CASTITÀ

15 e 22 ottobre 1911
Quad. VII, 17
(15 e 22 Ott.)
Due conferenze sulla castità (V. Pred. Sem.)
P.U. Costa, quad. II, 19-23
15 Ottobre 1911 (III Domenica di Ottobre)
Che cosa diremo oggi? Abbiamo da prendere occasione della festa? Oggi è la festa della Purità di Maria SS., e possiamo parlare di questa bella virtù, di cui alcuni di voi hanno già fatto il voto, altri si preparano a farlo.
Come fare a conservare la purità? Il Signore dice nel Vangelo Hoc genus daemoniorum non eiicitur nisi in oratione et jejunio. - ed altra volta: Vigilate et orate ut non intretis in tentationem; quindi vi sono tre mezzi: Vigilanza, Preghiera, Digiuno - parliamo prima della:
Preghiera - E prima di tutto vengono le giaculatorie che bisogna dire quando uno è tentato. Io però voglio qui insegnarvi un bel modo di combatte­re queste tentazioni, ed è che vi mettiate nel Cuor di Gesù e lasciate che i pen­sieri ed anche le impressioni corporali facciano quel che vogliono, senza curarvene.
Nel mondo c'è questa idea che quando vengono cattivi pensieri, bisogna cacciarli via con giaculatorie, e combattere...; ed invece così facendo fanno ancor più impressione, agitano, conturbano, ed il demonio è contento anche solo di conturbarci.
No, in queste battaglie contro la castità, diceva S. Filippo, vincono i pol­troni, cioè coloro che fuggono. Bisogna non curarsi sia dei pensieri, come del­le impressioni corporali (possono venire allo svegliarsi, ecc.), così essi passano facilmente e se ne vanno. Siccome però taluni solo a non curarsene non si sen­tono sicuri di non aver acconsentito, ebbene, mettiamoci nel Cuor di Gesù, il demonio non può entrarvi e saremo sicuri di non aver acconsentito.
Ecco le parole di S. Agostino: Quando pulsat turpis cogitatio, recurro ad vulnera Christi: tuta requies in visceribus Salvatoris e S. Agostino ne aveva certamente dei cattivi pensieri.
Io l'ho già sperimentato questo metodo da varie persone, e si sentivano una pace, una tranquillità ... Tutti i teologi sono d'accordo nel dire che non siamo obbligati a resistere direttamente, positive a queste tentazioni, anzi non conviene, conviene non curarsene. Naturalmente bisogna anche pregare la Madonna, l'Angelo Custode, i Santi, ma non in quel momento..., non rom­persi la testa...
Vigilanza - Bisogna vegliare perché queste cose non vengano; non biso­gna mettersi nelle occasioni. Uno per es. che andasse a vedere il palazzo della Moda o quello di Francia, all'Esposizione, non potrebbe lamentarsi se gli ven­gono cattivi pensieri.
Bisogna vegliare specialmente sugli occhi che sono le porte dell'immagi­nazione: chi lascia entrare il ladro per la porta non si lamenti d'averlo in casa. Ci vuole scioltezza, non è necessario andare cogli occhi chiusi, niente affatto, ma vedere quel che abbiam da vedere e tirar diritto.
S. Agostino diceva: Etsi oculi jaciantur in aliquem, figantur tamen in ne-minem - notate che non dice in tutti, ma in aliquem ancorché i miei sguardi ca­dano su qualcuno, non fissarli.
Un esempio pratico: voi uscite, vedete un bambino... lo vedete... ma che bisogno di fissarlo a lungo ... Oppure vedete due... li vedete (non c'è mica niente di male... sono fatti ad immagine di Dio tanto l'uomo come la donna...)... ma se voi li fissate il demonio vi mette subito in testa... sono due sposi, marito e moglie, ecc...
Non è necessario andarsi chiudere fra quattro mura, perché i romiti ave­vano tentazioni terribili; a S. Girolamo, mentre macerava il suo corpo nella spelonca di Betlemme, pareva d'essere fra la corruzione di Roma...; S. Giu­seppe da Copertino che aveva sì stupende estasi (erano solo le volte che lo fermavano nel salire), che aveva tanto dominio sul suo corpo, aveva egli pure or­ribili tentazioni.
