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Scritto da Beato Giuseppe
Allamano
10 aprile 1910
Quad. VI, 9-10
10 Apr. 1910
Sul carattere e mortificazione delle passioni
Per riuscire buon missionario è necessario un buon carattere. La S. Chiesa esclude dal
Sacerdozio quelli che non hanno buona origine, ed in passato i figli dei macellai ecc. perché come i padri loro li
riteneva di cuore duro e crudele. Nell'Antico Test. il Signore non voleva che gli offerissero vittime con macchie...
E Gesù non accettò alla sua speciale sequela l'indemoniato dopo averlo liberato: sequar te...
Così nelle Congregazioni religiose secondo la loro natura alcuni non sono ricevuti...
Esclusi questi casi tutti abbiamo un carattere da correggere, per formarlo alla
virtù. Pel peccato originale tutti partecipiamo della natura corrotta e maligna, ed il nostro cuore ha bisogno
di correggersi.
Vi sono tante sorta di caratteri, che sovente contengono
parte dell'uno e dell'altro: il collerico, il bilioso, il permaloso, ecc. (V. Dubois - Guida del Sem.).
Sovente si dà per scusa dei nostri difetti: è il mio
carattere; ciò non scusa, perché il carattere bisogna non distruggerlo, ma correggerlo e potarlo
come la vite, cioè spogliarlo di quanto di cattivo ereditò dal peccato originale e dai parenti, e
di quanto contrasse di erroneo per l'educazione o propria incuria o malizia- Es. S. Francesco di Sales... il
nostro Venerabile, che al dire di Mons. Bertagna era un brichet, eppure tanto si dominava, per cui nella vita di
lui è rappresentato come insensibile...
Bisogna fare questo
lavoro, lungo e continuato, per vincersi, e rendere il nostro carattere buono e non di peso ai compagni.
Dice l'imit. di Ch.: tantum proficies, quantum tibi ipsi vim intuleris; ed altrove: non è piccola cosa
vivere a lungo in una Comunità
ecc... &n
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Ma prima di tutto bisogna esaminare e persuaderci del nostro
carattere e del bisogno che abbiamo di correggerci. Un avaro ascoltando una predica sull'avarizia, al primo
accenno del predicatore disse tra sè:
l'argomento non fa per
me, e si pose in posizione da dormire. - Così è:
in una
casa o comunità forse tutti ci conoscono per invidiosi, superbi o collerici, e solo noi non ci conosciamo tali, o
meglio non vogliamo credere di essere tali; e guai ancora a chi ci avvertisse che abbiamo questi difetti! l'avremo a
male. Eppure scrive il Dubois (l.c.): i difetti ed i vizii sono anelli d'una stessa catena; e nulla v'ha di più
comune che il vedere i difetti del Seminarista cangiarsi in vizii allorché sarà prete (p. 8). Ed io dico per
esperienza che se non emendate il vostro carattere qui durante la vostra preparazione alle missioni, non vi
correggerete più; anzi aumenterà il cattivo del vostro carattere, e sarete di peso ai compagni e di
scandalo ai neri. - Vedete la grande importanza di questo lavoro: state attenti alla lettura del bel libro del Dubois,
applichi ognuno a sé i segni e se ne troviamo alcuno che fa per noi, diamoci con fermo proposito a correggerci,
raccomandandoci anche alla caritatevole monizione dei superiori e dei compagni pregandoli di avvertircene senza paura
di offenderci; ed anche se ci offendessimo sul momento, poiché al più presto rientrati in noi loro
saremo riconoscenti.
Ma per ben conoscerci non c'è miglior
mezzo dell'esame quotidiano...
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Creato: Martedì, 06 Giugno 2006 06:30
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Pubblicato: Lunedì, 05 Giugno 2006 23:00