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Scritto da Beato Giuseppe
Allamano
30 marzo 1913
Quad. VIII, 30-32
30 Marzo
Del voto e virtù della Castità
1. Un solo e medesimo è l'oggetto del voto e della virtù; quindi la
violazione della virtù porta seco sempre, la violazione del voto; però peccando il religioso di
castità fa due peccati: contro il sesto o nono comandamento e contro la virtù della religione.
Confessandosi bisogna dichiarare al confessore, se già non ci conosce, la qualità di religioso. (V. Rosaz.
catech. V. R. e S. Alf. T. M. I. IV 37).
2. Le nostre
Costituzioni dicono N. 28. Per ben capire queste parole premetto che la parola castità, secondo S. Tommaso
deriva ex hoc, quod per rationem coneupiscentia castigatur (Scaram. III, p. 260).
Si danno cinque sorta di castità: verginale, coniugale, viduale,
per proposito di non accasarsi, e questo per voto. Capite da voi queste parole. Osservo solo che la vera essenza
della virtù della castità verginale consiste, al dire di S. Tommaso, formalmente nel
proposito abstinendi a delectatione venerea, cioè nell'atto interno, fermo e costante di non
ammettere cosa contraria alla integrità verginale. Quindi non lascierebbe di essere vergine dinanzi a Dio chi fosse
molestato nel sonno, o dalle tentazioni o da perfidi nemici, a cui la sua volontà si oppone. Ciò per nostra
consolazione. Esempio di S. Franc. Zaverio nel sonno a Lisbona (V. Vita) e di tante Vergini... duplicabitur ad
coronam (V. Scar. l.c. p. 261).
3. Può
aspirare allo stato religioso ognuno che si trovi nei sopradetti stati, anche in caso eccezionale i coniugati (V.
Dir. Con.); anche coloro che in passato non furono fedeli alla propria continenza, purché non siano abituati nel
male, ed abbiano una castità riparata, coll'uso dei mezzi che assicurano la stabilità nell'osservanza del
voto.
4. Il voto solenne in religione a ciò
approvata ed il solenne per S. Ordini costituiscono impedimento dirimente al matrimonio, che resta invalido e nullo, anche
se civile; ed i contraenti incontrerebbero la scomunica riservata agli Ordinarii. Il voto semplice è solo
impedimento impediente, che lascierebbe valido il matrimonio, ma illecito.
5. A tutela del voto di castità fu introdotta l'usanza della clausura. Essa
può dividersi in materiale e morale, quella specialmente per le donne, e più in antico per gli
Ordini, es. le Benedettine, le Clarisse, Cappuccine e Visitandine. La seconda è per tutti, e consiste
specialmente in due cose: nella non uscita dall'Istituto e nella fuga del sesso diverso.
1) Per diritto comune od almeno per approvata consuetudine, i
religiosi non possono uscire dal Monastero se non per giusta causa, col permesso del Superiore che si deve
rinnovare ogni volta e con un compagno. Anche le nostre Costituzioni ciò prescrivono alN. 42. La cosa è
di tale gravità che fatta con frequenza, e se di notte anche una sola volta, potrebbe essere colpa grave.
Bisogna tuttavia considerare le regole delle singole istituzioni (Gousset I p. 173; Tab. II, p. 201).
2) Guardarsi dal tratto famigliare e dalla conversazione con persone
di altro sesso. Qui parlo solo di noi e degli uomini poiché maggiormente ciò è doveroso per le
religiose, essendo di natura più deboli, di passioni più fragili e più facili a lasciarsi sedurre (V.
Scaram. III, p. 285).
I Santi padri S. Cipriano, S.
Gerolamo, S. Gregario M. e S. Bernardo sono unanimi nel condannare tale abuso. S. Agostino colle parole e
col suo esempio lo proclama altamente. Dice: ab omnibus christianis, praecipue tamen clericis et monachis,
familiaritas fugienda est...;
nunquam debere foeminas cum servis Dei etiam
castissimis in una domo manare (Scar. ib. p. 283 - 5). Egli non permetteva l'accesso nella sua casa a donne
straniere, alle stesse nipoti e cugine, e neppure alla sorella benché vedova e molto spirituale; e diceva che
se non esse altre che venivano con loro, a trovarle potevano essere di scandalo ai domestici (Scar. l.c.). Similmente
nell’andare esse a casa altrui.
