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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
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16 settembre 1903
P.U. Costa, quad. 1, 121-123
Sermoncino del Rev.mo Signor Rettore in preparazione ai santi voti - 16-9-1903
Castità - Virtù che rende fruttuoso il nostro apostolato, virtù che fa l’uomo similissimo a
Dio, virtù che ci deve rendere Angeli tra gli uomini. Perché i ministri protestanti non ricavano alcun
frutto dalle loro prediche fra gl’infedeli? Ricordo quel che dissero i selvaggi di un luogo delle Montagne Rocciose
al ministro protestante che venne a loro con la moglie. Iddio è puro spirito, ed il suo ministro deve anche essere
spirito.
Nella vita d’un santo mi ricordo d’aver letto che in una Missione non si poteva
più far alcun bene perché uno era caduto. Ricordo il povero compagno del Card. Massaia.
Questa
virtù ci fa apparire quasi esseri soprannaturali e la sola presenza nostra basterà ad attirarci i cuori. Oh,
quanto è bella la castità, essa è la gloria del sacerdozio cattolico; in Marsiglia v’è
un poco di peste, fuggono le infermiere e si richiamano le cacciate suore Agostiniane; intrepide affrontano la morte,
perché non hanno il cuore attaccato a cosa alcuna e vivono solo per Dio.
Ma in qual modo conservare
quest’angelica virtù? Hoc genus daemoniorum non vincitur nisi in oratione et ieiunio. Questa grazia ce la
dobbiamo meritare, cioè debbiano domandarla colla preghiera fervente. Preghiamo bene e volentieri; facciamo non
solo le preghiere comandate dal Regolamento, ma aggiungiamone altre quante possiamo, orazioni giaculatorie e siamo divoti
ferventissimi, ma tanto, tanto del dolcissimo Gesù Sacramentato, chi ha il cuor puro gode di starsene avanti a
Gesù che gli penetra nell’anima a scrutarne gl’intimi affetti; la preghiera ci solleva dalle sozzure di
questa terra e c’innalza fino al cielo.
Altro mezzo è la mortificazione. Voi non potete fare
aspre penitenze senza consiglio, perché avete bisogno di star bene per poter lavorare molto nelle Missioni
dell’Africa, però potete mortificarvi quotidianamente. Facciamo come S. Francesco di Sales che non si curava
di quanto gli veniva portato in tavola; come S. Bernardo che una volta bevette olio invece di vino o acqua che fosse.
Mangiamo per necessità, questa necessità ci avvilisce proprio; mangiamo senza curarci di niente,
senz’affetto al cibo. Mortifichiamo questa carne, non abbiamo quel desiderio del cibo, del sonno, no, son
necessità che ci avviliscono e facciamole solo per forza, senza pensarci ne curarci.
Mortifichiamo la
vista in modo speciale. Non dico di andar cogli occhi chiusi, ma di non curarsi, non guardare una seconda volta, via via,
che dalla vista si passa subito subito purtroppo al pensiero. Questo corpo ci vuol tradire e noi neghiamogli ogni minima
soddisfazione.
Mortifichiamo lo spirito, umiltà, umiltà. Chi è superbo nello spirito Iddio
permette che sia umiliato nella carne; umiliamoci, umiliamoci e Dio che da la sua grazia agli umili, concederà
ancora a noi questa grazia di conservarci puri, casti.
Mortifichiamo specialmente l’immaginazione, non
lasciamola mai che fabbrichi castelli in aria; e quando sentiamo qualunque mala impressione nascondiamoci nel dolcissimo
Cuore di Gesù e là stiamocene tranquilli, che tutto passerà, mentrechè se ti sforzi a cacciar
quell’impressione, essa si farebbe più viva e terribile. Tuta requies in vulneribus Salvatoris. S. Agostino.
Ed usando bene da parte nostra con tutti questi mezzi, non diamoci più pensiero del resto, che, a quel che
manca alla nostra miseria, supplirà tutto il benignissimo nostro Signore coll’onnipotente sua grazia.
Povertà:
Contentiamoci del necessario; siamo contenti di mancare qualche
volta anche del necessario; teniamo il cuore staccato da qualunque anche minima cosa, disposti sempre a fare come le Suore
della Visitazione. Ma al contrario abbiamo un grande scrupolo nell’uso delle cose dell’Istituto e nella
pulizia e nell’ordine, avvisando all’uopo ecc.
Di più sforziamoci sempre ad acquistare nuove
cognizioni per essere sempre più utili al nostro carissimo Istituto a cui ora apparteniamo veramente come membri
vivi, e ricordiamoci sempre che il Signore nega talvolta cose molto grandi per aver noi non curato le minime.
Obbedienza:
Universale, cordiale, semplice o cieca.
Si estenda ad ogni minima
cosa, senza scuse, pretesti, pareri ecc., siam sicuri che i Superiori non ci comandano il peccato, quindi avanti in
Domino.
Siamo pronti, svelti, lieti nel fare l’obbedienza, e facciamolo con semplicità, cioè
ciecamente senza guardare le ragioni: sarebbe meglio cosi, o così; via, via con semplicità.
Poi
non spaventiamoci di questi voti, stiamo tranquilli come prima, anzi più, perché secondo i maestri di
spirito, sono quasi un secondo battesimo che cancella la vita passata e segna il principio d’una nuova di
perfezione, di santità. Ed il Signore ha tanto a caro questo sacrifizio di tutti noi stessi, anima e corpo, che ci
inonda di grazie colle quali ci sentiamo più forti, più coraggiosi, più tranquilli. Ma abbandoniamoci
intieramente a Lui, affatto sottomessi ai suoi divini voleri, lasciamo che ci giri e rigiri a suo talento, e per tal modo
diverremo veri santi missionari.
Vos qui reliquistis omnia et seciiti estis me, centuplum accipietis et vitam
aeternam possidebitis.
Buona volontà, coraggio, umiltà.
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Creato: Venerdì, 17 Marzo 2006 00:00
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Pubblicato: Giovedì, 16 Marzo 2006 23:00