2 febbraio 1905
P.U. Costa, quad. I, 128-129
Sig. Rettore 2-2-05 - Torino
Bona est oratio cum jejunio, cioè con qualunque sorta di penitenza.
Questo ricordatelo spec.te quando sarete nelle Missioni, quando vorrete convertire qualche ostinato (così faceva il
B. Curato d’Ars, e quel prete che avendo convertito tutto un paese meno uno solo, non potendolo convenire per quanto
pregasse, dopo osservata la sua propria vita, decise di lasciare il caffè dopo pranzo ed ottenne la grazia).
La mortificazione è l’abbici della perfezione; bisogna cominciar di lì. Per es. Al mattino il
sacrifizio di saltar su al primo suono della campana, come S. Vincenzo de’ Paoli, cui il secondo colpo non lo
trovava più al luogo ov’era al primo. Io credo sia una benedizione su tutta la giornata; se poi avvenisse di
non farlo ne sentirei pena tutto il giorno.
Poi vi sono tanti altri piccoli sacrifici che niuno vede e pure
sono tanto grati al Signore: un’occhiata, una parola di meno (non voglio però che facciate i muti: una
comunità di muti è una prigione), nello studio mi piacerebbe distrarmi un momento, no, non voglio perdere
neanche un filo di tempo.
Nella festa della Purificazione di Maria SS. si commemora pure la presentazione di
N.S.G.C, al tempio; e questo c’insegna che dobbiamo, purificatis mentibus et cordibus (Oremus) presentarci spesso a
Dio: sopratutto nella S. Comunione, tutte le volte che andiamo in chiesa, sempre, finché possiamo allo spirare
presentarci puri al Signore ed evitare quel benedetto Purgatorio.