COSTITUZIONI: IL FINE PRIMARIO

16 novembre 1913
Quad. IX, 10-14
Sulle Costituzioni
(16 Nov. 1913)
La nostra Comunità si chiama Istituto ossia Congregazione, e non Religione od Ordine, perché questi secondi termini secondo il Diritto Canonico sono riservati per le Comunità di Voti solenni. Quindi invece di Religione, regola, monastero, convento, monache, ecc. si devono usare i titoli di Congregazione o Istituto, costituzioni, case, suore, ecc. (V. Normae N. 32). Si è preferito Istituto a Congregazione perché no­me più comune e moderno.
È detto della Consolata per le Missioni Estere, come il genere e la specie, per distinguerlo da varii istituti pure della Consolata, es. il Con­vitto, che non hanno per fine le missioni estere.- Normae (39-41) ajunt:
Titulus Instituti desumi potest vel a Dei attributis (P.e. d. Div. Provv.), vel... a mysteriis (Trinitarii), vel a festis Domini (Redentoristi) et B.V. Mariae (Visitazione), vel a Sanctis (Giuseppini, Salesiani, Oblati di S. Carlo ecc.), vel a fine speciali ipsius instituti (Missionarii, Fr. d. Scuole cristiane). Noi abbiamo doppio titolo dalla Protettrice e dal fine nostro speciale.
Nota. È proibito di prendere titoli di altri istituti già prima esisten­ti, od almeno si aggiunga qualche cosa opportuna per distinguerli (Gius. di Torino).
Parimente non sono permessi titoli che sappiano di leggerezza, di strana novità o indicano qualche specie di devozione non approvata dalla S. Sede (V. Battandier p. 50-3, e p. 65).
Costituzioni. Perché il volume delle nostre Costituzioni è così pic­colo? Sono brevi le regole di S. Agostino e di S. Benedetto, che pure servirono a santificare tanti Monasteri. Ultimamente vennero a Roma rifiutate Costituzioni alquanto lunghe (Giuseppini) e rifatte sul metodo stabilito dalla S. Congr. dei Vescovi e Regolari del 28 giugno 1901.
Secondo le Normae stabilite per l'approvazione degli Istituti dei voti semplici, le Costituzioni devono contenere soltanto le leggi costitu­tive e le direttive degli atti della Comunità, sia quanto spetta alla disci­plina e norma di vivere, sia quanto appartiene al governo; - cioè il codi­ce delle Costituzioni deve contenere quelle cose che riguardano le no­zioni e disposizioni: 1) sulla natura dell'Istituto, dei membri e del modo di vivere; 2) sul suo governo, amministrazione ed uffìzio. E tutto ciò con brevità, chiarezza ed ottimo ordine (V. Normae 33, e 35).
Quindi secondo le stesse Norme non sono ammesse nelle Costitu­zioni le prefazioni (vedi ivi N.i 26-34).
Regolamento o Direttorio. A spiegare ed a porre in pratica le Co­stituzioni vengono le Regole, le quali sono come un Manuale pratico della vita religiosa - missionaria. Le Costituzioni si approvano prima dai Vescovi e poi dalla S. Sede; dopo di che sono irreformabili senza l'Autorità di Lei; queste invece sono date dai superiori, ed anche varia­te secondo i bisogni e l'esperienze.
Quale l'eccellenza di entrambi (Normae 18-25)
Quale l'obbligazione.
Mons. Gastaldi nelle Regole dei Seminarii: Instrumentum quo D. et Redemptor noster J. Ch. dona sua communicat.
Mons. Tasso (Repert. Es. Sp.). La legge ed i Profeti.
Il Vangelo in pratica.- Ciò su cui morendo saremo giudicati. S. Giovanni Berchmans.
Fine dell'Istituto
Due devono essere i fini d'ogni Istituto religioso: il primario ed il secondario. Primario è la sant...: scopo essenziale e generale, fine co­mune a tutti gli Istituti di voti semplici. Il secondario e speciale, proprio di ciascun Istituto, è costituito da quelle opere particolari di carità ver­so Dio o il prossimo, per cui l'Istituto venne fondato.
Questi due fini, dicono le Normae (N. 44): accurate distinguantur, et exprimantur dare, temperatis verbis, sine exaggeratione (Battandier p. 59).
