FESTA DELLA SS. TRINITÀ

18 maggio 1913
P.P. Albertone, quad. V, 97-98
18 Maggio 1913. (Ai Giovani)
Siam già alla metà del Mese di Maggio e il fioretto? L'avete sempre fatto? Guardate ... è un bel mazzo per la Consolata, mazzi enormi, composti di tanti fioretti. Ad ogni costo nei giorni che rimangono un fioretto per mancanza di carità... Non avrei tanta voglia di studiare, no! Ci sono gli esami sapete! terri­bili... Fate per amor di Dio; avete ancor tempo più della fine del mese.
Oggi è festa della SS. Trinità! È tutto l'anno festa della SS.ma Trinità: in tutto l'anno si onora il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo, che formano un so­lo Dio in tre persone.
Quando ci segniamo, onoriamo sempre la SS.ma Trinità. Nel gloria, ne­gli inni, sempre ed è perciò che la Chiesa non fa una festa tanto solenne; è solo doppia di 2ª classe, non di 1a, perché non fa bisogno di fare una festona men­tre si fa tutto l'anno.
Ebbene, come onorarla la SS.ma Trinità? Dice S. Paolo: Ex quo omnia, per quem omnia, in quo omnia.- Ex quo omnia: Tutto ci viene da Dio, tutto, tutto; tutte le creature; è Lui che ha creato tutto:Ex quo: tutto! Miei pensieri, affetti, operazioni voglio che vengano tutti da Dio, cioè che siano quelli che vuole il Signore: parole, quasi sermones Dei.
Per quem omnia: Tutto quello che facciamo, le parole che diciamo, tutto per mezzo di Lui, insieme con Lui: fate la Comunione e poi dite: Domine, in unione tua.
Quando mi sento maligno: aiutatemi, o Signore! Deus in adiutorium meum intende! Tutto con Nostro Signore.
In quo omnia. I Gentili stessi dicevano che in Dio muoviamo, siamo in Dio, e S. Paolo lo riporta: Siamo una cosa sola dentro di Lui, facciamo tutto nel Cuore di Gesù. Ex quo, per quem, in quo omnia: Ipsi gloria in saecula; è a Lui che si deve gloria: tutto cie viene da Lui, dobbiamo fare tutto per Lui e non per la nostra superbia, a Lui solo la gloria e l'onore di tutto.
Proponete di fare il segno della Croce bene, e di recitare bene il "Gloria Patri".
 (Non è notato chi fosse) Tanti e tanti anni che visse più celeste che di que­sta terra, eppure non si stancava mai di dire il "Gloria Patri".
Santa Maria Maddalena de' Pazzi quando recitava il Gloria, chinando il capo s'immaginava che le tagliassero la testa e veniva persino pallida. Un Mis­sionario deve sempre avere questo spirito...
Ho una buona notizia da darvi... non l'ho ancora data ai Chierici. (La conferenza dei Chierici fu dopo questa).; Abbiamo il Prefetto Apostolico del Kaffa: II Padre Gaudenzio Barlassina. Il Santo Padre ci ha date queste conso­lazioni. Egli potrà dare la Cresima! potrà far ordinare Sacerdoti. È un bravo missionario. Entrato nell'Istituto Diacono, partiva, e dopo 10 anni ha mai cercato di venir giù. Quando sua madre è ammalata, hanno fatto il sacrifizio tutti insieme.
P.P. Albertone, quad. V, 98-103
18 Maggio 1913. (Ai Chierici)
Vi siete congratulati coi 2 diaconi... (Don Ferrero e D. Maletto).
Ho da darvi una notizia: il nuovo Prefetto, il Padre Gaudenzio Barlassi­na Prefetto del Kaffa: comincerà un nuovo campo. Ha facilità a imparare la lingua, spirito calmo, esperienza di 10 anni.
Mons. Perlo prima fu superiore poi subito Vicario, non fu Prefetto. L'Eritrea ebbe sempre il Prefetto, Tripol. anche il Prefetto, non è Monsigno­re, ma ha la facoltà di dare la Cresima, di fare ordinare, ma ci manca il carat­tere episcopale.
Noi abbiamo chiamato solo la Prefettura e ci hanno dato quello che ab­biamo chiamato. Sarà anche Vicariato, ma bisogna aver pazienza. Tuttavia non ce n'è bisogno, partirete già tutti ordinati. Gli 8 di Maggio fu fatto il de­creto, ed ora lo faremo venir su. Suo fratello è nostro Procuratore a Roma, e per delicatezza abbiam fatto domanda a lui. Egli ha subito telegrafato. La Prefettura si dà quando si è certi che durerà; ci ritengono idonei, non si ha più bisogno di noviziato. Intanto farà una gita a trovarci: alto, magro, sempre buon spirito. Suo fratello mi scriveva: Veramente ne avrei da scrivere per un processo di canonizzazione. Quando partì disse che era per lui il più bel giorno della sua vita. Ha sempre lavorato, ha mai cercato di venir su. Quando seppe che sua madre era in fin di vita, disse: "So che ha tanta virtù da fare il sacrifìzio", e non volle venir in Italia, "la rivedrò poi in Paradiso".
Speriamo il Signore ci darà tutte le grazie necessarie; è una Missione ine­splorata; non sappiamo ancor dove passare: dal Nilo e dalle Missioni del Gekoio, o da Massaua.
