PENTECOSTE

 4 giugno 1911
Quad. VII, 14- 15
Dom. di Pentecoste
Nell'Epistola della Messa di ieri si racconta che S. Paolo portatosi in Efeso... -Ai nostri tempi molti anche tra i cristiani non sanno che vi sia lo Spirito Santo, od almeno non si curano di Lui. Ed i religiosi e missionarii, che lo dovranno fare conoscere ai pagani, essi poi lo cono­scono praticamente e si comportano con Lui come dovrebbero? Esa­miniamoci. Tre sono i nostri doveri verso lo Sp. S.: conoscerlo - amarlo - e seguirlo (ascoltarlo). 1. Conoscerlo bene. Chi è lo Sp. S.; ce lo dice il Catechismo: la Terza Persona..., Dio come il Padre..., eterno... (V. Simb. S. Atanasio). Tutto ciò noi crediamo per fede; ma tale teorica conoscenza la riduciamo alla pratica? Prestiamo come al Padre ed al Divin Figlio il tributo dei nostri doverosi ossequii, come a Dio...
E poi sappiamo che lo Sp. S. è l'amore del Padre col Figlio; a Lui si attribuiscono i doni..., l'applicazione della grazia per salvarci e perfe­zionarci. .. È Egli che illumina, scalda... Vedete gli Apostoli prima e do­po la Sua discesa. Egli che in tutti i tempi formò i grandi Santi... Ecco la conoscenza che dobbiamo avere praticamente dello Sp. S.
2. Amarlo, è una conseguenza della nostra vera e pratica cono­scenza. Lo Sp. S. è tutto amore; e sotto il simbolo di fiamme discese su­gli Apostoli; ignis, ignem tui amoris... Egli ci ama, e per l'amore che ci porta desidera ardentemente di comunicarci se stesso ed i suoi doni. Ora amore esige amore; desiderio, desiderio. Ed oh! come ben espri­mono questi sospiri amorosi tutte le parole del Veni S. Sp., del Veni Creator e del V.S. Sp. et emitte... Solo bisogna farle nostre, dirle con tutta l'anima: Veni, Pater paup...
3. Seguirlo, nelle Sue ispirazioni con generosità e costanza. Quante anime in certi momenti di fervore ascoltano i suoi inviti, ma presto si stancano e lasciano il bene e la propria santificazione a metà; quindi in
loro lo Sp. S. non può operare le Sue meraviglie. Anzitutto bisogna ri­muovere gli ostacoli che si oppongono alle sue operazioni in noi, che sono i peccati ed i difetti. Specialmente ostacola in noi l'opera dello Sp. S. l'attacco a certi nostri difetti abituali; ciò che fa parte di quel peccato che si chiama impenitenza finale. Bisogna essere generosi nei tagli dei nostri difetti, e cosi cooperare alla nuova creazione che lo Sp. S. vuol fare di noi: emitte ... et creabuntur... Felici coloro che si danno tutti a discrezione degli impulsi dello Sp. S. e gli van dietro con coraggio. Egli ne farà degli eroi e dei Santi, come gli Apostoli e S. Fr. Zaverio. In co­storo e per essi Egli rinnoverà la faccia della terra: ren. f.t.
giuseppeallamano.consolata.org