Ma si dirà che talora sono necessarie od
almeno convenienti. Allora S. Cipriano: sunt equidem necessitates..., tunc severitas non desit. E
S. Gerol. a Nepoziano: nunquam solus cum sola, secreto, ed absque arbitro vel teste non sedeas (l.c. p.
287).
Né si porti la ragione del bene..., che sono spirituali,
ecc... Risponde S. Paolo: Videte ne quae spiritu coeperitis, carne consumemini. Sermo brevis ac
durus. Come coll'anime del Purgatorio.
Ecco perché
le nostre Cost. lasciati gli altri mezzi pure necessari per conservare la virtù ed il voto di castità
(dovendosi secondo le Norme porre in esse solo il principale) ai N. 29 e 30 dicono... E fin d'ora attenti al
parlatorio ed in tutto il vostro trattare con donne. Non tanto desiderio di andarvi, e statevi come in pena. Via gli
abbracci e le troppe strette di mano, la curiosità di sapere le cose del paese e della stessa
famiglia, come i matrimonii fatti nel carnevale ecc. Come pure colle nostre Suore, di cui non si deve
sapere e quindi dire il nome, ma suora in genere. Fortunati voi che non dovrete convivere con donne, come i
Vicecurati nelle Parrocchie, dove sovente sono figlie giovani contro le disposizioni dei Sinodi, o perché
sono nipoti del parroco. In Africa sono distinte le case delle Suore e dei Missionarii, e tra loro è la
Cappella.
Conchiudo col solenne avvertimento di S. Agostino: crede
mihi, Episcopus sum, veritatem dico in Christo, non mentior: cedros Libani (altissimae contemplationis homines)
et gregum arietes (magnos praelatos Ecclesiae) sub hac specie (amicitiae spirtualis) corruisse vidi, de
quorum casu non magis praesumebam, quam Gregorii Nazianzeni aut Ambrosii (Piae lect. p. 292).
P.P. Albertone, quad. V, 50-
58
Domenica - 30 Marzo 1913
Non ci siam veduti da un poco... Un po' una festa, un po'
un'altra... Diciamo qualche cosa in seguito e guarderemo di continuare di tanto in tanto, sopratutto guardiamo nella
pratica... Riflettete di tanto in tanto: "ho io spirito di povertà?". Si dice, si dice e non si bada, si
vive senza lo splendore di questa virtù; sta a noi star attenti a tutto quello che importa la virtù ed il
voto.
b) II voto di povertà in
Comunità esige l'attenzione di tutti; che nulla si guasti, che le cose si usino il meno possibile... se basta una
cosetta non bisogna metterne di più; non è roba di nessuno, ciascuno esamini se tiene in conto la roba
della Comunità, come fosse sua o dei parenti... "Roba mia, sì..., ma della Comunità...".
Anche in Africa si fa così... "Uno s'è comperato un cavallo... avere per lui tutte le cure, non
c'è più niente altro... tutto il resto è niente". No, dovrebbe essere al contrario. La roba
nostra ha maggior facilità di uso, ma quella della Comunità se la disprezzo pecco contro la
giustizia.
Nelle Comunità ben costituite tutti son
impegnati. "Non tocca a me"... Tocca a tutti!
In
Convitto, alle volte, quando giro, vedo i gas accesi... qualche cosa fuori di posto... tocca a tutti, non
immischiarsi, ma riferire! In una famiglia faremmo così; tutti interessati! Vi conto questa:
"Stamattina venne un giovane, mio massaro, che è andato via,
hanno comperato loro, sono diciotto insieme, e lavoriamo ben bene, egli mi disse, tutto coltivato, non c'è un
palmo vuoto. Non ci vuol tanto terreno, bisogna coltivarlo. Finché c'è la mamma andiamo insieme, quando non
ci sarà più ci divideremo, e andiamo tutti d'accordo, guerra a chi può fare di
più".
O possibile! Per un po' di denaro sono
tutti uniti, pazienza gli uomini, ma le donne! Che in Comunità non si possa avere questa unione?
