SULLO STUDIO

19 ottobre 1913
Quad. IX, 4-6
19 Ottobre 1913
(Cominciò la conferenza in Inglese Ch. Cavallo)
Alcuni anni sono si recarono a Roma i chierici seminaristi di Mila­no; vennero presentati al S.Padre dal loro Card. Arcivescovo. All'indi­rizzo fatto Pio X rispondeva colle parole del salmo 118: Bonitatem et disciplinam et scientiam doce me;che bellamente commentava loro pro­vando la necessità nei chierici della bontà della vita, dell'amore alla di­sciplina e dell'applicazione agli studi sacri.- Sulla scorta del Vicario di Gesù C. intendo anche io di parlarvi delle tre cose, e prima sfosserà dell'ultima, della scienza, essendo voi in principio dell'anno scolastico.
La scienza vi è necessaria? Quale la materia - il modo – il fine?
1. La necessità della scienza si fa chiara dalla S. Scrittura e da tutta la Tradizione della S. Chiesa. Nell'Antico Testamento presso Malachia: labia sacerdotis custodient scientiam, et legem requirent ex ore ejus; e presso Osea: quia tu scientiam repulisti repellam te, ne sacerdotio fungaris mihi (V. Giordano F. Istr. Ch.i). Nel Nuovo Testamento N. Signore disse: docete omnes gentes... servare omnia quaecumque mandavi vobis...; ma per insegnare agli altri bisogna prima imparare, averne la scienza.
Della S. Tradizione è chiaro perché tutta nei Papi, nei Concilii, nei S. Padri ci parla della necessità della scienza nei sacerdoti. S. Francesco di Sales disse che la scienza è l'ottavo Sacramento della Gerarchia eccle­siastica; e dà causa della rovina di Ginevra all'ignoranza di quei sacer­doti. - Ma di questa verità siete persuasi.
2. Veniamo alla materia degli studi. Essendo voi missionarii la vo­stra scienza è molto più ampia; dovete aspiranti al sacerdozio attendere principalmente agli studii sacri della filosofia e Teologia, e secondaria­mente allo studio ed esercizio dei lavori manuali, e poi allo studio del catechismo, delle lingue e di quelle nozioni che possono ajutarvi a fare in Missione maggior bene. In tutto dovete attenervi all'obbedienza, stu­diando quei libri e quelle materie che quotidianamente i superiori vi in­dicano. È un vezzo giovanile il voler studiare altre cose, e lavorare di­versamente dall'obbedienza. Credetemi, qui tutto è ordinato a formar­vi perfetti missionarii, sia negli studii, come nella pietà; e chi eseguisce ogni giorno i comandi ed i desiderii dei superiori si troverà al termine col corredo necessario ed utile a ben compiere la missione che il Signore gli affiderà. Approfondite i testi postivi in mano, procurando di ridurvi le verità in succum et sanguinem. Chi ha maggior falilità non si lasci in­gannare a studiare superficialmente per correre ad altro, perché non avrà che nozioni incomplete e solo attaccate con saliva, che presto pas­seranno. Se volete approfondire le stesse materie servitevi di autori classici, approvati dalla S. Chiesa, come S. Tommaso ed il Suarez per la filosofia e Teologia, e S. Alfonso per la morale; e non di autori mo­derni, per lo più leggieri e non precisi. Quindi non Rosmini, né Bonomelli, o periodici e gazzette; i quali non sono sicuri, secondo la parola del Papa, e sono infetti qua e là di modernismo o simili. S. Tommaso profligò tutte le eresie che furono prima e dopo di lui, e di S. Alfonso la Chiesa disse che in tutto tuto sequi potest. Raccomando specialmente lo studio e l'esercizio delle lingue, per poterle parlare e così ben manife­stare le verità che dovrete insegnare.
3. Quanto al modo di studiare dovete studiare e lavorare piamente. Lamentava meco Mons. Pulciano, quando era chierico, che tra la scuo­la e la Cappella vi fosse come una barriera. A quei tempi varii professo­ri che provenivano dall'Università non dicevano alcuna preghiera, né prima, né dopo. S. Giuseppe Calasanzio prescrisse ai suoi Scolopii di mai fare una scuola, fosse pure di matematiche, senza far entrare qual­che cosa di Dio. E come è possibile per un chierico studiare il trattato sul S. Battesimo e non sollevare dal cuore un sospiro di ringraziamento a Dio, che senza alcun suo merito gliene fece la grazia: - pregarlo di po­tere in sua vita battezzarne molti... Così del trattato sulla S. Eucaristia senza fare qualche comunione spirituale; e dell'Estrema Unzione senza pregare il Signore di questa grazia prima di morire. E via dicendo di ogni materia. Allora lo studio non inaridisce la pietà, come sovente ac­cade, ma n 'è un incentivo.