Del fine primario
"La santif... Costituzioni". Ecco il fìne primo, ed i mezzi per conse­guirlo. Questi mezzi sono sostanzialmente i medesimi in ogni istituto;
ma variano alquanto secondo la forma dei voti che si emettono e la na­tura delle proprie costituzioni. Così una Congregazione sarà più severa che un'altra; una più contemplativa, altra più attiva. Tutte però mirano anzitutto alla santificazione dei proprii membri. Veramente perciò sia­mo in questo mondo "creatus est homo ut D.D.... (S. Ignazio). Haec est voluntas Dei, sanctificatio vestra. Perciò si lasciò il mondo, per se­guire più dappresso N.S. Gesù Cristo: si vis perfectus esse. Ma special­mente ci è necessaria la santità come missionarii. Il Ven. Libermann fondatore dei Padri del S. Cuore di Maria e dello Sp.S. scriveva (Istru­zioni): bisogna che la santità risieda nel missionario: prenda radice nel suo interiore e si produca nella sua condotta. La conversione, aggiun­ge, dipende dalla santità dei missionarii per tre ragioni: 1) i peccatori sono allacciati dal demonio in tutti i loro sensi; bisogna che il missiona­rio loro parli non solo colla parola, ma colla santità eminente di tutta la sua vita penetri quei sensi, ed arrivi ad ammollire quei cuori induriti;
come Dio in terra (V. con. Cafasso- Modestia) Qui videt me videt et Pa-trem meum. Quae facit Pater, et ego facio. Verba movent, exempla trahunt.
2) Il demonio è molto più potente in quelle anime che tiene strette nelle ritorte delle passioni e nelle tenebre della superstizione; non basta per vincere il forte armato essere l'inviato di Gesù, bisogna ancora pos­sedere lo spirito della Sua missione, ch'è spirito di santità, colla quale corazza e scudo caccerà il demonio, il quale non si partirà se il missio­nario è uomo naturale, superbo, attaccato alle cose della terra. (Mio) Esempio, gli Apostoli che non poterono ejicere demonium, e la facoltà di fare gli esorcismi, che la Chiesa concede solo ai sacerdoti di virtù...
3) Gli infedeli non hanno vero merito (de condigno) per ottenere la prima grazia della loro conversione; e neppur pensano a domandarla;
bisogna che un altro la meriti per essi; il missionario; il quale perciò de­ve essere santo per riuscire presso Dio degno intercessore per loro. Es. Mosè, Onia, S. Franc. Zaverio... Ven. Cafasso pei condannati.
E quale dev 'essere questa santità? Maggiore che quella dei semplici cristiani, superiore a quelle dei semplici religiosi, più distinta che quella
dei sacerdoti secolari. La santità dei missionarii dev'essere speciale, an­che eroica ed all'occasione straordinaria da operare miracoli. Conti­nuatori della missione degli Apostoli devono loro potersi applicare le parole di N.S. Gesù Cristo e le gesta operate nella loro vita. Così fecero i successori degli Apostoli sino a S. Francesco Zaverio ed al Ven. De Jacobis.
Non sarà da attribuirsi alla deficienza di questa pingue santità, che dopo tanti secoli ancora tutto il mondo pagano non sia convertito; e mentre nei primi secoli la parola di Dio venne seminata e produsse con­versioni in tutto il mondo allora conosciuto, nei secoli posteriori il lavo­ro dei missionarii non produsse più simile frutto, pari al loro numero abbastanza considerevole inviati ovunque?
Persuasi i nostri giovani missionari di questa verità s'impegnino a divenire santi, ma tutti; ed usando di tutti i mezzi che propriamente a questo scopo ci sono in questa Casa-madre. Questo sia il proposito co­mune qui e nelle missioni, di voler essere santi e grandi santi: ne cum aliis praedicaverim, ipse reprobus efficiar.
P.P. Albertone, quad. V, 154-161
16 Novembre 1913
(Dopo la conferenza inglese sull'Epistola
di S. Paolo del mattino)
E sì! San Paolo è sempre san Paolo e dà una vita la parola di San Paolo!
Voglio che incominciamo in comune riflessioni sulle nostre Costituzioni:
"In quo totum continetur" libro piccolo, ma pieno di sostanza.
Anticamente ne facevano dei volumi, quella di Sant'Agostino però è cor­ta, sugosa.
La Visitazione ha quelle di Sant'Agostino colle regole di San Francesco di Sales.
La Chiesa ha visto questa confusione e ha detto: Altro sono le Costituzioni, altro sono il Regolamento e Direttorio. Le Costituzioni restano lì: ferme, e non possono più toccarsi, e devono avere sola la natura, i membri, ed il modo di vivere: Brevitas, Claritas, Optimus ordo. Nelle Costituzioni non bisogna mettere prefazione, nessun sunto storico, non testi di Sacra Scrittura e dei Santi Padri, non cerimoniali, sta la formula dei voti, ma non: "minutissimae praescriptiones, secundaria et interna..." non devono entrare nelle Costitu­zioni, resta uno scheletro che dev'essere interpretato dal Direttorio.