Bisogna curarsi solo di ciò che abbiamo bisogno di vedere, ed il resto se ne stia... Non voglio che poniate scrupoli od obblighi dove non van messi... ma privandovi anche del lecito, vi priverete più facilmente dell'illecito,...; e non verranno poi vani timori di aver acconsentito, perché: come posso aver ammesso l'illecito, se mi privo anche di ciò che è permesso.
E Giobbe diceva: Pepigi foedus cum oculis meis ne cogitarem quidem de virgine - Ho fatto un patto coi miei occhi di non pensare neppure ad una vergi­ne,... non solo ad una donna... Uno potrebbe dire: è una vergine, una mona­ca... posso quindi essere un po' più... amarla più... Peggio! Un palo fra te e la monaca!
Notate però che dice: feci un patto coi miei occhi di non pensare... è la mente che pensa, non gli occhi...; ma siccome gli occhi sono le porte principali per cui entra il pensiero, egli [ha] fatto il patto coi suoi occhi.
Certa gente che son ciechi son privi di tante immaginazioni.
Facendo come v'ho detto, passerete tranquillamente dove avete da passa­re senza essere disturbati: certa gente viaggia tutto il giorno su e giù per Torino e non ne riceve alcun disturbo. Una persona mi diceva ultimamente: Si dice che per Torino vi sono tante occasioni, ecc... io non so, giro tutto il giorno, ma non vedo niente... Lei fortunata!
Digiuno - Sapete già che per digiuno s'intende qualunque mortificazione, e vi ho già parlato della maggior parte di queste mortificazioni.
Bisogna mortificare i sensi: la vista, come vi ho già detto. L'udito non vo­lendo sentir tutto... quando si passa attraverso...: non cercando di saper tutte le notizie... curiosando dappertutto. Ci sono certa gente in religione che non hanno mai il giornale, ma quando ci arrivano su un pezzetto che avvolge ca­stagne... un pacchetto... lo leggono con un'avidità ... (accenno alla guerra di Tripoli)...
Il tatto:... rispetto alla notte... riguardiamo il nostro corpo come una co­sa sacra: è stato santificato indelebilmente dal Battesimo, dalla Cresima,... lo è ogni giorno dalla S. Comunione. E a questo proposito voglio parlarvi di usi che vi sono in certi paesi... dei baci, ecc.
Che bisogno c'è di stringere così calorosamente la mano... di baciare i vo­stri parenti... adesso che siete chierici non si meraviglieranno, anzi ne reste­ranno edificati, come avvenne non ha molto al padre di uno di voi, che dap­prima un po' offeso, disse poi ad una persona di essere stato edificato...
Il Ven. Cafasso, narra Mons. Bertagna, si lasciava difficilmente toccar le mani (che teneva perciò generalmente nelle maniche) e, specialmente non se le lasciava baciare da donne; ma se qualcuno riusciva a prenderla non strepitava, tollerava.
E la bocca... ! Vi sono centinaia... migliaia di modi di mortificare la boc­ca. Voi dovete mangiare per ubbidienza; avete da lavorare e soprattutto da farvi robusti; ma ve l'ho già detto altre volte, si possono fare tante piccole mortificazioni. In comunità è facile: non si possono contentar tutti... ciò che piace ad uno non piace ad un altro...
Un dottore francese diceva: «Se uno gusta tanto il vino ed è sempre in cerca di festini... non parlatemi di castità in costui» e parlava di preti; ma voi non siete nell'occasione.
Infine mortificate l'immaginazione. Certuni hanno l'immaginazione così fervida, che si rappresentano tante cose... come S. Girolamo il quale nella spe­lonca di Betlemme si vedeva nel subbuglio di Roma. Alcuni si scaldano l'im­maginazione con letture... ma qui voi non le fate; però anche in quelle che fate non leggete per leggere, ma per l'utilità.
Conclusione - (che il reddatore non ricorda bene, ma che è un riassunto del sopradetto con esortazione).
giuseppeallamano.consolata.org