Anche nei lavori manuali bisogna eseguirli piamente: per esempio lavorando da falegname pensate a Gesù e S. Giuseppe che sì santamen­te fecero simili lavori; di calzolaio ai SS. Crispino e Crispiniano, che nobili si adattarono a questo mestiere per salvare anime... Così bisogna studiare e lavorare.
4. Il fine dei vostri studii e lavori non è altro che la propria santifi­cazione nel fare bene i vostri doveri, e nel prepararvi e rendervi utili all'istituto ed alle missioni per salvare molte anime. Non si studia o la­vora per fini umani (S. Bernardo), ma per conseguire una mercede ma­gna nimis in Paradiso. Vi conforti questo pensiero continuamente per vincere le naturali ritrosie, che si provano; e vi si attenda con animo a guanto l'obbedienza vi prescrive. Così compirete in voi le viste di Dio, e sarete premiati come servi fedeli e prudenti...
P.P. Albertone, quad. V, 139-144
19 Ottobre 1913
(Cominciò la conferenza in Inglese Ch. Cavallo)
Inizieremo un po' di esercizio pubblico. Questo si che è importante: chi sa che un giorno non ne abbiate bisogno. E farlo bene, perché gli Inglesi non di­cano che ci manca quell'accento; così vedete: Don Cagnolo in Africa dice che capiva, invece i primi partiti non capivano niente. Non studiarlo come lingua morta, ma studiarlo bene, bisogna prenderlo come un vero dovere, perché lì non avete solo da parlare Gikuiu, ma anche Inglese, perché vi sono i Forti. Non ho potuto impararlo perché non avevo questo indirizzo.
N.S. Padre ai Chierici del Seminario di Milano nel rispondere ai loro au­guri disse: "Bonitatem, et disciplinam et scientiam doce me".
Voglio ripetervene il sunto cominciando dall'ultimo: "La Scienza". - La disciplina è il mezzo che aiuta, ma anche la scienza è necessaria: "Doce me".
Ma noi la prendiamo in senso largo, non solo di quelle dei libri, ma di tut­te: anche Ortolano, Calzolaio etc... per i Chierici la parte principale è lo stu­dio, ma anche lavoro; i Coadiutori lavorano, ma anche studio, "quia repulistis scientiam repellam te ne sacerdotio fungaris".
I Sacerdoti ignoranti il Signore non li voleva neppure nell'Antico Testa­mento. I popoli dovevano cercarla dal Sacerdote e se non l'aveva? Ed in quel­lo Nuovo? "Euntes docete omnes gentes".
Bisogna sapere altrimenti non s'insegna la verità; ed anche i Coadiutori e le Suore devono capire per non dire spropositi, e questo è il motivo per cui si è cominciato a fare l'istruzione, che mettono in pratica ciò che leggete nei trat­tati: dategli tanta importanza.
Il Vangelo lo meditate al mattino, così anche si fa fuori: cinque minuti, ormai il popolo non vuol più sentire le verità eterne, e così anche nelle Chiese fuori, durante la Messa al Vangelo, in breve due parole perché si vuole la divo­zione breve.
Dunque la scienza è necessaria: il Gikuiu e l'inglese per quei che stanno qui non sarà tanto necessaria, ma per gli altri si, scienza e mestieri.
Il Cardinale mi diceva che se tutti i preti sapessero qualche mestiere, per fare qualche cosa, calzolaio, legatore... Un prete gli ha domandato di fare il le­gatore, ed egli l'ha lodato: "Prima vi sono i doveri sacerdotali, ma poi faccia pure". Dunque è utile.
Quando il Vice Rettore era Chierico, legava, e s'era fatto fare il torchio.
Nell'Antico Testamento ci voleva la scienza, nel Nuovo non ci vuole me­no, se no, o si sta zitto o si dicono spropositi, e la Chiesa su questo punto ha insistito, e il Santo Padre minaccia che chi non ha la scienza non deve andare agli ordini.
È l'ottavo sacramento. Se i Sacerdoti di Ginevra non fossero stati igno­ranti non si sarebbero lasciati sorprendere e la popolazione ignorante pure non avrebbesi sparsa l'eresia di Lutero. Cominciamoci a persuadere che biso­gna studiare.
Ma che cosa studiare? come, quando? Ciò che l'Ubbidienza ci mette avanti. Approfondirla bene. Guardate che oramai ho esperienza degli studi, so che cosa vuol dire, so i difetti che c'era, e con molte lacune facevamo sforzi impossibili. Avevamo tre diverse spiegazioni, il Trattato, il Professore ed il Ripetitore, tre idee diverse.