Ho scritto al Console, è un medico che deve passare, a Torino per introdurci; cerchiamo un capo, perché sono tutti principotti che hanno libertà qua­si assoluta.
Mi scriveva il Felizzati: cercherò qualcuno dei capi più malleabili — Biso­gna essere disposti a studiare una lingua nuova. Il Kaffa era il sospiro antico; s'intendeva già d'andar lì da principio, avevamo già il permesso e poi siamo andati a Mombasa. Bisogna armarci di Spirito: studio, lavoro; pochi operai, ma pieni di spirito Apostolico; tutti per questo scopo.
Diciamo pure: Deo gratias! Non ci meritiamo quello che ci stimano. - Il Serafini mi scrive: "Che c'è in India un convento!..." — "Scusi, non siamo a proposito" (per fare i riformatori).
Quella suora Giuseppina che era venuta per incominciare l'Istituto, l'hanno richiamata, e le nostre Suore debbono fare da loro. Si spendeva tutta per le Suore, ma era solo imprestata. I suoi superiori me lo dicevano: ne avremmo bisogno,,,; ed ora che le suore hanno fatto professione debbono im­parare a far da sole. Tutte hanno fatto così. Io per me non mi credeva in caso di fare delle suore. Così hanno fatto le Suore di Sant'Anna, e le Maddalene.
Io l'ho detto loro: "Ciascuna di voi deve farsi coraggio: tutto fatto. Io sono il Superiore: quella la Vice Superiora etc... farsi coraggio e non stracciarsi i ca­pelli".
Quando sono andato alla Consolata dicevo: "Ma Monsignore, io sono giovane" — "Vedrai che ti vorranno bene lo stesso. È meglio giovane, se fai degli sbagli hai tempo a correggerli".
Alle Suore ho detto così: Tutte le cose devono cominciare, ma ora dovete vivere da voi, del vostro spirito. Gli altri possono portarci il loro spirito, ma non il nostro. E questo è per mettervi al corrente, è come si fa in famiglia. Tut­ti insieme, anche colle Missionarie della Consolata.
Avete letto le lettere di Carlino?... Ha battezzato vedete... Lo spirito dei Coadiutori; fa vedere che bisogna scrivere. Ringraziarne il Signore, si fa tutto il bene che si può:Ex quo, per quem, in quo omnia. Ipsi gloria in saecula.
Ex quo: Diciamo al Signore: Nihil praeter te, Domine. Omnia fecit in coelo et in terra... venga da Dio. Da Dio l'ispirazione...
Per quem: per mezzo di Lui: sine ipso nihil factum est. Sì, facciamo tutto unitamente con Dio. Non solo per Lui, ma anche con Lui: Dio vede: Omnia possum in Eo qui me confortat.
Nelle tentazioni: quis contra me? Tutto per amor di Dio.
In quo: facciamo tutto in Dio, nel S.C. di Gesù: tutto per voi niente fuori di voi. In tutto aver un pensiero di fede: tutto parte da lui e ritorna a lui. Come le arterie e le vene: non ho studiato anatomia, ma mi pare che è così; non im­porta, anche S. Francesco di Sales e S. Tommaso hanno detto tanti spropositi di questa roba.
In Quo: tutto in Lui: Ipsi gloria in saecula, A.M.D.G., tutto per sua glo­ria. Tutto a sua gloria e secondo la sua volontà, perché è di più fare la volontà sua che a sua gloria.
Questo è quanto alla Festa di oggi; muoviamo la volontà a fare bene il se­gno di Croce, e l'inchino al Gloria.- Oggi è solo festa di seconda classe, non come il: Corpus Domini, perché la Festa della SS.ma Trinità è tutti i giorni e tutte le ore, tutte le volte che si fa il segno della Croce, il Gloria, è sempre in onore della SS.ma Trinità.
San Simone Stilita dicono, che su quella colonna non faceva che dire: il Gloria Patri, ho letto, certo se non sempre almeno sovente.
Santa Maria Maddalena de' Pazzi s'immaginava che le tagliassero la te­sta, e dicono che veniva perfino pallida. Aveva il merito di tanti atti di Fede. Bisogna essere santamente furbi, non sapientoni "mac cule cose lì", o quelle o altre, bisogna dare importanza.
Chi non vuole acquistare le indulgenze di 300 giorni o 100 giorni, perché dicono: La plenaria vale di più: unum tacere et aliud non omittere. Una può stare e l'altra anche; e se guadagnate poi niente per volere solo quella grossa? Un po' più di umiltà; non vi è nulla di sprecato. Don Cafasso dava importan­za.
Bisogna farle ambire. Prendiamole tutte. Santamente furbi; ci sono cer-tuni che san di tutto. Monsignor Perlo sapeva di tutto; anche adesso si cava in regola tutto; dare importanza; ci vuol osservazioni; lasciar passare nulla. Cal­zoleria, Legatoria: non dire: Non son fatto! Storie! fatto per tutto. Non di­sprezzare nulla, e così alfine si sarà un buon Missionario in Africa. Così pure per le lingue. Mi hanno scritto che uno dei tre partiti (Padre Benedetto, Cagnolo e Coad. Giovanni) parla già bene: uno dei due missionari: P. Benedetto è a Kachianjiro, non so quale. Così voi Coadiutori: anche Coadiutor Giovan­ni dice che quando non sa rispondere li fa lavorare. Volontà di Dio in tutto. E il Signore va via aiutandoci, confortandoci.
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