IL VOTO DI OBBEDIENZA

   20 aprile 1913
Quad. VIII, 35- 36
Del voto d'obbedienza
(19 Apr. 1913)
Il religioso quanto all'obbedienza ha due obbligazioni: Altera ex voto, altera ex pacto cum Religione inito. Ex voto tenetur obtemperare R. Pontificis, et superiorum suorum praeceptis. Ex pacto servare omnia quae in Regula continentur (D'Ann. III N. 218) sotto peccato o no secondo è prescritto. (V. Cost. N. 75).
       La materia del voto è più ristretta che quella del patto o virtù;
mancando in quella si manca anche in questa, non sempre viceversa, e si commettono, verius ex D'Ann., due peccati, contro la Religione e contro il quarto precetto del decalogo, che comanda di ubbidire a tutti i superiori (V. Scaram.) e loro prescrizioni. Entrando in Religione l'alunno si pose sotto la dipendenza dei superiori e si obbligò a vivere della vita dell'istituto, e questi a dargli i benefizii della Comunità.
I. Parliamo prima del voto d'obbedienza. Le nostre Cost.: in forza del voto (N. 31 e Normae 132). Esaminiamo ogni parola: 1. Comando (praeceptum), perché se il Superiore non esprime un vero comando non vi è tale obbligazione di obbedire. Quando veramente comanda ex verborum tenore et instituti usu dijudicandum est: Item ex praecipiendi modo, aliisque adiunctis colligendum quando superior praecipere censeatur sub gravi, vel tantum sub levi et aliquando etiam sub nulla culpa (Talento II, p. 201), sub gravi si materia sit gravis. (D'Annibale l.c.) et ipse addiderit in Nomine
Chi .: in virtute S. Ob., sub formali praecepto (Normae), sub poena excommunicationis, aut verbis aequivalentibus juxta proprias Constitutiones (Normae 135). I superiori non comandi­no (Cost. 33. Normae 136,7).
S. Alf. tiene pure cosi (Th. M. L. IV N. 37). Item communiter Moralistae. Attamen Normae dicunt: vi voti tenetur obedire tunc tantum... E sopra di esse le Costituzioni moderne (Es. Giuseppini e Giuseppine), limitano la materia od oggetto del voto a questo solo caso. Così anche noi (Cost. 31).
2. Legittimo Superiore, — perché all'illegittimo non si è tenuti ad obbedire, e qui non si parla di chi fa voto a chi non ha giurisdizione esterna, come sarebbe al confessore. Nel dubbio se il superiore sia legit­timo si è tenuti ad obbedirlo se si trova in tali possessione (Talento). — Sono legittimi Sup.1 (Cost. 32- 36).
3. In quelle cose che ... Normae 133: Non exacte diceretur... Reli-giosus non intendit se obbligare ad vivendum et obediendum, nisi se-cundum vota emissa et proprium institutum. (Talento). Hinc Superior praecipere nequit quae sunt supra vel contra regulam vel extraordinaria onera (Talento). In dubio possidet superior (V. Talento).
Il voto riguarda solo l'atto esterno, cioè l'esecuzione esteriore di ciò che vien comandato; la virtù esige anche l'atto interno; il voto si estende solo a ciò ch'è di precetto, la virtù anche a ciò ch'è puramente di consiglio (Rosaz. Cotel).
P.P. Albertone, quad. V, 71-75
Domenica - 20 Aprile 1913
Dell'Ubbidienza
Abbiamo nell'Ubbidienza due obbligazioni: Altera ex voto, altera expacto cum instituto religioso mito.
Uno che entra in comunità si obbliga a vivere secondo le regole e questo è un patto, un contratto che si fa. Un patto: uno di comandare, l'altro di obbe­dire. Non per fare la propria volontà, ma per ubbidire, è un patto.
Due modi adunque: 1° pel voto; 2° dell'Istituto; come in famiglia, al pa­dre ed alla madre, è incluso nel 4° Comand.to.
Riguardo al voto (V. Cost.ni). In forza del voto il Missionario... questo è ciò che appartiene al voto. Dice il Dannibale (sic): Tenetur obtemperare Ro­mani Pontificis et Superioris sui praeceptis. Se non è un precetto del Superiore non si trasgredisce al precetto. Primo: vero comando, vero, non invito, consi­glio, desiderio. E poi che lo esprima convenientemente se no non c'è obbligazione.
Come saperlo questo? Dal tenore dell'uso della Comunità. Verborum te­nore et instituti usu dijudicandum est. Anche tacito, ma un vero comando. Quando è vero è obbligatorio, ma si peccherà? Gravemente, o poco o niente? Si Superior vere praecipiat ut circa ea quae in regula expresse vel virtualiter continentur, obligatur, non tamen sub gravi, nisi materia sit gravis, ed il Supe­riore aggiunge quelle parole: "In nome di Gesù Cristo, in virtù di Santa Obbedienza", o formole equivalenti.