Qui no, abbiam messe le cose che possono andar bene, se uno studia alla fine può sapere. E non perché ho un po' d'ingegno studiare solo lì lì, e come è entrata leggermente, passa leggermente. Non avere il prurito di girare per tutti i bollettini, e, vedete, tutte le cose moderne, su per giù, fan paura...
Andate ad approfondirvi in S. Tommaso, non nei periodici, anche di scuola, e diciamolo pure, anche la Civiltà Cattolica; no, guardate gli antichi che avevano il sugo. Quando andate a prendere un Bonomelli che ha delle idee storte!... Non sono libelli da mettere in mano, come anche il Rosmini.
Mi venne a trovare un Rosminiano, e si lamentava che essi godevano po­ca stima. Vedete, hanno stampate cose non corrette, opere postume,... hanno sbagliato tanti!...
Fénélon col suo quietismo, lo stesso S. Agostino ha fatto le sue ritratta­zioni, e non bisogna studiare libri se non se ne ha bisogno.
Pigliate S. Tommaso, la morale di S. Alfonso: tute sequi potest. L'amore di novità delle di (sic) Teologia! Quando vedo libri che citano tutti questi autorelli, oh che fiasco! Cave a lectore unius libri!
Studiate quello che vi fanno studiare, arriverete alla fine che avrete tutto studiato, ma non bisogna prevenire, ogni cosa a suo tempo, voler fare diffe­rente dagli altri è superbia. Guardate, arriverete alla fine con un corredo suffi­ciente, e così anche i Coadiutori, cercano d'imparare il mestiere così si riesce, cosi quando si parla si può dire, è un buon agricoltore, è un buon calzolaio.
Ed anche le materie e quelle che dà il Superiore; vadano al concorso di morale se si sono studiate storiette. Avete un testo proprio buono e per questo insisto. Dunque (In questo punto una vespa disturbò un Coadiutore, ed alcuni si mossero, ed il Signor Rettore raccontò il fatto di S. Francesco di Sales che nella estate, nelle visite non si muoveva, quantunque le mosche si posassero sulla sua testa calva).
Dunque la materia che i Superiori vi mettono in mano, e quando avrete fatto tutto allora vi darò tempo per altre cose. Ai miei tempi non trovavo mai tempo per leggere libri: perché pensavo: Se sto bene posso studiare, e se non sto bene posso neppur leggere.
Sopratutto Filosofia e Teologia, ora che il modernismo propaga tanti li­bri che mettono fuori il veleno. Modo poi di studiare: con impegno, non lì co­sì, non perdere tempo, prima la parte essenziale; leggere sempre la spiegazione prima della scuola così le idee restano più impresse; e quando non capisco, va­do più a fondo; meditare prima quelle due o tre cose che si spiegheranno, non c'è da scrivere tanto; ordinariamente secondo l'importanza che hanno.
Ricordatevi che le lingue sono sempre prima di tutto. È inutile sapere se non sapete esprimervi. Dunque guardiamo che tutto proceda ordinato, e quando è tempo di lavorare non per forza, e quando è tempo di studiare, stu­diare e non voler lavorare; così quando sarete in Africa saprete a scrivere e ce ne fossero che scrivessero!
Infine poi: Dice S. Bernardo: Sunt qui student ut... farsi vedere, o per guadagnare; i primi sono palloni, studiare per sapere è curiosità; studiare per conoscere Iddio e per salvar anime è ottimo: studiare per santificare noi e gli altri. Così quando si studia: De Eucharistia, De Incarnatione, sollevare la mente, il cuore al Signore.
La Teologia è un argomento pio. S. Giuseppe Calasanzio diceva ai suoi Religiosi che nessuno facesse scuola senza far entrare qualche cosa di Nostro Signore, anche in Matematica. Studiare "De Eucharistia" e non fare una Co­munione spirituale è impossibile; così de Baptismo, Penitentia, ecc.
Bisogna studiare a quel modo lì, così s'impara; oggi non ho saputo, ebbe­ne rivedo, ripasso, anche con poco ingegno, pregate e riuscirete; sono sempre gli ingegni mediocri che riescono.
Dunque il fine dev'essere di santificare me e gli altri: Da mihi animas, coetera tolle. Studiare e lavorare col fine di santificarci.
"In sudore vultus tui vesceris panem".
Adunque fin dal principio con impegno, perché questo della scienza, ha la sua importanza, e quando dovrete partire sarete preparati.
giuseppeallamano.consolata.org