Cominciamo dall'Istituto. Perché Istituto? Mi pare che la considerazione di queste cosette ci fa loro dare importanza. Perché non abbiamo messo "Re­ligione"? Perché non siamo veri frati, ma Religiosi. Perché Suore e non Mo­nache? Perché casa religiosa e non Monastero?
Anticamente gli ordini: Benedettini, Francescani, Agostiniani, Domeni­cani, i principali sono questi colle rispettive Monache; anticamente v'erano veri ordini (gli altri Congregazioni) si riservano il termine di regola, Religione, Monastero, Monache per i voti perpetui solenni e le Suore per la Clausura, fuori di questi la Chiesa usa approvare solo le Costituzioni, e non vuole più quei titoli e nel loro luogo si dice: Costituzioni, Congregazione, Istituto, Domus, Sorores, e quei titoli furono prescritti per tutte le Congregazioni moder­ne di voti semplici.
La Chiesa non approva più i voti solenni, va adagio a stabilire clausure anche per la maggior difficoltà di scioglierli, perciò semplici e non solenni,
"Istituto" è un titolo approvato, e, diciamolo pure, pare più moderno, pare più ricevuto.
"Consolata" perché per l'origine tutti gli Istituti pigliano un titolo; vel a Dei attributis; Divina Provvidenza; dai Misteri: Trinità; o dalle Feste del Si­gnore e della Beata Vergine: Visitazione; e vari dai Santi: S. Giuseppe, o dal fine speciale dell'Istituto; Noi: per le Missioni Estere, e noi più golosi li abbia­mo tutti e due: Istituto Consolata per le Missioni Estere. Perché, vedete: La Chiesa non vuole il titolo di un altro. E vero che di S. Giuseppe ce n'è molte Suore; e come fare? Quelle di Rivalta non si chiamano più Suore, ma Figlie di S. Giuseppe. Hanno chiamato a Roma per distinguere ed allora hanno messo:
S. Giuseppe di Torino, per distinguerlo. E non si può più pigliare il titolo di un'altra, e così anche per la Consolata.
Due Barbieri avevano dato il titolo della consolata ai loro negozi, e poi vengono da me e uno mi diceva: "Quel là l'aveva già, ma non l'aveva chiama­to" - "E vero, ma io non sono il dispensario! Uno tenga della Consolata, e l'altro metta Sant'Andrea". E l'altro ha messo di Sant'Andrea.
Sapete di quelle famose figlie della Consolata della Fumagalli, ed io non volevo. Oh, si,! testarde tutte e due: (Le altre chiamate della Consolata erano le Mancine) dicevo: "Voi siete disubbidienti e non vi porterà fortuna". Le Mancine sono andate in aria. Le altre ... Povero nome! l'han portato nei tri­bunali ed essa è quasi scomunicata.
La Madonna ha voluto approvare un po' le mie parole. Basta, sia come si vuole, la cosa è così.
Poi la Chiesa non vuole novità: "Suore Apostole del Sacro Cuore" ha messo: "Zelatrici" e sono umili. Ho ricevuto una lettera con cancellato:
"Apostole" e sotto: "Zelatrici".
Possiamo gloriarci di avere due titoli: quello dei Santi, della Madonna, e quello del fine, ciascuno dei quali basterebbe.
Importanza somma delle Costituzioni. "In quo totum continetur". Mons. Gastaldi alla Regola del Seminario diceva: "Instrumentum quo Dominus Noster Jesus Christus dona sua communicat" a voi Chierici. Tanto più per un Istituto Religioso. È il Vangelo, la legge e i Profeti per noi. Ciò che Mosè prescrisse agli Ebrei da osservarsi con minacce e premi e da osservarsi anche da noi, è da applicarsi anche a noi, e così morendo avere il libro delle Regole, la Corona e il Crocifisso.
Fine: 1°) Santificazione dei membri. 2°) Conversione degli Infedeli.
Primo: Siamo per farci santi in questa Casa: non per farci Missionari, ma per farci santi e poi Missionari.
Scriveva il Generale dei Fratelli, che alcuni davano più importanza all'in­segnamento che alla loro santificazione, ed il Santo Padre rispondeva: Se vi credete di essere astretti da un gran vincolo verso i prossimi, e magno vinculo stricti estis sì, ma "multo majora vincula" siete obbligati a farvi santi, vincolo maggiore a Dio.
