CORRISPONDENZA ALLA VOCAZIONE - DOM. DI SETTUAGESIMA

16 febbraio 1908
                                       &n bsp;                   &nbs p;                        Quad. IV, 24
Dom. di Settuagesima (1908)
L'Apostolo S. Paolo nel tratto della prima lettera ai Corinti, che la Chiesa ci propone oggi a meditare come Epistola della S. Messa, dà una lezione a noi molto utile e che dobbiamo ben considerare. Tratta della corrispondenza alla vocazione che abbiamo ricevuta da Dio. L'Aposto­lo parlando ai fedeli di Corinto degli Ebrei nel deserto in viaggio per la terra promessa, dice: patres nostri... (cap. XI- 5): i nostri padri... (V. Martini). S. Paolo conchiude: haec autem in figura facta sunt nostri:
queste cose erano figura di noi. Anche voi avete passato il mar Rosso di questo mondo, l'avete lasciato quasi miracolosamente, senza restarne sommersi come tanti vostri compagni. Il Signore che vi voleva suoi mis-sionari vi assistette nei pericoli e per tratto di predilezione vi condusse per mezzo di buone ispirazioni, di savi consigli ecc. in questo deserto che vi prepara alle missioni, cui anelate. Sia pure questa casa un deserto pel suo allontanamento dal mondo, dalle lusinghe d'Egitto; ma qui non solo non mancate di nulla, ma avete una nube che vi protegge dagli ar­dori delle passioni. Maria SS. Consolata, quivi avete cibo e bevanda spirituali molto migliori di quelle del mondo, c'è Gesù nel SS. Sacra­mento, vera manna celeste, e poi la parola di Dio nelle S. Regole, nelle prediche, nelle esortazioni e letture ecc. Avete quanto vi bisogna per ben prepararvi alla vostra vocazione e rendervi idonei ad entrare nella terra promessa delle missioni.
Ma gli Ebrei, soggiunge S. Paolo, non tutti giunsero al loro desti­no, anzi furono pochi quelli che poterono entrare nella terra promessa ed i più morirono nel deserto. E perché? non in pluribus eorum beneplacitum est Deo: i più non piacquero a Dio, non lo servirono fedel­mente, peccarono e Dio li fece morire per istrada. Soli Caleb e Giosuè in tanto numero furono riservati per la terra promessa.
Applichiamo a noi la storia come ci dice S. Paolo: haec in figura facta sunt nostri. Voi quanti siete e quanti già furono in questa casa, godete e goderono degli stessi beni, le stesse grazie ecc.; ma tutti durere­te e durarono nella vocazione ricevuta? Molti sì, altri non vi continua­rono, e si perdettero per istrada verso le Missioni; altri poi forse vi arri­veranno, ma direi materialmente perché non usarono bene e con fedel­tà, e non con piena corrispondenza delle grazie di cui questa casa ab­bonda: e ritornarono al secolo, o non riusciranno missionari secondo i pieni disegni di Dio; non beneplacitum est Deo, anche di costoro. Non basta essere stati chiamati all'istituto, ma ci vuole corrispondenza e pie­na a tanta grazia di Dio; altrimenti in tanta abbondanza di grazie potre­ste perire, prima di arrivare all'Africa con perdere la santa vocazione o con non riuscire santi. E come fare per essere fedeli? Lo dice S. Paolo nella stessa lettera (cap. IX, 24-27). Dopo aver portato l'esempio dei giuocatori alla corsa ed alla forza, che fanno tanti sacrifizii ab omnibus se abstinent per una misera corona d'alloro, ed un solo ci arriva, dice:
noi invece otterremo corona incorruptam, e tutti possiamo ottenerla. Ma perciò all'esempio di S. Paolo dobbiamo: 1) tenere sempre presenti il fine: ad quid venisti; non quasi in incertum; 2) e volontà decisa non quasi aerem verberans; 3) spirito di sacrificio a castigar tutto...
giuseppeallamano.consolata.org