Viviamo della carità... Un ago, sia pure, il Signore ce ne
chiederà...
Il Padre Anglesio diceva che quando alla
Piccola Casa lasciavano qualche eredità andavano a staccare perfino i chiodi perché sono mandati dalla
Provvidenza.
Non so se mi abbiate capito. Impegno
vicendevole in tutti. Questo è lo spirito di unione di famiglia. Quando una cosa è conveniente tocca a
tutti. Questa è un'osservazione di massima importanza. Uno non tanto attento non ci bada, un altro passa e dice:
Non tocca a me... e intanto...
DEL VOTO E
VIRTÙ DI CASTITÀ
1) È una materia
molto delicata e importante (Vedi Cost.ni C. IX). La parola Castità da "castigatio" ex hoc quod per
rationem concupiscientia castigatur. S. Tommaso.
Vi sono varie sorta di
castità: Verginale, Coniugale, Viduale o per voto o proposito di conservare il celibato.
2) Castità verginale - Consiste formalmente nel proposito fermo
abstinendi a delectationibus, di non commettere atto contrario alla verginale integrità. Non si può perdere
la vera virtù davanti a Dio, e non lasciano di essere vergini chi nel sonno o altro avesse qualche miseria,
tentazione...
Le tentazioni non possono nulla, o, come dicevano le antiche
vergini; se tu mi sforzi mihi duplicabitur corona. - oppure nel caso dei sacerdoti che sono veri martiri di castità
in confessione.
La materialità non basta, non si perde la virtù
senza volerlo pienamente, con piena volontà deliberata. Quest'è la castità verginale.
3) Coniugale — E per quei coniugati che vivono fra loro cristianamente. Poi vi è
la viduale presto compresa. Altri poi stanno celibi, ed è anche virtù se noi fanno per voto.
Per voto poi si fa il voto solenne di castità per il Diaconato - il
semplice quando sarà il tempo di far la professione, per chi non l'ha già fatta.
Che distinzione vi è fra l'uno e l'altro?
Il voto solenne è impedimento dirimente. Il semplice è solo impediente. Il matrimonio è
valido ma illecito.
4) Qual'è la materia del voto e quella della
virtù? E la stessa cosa.
La materia della virtù è la
medesima che quella del voto. Cosicché chi mancasse contro la castità fa due peccati: di Castità e di
Religione. E confessandosi deve dirlo che ha il voto perché vi è doppio peccato.
Per potere fare il voto è necessario essere vergini? No. Essere casto? No. Ma basta che
dal momento che si fa il voto si abbia il proposito, sia che sia vergine, o vedovo, o coniugato. Se anche avesse peccato
non è impedito. Sarebbe impedito se fosse abituato, perché si espone e prende un impegno
gravissimo... ma non è il caso. L'unico escluso è l'abituato, non l'emendato.
Il mezzo per emendarsi è pregare... e pregare... Ma veniamo ad altro...
5) Dicono le Costituzioni. (V. Costit.ni 29-30). Mezzi per la virtù e voto di
castità. - La clausura cui una volta si dava molta importanza. La clausura materiale non è necessaria per
tutti. La clausura morale ci dev'essere in tutti.
La materiale consiste
nell'essere chiusi da muri o porte. Alla Visitazione nessuno può uscire od entrare. Dalle Cappuccine nessuno
può mai vederle sotto pena di scomunica. Non può tutto l'anno.
La morale in che consiste? Non avendo muraglie ce le faremo.
2 cose: non
uscire senza giusta causa, licenza, da domandarsi volta per volta, ed essere accompagnati da un compagno, secondo la
natura, abbastanza importante. (Costit.ni XIII - 42): i Missionari uscendo... Questo è un piccolo accenno
alla clausura, non potendo avere la vera si fa quel che si può per essere fuori dell'occasione...
Bisogna non uscire da soli. Noi facciamo ciò che è
possibile. Se si uscisse abitualmente senza permesso può anche essere causa grave.
Quando dobbiamo uscire, sempre col permesso, procurarci un compagno; se non
c'è ..., l'Angelo Custode, cosicché abbiamo la clausura morale, non essendovi la materiale.