Ma può comandare solo quello che c'è nelle Costituzioni, uso, regola? Se volesse farmi vivere da Certosino, no. Data materia grave, colla formola, e deve supporsi data la minaccia, allora sarebbe peccato mortale, se no vi sareb­be veniale, o anche niente. Obbligo vi è al comando, non all'invito.
Poi "legittimo superiore" (Costit.ni). Chi è legittimo superiore. Chi non è legittimo Superiore non può obbligare, non ha giurisdizione. Il Confessore in questo caso non ci entra, non è legittimo; e nel dubbio dobbiamo ubbidire.
Col voto non ci obblighiamo alle Costituzioni, ma al comando del Supe­riore secondo le Costituzioni. Ubbidienza al Superiore. (Costituzioni N. 75, Le Costituzioni di per sé...).
Tutte le volte che si trasgrediscono sarebbe peccato? No, perché si è ob­bligato al Superiore. Il Superiore deve comandare tutte quelle cose che diretta­mente o indirettamente riguardano le Costituzioni.
Ma il Superiore legittimo (V. Cost.). Fra due proff. chi sia la precedente:
la semplice o la perpetua? Mettiamo che fossero due in una stazione. Uno mancasse l'altro compagno è rivestito della facoltà di legittimo superiore.
Questi superiori ultimi ed anche quelli un po' più indietro, vadano ada­gio, tutti, ma specialmente quelli, a comandare per ubbidienza. Non se ne do­vrebbe mai aver bisogno, perché, in questo caso non c'è più dubbio, e vi è obbligazione mortale.
Virtù — Più larga che il voto. C'è il voto, la virtù e tutto il resto. Chi of­fende il voto quanti peccati? Uno per il sacrilegio ed uno contro il 4° Coman­damento. Se non è materia del voto resta peccato di disubbidienza, anche for­se mortale, speriamo mai, alle volte veniale o niente.
Le Costituzioni, esortazioni, consigli, sono per formare, non per molti-plicare i peccati. Se mancasse alle Costituzioni, ecc. per disprezzo, o scandalo, allora sì, c'è peccato mortale. Per la dispensa; andare adagio a dispendare; in particolari cose, ci sia causa, e a breve tempo; perché se no ne viene la dissoluzione della disciplina.
In una Comunità uno dispensato per otto dì dall'alzarsi al mattino, e poi continua, la massima parte della Comunità dispensata... che disordine!... Un Superiore che dispensi facilmente si mette in pericolo di mettere la dissoluzio­ne nella Comunità. In una Comunità tutta la Comunità a latte e uova e licenze generali ecc... Le licenze van sempre particolari, così si merita e si riflette sul bisogno.
Riguardo alla virtù dell'Ubbidienza ex pacto, è un patto: tenetur servare omnia quae in regula continentur.
Obbliga sotto peccato? Peccato se si fa per disprezzo od altro... I figli ai parenti, i cittadini alla legge civile se giusta; obedite praepositis vestris. Dob­biamo obbedire ai Superiori che ci siamo scelti, tuttavia non è sotto pena di peccato.
E gli ordini del Romano Pontefice? (N. 36 Costit.). Il comando del Santo Padre cadrebbe sotto il voto. Il Papa è il vero Superiore primo e la Propagan­da per il Papa.
Tenete a mente queste cose per non peccare quando non c'è peccato. Ma però pecca chi disprezzasse o scandalizzasse o inducesse la dissoluzione.
Ubbidiamo in tutto e per tutto e non c'è più bisogno di far distinzioni... ubbidiamo come Nostro Signore fino alla morte. E quando il Superiore esor­ta? È meglio sempre essere precisi.
Vi devo dire che il S. Padre va meglio, è fuori di pericolo. Dobbiamo go­derne: per noi è un dovere speciale. Abbiamo verso di lui un dovere particola­re di affetto, di riconoscenza, cresciuti sotto di lui che ci vuol tanto bene. Un Papa che ha fatto molto. È Lui che ha scoperto e profligato il Modernismo, eresia che distruggeva le basi, metteva il dubbio su di tutto. Ma Egli l'ha subi­to conosciuta, ha tagliate le radici. Ce n'è proprio bisogno d'un Papa così, che è un'eresia delle più perfide, come il Giansenismo, anche quelli che ne hanno solo un po' di bava sono freddi, indifferenti. Ma voi no, voi fede viva... La­sciamo questi dubbi, vi è chi dice: Chissà se il Quadro della Consolata è pro­prio quello, etc... Chissà se questo, chissà. E potremmo dire: Chissà se nel Ta­bernacolo c'è Gesù... Chissà, chissà, poveretti! Da un caso appena possibile gettano dubbi ovunque... oh, con tanti chissà, con che fervore si può fare la Visita a Gesù Sacramentato? E non si va al Signore con amore...
Da un caso possibile gettano il dubbio su tutto. Da altri credono, solo dal Papa non credono; dal Re, Imperatore credono... Ma il S. Padre l'ha profligata... Ci sono ancora degli infelici... ma preghiamo che il Signore ci benedi­ca!...
giuseppeallamano.consolata.org