Non bisogna scambiare il punto: prima farsi santi "ma sono venuto per farmi Missionario" - No, prima di tutto, finis primarius la santificazione. Certa gente per un po' di poesia pensano solo alla seconda, no, prima alla pri­ma cosa e poi alla seconda. Può anche farsi santi nel mondo, sì, ma venendo qui deve prima di tutto farsi santo "santificazione dei suoi membri" non di qualcuno, ma di tutti; Oh, là ci sono tanti, io andrò un po' più un po' meno dietro" No, tutti e tutto deve essere disposto a fare tutti santi, anche i più di­fettosi, i più maligni. Se alcuni non tendono non si ottiene il fine primario. Di tutti per non fare un torto, tutti sono membri e devono farsi santi, devono aiu­tarsi.
M'è venuta in mano una regola che diceva che per la santificazione di un individuo deve mettersi in aria tutta la Comunità, e mi pareva spinta, ma no, se studiate bene è così, tutta la Comunità deve accorrere, cosi fa il Signore per tutti e per ciascuno: "Tradidit semetipsum pro me", l'avrebbe fatto per un so­lo, e l'ha fatto, ed è un'idea questa perché tutti i membri essendo obbligati a farsi santi, tutto deve tendere a quello scopo, e se uno non vuole è colpa sua. Come Nostro Signore fa quello che può per salvarci ma rispetta la libertà, così pure il Superiore, e bisogna che l'individuo corrisponda a tutte le cure della Comunità. Non si richiede che "Hic et nunc" sia santo, ma che tenda sempre:
"Conatus semper perficiendi" e "non progredi, regredi est". La perfezione non si acquista mai abbastanza, e siccome non ci arriveremo mai là "sicut et Pater vester coelestis" bisogna continuare sempre.
Cosi la Comunità dà i mezzi perché noi "ne cum aliis predicaverim ipse reprobus officiar ".
Se un individuo fosse in pericolo di dannarsi, a preferenza non si salvano le anime, non credere che bisogni sacrificare lo spirito; naturalmente lasciare lo spirituale pel materiale coll'ubbidienza; si dice: Lasciare Iddio per Iddio; ma non bisogna lasciare la pietà, lasciare che uno sia santo per le anime.
Così gl'individui devono tendere tutta la vita perché sempre debbono progredire. Così una cosa non distrugge l'altra, ma se uno entra senza idee non è a posto.
E quale santità: Cristiana? Religiosa? Sacerdotale? Non basta come Cri­stiani, i Religiosi devono osservare anche i Consigli, i Sacerdoti poi uffizi spe­ciali.
I mezzi come Religiosi sono i voti e le Costituzioni e con questa osservan­za si ottiene lo scopo e la santità individuale, deve essere singolare, come Missionari.
Come va che certi Santi hanno fatto tanto bene? Se vi fosse stato tanti S. Francesco Zaverio ora non vi sarebbe più nessuno da convertire. Ma pure se fossimo veramente santi perché non ci darebbe il Signore il dono di convertire, e se necessario anche quello delle lingue e dei miracoli? Certo non fa le cose senza necessità, ma mi pare che qualche cosa si potrebbe fare se fossimo vera­mente santi, mi pare che il Signore si servirebbe di noi per far più conversioni e più ferme; alle volte dipende da noi che non siamo strumenti idonei nelle mani di Dio.
Non è da investigare, ma se fossimo veramente santi di quelli che non so­lo predicano, ma fanno anche penitenza.
Dobbiamo rappresentare la divinità al vero. Il prete è nostro Signore Ge­sù Cristo in terra. Quella gente rozza vedono più di quel che sentono, vedono il nostro esempio, e se vedono che è mancante di carità, che è un po' più un po' meno nelle cose di chiesa, ah, no, bisogna che vedano un uomo di Dio: "Homo Dei".
Per rappresentare Iddio bisogna essere santi; la conversione delle anime è tutta cosa soprannaturale; è tutto inutile se non fa lui, Dio: "Divinorum divinissimum" ed è certo che se noi siamo veri suoi amici Egli di più interviene.
Santità alta; non ci arriveremo mai fino al Padre Eterno; e se è necessario anche miracoli; fede vera e col bisogno e Nostro Signore si lascia tirare, ebbe­ne non è impossibile, Mosè sospendeva la mano di Dio.
Articolo 1 ° - Essenza: sono i voti.
Parleremo poi del fine secondo, specialmente della nostra Congregazio­ne.
Dunque: proponiamo primo: Di essere santi, ma non dei mezzi santi; non ci deve essere altro scopo, ma tutti santi completamente, tendere continua­mente alla nostra santificazione.
D'ora innanzi per vari motivi non si andrà più a fare la visita al SS.mo Sacramento in Cappella dopo cena. Cercate di supplire voi altri e direte il "Laudate Dominum". Cercate di supplire col desiderio, ma per ora sospen­diamo. Quando avremo una Cappella più bassa, o anche alta, farete la scala... ma tuttavia per ora anche i ragazzi non andranno più; ora non intendo toglie­re, sospendiamo solo.
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