6) L'altra parte poi è la fuga delle donne, l'allontananza dalla conversazione
delle donne (29-30 Costit.ni).
Certo non tutto ciò che vi è nella
virtù e voto di Castità si mette nelle Costituzioni, ma solo il principale. Lascia il resto e viene a
parlare della clausura: questo è di tanta importanza.
Tutti i Santi hanno
gridato, contro di questo sono di fuoco. S. Agostino ce lo insegna: Ab omnibus christianis, praecipue clericis et
monacis mulierum familiaritas fuganda est. Non solo a donne straniere, ma neppure una cugina, o nipote o sorella. E
si dice di lui che senza preti non entrava mai nella camera della gente.
Dice S.
Cipriano: Te severitas non desit solus cum solo et absque arbitro vel teste non sederes.
E S. Gerolamo: Cum mulieribus sermo brevis et durus. Né tu sei più
forte di Sansone, né più santo di Davidde, né più sapiente di Salomone, eppure essi
caddero.
E se è una santa figlia è ancor più pericoloso. Si
comincia sempre collo spirituale. Si dirà che S. Francesco di Sales stava colla Chantal. Non è vero, la
teneva a giusta distanza, eppure erano santi.
7) In Parlatorio si cerchi di
togliere i baci, non chiaccherar tanto, tagliare più che si può. Vi sono dei chierici che quando viene
alcuno domandano di tutti i matrimoni del paese: che bisogno di sapere quello! Guai a chi non ha paura di andare in
Parlatorio; bisogna andare come sulle spine, siamo fragili.
S. Bernardo da
giovane, per aver vista una donna si gettò in uno stagno d'acqua gelata. S. Luigi non guardava mai; in Ispagna non
conobbe la regina Isabella - Sembrano esagerazioni - Il Signore benedirà, aiuterà fin d'ora una
delicatezza, quando si ha da trattare con gente... sapete che voglio dire.
Bisogna trattare colle donne, come colle anime del Purgatorio circondate dal fuoco; non fissarle...
Sentivo una volta dire da uno: Oh, come mi dispiace colui, perché mi ha fissato
così...
Dice S. Agostino: Crede mihi, Episcopus sum, veritatem dico in
Christo non mentior: Cedros Libani, et Arietes sub hac specie amicitiae spirituali corruisse vidi, de quorum casu non
magis praesumebam quam Gregori Nazianzeni et Ambrogii".
Si tratti con
riguardi, ma le pure parole necessarie. Se sono sante, preghino, stiano sante. Io per me non ho mai scritto ad una
penitente in vita mia: si risponde a voce ad una domanda,... o santa Rusticitas!... Non siamo più santi di
Davide!
8) Come qui, sì in Africa — Vi è la casa per le
Suore e la casa per i Missionari; in mezzo la Cappella. Ognuno le sue camere, ciascuno il suo posto, e si va avanti:
dobbiamo tenerci con questo spirito... Credo d'aver ottenuto molto — ci vuole un disprezzo, un'abbominazione, una
paura: non c'è necessità di essere famigliari, il puro necessario.
Dobbiamo sempre dire parlando colle suore: "Suora, mi dia questo o quello". Non è necessario:
"Suora tale, o suora tal'altra", ma semplilcemen-te: "Suora"; noi non dobbiamo conoscerle; è
la suora destinata a quell'uffizio.
Io son ben contento di essere vissuto
in Comunità e compatisco i parroci e vice parroci... Sebbene il Sinodo la voglia di una data età,
c'è sempre chi riesce ad averla più giovane. Poi la nipote... Se ci fosse ancora S. Agostino andrebbe a
cacciarle tutte le nipoti!... Un parroco ha preso un ragazzetto, è molto da rispettare; non aveva tutto in
ordine, mi diceva il Cardinale, ma..
Quand'ero chierico conoscevo un parroco
che aveva un domestico, e lo ammiravo. È materia importante.
I Santi
Padri gridano in questo, così don Cafasso. Cosa mai, ci vuole la clausura...
Là, preghiamo, ed io vi benedico!...
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Pubblicato: Mercoledì, 07 Giugno 2006 23:00