plus, Domine, Plus,
Domine: più di pene, di travagli per le anime... Satis, Domine, satis, Domine: basta, basta, o
Signore, non è questo il tempo delle consolazioni. Non poteva sopportare le tante consolazioni che il Signore
gli dava.
Naturalmente poi faceva miracoli! Era generoso col Signore!
Chi invece dice: voglio farmi un buon Missionario, si, ma non voglio andare agli eccessi:
quelli fanno per S. Francesco Saverio - chi mette limiti alle ispirazioni del Signore, non
farà gran che: o lascerà l'acqua che trova, o farà poco.
Pregate S. Francesco Saverio; pregatelo per i Missionari che sono in Africa, per i partenti, per
quei che restano, affinchè ottenga a tutto l'Istituto un po' del suo spirito. (Dico un po', ma lo voglio tutto).
Ci ottenga che noi, nel nostro piccolo, siamo tante copie di S. F. Saverio.
Egli: dopo aver faticato il giorno, passava le notti avanti al SS. Sacramento, ed essendo molto
stanco, s'addormentava là sui gradini. Che belle notti! Che bel riposo!
Dica dunque ognuno: Plus, Domine, plus: voglio lavorar di più nello studio, ed in
tutto il resto! Ed un giorno qui o in Cielo diremo: Satis, Domine, satis. Come diceva S. Paolo:
Superabundo gaudio in omni tribulatione nostra.
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Creato: Venerdì, 02 Giugno 2006 07:20
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Pubblicato: Giovedì, 01 Giugno 2006 23:00