26 marzo 1905
Quad. III,4
(S. Gius. 1905). Sull’apertura di cuore ai superiori.
Sono stato soddisfatto delle lettere che
ognuno di voi, secondo il desiderio che vi ho dimostrato, mi scrisse. In esse avete aperto il vostro cuore come figli al
padre, ed è questo che io bramava, non ... complimenti, ma i vostri intimi sentimenti: non vestra sed vos. Formiamo
una famiglia, i membri della quale devono comunicare i pensieri e gli affetti, i beni ed i mali, al padre perché li
aiuti... e molto più che nelle famiglie di questa terra... Così facendo come potremo cantare il quam
jucundum...
Credetemi: senza quest’apertura del cuore ai vostri superiori, non vi farete mai santi e
veri apostoli, perché mancherete del canale principale per cui il Signore irriga di grazie l’anima vostra. E
poi ne avete anche bisogno umanamente ... (V. De studio rei. perf. p. 125).
Ma direte che il Papa
proibì questa comunicazione alle Suore? R. Non essere vero che l’abbia proibita, l’ha invece molto
lodata; ha proibito che le superiore obblighino... Non cosi delle comunità di sacerdoti (V.P. Franco). Tutti gli
Ordini e le Congregazioni di sacerdoti hanno ciò per regola, cominciando da S. Benedetto e dai Gesuiti... Credo
affermare che il buono spirito d’una comunità religiosa fiorisce o deperisce a proporzione che si pratica
bene e con buon spirito o no questo santo esercizio. Sentite come ne scrive il citato libretto (p. 124) Si vis... Oh
quantam (127). Ecco i frutti principali comuni e privati di questa pratica. Ma per averli conviene farla: 1) con
sollecitudine (p. 125); 2) con umiltà (p. 128); 3) con semplicità (p. 129).
Conclusione (Deo gratias).
P.U. Costa, quad. 1,130
Sig. Rettore 26-3-1905 - Torino
Confidenza coi
superiori: aprire loro il cuore con Umiltà, Semplicità (che il cuore scorra avanti ai superiori come acqua)
e poi Obbedienza (colle solite condizioni).
Il demonio desiste persin dal tentare coloro che hanno
l’abitudine di aprirsi coi superiori. Si legge dei padri dell’eremo che le tentazioni li lasciavano anche
appena s’avviavano alla cella dell’Abate per svelargliele. Qui non è occasione di parlar di peccati, ma
fossero pur peccatacci, si dica tutto.
Quanta pace di coscienza, quanta gioia si avrebbe in ogni cosa se si
avesse l’abito di tale confidenza. (La maggior parte di queste cose sono lette su un aureo libro sul tipo De Imit.
Ch.).
Le Comunità in cui non vi è quest’abito, non vi può essere buon spirito. A
voi poi è utilissimo per darvi quello spirito di fede, sì che qualunque cosa vi accada nell’Africa
possiate subito inginocchiarvi ai piedi del vostro superiore, collega, inferiore. Anche i peccati veniali, se uno non li
confessa, non si sente cosi bene.
Avanti a Gesù Sacramentato non apriamo noi il nostro cuore,
esponendogli tutte le nostre miserie? Orbene, ravviviamo la fede, nel Superiore vediamo N. Signore e ci sarà molto
più facile questa confidenza.